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Autore: Sasita    15/06/2012    5 recensioni
Secondo voi Teresa ci ha pensato? Chi lo sa. Forse sì, forse no.
Di certo Jane sa bene la risposta, però non è certo che le conseguenze siano favorevoli. Pensare, Teresa, ci ha pensato. Ma a lui farà piacere sapere cosa ha deciso?
Genere: Commedia, Generale, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Patrick Jane, Teresa Lisbon | Coppie: Jane/Lisbon
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Giallo, verde e soleggiato



- Ehi, ci hai pensato? -
La voce del tuo biondo consulente risuona allegra e euforica nel tuo piccolo ufficio. Lo vedi entrare chiudendo velocemente la porta a buttarsi tranquillamente sul divano bianco che lui stesso ti ha comprato perché “quello vecchio era scomodo”.
Lo guardi di traverso, scoccandogli un’occhiata penetrante con i tuoi occhi verdi e cristallini, prima di schioccare le labbra nell’estremo tentativo di ricacciare un sorriso divertito.
- Non so di che cosa tu stia parlando... -, esclami abbassando lo sguardo sulle pratiche che stavi leggendo poco prima della sua irruente entrata in scena.
Lo senti sorridere e anche se non lo vedi sai che ti sta guardando profondamente, con quei suoi occhi cerulei che saprebbero strapparti l’anima se lo volessero. Ti vieti di arrossire, senza riuscirci però del tutto.
- So che sai di che cosa sto parlando, piccola monella. -
In uno scatto repentino e silenzioso si alza dal divano e si porta davanti alla tua scrivania, posando le mani sul bordo e cercando i tuoi occhi abbassando la testa alla tua altezza.
Così decidi di sfidarlo, ed alzi lo sguardo, continuando a sorridere beffardamente e intrecciando le braccia al petto.
- Oh... tu credi? – alzi le spalle, facendo un’espressione indifferente e scuotendo la testa; il tuo labbro inferiore sporge verso l’esterno, creando una piccola piega sulla tua guancia destra. I tuoi occhi sono fissi sulle sue mani ferme sul mobile, ma sai che sta guardando la fossetta che si è delineata sul tuo viso e non puoi trattenere un guizzo di felicità interna.
- Io non credo mani: io so. -, esala in soffio che ti arriva interamente sul volto, inebriandoti.
Ridacchi e fai girare la sedia lievemente, prima da un lato e poi dall’altro, accavallando le gambe e lanciandogli un’occhiata di superiorità.
- Toh, abbiamo trovato Dio. -
Le sue palpebre si stringono, si assottigliano e un sorrisino storto si dipinge sulle sue labbra rosee mentre si alza infilando le mani nelle tasche dei pantaloni nella sua classica posizione da uomo vissuto.
- Teresa, da te non me lo sarei mai aspettato. -
Ignori il fatto che ti abbia chiamato per nome, come ormai fa spesso, e alzi le spalle invitandolo con un gesto laconico della mano a continuare. Ma come suo solito, nonostante riesca a capire qualsiasi cosa sia pensata da qualunque persona in un nanosecondo, ha bisogno di esplicitazioni vocali per il semplice fatto che ha bisogno di autocompiacersi delle sue doti.
- A che cosa avrei dovuto pensare, Jane? -
Lui sogghigna, iniziando a camminare su e giù davanti alla scrivania; sfila una mano dalla tasca e se la porta alle labbra, picchiettando con l’indice sulle labbra qualche istante, prima di sfiorarsi i capelli biondo grano, scompigliandoli.
- Ti dice niente “giallo e verde”? - chiede, stando al tuo gioco e complicandolo.
Alzi un sopracciglio stavolta veramente interessata e ti sporgi verso di lui, posando le braccia incrociate sul legno scuro del tavolo da lavoro fino a stropicciare i fogli stampati che avresti dovuto leggere e archiviare.
- Giallo? - chiedi, senza capire.
Lui ti guarda e mugola, annuendo, come se stesse facendo uno dei suoi giochetti per leggere nella mente. Non ti guarda e riprende a camminare su e giù, poi, come un bambino, i suoi occhi si accendono e torna di corsa alla scrivania piantando di nuovo gli occhi nei tuoi che per il movimento repentino sei scattata all’indietro per paura che ti finisse addosso per lo slancio troppo impetuoso.
- Che mi dici del sole? Come lo vedi il sole? -
Aggrottando le sopracciglia e sorridendo come si sorride a un infante scuoti la testa.
- Il sole? – ci pensi su un attimo – Mah, non saprei… abbagliante? Luminoso? -
Jane fa cenno di diniego, con gli occhi chiari che mandano scintille purpuree, e circonvalla il tavolo per arrivare davanti a te. Posa il fondoschiena sul bordo del mobile e incrocia le braccia al petto, guardandoti con un sorriso che va da un orecchio all’altro.
- No. -
Aspetti che continui, ma inutilmente, così sospiri e mentre muovi aggraziatamente la mano, chiedi: - No? -
- No. -
Esasperata ti alzi e ti avvicini alla porta dell’ufficio, aprendola e indicando il corridoio del bullpen con un braccio.
- Fuori. -
Lui ridacchia e si avvicina a te, riprendendo la porta che tieni aperta con la mano e chiudendola. Resta fermo a un palmo da te e poi, candidamente, posa un bacio lieve sulla tua guancia facendoti arrossire.
La sua mano calda scende dalla tua spalla e cerca la tua, piccola e affusolata, intrecciando le sue dita con le tue.
- Amore, hai iniziato tu... -
Fai una smorfia colpevole, mordendoti le labbra lievemente. I tuoi occhi si accendono e cercano i suoi mentre con il pollice ti carezza il dorso della mano, eccitando dolcemente la tua epidermide.
- Lo so… ma contro di te non riesco mai a vincere. -
Così lui ride e ti tira verso di sé, abbracciandoti strettamente e affondando il volto nei tuoi capelli scuri. L’abbracci di rimando e chiudi gli occhi mentre un flash ti attraversa la mente, commuovendoti.

Due braccia calde ti avvolgono ancora prima che tu possa proferire parola e resti sconcertata in silenzio. Sai cosa sta per succedere: l’avete deciso insieme. Non riesci a capire la commozione che strugge il suo corpo, facendolo tremare e fremere in quello stringersi di braccia ed anime. Poi si allontana.
E’ stato un attimo, ma è stato abbastanza per farti palpitare il cuore furiosamente e farti salire l’ossigeno nelle meningi, confondendoti.

- Good Luck, Teresa. - sussurra, estraendo la pistola.
La punta ai tuoi piedi e sai che presto sparerà per fare scena eppure lo guardi come se stesse per fare qualcosa di incredibile e doloroso. Hai paura.

-  I love you. - esclama.
E allora capisci e il tuo cuore si conflagra nel tuo petto, esplodendo in un tripudio di colori.
Tre spari e poi il silenzio.

Ti ha sorpresa molto più così di come avrebbe fatto se ti avesse sparato davvero.
 
Jane sospira e poi si stacca dal tuo corpo quel tanto per poterti guardare in viso. Con le dita di una mano scosta una ciocca di capelli dalla tua fronte, sorridendo.
- E quindi? -
Pieghi la testa di lato e ti guardi istintivamente intorno, come se avessi paura che qualcuno possa vedervi.
- E quindi ci ho pensato. - rispondi laconicamente.
Le sue iridi scanalate guizzano, indomite.
- Hai imparato bene, vedo. - mormora, compiaciuto, prima di annuire e poi tornare a guardarti - E la decisione è…? – domanda, mordendosi l’interno della guancia.
 Ridacchi, facendo uscire a tratti l’aria che stagna nei tuoi polmoni dalle tue narici fini. Lui ti guarda ansioso e resta in silenzio. Per una volta è lui ad essere sottomesso a te.
- Sì. - sentenzi, vedendo già la luce spargersi a macchia d’olio sul suo volto incerto. Quasi quasi non continui la frase, tanto è contagiosa la sua felicità, ma ti diverti troppo, così continui - Sì: ho deciso che accetterò il posto di lavoro. -
I suoi lineamenti si oscurano di colpo e vedi già che dalle sue labbra sta per esalare un sommesso “oh”, ma non dai loro il tempo di pronunciare quella sillaba che sei già su loro con le tue, baciandole con passione. Le tue dita si intrecciano ai suoi ricci morbidi, tirandoli un poco. Gli mordi il labbro inferiore, facendolo sussultare ed emettere un tiepido mugolio; poi ti allontani, lasciandolo confuso.
- E, ovviamente, sì: ti sposo. -
Torna a sorridere gaudioso e ti stringe di nuovo a sé in un abbraccio interminabile. Ti fa dondolare di lato, vezzeggiando la tua schiena con i suoi palmi. Le tue palpebre vibrano e le tue labbra si distendono; senti il tuo cuore acquietarsi, finalmente sereno.
Non sai quanto tempo passa, ma alla fine si allontana ed apre la porta, pronto ad uscire dal tuo ufficio. Hai un attimo di smarrimento, ma poi ti riprendi e lo fermi afferrandolo per l’orlo della manica della giacca.
- No, però spiegami la cosa del giallo, del verde e del sole. - comandi.
Lui ride e si scompiglia i capelli, guardandoti alzando ed abbassando le sopracciglia – Il sono biondo e tu hai gli occhi verdi. -
- Hai scoperto l’America, devo dire. - commenti sarcasticamente.
Lui ride e ti carezza una guancia, sfiorando lo zigomo arrossito con l’indice. Poi ti fa un buffetto sulla punta del naso come se adesso fossi tu la bambina che non capisce i suoi strani lavorii mentali - I nostri figli saranno biondi con gli occhi verdi. -
Alzi un sopracciglio e senti nuovamente il tuo cuore che prende a battere furiosamente sotto lo sterno – Oh. - riesci semplicemente a dire. Schiarisci la voce leggermente, squadrandolo dalla testa ai piedi e poi riprendi - E io avrei dovuto capire? – chiedi
- Ovviamente. - risponde, continuando a ridacchiare
- Sì, certo. - scuoti il capo, consapevole che non riuscirai mai a capirlo - E il sole, invece? - domandi alla fine.
Ride di nuovo e fa per uscire senza risponderti, lasciandoti con un gesto di scherno.
- Patrick Jane. – lo chiami, con tono autoritario – Esigo delle spiegazioni. -
Senti i ragazzi ridacchiare alle loro scrivanie, convinti sicuramente che stiate litigando nuovamente per qualche strana trovata del tuo consulente per risolvere un caso.
- Ma non te ne devo… - risponde lui con innocenza, guardandoti con i suoi occhi da cucciolo smarrito.
- Me le devi eccome. - commenti, senza accennare a muoverti.
- Va bene. - si allontana di qualche passo e capisci che sta per dirne una delle sue e sei già pronta a scattare in avanti - Beh, devi ammettere che avrai un marito bello come il sole. -
La freddura ti avvilisce e ti fa sorridere a tal punto che non riesci neppure a pensare di prenderlo a schiaffi. Semplicemente ridi e ti richiudi la porta alle spalle, senza smettere di scuotere la testa.
Non puoi fare a meno di chiederti chi te l’abbia fatto fare, ma poi ti rendi conto che è proprio ciò di cui hai bisogno: una boccata d’aria fresca dopo anni di stagnante palude cittadina.
E poi lo ami, che ci puoi fare se ogni tanto fa l’idiota?





Dice l'autrice:
A quanto pare ultimamente ho voglia di scrivere. Chissà perché... forse perché non ho niente di meglio da fare. 
Bugia! Come direbbe una persona di mia conoscenza... O meglio, per dirla come la direbbe lui è più qualcosa tipo "Buggia *risatina* !!".
Okay, il momento di idiozia è passato.
...
...
...
No, non è vero. Ma sorvoliamo su questo dettaglio e andiamo avanti. Toh, spero che vi piaccia anche se a quanto pare questo fandom non è più caloroso con le veterane come lo era una volta. Ah, c'est la vie. Alla fine, si scrive per dilettarsi non semplicemente per dilettare.
A voi la carta adesso. O meglio, la penna. Anzi... la tastiera. 
Bah, fatemi sapere.
Un bacione gente,

Sasy

p.s. AH, sono passate tre ambulanze mentre scrivevo questa cosa. Dici che sia un segno premonitore?
   
 
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