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Autore: Lena Mason    19/06/2012    3 recensioni
Un mondo diverso da quello che conosciamo. Un mondo dove a regnare sono creature sovrannaturali: una di queste, di natura diversa e unica, cercherà di conquistare il mondo, ma un gruppo di esseri umani con poteri particolari, supportati da amici speciali, la combatteranno per salvare il mondo. Riusciranno a portare a termine la missione? Il mondo che verrà creato sarà migliore o peggiore del precedente?
Genere: Azione, Sentimentale, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Jaggerjack Grimmjow, Nuovo personaggio, Schiffer Ulquiorra, Un po' tutti
Note: AU, OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo Sesto

The Real Intentions

 

Misaka camminava tranquilla per le vie della città ormai avvolta dal buio della notte: anche se sembrava distratta, sapeva benissimo di non essere sola. E non si riferiva al suo, ormai abituale, pedinatore personale, ma ad una presenza diversa, che, quasi certamente, l’avrebbe attaccata.

E così fu, in effetti: la rossa si voltò di scatto, sentendo che l’essere era alle sue spalle. Il cuore batteva all’impazzata per la paura; Misaka sapeva di potercela fare contro un vampiro di bassa lega, ma contro tre di loro, particolarmente affamati, non aveva scampo.

Fece così l’unica cosa possibile, anche se stupida,poiché l’avrebbero comunque raggiunta: scappare.


‘ Dannato il mio orgoglio: perché non ho accettato che Kisuke mi accompagnasse?’

Era nel panico più totale, perché sentiva che le creature erano pochi passi dietro di lei e, a breve avrebbero attaccato, uccidendola.


«Che cazzo! Non poteva essere uno solo?» esclamò la rossa, prima di rendersi conto di aver, stupidamente, imboccato un vicolo cieco: ora era fottuta, letteralmente.

 

«Senti che buon odorino di paura e di sangue» disse uno dei tre, l’unico che aveva ancora la forza di parlare nonostante la sete, mentre gli altri di limitavano a sghignazzare, eccitati dall’aver intrappolato la preda: perché Misaka sapeva di essere come un agnello sacrificale, ma non aveva intenzione di rimanere ferma a farsi ammazzare senza combattere.

 

Così, nonostante la paura, nonostante sapesse di non avere scampo, Misaka impugnò la katana datale da Kisuke, usata fino ad allora per gli allenamenti, e la tese verso i nemici.

 

«Non pensate, sempre se siete ancora in grado si farlo, che mi lascerò dissanguare senza battermi»

 

Misaka li vide ghignare nell’oscurità e poi partire all’attacco: iniziò così un combattimento all’ultimo sangue, dove ogni colpo parato dalla rossa, equivaleva ad uno andato a segno dei mostri,riempiendo così la povera ragazza di ferite ovunque. Non erano ferite profonde, dato che i vampiri non volevano sprecare il prezioso nettare noto come sangue, ma servivano ad iniettare nel corpo della ragazza le tossine che l’avrebbero resa inoffensiva in poco tempo: infatti i vampiri, come una sorta di gigantesca zanzara, avevano la peculiarità di immobilizzare la vittima prima di morderla, così da evitare che urlasse,scappasse o cercasse di difendersi.

 

«Dannati bastardi» disse Misaka, prima di far cadere la spada: ormai il braccio destro, come il sinistro e buona parte del suo corpo erano paralizzati. Sapeva di essere spacciata, ma, proprio mentre uno dei vampiri si chinava con l’intento di nutrirsi di lei, la ragazza vide la lama di una katana trafiggerlo al petto, infilzandolo direttamente nel cuore e facendolo dissolvere nell’aria.

La ragazza cercava di non perdere conoscenza e fu così che sentì, prima di cadere nell’oblio, uno dei due dire: «Un vampiro nobile».

 

Ciò che Misaka sentì dopo quella frase erano dei sussurri incomprensibili: qualcuno che gridava il suo nome e qualcun altro che ordinava di portare l’antidoto. Tutta la confusione sparì quando sentì qualcosa pungerle il braccio sinistro, perché sprofondò nell’oblio.

 

«Starà bene?» chiese Kisuke al ragazzo di fronte a sé.

 

«Sì, ci metterà qualche giorno, ma ce la farà.L’hai addestrata bene, è coraggiosa per essere una semplice umana».

 

«Posso sapere perché un vampiro nobile è intervenuto in suo soccorso?».

 

«Quando la ragazza si sveglierà, tornerò e convocheremo anche gli altri che hai addestrato: dobbiamo parlare di cose importanti, ma mi secca ripetere le cose due volte» rispose il vampiro, prima di salutare l’uomo «ora vado, ricordati di non parlare di me a nessuno, fino al mio ritorno».

Kisuke annuì prima di alzarsi, salutare il vampiro e dirigersi verso la camera dove Misaka riposava: la ragazza era tremendamente pallida e lottava contro il siero iniettatole dai vampiri, sudando e gemendo di dolore in continuazione.

Kisuke prese allora la pezza sulla fronte di Misaka e la bagnò con acqua fresca, cercando di portarle un minimo di sollievo: si sentiva in colpa per averla lasciata andare da sola, perché ormai si era legato a lei, così come si era affezionato agli altri ragazzi del gruppo.

L’uomo decise di dormire lì,così da essere pronto ad intervenire in caso di necessità, rifiutando l’offerta di Tessai di sostituirlo per la notte.

 

Misaka rimase in stato di incoscienza per due giorni: i genitori, ovviamente, erano stati informati dell’accaduto e, dopo aver visto che la figlia migliorava, avevano assennatamente deciso di lasciarla alle cure di Urahara, il quale era di certo più indicato di altri medici.

La madre di Misaka, Kyoko, aveva chiesto all’uomo se fosse proprio necessario che la sua bambina combattesse.

 

«Kawashima-sama, non sono io ad obbligare Misaka a combattere: è lei che lo ha scelto. Ha scelto di non stare ferma a guardare quegli esseri prendere il controllo del mondo».

La signora si sentì rincuorata da quelle parole, orgogliosa, così come il padre, di avere una figlia così coraggiosa e anche perché sapeva che, volenti o nolenti, tutti rischiavano comunque la vita ogni volta che uscivano di casa: forse, un giorno, sua figlia avrebbe salvato la vita a qualcuno.

 

Al terzo giorno, Misaka iniziò ad avere nuovamente coscienza di sé: sentiva il dolore delle ferite ancora non rimarginate lasciate dai vampiri, la testa pesante e l’intontimento dovuto, con tutta probabilità, all’antidoto contro il siero dei vampiri di cui le aveva parlato Kisuke.

Cercò, lentamente e con grande sforzo, di alzarsi e mettersi a sedere e sentì che una mano sulla schiena l’aiutava nel compiere quel gesto: aprendo finalmente gli occhi, incontrò quelli di Kisuke in persona, ad una distanza talmente ravvicinata che, se fosse stata lucida, l’avrebbe stesa di nuovo.

 

«Ben tornata tra noi, Misaka-chan».

 

La rossa, parzialmente ristabilita, nonostante un abbraccio stritolatore di Orihime, e il resto del gruppo, si riunirono nella sala principale della casa di Kisuke.

 

«Dovete sapere che colui che ha salvato Misaka, come lei stessa può confermare da ciò che ha sentito dire dai suoi aggressori, non era un umano, ma un vampiro. E non un vampiro qualunque» disse Kisuke, prima che tutti sentissero l’opprimente presenza di un gruppo di vampiri molto potenti. Il fusuma fu spalancato e sulla soglia apparvero quattro figure, tre maschili e due femminili.

I ragazzi li guardarono con timore e circospezione: volevano sapere cosa ci facevano cinque vampiri di quel calibro all’emporio Urahara e perché avessero salvato la loro amica.

 

Nessuno di loro si accorse dell’espressione sbalordita di Rukia, fino a quando non sussurrò:

 

«Byakuya nii-sama» causando uno stupore generale che, ovviamente, non vi era da parte di Kisuke.

Infatti la notte dell’aggressione a Misaka, il salvatore non era altri che Byakuya stesso, nonostante ancora non capisse la motivazione di tal gesto.

Il vampiro nobile entrò nella sala, seguito dagli altri e prese parola, anche se sembrava gli costasse un enorme sforzo:« Io sono Kuchiki Byakuya, fratellastro di Rukia e vampiro nobile da sei generazioni. Loro sono Hitsugaya Toshiro, vampiro nobile da quattro generazioni, Matsumoto Rangiku, Hinamori Momo e Abari Renji, vampiri di livello inferiore».

I ragazzi li osservavano con tanto d’occhi, stupiti dal trovarsi davanti vampiri di quel rango, mentre le creature immortali li guardavano, incapaci di capire il perché quei ragazzi, giovani e senza nessun potere, volessero combattere quelli della loro specie.

 

«Ehm» prese parola Misaka, attirando su di sé gli sguardi di tutti «Kuchiki-sama, la ringrazio per avermi salvata, anche se non aveva motivo per farlo».

Il vampiro non rispose, si limitò semplicemente a fissarla, trovando divertente il fatto che la ragazza non abbassasse gli occhi.

 

«Neh Taicho, ora che la vedo capisco perché l’hai salvata! Sarebbe stato uno spreco vederla morta!» disse il ragazzo, che rispondeva al nome di Renji, ridendo poi della sua stessa battuta, agitando la coda rosso fuoco.

Il più piccolo del gruppo, sbuffò spazientito, causando un breve litigio con Renji, il quale non prese bene la sua intromissione.

 

«Cosa sbuffi, nanerottolo?».

 

«Sbuffo perché riesci sempre a renderti ridicolo».

I ragazzi, dal canto loro, non potevano che seguire lo scambio di battute, fino a quando Ichigo,seguito anche dagli altri, non si mise a ridere all’uscita di Hitsugaya che definiva Renji un idiota dai capelli tinti.

 

 

Una volta ristabilito l’ordine, i vampiri presero posto e Byakuya iniziò a spiegare cosa volesse da loro.

Il vampiro nobile disse che un umano, ancora ignoto, con particolari poteri, aveva preso il controllo di un gruppo di vampiri in grado di celare la loro natura con l’intento di conquistare il mondo.

 

«Purtroppo nemmeno noi vampiri siamo in grado di riconoscere i nostri nemici, perché sono in grado di riprodurre perfettamente la natura umana, compresi odori ed emozioni».

 

«Allora, Ulquiorra è da escludere: non può essere uno di loro perché non esprime assolutamente nulla. Forse Grimmjow potrebbe esserlo, dato che sembra davvero un essere umano, ma mi trasmette una sensazione strana, di allerta continua» intervenne Misaka, vedendo che Byakuya annuiva.

 

«È proprio per questi poteri che vi abbiamo cercato: solo umani particolarmente sensibili come voi riescono a percepire in parte la loro natura, ma quasi nessuno vuole avere a che fare con quelle creature».

 

«Quindi il motivo per cui siete qui e perché volete usare il nostro potere per stanarli?» chiese Ichigo, ricevendo una risposta affermativa da Byakuya.

Le uniche rimaste in totale silenzio erano Rukia, ancora sconvolta per l’apparizione del suo nii-san e Yunalesca: Misaka notava gli sguardi che lanciava al vampiro nobile ed era sicura che la nana fosse rimasta affascinata dal ‘ragazzo’; non poteva darle di certo torto dato che era davvero bello, così come lo erano, anche se in modo diverso, gli altri del gruppo.

 

«Per quanto riguarda i nomi che avete detto prima: non preoccupatevi di loro».

Misaka fece per intervenire, ma un’occhiata di Byakuya la chetò in un attimo: aveva compreso che non poteva né chiedere né opporsi al volere del vampiro.

 

I ragazzi, in gruppo e tallonati dai vampiri di livello inferiore che li seguivano su ordine di Byakuya, tornarono alle loro case:Misaka una volta indossato il pigiama e infilatasi sotto le coperte iniziò ad architettare un piano per evadere dagli ordini di Byakuya; non aveva intenzione di sottostare al volere di quello spocchioso vampiro, nonostante gli fosse grata per avergli salvato la pelle.

Avrebbe scoperto la natura di quei tre e anche da che parte stavano:doveva solo trovare qualcuno del gruppo dalla sua parte che potesse aiutarla nel suo scopo

   
 
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