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Autore: PONYORULES    16/06/2012    5 recensioni
Più provava a lisciare quella seta infida, e più essa formava delle pieghe in ogni punto che i suoi occhi non riuscivano a raggiungere. Le mani quasi le tremavano dalla frustrazione e cominciò a pensare che la sua vita poteva essere paragonata a quelle increspature: non sarebbe mai riuscita a controllarne i singoli eventi e le infinite sfacettature che essa racchiudeva.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Seta strappata

Seta strappata

 

Charles Brandon camminava spesso di notte. Adorava passeggiare negli stretti corridoi quando la corte dormiva tranquilla. All'alba, la vita riprendeva accanto alle continue esigenze del Re che ogni suddito provava ad appagare. Egli non era giusto per stare al fianco di Henry e provava già da qualche mese a prendere le distanze da quel covo di serpi.

Troppo presto sentiva l'esigenza carnale di possedere una donna, un'inutile pezzo di carne che serviva solamente per i suoi scopi e per questo suo punto di vista così drastico spesso si era scontrato con il Re: lui veniva legato e soggiogato dalla bellezza femminile tanto che almeno una volta ancora faceva visita alla stessa dama.

Non ricordava con quante e quali era stato, ma per la sua giovinezza non si sarebbe aspettato di meglio.

Preferiva l'oscurità al giorno perché, fra quelle anguste rientranze di pietra grezza e granito, poteva scorgervi i peccati commessi dai loro precedenti occupanti. Segreti mai detti ma sempre saputi, celati da quell'ombra di mistero che non era mai abbastanza spessa da essere impenetrabile, lo conducevano ad un semplice ghigno di sfida: non erano state frenate molte lingue sul suo stile di vita, tanto che avevano preso il brutto vizio di chiamarlo il Duca mai innamorato.

Charles non dava ascolto alle dicerie che giravano a corte, anzi si era sempre ribellato a parlare di proposito e negativamente di una persona non presente e una volta era entrato in una disputa difendendo lo stesso onore del Re.

Cercava di seguire il solo volere di Henry e di compiacere le donne che lo attiravano al loro seno.

 

 

Charles Brandon volse il capo verso il Re per vederlo baciare la sua nuova Regina: Anne Boleyn lo estasiava con i suoi occhi grigi come la luna.

La sorella di Henry sedeva accanto a lui e in quel momento, testimone anch'essa della medesima scena, grugnì rumorosamente e si buttò a capofitto sul calice d'oro colmo di vino.

« Lady Margaret, non mi sembra il comportamento adatto da tenere per la sorella del Re » sussurrò con voce gentile ma determinata.

« La tua opinione non mi interessa né mi tocca in alcun modo » rispose in tono secco la ragazza, facendo scomparire fra le labbra carnose rosse un chicco d'uva. Sembrando rinvigorita, si volse verso di lui. « Brandon hai fatto nuove vittime a corte? Oppure stai diventando troppo vecchio? ».

Charles sorrise apertamente. « Non sono discorsi che dovrebbero interessare colei che non ha ancora ceduto al mio fascino » alzò un sopracciglio in modo provocante. « Ho compiuto appena i miei ventun'anni e mi considero nel fiore degli anni ».

Il banchetto, la musica, tutti i sudditi e il loro vociare estenuante non li disturbavano nessuno dei due, e continuavano a guardarsi come se fossero sempre stati soli.

Un'altro acino di uva scomparve fra le labbra di Margaret Tudor in modo così innocente e sensuale al tempo stesso che Charles dovette spostare lo sguardo per non arrossire.

« A corte si dice che non vi è uomo che non vi ammiri ».

Lo sguardo di lei parve rattristarsi un poco, per poi tornare quello duro e schietto di sempre.

« Soffro di quella stupida malattia che molti chiamano il fascino dell'amica e purtroppo ricevo solamente ammirazione e nulla più ».

Vennero interrotti dalla mano austera del Re che incitava i suoi invitati a calmarsi e li richiamava all'ascolto.

« Miei sudditi » esordì, chinando gentilmente il capo verso la sua Regina e facendola alzare insieme a lui. « Il giorno della fine del mio matrimonio con Catherine è vicino e vorrei festeggiare stasera per colei che prenderà il suo posto » alzò così il calice e fece brindare tutta la sala.

Marge non seguì il gesto di tutti gli stupidi sudditi e venne sicuramente vista dal severo sguardo del fratello.

« Finga almeno di essere felice e serena di questo evento, Mia Signora » la riprese per la seconda volta la voce amichevole di Brandon.

« Preferisco essere la degna sorella del Re d'Inghilterra ed essere ricordata per la mia sincerità e non per aver chinato il capo ad una dama tanto bella quanto scaltra ».

Quelle parole forti e dure arrivarono alle orecchie di molti nobili che desinavano accanto a loro e li trovò a sorridere e ad annuire: avrebbero certamente seguito il suo gesto se non fossero stati impauriti dalla famosa collera del Re.

 

 

« Ho fatto qualche cosa per meritarmi la vostra disapprovazione, sorella mia? ».

Henry le aveva posto questa domanda e l'avrebbe sicuramente lusingato per questo guizzo di calma e gli avrebbe risposto con tutta onestà ma tutto ciò era rovinato da un particolare non  trascurabile.

« Vorrei poter parlare in modo sincero » cominciò Margaret. « Ma se lo facessi mi bandireste dal vostro regno finché avrò vita ».

Vide il Re alzarsi di scatto dalla sua poltrona preferita, messa accanto al camino e protagonista di molte azioni carnali. « Siete l'unica che può avere il diritto di parlarmi con la più libera sincerità ».

« Non riesco a vedere in modo positivo Lady Anne. Non riesco ancora a capire i suoi interessi e se veramente potrà essere una buona Regina come lo è sempre stata Cath..».

« Non voglio più sentire pronunciare il suo nome dentro queste mura! » l'urlo disperato di Henry la spaventò a tal punto che crollò su una sedia.

« Il mio pensiero volge al vostro bene e a quello del popolo ».

« Da grande e potente sovrano quale sono, ho valutato attentamente i rischi che potrei correre nel legarmi in matrimonio con Lady Anne e ragionandoci con l'aiuto dei miei più illustri sudditi dediti allo studio delle leggi ho constatato che non arrecherei alcun tipo di attrito nel mio rapporto con l'Inghilterra, in quanto tutti mi amano e ameranno anche la mia nuova Regina ».

« Cercate in qualunque modo di nascondere ai miei occhi e al mio intuito il vostro amore per quella donna, ma è evidente che ne siete innamorato e che fareste di tutto per vedere sbocciare il sorriso su quel viso dalla pelle chiara ».

Henry rise, passandosi una mano fra i capelli ed andò alla finestra, incrociando le mani dietro la schiena. « Non è così facile come credi. E non solo per lei sto compiendo dei sacrifici, ma anche per il bene di questo regno ».

Comprendendolo, Lady Margaret chinò il capo e le ginocchia in segno di saluto verso il sovrano e varcò la porta con passi decisi.

 

 

« Mi dolgo nel risponderle che il Duca di Suffolk è indisposto e non può riceverla ».

Maledetto lui, la dama di corte, chiunque essa sia e gli ormoni di entrambi.

In un primo momento era accecata dalla rabbia e il motivo era l'incomprensione verso il volere di suo fratello, tanto influenzato dagli ultimi eventi accaduti aveva perso la bussola e poteva essere considerato al pari d'uno stolto. Doveva assolutamente fare affidamento su Brandon per far riportare Henry al suo normale quoziente intellettivo.

Il respiro era cominciato a farsi affannato e ben presto il corpetto del suo elegante vestito blu notte aveva cominciato a stringerle sulle scapole e sul costato.

Decise, così, di fare una passeggiata lungo tutto il giardino reale e di inoltrarsi per qualche miglio nel bosco. Il sole splendeva così intenso che la sua luce calda s'infiltrava fra le fronde fitte di alberi e il suolo prendeva un colore che sembrava appena dipinto da Mastro Holbein.

Attorno a lei regnava il silenzio e chiudendo gli occhi poteva sentire in lontananza gli echi della rumorosa corte che arrivavano fino a lì. Ma un rumore la fece scattare e si nascose dietro ad un albero, china a guardare chi poteva essere il disturbatore della sua quiete e in che modo avrebbe potuto ucciderlo, vendicando così la sua serenità perduta.

Sfortunatamente, non era altri che Brandon, con quello sguardo sornione e quel sorriso da completo ebete, chiari sintomi dell'ottimo compimento di un atto sessuale.

Tenendo a stento a freno una fragorosa risata, degna della più rozza delle contadine, provò in qualche modo a muoversi verso di lui ma con scarsi risultati. Una delle tante radici del suo nascondiglio naturale saltò fuori proprio nel momento in cui alzava la scarpetta e si trovò con la faccia a terra.

« Non pensavo le interessasse così tanto la mia vita privata da pedinarmi anche nel bosco, Mia Signora » disse divertito Charles, mentre le tendeva una mano e l'aiutava a rialzarsi.

Era davvero dolce quando arrossiva e le sue dita scorsero per qualche secondo sui suoi lunghi boccoli castani, fra i quali si era andata ad intrappolare una foglia.

La sentì irrigidirsi spontaneamente e gli lanciò uno sguardo arrabbiato ma complice allora stesso tempo.

« Il Re è impazzito » gemette lei.

« Nulla di nuovo ».

« La vuole sposare! ».

« Anche questa notizia è ormai di dominio pubblico, Mia Signora ».

« Charles ve lo chiedo con tutto il cuore, fermatelo prima che segua il suo istinto e non la sua testa! ».

Il conte sembrò raggiante e la dama si preoccupò.

« Lo farei solamente per essere chiamato un'ultima volta da Vostra Grazia in quel modo » e fece la riverenza non staccando i suoi occhi da quelli di lei.

« Prima o poi ti farò ammazzare » e finendo la frase gli girò le spalle e camminò velocemente verso casa.

 

 

Non erano passati nemmeno due giorni e stava assistendo personalmente al matrimonio di Henry con Lady Anne: i suoi vestiti non erano mai stati così regali, il coro di voci angeliche che rimbalzavano per tutta la cattedrale non erano mai state così religiose ed eleganti. Tutto era stato costruito e provato in modo da creare qualcosa di diverso, qualcosa che avrebbe lasciato stupiti tutti e il risultato si poteva vedere fra le fila del popolo, che attendeva fuori e seguiva la messa.

Charles Brandon restava ritto nel suo posto ad osservare lo sguardo felice e innamorato di Sua Maestà.

« Non sono mai stato così felice come in questo giorno » gli confessò il Re una volta conclusa la cerimonia. Nei suoi occhi vedeva qualcosa che potevano assomigliare a lacrime, ma il suo più fedele suddito non parlò al riguardo.

« Prego affinché possiate vivere giorni felici assieme alla Vostra nuova Regina ».

Per tutto il resto del banchetto non vide Lady Margaret e si preoccupò della sua assenza. La cominciò a cercare in un primo momento nei posti più comuni, ma poi si ricordò che non era donna da posti affollati e i suoi passi affrettati lo condussero nel giardino, illuminato un poco dalla luna.

Ella era lì, inondata di luce gelida e spettrale, con in mano un fiore bianco che scoprì essere una margherita strappata dal terreno. I suoi capelli, quella sera, erano raccolti sulla nuca e il collo era invitante come non lo era mai stato.

Si sedette accanto a lei, sfiorandole per un attimo il fianco e sentì quel corpo che dava l'impressione di essere tanto fragile, rilassarsi sotto la sua mano.

« Vi avevo chiesto di parlargli » la voce le tremava.

« Non mi ha voluto ricevere » egli chinò il capo in segno di tacite scuse.

Quando girò lo sguardo su di lei, la vide piangere sommessamente.

Le prese istintivamente il mento fra due dita e d'impulso la baciò, sperando di alleviare anche di poco le sofferenze del giorno.

Ciò che si aspettava era uno schiaffo sulla guancia che sarebbe bruciato per giorni e invece la mano delicata di Lady Margaret lo accarezzò vicino all'orecchio.

« Di più » la sentì balbettare emozionata quando le diede la possibilità di parlare e capì che quello era il suo tenero modo di pretendere.

 

 

“Le sue mani mi svestirono lentamente e lo sentii trattenere un momento il respiro quando mi liberò dallo stretto corpetto color miele. Mi fece scivolare la sua mano sul mio collo, spostandomi i capelli e facendovi sparire la sua bocca.

Chiusi gli occhi mentre lui mi cercava, nel buio della mia stanza, cercava di prendere la mia vita esile e di farmi sua.

Teneramente entrò dentro di me e all'istante un piacere mi prese forte la testa facendomela esplodere. Passai quasi cattiva le mani su quella schiena che avevo bramato nei miei sogni più proibiti e segreti, provando a trovarne sopra qualche difetto. I suoi muscoli si irrigidivano ad intervalli regolari e il suo respiro calmo quasi mi sbeffeggiava per la mia irruenza da principiante.

Raggiungemmo il limite insieme e ci stringemmo più forte quando divenne troppo difficile non gemere.

La sua voce risuonò nel buio e quasi mi ferì i timpani”.

« Ti ho sempre amato ».

 

 

 

 

Cercando di prendere una pausa dalla ff non ancora ultimata non sono riuscita a resistere a scriverne un'altra, certamente più corta ma altrettanto impegnativa!

Ringrazio tantissimo il mio Adone, maledetto Lui e quegli occhi felini.

 

Nuwanda

 

 

 

 

 

 

 

 

 

  
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