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Autore: Ily Briarroot    19/06/2012    0 recensioni
Fanfiction basata sul passato di Ash e dei suoi genitori, costretti ad avere a che fare con il Team Rocket. E non saranno gli unici. Ringrazio ancora una volta Ila!
Genere: Generale, Malinconico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altri, Ash, Misty
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Quarto capitolo


Delia si fermò soltanto quando il luogo che aveva intorno cominciò ad assumere una forma familiare. Le foglie secche che calpestava scricchiolavano sotto le scarpe, poco adatte rispetto alla situazione. I pantaloncini e la camicia verde a quadri la facevano apparire una bambina.D'un tratto, ricordò le parole del professor Oak, il suo sguardo preoccupato che le intimava di cambiare idea.“Ma non pensi ad Ash? A che cosa può pensare, a che cosa potrà pensare?”.Gli aveva voltato le spalle, perdendo all'improvviso la dolcezza che tanto la caratterizzava.“Se lo faccio è anche e soprattutto per lui”.

Aveva percorso le scale soltanto dopo essere stata certa che Ash stesse giocando in giardino con Gary e spalancato la porta qualche secondo dopo.

“Delia, per l'amor del cielo. Il professor Spencer è d'accordo con me nel credere che quello che stai facendo è un puro-”

“-Suicidio? Può darsi. Ma devo farlo. Questa è la mia decisione, non riuscirà a farmi cambiare idea. Né lei né Spencer Hale. A proposito, me lo saluti... è da tanto che non lo vedo. E saluti anche la piccola Molly”.

Dopo un rapido sguardo al figlio era corsa fuori, evitando la mano di Samuel che cercava di afferrare la propria.

Ed ora che era lì, davanti a quell'edificio tetro, fatiscente, che secondo molti risultava abbandonato da molti anni, non era più molto sicura di ciò che stava per fare.

Le bastò pensare a suo marito, agli occhi di Ash e al bene della sua famiglia per convincersi a entrare.

 

“Diventerò migliore di te”.

“Non è vero!”.

“Avrò pokèmon più forti dei tuoi”.

“Basta, stai zitto!”.

Ash si era fiondato su Gary, afferrando il lembo scuro della sua maglia. Soltanto il professor Oak riuscì a evitare il peggio, fiondandosi in giardino nel tentativo di trascinare il bambino lontano dal nipote.

“Avanti, che avete sempre da litigare voi due?!”.

Mise il primo a terra, bloccandolo però con le braccia.

“Dice di essere più bravo di me!” esclamò poi Ash, stringendo le dita a pugno e muovendole nel tentativo di scagliarsi di nuovo sull'amico.

“Rassegnati, mio nonno non starà mai dalla tua parte”. Gary ridacchiò e il moro digrignò i denti, finché la voce del professore non lo distrasse dai suoi propositi.

“Smettila di dire assurdità, Gary! E smettila di provocarlo, non va bene darsi così tante arie... con un tuo amico poi”.

Anche se non voleva darlo a vedere, il nipote ci rimase male. Abbassò lo sguardo e rispose, lasciando trasparire la massima ubbidienza nei confronti del nonno.

“Va bene”.

“E ora... “ il tono del professor Oak si addolcì leggermente, allentando delicatamente la presa da Ash “perché non andate a giocare con i pokèmon vicino al laghetto? Senza litigare”.

I due bambini annuirono e si allontanarono come se niente fosse successo. L'uomo li seguì con lo sguardo, sospirando. Per qualche minuto, in piedi e con le braccia incrociate e l'espressione affaticata, si soffermò sui movimenti di Ash.

“Torna presto, Delia... “.

 

Percorreva il corridoio buio quasi senza respirare per timore di essere scoperta. Non aveva pokèmon con se', nel caso avesse avuto bisogno d'aiuto, e cercò di essere cauta in ogni minimo movimento.

Furono due reclute a trovarla per prime, e appena le apparvero davanti non riuscì a muovere un muscolo.

“Ma guarda chi abbiamo qui... “.

Erano due uomini alti, la “R” rossa sul petto si intravedeva anche al buio, con un ghigno dipinto sul viso che lei non poteva scorgere.

“Voi... chi siete?!”.

Delia arretrò istintivamente, cercando di nascondere la paura che le batteva nel petto e che faceva male. Sentì un'altra risata, la voce diversa, stavolta.

“Poverina... ti sei persa? Hai bisogno di trovare l'uscita?”.

Percepì i passi degli uomini riprendere e lei ne fece un paio indietro, il cuore in gola.

“Sto cercando mio marito! Ditemi dov'è, adesso!”.

Le due reclute non parlarono per qualche secondo, finché una delle due mosse lentamente il braccio. La donna capì cos'avesse preso nel momento stesso in cui credette di aver sentito un rumore simile a quello di un grilletto.

“Perché non lo raggiungi, allora?”.

I suoi occhi si sgranarono, la mano sul petto. Vide un leggero luccichio provenire dalla pistola, accompagnato da un boato sordo che si avvicinava minacciosamente verso di lei. Non poté fare altro che chiudere gli occhi, aggrappandosi come meglio poteva al pensiero di suo figlio.

  
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