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Autore: sorita    22/06/2012    6 recensioni
La storia dell'amicizia tra Taichi, Sora e Hikari. Dalle origini. Tre ragazzi cresciuti insieme che con il tempo hanno costruito un legame indissolubile, che a sua volta verrà messo a dura prova anche dalle persone che amano e che hanno intorno. Unbreakable bond è una storia basata su questi tre personaggi ma anche sugli altri digiprescelti della serie Adventure 01. Per chi ha sempre creduto ad un finale diverso.
Genere: Introspettivo, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Hikari Yagami/Kari Kamiya, Sora Takenouchi, Taichi Yagami/Tai Kamiya, Yamato Ishida/Matt | Coppie: Sora/Tai
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Sai Taichi,
 
ho sempre pensato che il legame che tiene unite due persone sia qualcosa di indescrivibile ed eterno.
 
Ho sempre creduto che l’amore fosse qualcosa di infinito e indistruttibile, e che tutto stava solo nell’aspettare la persona giusta della vita.
 
In particolare, tutto ciò mi veniva in mente guardando la mia e la tua famiglia.
 
Evidentemente mi sbagliavo.
 
Forse, l’amore eterno, non esiste.
 
 
 
 
 
Dicembre 1999.
 
 
 
 
Taichi e Sora si trovavano a lezione quella mattina.
 
Il ragazzo dai capelli castani stava come al solito mezzo addormentato sopra al suo banco e sbadigliava di continuo, mentre la compagna, da brava studentessa ,prendeva appunti.
 
Quei mesi erano passati abbastanza velocemente ed anche tranquillamente.
 
I due amici non avevano avuto più problemi con il nuovo biondino della classe poiché, da quel giorno in cui Taichi mise le cose in chiaro, non si erano più rivolti parola.
 
Vi erano attimi in cui il ragazzo dalla chioma folta incrociava gli occhi gelidi di Yamato, e quei momenti erano pieni di tensione, soprattutto per Sora.
 
Lei, essendo un tipo socievole e solare, odiava queste situazioni di rivalità e di astio, ma purtroppo aveva a che fare con un amico testardo e ,forse, con un altro ragazzo cocciuto quanto lui, per questo aveva rinunciato anche a rimproverare il compagno.
 
Finalmente era arrivata la ricreazione e, come al loro solito, i due amici si diressero dalla piccola Hikari che in quel momento era in palestra assieme ai suoi compagni.
 
Non appena entrarono,videro la bella bambina seduta su di una panchina che guardava di continuo attorno a sé, come se volesse trovare qualcosa in particolare.
 
Non ci volle tanto a capirlo. perché, non appena incrociò con il suo sguardo color nocciola le sue amate figure, saltò di scatto dalla panchina e corse più velocemente possibile fino a gettarsi tra le braccia del suo caro fratello, urlando piena di felicità il suo nome.
 
Taichi, in tutta risposta, scoppiò a ridere per l’agile scatto che la piccola aveva fatto.
 
-Hikari! Da quando corri così?? Devi stare attenta!- disse mentre la sollevava in aria e le faceva fare una giravolta.
 
Sora rise:
 
-Taichi, stai prendendo le manie di tua madre! Cerca di stare meno in ansia almeno tu!
 
Dopo aver stretto sua sorella a sé, guardando la ragazza dai capelli ramati con uno sguardo abbastanza contorto, rispose:
 
-Sora, non sei simpatica quando fai queste battutine!!!
 
-Sora è simpatica!!!- intervenne all’improvviso la piccola Hikari che si slanciò dalle braccia del fratello per gettarsi sopra alla sua sorella acquisita.
 
Per fortuna che Sora aveva i riflessi allenati, così da prenderla al volo:
 
-Oh, piccola mia!Non lo fare mai più!Potrei non riuscirci la prossima volta!
 
-Ed ora chi ha le ansie?!- non si fece perdere l’occasione il compagno.
 
L’amica ,per tutta risposta, gli fece la linguaccia, mentre Hikari la riempiva di baci delicati sulla guancia.
 
La bella e serena situazione, però, venne interrotta dal pianto di un bambino che attirò l’attenzione dei presenti.
 
Non appena si voltarono, videro un bellissimo bambino dai capelli biondi con le lacrime agli occhi e che rincorreva alcuni suoi compagni.
 
Dopo aver osservato la scena per bene, i ragazzi notarono che questi ultimi si lanciavano tra di loro qualcosa non appena il piccolo bambino si avvicinava a qualcuno di loro.
 
Taichi capì subito che lo stavano disturbando, così ,senza esitazione e senza pensarci, come faceva ogni cosa, si precipitò verso il gruppetto a passo svelto, proprio nel momento in cui l’oggetto venne lanciato di nuovo in aria.
 
Di scatto, il bel ragazzino lo prese al volo, e subito si voltò verso i bambini:
 
-Allora?! A che gioco state giocando?- chiese severo.
 
Nessuno dei presenti rispose, ma si scrutarono l’uno con l’altro.
 
-Vi sembra il modo di giocare questo?Non si prende in giro un compagno! Vergognatevi!
 
Nessuno era in grado di reagire, il suo intervento improvviso li aveva spiazzati e intimoriti, così ad un tratto corsero tutti via, tranne lui, quel bel bambino dagli occhi azzurri e che aveva ancora qualche lacrima agli occhi.
 
Dopo avergli lanciato un sorriso trionfante, gli si avvicinò lentamente e gli porse l’oggetto che gli avevano rubato.
 
Fino a quel momento Taichi non aveva fatto caso a cosa fosse, poi notò che era un cappellino verde smeraldo.
 
Il bambino, in silenzio e guardandolo teneramente, prese il cappellino con un po’ di timore.
 
-Ecco, vedi? Ora hai ripreso il tuo cappello! Se ti vengono a dare fastidio di nuovo chiamami!- esclamò sorridendogli a trecentosessanta gradi.- Puoi stare tranquillo ok?
 
Il biondino, dopo essersi asciugato le lacrime, ricambiò il sorriso ed esclamò deciso:
 
-Grazie! Grazie mille!
 
Intanto, senza che se ne fossero accorti, Sora e Hikari li avevano raggiunti.
 
-Ti avevano ripreso di nuovo il cappello, Takeru?- chiese la piccola dai capelli castani.
 
-Si… per me è importante, è un regalo… -rispose mettendoselo in testa.
 
La ragazzina dagli occhi color miele si abbassò:
 
-Dai, puoi stare tranquillo, ora è tutto apposto!- lo rassicurò sorridendogli dolcemente.
 
-Takeru?! –una voce all’improvviso ruppe l’atmosfera.
 
I presenti si voltarono; avevano il sospetto di aver sentito quella voce da qualche altra parte ed infatti i loro timori erano fondati.
 
Poco più in là, davanti all’ingresso della palestra, c’era lui, Yamato che, dopo aver squadrato i suoi compagni di classe, cominciò ad avvicinarsi.
 
Non fecero in tempo a farsi domande che, il piccolo bambino esclamò correndogli incontro:
 
-Fratellone!!Sei venuto!!
 
Una scossa. Una specie di lampo nella mente di Sora e Taichi. Fratellone? Quel piccolo bambino era suo fratello? Ma in quei mesi mai avevano sospettato o comunque intuito che Yamato avesse un fratello e per di più che andasse nella stessa classe di Hikari!
 
Soprattutto Taichi, rimase sconvolto da quella rivelazione spuntata così all’improvviso.
 
Nel frattempo,il compagno dagli occhi gelidi si era chinato verso Takeru, accarezzandogli la testolina.
 
Sora cercava di incrociare lo sguardo del suo caro amico, era imbarazzata e non sapeva cosa fare.
 
Per fortuna che i bambini hanno il potere di parlare all’infinito e di non rendersi conto di certe situazioni.
 
-Yamato! Pensavo non venissi più!
 
-Scusa per il ritardo…- fece una pausa gettando un occhio sui due ragazzi impietriti-.. che stavi facendo di bello?
 
Era evidente che quella domanda era un’allusione, il biondino voleva in realtà sapere perché stava parlando proprio con loro.
 
A  Takeru vennero di nuovo gli occhi lucidi e,strofinandoseli, rispose:
 
-Vedi, Yamato, appena è suonata la ricreazione alcuni compagni mi hanno rubato il cappello e…e non me lo facevano prendere… poi per fortuna è arrivato quel ragazzo laggiù che mi ha aiutato! Mi ha preso il cappello che mi hai regalato tu, fratellone!- esclamò infine indicando Taichi e poi facendogli vedere fiero che in testa indossava il suo cappello.
 
Invece di esserne felice, Yamato si irrigidì per un attimo.
 
A quel punto, l’eroe della situazione spostò lo sguardo verso la sua cara amica che intanto aveva ripreso in  braccio la piccola Hikari.
 
-Cosa c’è fratellone?
 
Il biondino si alzò piano piano, e poi si avvicinò a Taichi.
 
Dopo aver guardato Sora che cercava quasi di nascondere la sua testa dietro a quella della piccola bambina, si rivolse all’amico:
 
-Grazie.
 
Lo disse con un tono freddo e distaccato, quasi da far pensare che in realtà non lo volesse neanche dire.
 
Ma da un lato, da lui nessuno si sarebbe aspettato un comportamento simile.
 
Sora guardava speranzosa Taichi, aveva paura che per la sua testardaggine non gli rispondesse.
 
Ed infatti esitò, così che Yamato, dopo aver chiuso gli occhi come se volesse sospirare, cominciò a voltarsi per andarsene.
 
-Di nulla.
 
Rispose senza preavviso ed in ritardo il castano.
 
Si scambiarono degli sguardi indecifrabili, ma Sora riusciva ancora a captare freddezza ed astio.
 
Dopo un breve attimo, il biondo si avvicinò al fratello che prese per mano, e si allontanarono in silenzio.
 
 
 
 
 
 
 
 
Ormai anche quella mattinata di scuola era passata.
 
Più si andava avanti e più sembrava che le giornate non finissero mai.
 
Sora e Taichi, non appena suonò la campanella, si precipitarono fuori dall’aula: la ragazza aveva fretta perché doveva vedere Mimi, se no non riusciva mai a stare un po’ insieme a lei!
 
Taichi, come al solito, era scocciato da questa cosa, non sopportava a volte quella ragazzina a suo parere lagnosa ed appiccicosa.
 
Dopo aver prelevato la piccola Hikari, cominciarono ad aspettare l’amica poco prima dell’uscita dal cortile della scuola.
 
-Uffa Sora!!! Ma che noia!!! Ma si sta tanto bene e tranquilli senza quella lagnosa che parla ogni secondo e non sta zitta un attimo!!!
 
-Taichi, possibile che ti debba sempre lamentare? Mimi è mia amica, se proprio non la vuoi vedere né sentire tu ed Hikari potete avviarvi!- esclamò esausta ed un po’ nervosa.
 
-No, io non vado a casa senza Sora!!- cominciò a lamentarsi la piccolina in questione che si attaccò alle gambe della ragazza, provocandole un enorme tenerezza ed un conseguente dolce sorriso.
 
-Oh, piccola Hikari!
 
Taichi invece sbuffò e cominciò a rifarle la bocca a bassa voce.
 
-Guarda che ti sento…-  disse lei guardandolo storto mentre accarezzava la sua adorata sorellina.
 
A quel punto incrociò le braccia e rivolse la testa all’insù offeso.
 
Sora rise a quell’espressione buffa e ,non appena si voltò, vide in lontananza la sua amica.
 
-Oh, eccola finalmente!- esclamò entusiasta e salutandola da lontano.
 
-Addio tranquillità, ci vediamo a casa!!-esclamò invece Taichi.
 
-Oh, ma non è sola, ci sono due ragazzi con lei!- osservò l’amica evitando di rispondere alla sua futile battuta.
 
Taichi a quelle parole sgranò gli occhi per mettere a fuoco i poveretti che l’accompagnavano.
 
Da un lato c’era un ragazzo un po’ più basso di lei con i capelli rossicci e dall’altro, invece, un ragazzo più alto con gli occhiali da vista e ,dall’apparenza, un po’ impacciato.
 
-Scusa Sora per il ritardo!!!!!!!!-cominciò ad urlare la ragazza dai capelli lunghi e color cenere, facendo alzare le mani ai due poveri accompagnatori.
 
-Ecco, poi dimmi che non ho ragione…- sussurrò Taichi all’orecchio di Sora, provocandole una piccola e contenuta risatina.
 
Non fece in tempo ad arrivare davanti all’amica che subito cominciò a parlare:
 
-Non puoi capire, Sora! Oggi è stato tremendo! Le maestre ci hanno fatto fare mille esercizi, e ci hanno dato mille compiti, ed ora non ci lasciavano più andare!!!- cominciò a lamentarsi gesticolando con le mani ed enfatizzando ogni parola.
 
-Esagerata…-sussurrò il ragazzo più basso a fianco.- … ha fatto solo due esercizi ed abbiamo fatto ritardo perché stavi parlando con le altre compagne.
 
-Koshiro…. Chi ti ha interpellato?!
 
-Ecco vedi? Lo dicono anche i tuoi compagni di classe!! Sei noiosa!!!- esclamò Taichi facendole la linguaccia.
 
-Oh, ma guarda chi c’è! Non ti avevo visto, mi sembravi un cespuglio!
 
-Basta, vi prego non cominciate se no me ne vado!- esclamò Sora esasperata.
 
-Ma Sora!! Hai visto?  Ha cominciato lui!!!
 
-Dai, Mimi, parliamo di cose serie… vieni o no a casa mia oggi pomeriggio?
 
-Vorrei tanto Sora, ma mia madre si è ammalata ed ha bisogno di me e delle cure del padre di Jo, che mi stava appunto dicendo che avrebbe chiamato suo padre per dirgli che doveva venire a visitare mia madre!
 
-Oh…emh…io?Davvero?- fece impacciato il ragazzo grattandosi la testa.
 
-Si Jo, non vorrai lasciare mia madre in quello stato???
 
-Io??? No no… io no…cioè..
 
Il povero ragazzo era molto imbarazzato, lo poteva notare chiunque, anche la piccola ed innocente Hikari.
 
Sora così decise di intervenire:
 
-Oh, Mimi, ma non ci hai presentati…
 
Come se si svegliasse all’improvviso e si trovasse catapultata bruscamente nella realtà, la ragazza dai bei capelli lunghi esclamò con la sua solita voce squillante:
 
-Hai ragione!! Scusate!! Davo ormai per scontato tutto! Bè allora, lui è Koshiro, il super genio di cui ti avevo parlato…- fece indicando il ragazzino dai capelli rossicci che, una volta sentito il nuovo nomignolo, la guardò storto grattandosi la testa- e lui invece è Jo, il ragazzo impacciato ,figlio del mio medico, di cui ti avevo parlato!
 
Quest’ultimo arrossì vistosamente e posò lo sguardo a terra per evitare ulteriori imbarazzi.
 
Taichi, come era solito fare, si fece avanti:
 
-Oh molto piacere!!!io sono Taichi, lei è mia sorella Hikari, e lei è Sora, la povera ragazza preda dell’amicizia di Mimi!
 
Scoppiò un’altra risata generale, con l’interessata che lo fulminò indignata.
 
-Stavamo dicendo, mia e sottolineo MIA dolce Sora, che non posso oggi per questo inconveniente…avevi delle novità da raccontarmi??
 
-Oh, ma niente di che Mimi…a parte il fatto che abbiamo scoperto che il misterioso Yamato ha un fratellino che va a scuola con Hikari!
 
-Che cosa????!!- urlò per l’ennesima volta la ragazzina, scatenando dei brontolii da parte dei due accompagnatori- questo si che è uno scoop! Ed è freddo e gelido pure lui?
 
-Macchè!- intervenne Taichi- E’ un bambino tanto tenero e carino!Niente a che vedere con lui!
 
-Taichi…-lo rimproverò Sora.
 
-Ma scusate…-intervenne Jo- ma Parlate di Yamato Takeshi?
 
A quella domanda, i presenti si voltarono un po’ allibiti.
 
-Si, perché?- chiese Taichi.
 
-Oh, io lo conosco. Mia madre è molto amica con la sua…
 
-Dici davvero ,Jo??? Tu conosci l’affascinante Yamato??- chiese sempre con voce squillante la ragazzina dai capelli color cenere.
 
-Oh, si si, solo che non lo vedo molto spesso perché lui vive con il padre… i genitori sono separati e il piccolo Takeru è stato affidato alla madre…
 
Sora, a quella notizia, ricevette una strana sensazione.
 
Non doveva essere bello vivere così, con i genitori separati e diviso dal fratello, lei mai avrebbe voluto che accadesse.
 
-Oh, non lo sapevo…- fece Taichi un po’ scosso dalla notizia.
 
-Bè si, cioè sono rimasti in buoni rapporti, grazie appunto a Takeru e Yamato, però è così…
 
-Ma scusa, ma con te Yamato è così gelido????- chiese di nuovo Mimi.
 
-Oh, no no… lui è un tipo così… sta un po’ sulle sue, però è un bravo ragazzo…  ed è molto attaccato al fratello anche se non sembra…
 
Sora guardò a Taichi. Soprattutto quest’ultimo si era sbagliato un po’ sul suo conto e piano piano cominciò ad arrivare nelle loro teste che forse un po’ di colpa per tutto quello che era accaduto era anche la loro.
 
Soprattutto il ragazzo dai capelli castani aveva preso le distanze da quel compagno e gli aveva messo una croce sopra,ma ,se andava a pensarci bene, il motivo per cui avesse quell’atteggiamento nei suoi riguardi non gli era chiaro.
 
Forse aveva ragione la sua amica quando gli diceva che a lui lo infastidiva solo perché era il suo contrario.
 
Forse aveva proprio sbagliato lui a non cercare di andargli incontro.
 
Tutti questi pensieri furono interrotti dalla piccola Hikari che cominciò a tirare i pantaloni del fratello:
 
-Taichi…ho freddo, voglio andare a casa…
 
La piccola aveva ragione, anche se era una bella giornata comunque si gelava.
 
Dopo averle accarezzato la testa e preso la mano, salutò tutti i presenti insieme alla sua cara amica.
 
 
 
 
 
 
I tre ragazzini erano appena tornati a casa.
 
Quel giorno pranzavano tutti e tre a casa di Sora, visto che i suoi non c’erano .
 
Hikari gironzolava intorno ai due ragazzi più grandi , parlando della scuola e di cosa aveva fatto quel giorno.
 
Sora ascoltava ogni sua singola parola, era davvero adorabile quando faceva così, con quel suo dolce sorriso e la sua stupenda ingenuità.
 
Taichi, invece , apriva senza problemi ogni sportello per vedere cosa potesse cucinare, gli piaceva improvvisarsi cuoco anche se poi alla fine sapeva fare solo una cosa, l’omelette.
 
-Poi, Sora, la maestra mi ha detto che sono stata molto brava, e che ho una bella scrittura! Devo continuare così!
 
-Bravissima Hikari, sono contenta che ti piaccia la scuola! Sai ,avevo paura che potessi prendere vie sbagliate, tipo quelle di Taichi!
 
-Ehi!!- esclamò il ragazzo sentendosi chiamato in causa- non sarò un genio a scuola, ma sono bravo in tutto il resto! E mentre voi, signorine, chiacchierate, io, lo chef Taichi, sto provvedendo al cibo!
 
-Ma, fratellone, tanto si sa che oggi cucini l’omelette…
 
Sora scoppiò a ridere. Hikari aveva detto quella frase un po’ abbattuta, non perché il fratello cucinasse male , anzi, la faceva benissimo, solo che era un mese e più che mangiava sempre quello.
 
Taichi ne rimase un po’ sconvolto, voleva cucinare proprio l’omelette.
 
L’amica allora gli appoggiò una mano sulla spalla e facendogli l’occhiolino propose:
 
-A chi va il risotto con il pesce?
 
-A me!A me Sora!!A me!!- urlò entusiasta Hikari.
 
Taichi si rassegnò, si sentiva ferito:
 
-Non sapete riconoscere i miei talenti nascosti!
 
Le due ragazze risero insieme,poi Sora cominciò a preparare il risotto mentre Taichi parlava e giocava con Hikari.
 
Ad un tratto, mentre cucinava, alla giovane Takenouchi le ritornarono in mente le parole di Jo su Yamato.
 
Ne era rimasta un po’ scossa, solo perché si sentiva un po’ in colpa.
 
Lei era fatta così, per niente al mondo avrebbe voluto ferire qualcuno e aveva paura di aver fatto soffrire o comunque aver ferito quel ragazzo senza accorgersene o solo con il suo comportamento di indifferenza.
 
Chissà, forse in realtà si sentiva solo, e quell’atteggiamento freddo e distaccato lo usava come scudo.
 
Cominciò a riempirsi di dubbi e Taichi, che era poco distante, notò la sua espressione turbata.
 
-Ehi, cuoca, qualcosa non va?- chiese diretto.
 
Sora si svegliò e lo guardò un attimo, non poteva mai nascondergli niente, nemmeno i suoi pensieri.
 
-Oh, Taichi, stavo ripensando a Yamato.
 
Il castano rimase in silenzio per qualche secondo, cosa che non era da lui, di solito parlava e rispondeva senza neanche pensare.
 
-Perché?
 
-Oh, ecco…- rispose riportando lo sguardo sulla padella- … ho paura che ci siamo comportati male anche noi… e.. e se lo avessimo offeso in qualche modo?
 
Taichi adorava la sua migliore amica, ma c’era qualcosa che non poteva reggere di lei, e quelle erano le sue paranoie.
 
Sora si faceva i problemi per ogni cosa, se vedeva qualcuno che stava male gli veniva in mente che forse era colpa sua, se succedeva qualcosa si sentiva sempre in colpa. Era troppo problematica e lui glielo ripeteva quasi ogni giorno.
 
Dopo un lungo respiro, il ragazzo dalla folta chioma le disse:
 
-Sora, non cominciare! Ma come puoi avergli fatto qualcosa? Non lo hai né sfiorato né rivolto parola in questi mesi! Ora perché hai saputo della sua situazione familiare ti stai facendo mille problemi… non penso che sia stata tu a far lasciare i suoi genitori!- esclamò per sdrammatizzare e farla sentire più tranquilla.
 
-Oh, Taichi, perché devi sempre rimproverarmi in questo modo… io intendevo quella volta, forse sono stata troppo cattiva a rispondergli in quel modo, e forse tu non ti sei comportato bene, ecco…
 
Hikari assisteva alla situazione in silenzio, non si intrometteva mai nelle loro discussioni, anche perché non è che capiva molto di cosa stessero parlando, quindi intanto accese la tv.
 
Taichi si alzò dalla sedia e andò incontro alla sua amica.
 
-Sora, guardami. Allora, non puoi fare sempre così ogni volta! Si è comportato male nei nostri confronti e noi ci siamo difesi, punto.
 
-Si però, potevamo anche non rinchiuderci a riccio così, non abbiamo mai provato ad instaurare un rapporto…
 
-Ma neanche lui!
 
-Taichi, tu sei troppo orgoglioso e testardo.
 
-E tu sei paranoica! Non puoi salvare ogni persona del mondo ,Sora! Pensa un po’ più a te stessa e no sempre agli altri!
 
Continuò a cucinare in silenzio.
 
Era evidente, si era offesa.
 
Taichi sospirò, ogni volta era così.
 
Si voltò verso la sorellina, era davanti alla tv a guardare i cartoni di quell’ora.
 
Posò di nuovo il suo sguardo sull’amica alle prese con i fornelli.
 
-Sora..
 
-Si, tra poco è pronto.
 
-Dai Sora…-fece abbracciandola e facendole il solletico.
 
Di poco per colpa di quel gesto non rovinò il loro pranzo.
 
La ragazza dai capelli ramati scoppiò a ridere,lasciando per tempo la padella.
 
-Taichi! !!
 
-Almeno così ridi!Smetterò solo se te la smetti a farmi il muso da offesa!!
 
-Dai!!!!- continuò a ridere ed a cercare di staccarsi.
 
Hikari, che aveva visto la scena da lontano, a quel punto si alzò e corse verso i due.
 
Raggiunti, ridendo, cominciò a fare il solletico al fratello, in difesa di Sora.
 
Tutti e tre cominciarono a ridere ed a rincorrersi per tutto l’appartamento.
 
Come sempre, la loro giornata doveva terminare con il sorriso.
 
 
 
 
 
 
 
Passarono pochi giorni.
 
Era ricreazione e quel giorno Taichi era andato a trovare sua sorella, come era solito.
 
Sora non andò, doveva finire di fare un esercizio che non le riportava, così rimase in classe, seduta al proprio banco.
 
Stava immersa nei suoi ragionamenti, con gli occhi fissi sul quaderno di matematica quando un compagno ,passandole vicino, le spostò il banco e le fece cadere l’astuccio aperto a terra, con tutte le sue penne.
 
-Oh, Akahito, fa attenzione…
 
-Scusa Sora, vado di fretta!!- esclamò scappando via.
 
La ragazzina sospirò, si chinò e cominciò a raccogliere tutto il suo materiale gettato così a terra.
 
Vide delle mani che cominciarono ad aiutarla, così alzò il suo sguardo ed incrociò due bellissimi occhi azzurri.
 
Si raggelò, era quello l’effetto che le faceva lo sguardo di Yamato.
 
Mentre lei era rimasta ferma, lui finiva di raccoglierle gentilmente le penne.
 
Sora non riusciva più neanche a pensare perché la sua mente era rimasta congelata.
 
Una volta finito,Yamato si alzò e subito porse la mano alla compagna per aiutarla ad alzarsi.
 
Dopo averla guardata un istante, per non fare brutte figure, non esitò ad accettare l’aiuto.
 
Per lo stesso motivo lo ringraziò senza esitazione e sorridendogli:
 
-Grazie, Akahito è sempre così... poi non ti aiuta mai…
 
-Già ho notato.- gli rispose spostando poi il suo sguardo verso il borsone da calcio che Sora teneva vicino al banco.
 
Dopo lezione aveva subito gli allenamenti quel giorno, perché il Sabato la sua squadra aveva una partita.
 
-Oh, ma tu giochi a calcio?- domandò incuriosito.
 
La ragazza, con un pizzico di imbarazzo e di stupore, gettò un occhio alla sua borsa e poi di nuovo sul biondino.
 
-Oh…emh, si…
 
-Strano, è raro che una ragazza giochi a questo sport.
 
-Eh lo so, ma mi ci sono appassionata, fin da piccola ci ho giocato con Taichi e così…
 
-Ma sei in squadra con lui?
 
-Si, prima facevo parte di una squadra femminile, poi mi hanno cacciata così… mi hanno presa con loro…
 
-Ah, non lo sapevo.
 
Sora era un po’ imbarazzata, sinceramente non si aspettava di dialogare con Yamato quel giorno, e non si aspettava che fosse interessato a ciò che facesse.
 
Il biondino se ne stava per ritornare al suo posto, ma la ragazza d’istinto continuò:
 
-Perché, a te non piace il calcio?
 
L’affascinante compagno si voltò verso di lei e le si avvicinò:
 
-Bè si, ci so giocare ma non ne vado matto.
 
-Anche questo è raro allora, non credi?- fece ridendo.
 
Per la prima volta, vide Yamato accennare ad un sorriso:
 
-Bè, hai ragione.
 
-E quindi, che sport ti piace?
 
-Ma non c’è uno sport in particolare, gioco a tutti, a me , più che altro, piace suonare.
 
-Davvero?-domandò sbalordita la ragazza.-E cosa?
 
-Bè ultimamente mi sono buttato sull’armonica, è uno strumento un po’ sottovalutato.
 
-E’ una bella cosa, non ti ci facevo proprio, sai?-disse sinceramente e continuandogli a sorridere.
 
Piano piano la tensione che sentiva all’inizio andava via via svanendo e cominciava a sentirsi a suo agio.
 
-Potrei dire la stessa cosa.  – rispose lui accennandole un sorriso e facendola ridere.
 
Proprio in quel momento stava rientrando Taichi assieme a dei compagni che gli stavano parlando di calcio.
 
Anche lui parlava animatamente con loro, fino a che non rimase allibito e stroncato dalla scena che gli si presentò davanti: La sua carissima amica ridere con lui, con Yamato che a sua volta le sorrideva e le continuava a parlare.
 
Fu un fulmine a ciel sereno.
 
Nessuno dei due si era accorto del suo arrivo e furono interrotti solo dal suono della campanella che stava ad indicare la fine della ricreazione.
 
Infatti a quel suono, Yamato se ne tornò a posto, porgendo prima l’astuccio a Sora, e quest’ultima ,con il sorriso stampato in viso, si sedette guardando il suo quaderno, ma Taichi notava anche da lontano che in realtà non stava pensando affatto alla matematica.
 
Il suo sguardo si posò di nuovo su Yamato, lo guardò fino a che non arrivò al suo banco.
 
Il biondino, da quando si era seduto, aveva cominciato a guardare con sguardo il paesaggio al di fuori della finestra.
 
Sora si accorse dell’arrivo del suo amico solo quando si mise a sedere al suo fianco.
 
-Oh, Taichi, come stava Hikari?Me l’hai salutata?
 
Il castano guardò l’amica arrabbiato, era palese, anche chi non lo conosceva l’avrebbe capito.
 
La ragazzina lo guardò interrogativa, poi gli appoggiò una mano al braccio per scuoterlo un po’, ma niente, la sua unica reazione fu voltarle la testa non appena entrò la maestra.
 
Lei ancora non riusciva a capire perché facesse così, poi esaminando piano piano che cosa avesse fatto di male nei suoi confronti, le venne in mente che, forse, l’aveva vista parlare con Yamato.
 
Dal dubbio, quasi le arrivò la convinzione che fosse per questo, così si voltò verso la maestra.
 
Gliene avrebbe parlato fuori.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
Suonata la campanella, i  due ragazzi se ne andarono di corsa, con la borsa per gli allenamenti sulle spalle.
 
Taichi camminava a passo svelto, senza aspettare la compagna.
 
Infatti ,Sora quasi che faticava a stargli dietro.
 
Ma lei già sapeva che quando faceva così era perché si era offeso, quante volte già lo aveva fatto!
 
-Taichi…- lo chiamò inutilmente.
 
Sapeva anche che ormai, quando succedevano queste cose, doveva usare le “maniere forti”.
 
Così, si fermò di scatto e gli gettò la sua borsa di calcio in mezzo alle gambe, facendolo inciampare e cadere a terra con le gambe all’insù.
 
Quasi le veniva da ridere per la scena, ma cercò di trattenersi.
 
Dopo un primo momento, Taichi si alzò di scatto e si voltò finalmente verso di lei:
 
-Ma sei impazzita?! Mi potevi far male!
 
Notò che l’amica lo guardava severa e con le mani ai fianchi.
 
Era evidente, stava aspettando spiegazioni.
 
-Allora? Ne parliamo o no? Che c’è?
 
Il ragazzo dalla folta chiome imbronciò il viso e spostò il suo sguardo altrove, incrociando le braccia.
 
Dopo aver preso un lungo respiro, Sora si fece di nuovo avanti:
 
-E’ per Yamato, giusto?
 
Alchè scostò lo sguardo su di lei, imbronciandosi ancora di più.
 
-Dai, non è da te restare muto…
 
-Oh, Sora, ma che vuoi? Se ti va di parlare, va dall’asociale, sembra che con te ci si trova bene!!
 
La ragazzina abbassò la testa scuotendola, era davvero prevedibile:
 
-Taichi, ci siamo scambiati due parole… non mi puoi far credere che ti sia offeso per questo..
 
-Dovevo capirlo dal tuo discorso dell’altro giorno…
 
A quel punto, gli si avvicinò prendendo la sua borsa di allenamento:
 
-Te la potevi proprio evitare questa, Taichi, nemmeno mi hai chiesto cosa ci siamo detti e perché abbiamo cominciato a parlare, sai sempre tutto, arrivi alle conclusioni senza sentire il parere degli altri.
 
Cominciò ad incamminarsi , quando la fermò per un braccio.
 
Stava per replicare quando sentirono da lontano qualcuno che li stava chiamando.
 
Videro un ragazzo in divisa da calcio corrergli incontro.
 
Una volta raggiunti, dopo averlo salutato, Taichi gli chiese:
 
-Cosa c’è Hachiro? Stiamo arrivando, dacci un secondo.
 
Disse sbrigativo il castano voltandosi di nuovo verso Sora per continuare il suo discorso.
 
-No, Taichi, sono venuto per dirvi che gli allenamenti oggi non ci sono più, l’allenatore ha avuto un contrattempo.
 
A quel punto gli prestò attenzione.
 
Rimasero un attimo spiazzati dalla notizia, poi, come sempre, intervenne Sora:
 
-Oh, grazie mille Hachiro, ci hai evitato un viaggio a vuoto- fece sorridendo.
 
Il ragazzino ricambiò il sorriso e dopo aver scambiato altre parole con i due compagni, alla fine se ne andò correndo.
 
La ragazza dagli occhi color miele cercò a quel punto di incrociare lo sguardo dell’amico che però ancora non aveva il coraggio di guardarla.
 
-Taichi, che ne dici se ne parliamo con calma a casa?- chiamò la sua attenzione all’improvviso.
 
Era davvero una buona idea, così accettò.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
Erano quasi arrivati a casa.
 
Stavano aspettando l’ascensore per salire fino al piano dell’appartamento di Sora.
 
Nel frattempo avevano parlato del più e del meno, di cosa potevano fare il pomeriggio visto che non avevano gli allenamenti e di cosa c’era da fare per la scuola per il giorno seguente.
 
-Taichi, ti dispiace se vengo da te a studiare? A quest’ora non ci sono i miei a casa… così se vuoi anche chiarire la questione di Yamato lo facciamo con calma…- disse improvvisamente Sora guardando le porte dell’ascensore che si aprivano di fronte a lei.
 
-Ma certo, Sora, che puoi venire da me… però non vedo cosa dovremo chiarire… mi rendo conto di aver esagerato…- ammise non appena entrò nell’ascensore.
 
L’amica, che era entrata con lui e che gli era a fianco, lo guardò stupita.
 
Di solito, per chiarire ci volevano almeno mezza giornata perché Taichi voleva sempre la ragione.
 
Scrutò il suo volto che era rivolto verso il basso, come se fosse mortificato.
 
Sentì una strana sensazione provenire dal cuore, come se fosse una piccola fitta, e cominciò a provare tenerezza nei confronti dell’amico.
 
-Taichi… non volevo risponderti male… è che …
 
-No Sora, hai ragione, non c’è niente di male parlare con un altro ragazzo ma vedi, quando ti ho visto con lui mi sono saliti i nervi, non so nemmeno io perché… forse hai ragione tu quando mi dici che non lo sopporto semplicemente perché è il mio opposto..
 
L’ascensore continuava a salire senza che Sora se ne accorgesse.
 
Era troppo stupita dalla risposta dell’amico.
 
-Bè, Taichi, se dobbiamo essere del tutto sinceri però, dobbiamo ammettere che anche lui è un testardo come te… come tu non ti fai avanti, neanche lui lo fa…- disse mentre le porte dell’ascensore cominciavano ad aprirsi.
 
-Bè, si, è vero… però mi dispiace per averti trattata male… scusami davvero…
 
Lei sorrise, le bastavano solo le scuse, niente di più.
 
Era troppo tenero quando faceva così.
 
-Ovviamente, scuse accettate Taichi…- disse prendendolo sottobraccio e sorridendo ancora di più.
 
A quel gesto e per quella sua bellissima espressione, sorrise ampiamente anche lui:
 
-Sono contento! Non mi merito un pezzettino di torta per chiudere in bellezza???
 
-Taichi!!- scoppiò a ridere la ragazzina mentre stava per arrivare alla porta.
 
Rise anche Taichi, ma si interruppe quando vide il cambiamento di espressione di Sora non appena si sentì un rumore strano di piatti che si rompevano provenire proprio dall’appartamento.
 
Si voltò verso l’entrata della dimora di Sora e notò che la porta era leggermente aperta.
 
Senza neanche pensarci, i due ragazzi si fiondarono e, una volta arrivati, aprirono di scatto la porta: quello che videro fermò il cuore ad entrambi, soprattutto alla compagna.
 
Non appena entrarono, videro sparsi per tutto il pavimento frammenti di piatti e bicchieri rotti ; seguirono la scia con lo sguardo fino ad arrivare all’angolo cucina in cui vi era la mamma di Sora che urlava a squarciagola qualcosa che per loro era incomprensibile e che continuava a lanciare il servizio da cucina verso una certa direzione.
 
Seguirono con lo sguardo anche questa seconda scia fino ad arrivare a posare gli occhi su qualcosa che per loro era davvero una scena orribile.
 
Dall’altra parte vi era il padre di Sora con a fianco una donna sconosciuta, mai vista, che per la paura si abbracciava all’uomo.
 
I due ragazzi erano così scioccati che non riuscirono ad inquadrare bene la situazione e ciò che stava succedendo.
 
Involontariamente, all’improvviso e con non si sa quale fiato, Sora riuscì a dire:
 
-Mamma…ma che succede?
 
Era terrorizzata, cosa stava succedendo? I suoi dovevano essere a lavoro!
 
Toshiko, non appena sentì la sua voce, si irrigidì e fece cadere  a terra di fronte a lei il piatto che teneva in mano.
 
La stessa reazione la ebbe Haruiko, suo padre, che non appena la vide si staccò dall’altra donna.
 
La sua domanda aveva fatto tacere tutti, creando un silenzio imbarazzante e pieno di tensione.
 
L’aria era pesante e Taichi ,anche se paralizzato dalla scena ,la percepiva.
 
Non ricevendo risposta, Sora cominciò ad agitarsi come mai aveva fatto:
 
-COSA DIAVOLO STA SUCCEDENDO?!- urlò con tutta se stessa fissando soprattutto il padre e la signora a fianco.
 
Non appena gridò, Taichi spontaneamente le mise una mano intorno al bacino, avvicinandola un po’ a sé e cercando di farla calmare.
 
La madre scoppiò a piangere e si inginocchiò a terra, coprendosi il viso con le mani.
 
Il marito, invece , non riusciva ancora a reagire e la persona che gli era a fianco cercava sempre più a nascondersi dietro di lui.
 
Sora aveva il cuore che le batteva a mille.
 
Si sentiva un nodo alla gola, le lacrime venirle su, l’ansia e soprattutto il sangue ribollire e salirle alla testa: non stava più capendo niente.
 
Cominciò a respirare affannosamente e Taichi ,notando lo stato dell’amica, capì che doveva farle da portavoce:
 
-ALLORA?NON RISPONDETE?- urlò anche lui nervoso.
 
Toshiko cominciò a singhiozzare ancora più forte di quanto stesse facendo prima, e ,dopo aver preso il respiro, sempre con le mani in viso, disse:
 
-Tuo padre ci ha tradito Sora! Ci ha tradite!
 
Un abisso.
 
Sora non sentiva più il pavimento sotto ai suoi piedi, in realtà non si sentiva più neanche le gambe.
 
La sua mente era vuota, era come se qualcuno le avesse sparato un proiettile in fronte.
 
Dopo questa prima sensazione, ricominciò a sentire il suo cuore, sembrava che prima si fosse fermato per qualche attimo ed ora aveva ricominciato a battere, dapprima lentamente poi sempre più veloce.
 
Di conseguenza, dopo sempre un primo attimo in cui le parve anche di non respirare, cominciò a farlo a fatica, era come se le mancasse l’ossigeno.
 
Dopo di che, senti il sangue bollire completamente e la mente offuscata.
 
Si stava sentendo male, di nuovo, le stava per prendere un attacco di panico.
 
Sudore, nausea e vertigini.
 
Le gambe cedettero improvvisamente e neanche la presa pronta di Taichi riuscì ad evitare la caduta a terra dell’amica.
 
Si portò le mani al collo e cominciò a respirare affannosamente in modo evidente, le lacrime cominciarono a scenderle copiose.
 
Si sentiva soffocare, non poteva farcela, no, era in piena crisi di panico.
 
Taichi si fiondò subito e le si parò davanti.
 
Le prese il viso e lo portò verso il suo, appoggiando la sua fronte alla sua per guardarsi dritti negli occhi.
 
-SORA! GUARDAMI! SORA, DEVI GUARDARMI!- urlò disperato l’amico in preda al panico anche lui.
 
La ragazza continuava a respirare a fatica ed a piangere.
 
A quella scena, il padre di Sora fece qualche passo per accorrere al soccorso della figlia, ma fu fermato da Taichi , che lo aveva visto con la coda degli occhi, In malo modo:
 
-NON TI AZZARDARE AD AVVICINARTI!- urlò di nuovo senza pensare e furibondo.
 
Non appena si accertò che si fosse fermato, si voltò di nuovo verso l’amica e riappoggiò la sua fronte contro la sua.
 
Cominciò ad accarezzarle le guancie sussurrandole:
 
-Sora, Sora, ci sono io con te, Sora calmati, ci sono io con te! Ci sono io!!Non ti lascio sola, Sora! Sono qui, ti prego,guardami Sora, fallo per me!
 
A quelle parole, l’interessata, continuando ad essere soggetta alla crisi, portò il suo tenero sguardo color miele sugli occhi castani e rassicuranti dell’amico.
 
Taichi le ripeté di continuo le stesse cose , sussurrandole e accarezzandola per farla calmare, e il suo intento riuscì poco dopo.
 
Riuscì ad attenuare quella sensazione orribile che stava devastando non solo il cuore e la mente, ma anche tutto il fisico di Sora.
 
Toshiko, che era stata in silenzio a piangere tutto il tempo, con coraggio riuscì a dire:
 
-Taichi, ti prego, portala via…portala da te…
 
Non se lo fece ripetere.
 
Prese la sua cara amica, nonché sua sorella acquisita, in braccio, la strinse forte a sé e fece appoggiare forzatamente il suo viso al suo petto, come se non volesse farle vedere i volti e le espressioni dei presenti.
 
Dopo aver notato lo sguardo pieno di sofferenza ma anche di gratitudine della mamma, Taichi si voltò di scatto e uscì correndo con la ragazzina esile.
 
Corse veloce cercando di non pensare.
 
In un attimo fece quelle due rampe di scale che dividevano i loro appartamenti, così da arrivare al suo spalancando la porta con un calcio.
 
Yuuko, che era dentro casa a lavare un po’ di pentole in cucina, a quel tonfo sobbalzò, facendo volare la spugna insaponata .
 
Lo stesso la piccola Hikari ,che stava facendo i compiti ,si spaventò a quel brusco rumore, ma ,quando entrambe si voltarono e videro il ragazzo portare tra le braccia Sora ,si impallidirono e il cuore di entrambe sobbalzò ancora di più fino ad arrivare in gola.
 
Hikari si paralizzò alla sedia, mentre la madre corse dietro a Taichi che si stava dirigendo in camera sua.
 
Entrò bruscamente anche in camera da letto e si sbrigò ad appoggiare Sora sopra al letto di Hikari.
 
Yuuko si fermò alla soglia della porta, tenendo una mano sopra al petto.
 
Così come l’aveva appoggiata,così era rimasta: Sora non aveva neanche le forze per muoversi.
 
Dopo averla accarezzata e dopo essersi assicurato che per il momento fosse “tranquilla”, si voltò verso la madre.
 
La guardò negli occhi: la signora Yagami aveva capito dal suo stato fisico e dalla sua espressione sconvolta che era successo qualcosa, ma aveva anche intuito che la giovane aveva avuto un attacco di panico.
 
La piccola Takenouchi soffriva da un po’ di anni di ansia e, in certe situazioni particolari , era accaduto che la ragazzina fosse soggetta a forti attacchi di panico, ma ormai era da tempo che ciò non si manifestava più.
 
Taichi socchiuse la porta e fece cenno alla madre di allontanarsi un poco.
 
Yuuko non ce la fece più ad aspettare:
 
-Taichi, per favore, dimmi subito cosa è successo se no mi sento male!- chiese sottovoce.
 
Taichi portò una mano in fronte la passò tra la sua folta chioma.
 
Era pallido, era evidentemente scosso, di solito le rispondeva in modo immediato invece esitava.
 
-Insomma Taichi…?
 
Si cominciò a strofinare un occhio, poi un altro, ma poi non ce la fece più: i suoi occhi cominciarono ad arrossirsi ed a diventare lucidi.
 
-Mamma.. mamma ti prego aiutami..- fece con voce strozzata-..cosa succederà a Sora…mamma …
 
Notando il suo sconvolgimento, la donna abbracciò teneramente il figlio:
 
-Taichi, calmati…
 
-Mamma…Haruiko ha tradito Toshiko… mamma… quando siamo entrati la mamma di Sora stava urlando e gettando ogni cosa contro lui e la sua amante…- scoppiò così a piangere.
 
A Yuuko le si fermò il cuore. I suoi più cari amici? Haruiko ha un’altra?? Rimase sconvolta anche lei dalla notizia e il suo pensiero andò subito alla sua amica Toshiko e alla sua piccola Sora.
 
Strinse di più il figlio, aveva ragione, ora Sora che avrebbe fatto? Solo loro in famiglia sapevano che in realtà la ragazzina era molto fragile e che queste situazioni complicate non le poteva reggere, un esempio erano appunto i suoi attacchi di panico.
 
-Mamma!!!- urlò all’improvviso Hikari.
 
Si voltarono in direzione della sua voce: la piccola Yagami era entrata in camera in silenzio mentre i due parlavano.
 
Non capirono da subito cosa volesse, poi ,focalizzando bene ,notarono che la bambina piangeva disperatamente e indicava l’interno della camera in cui vi era Sora in ginocchio per terra che si teneva ancora il collo: un altro attacco.
 
Taichi si fiondò in camera, mentre Yuuko prese in braccio sua figlia per calmarla e ,dopo essersi  scambiata uno sguardo con Taichi, se ne andò con Hikari verso il salone socchiudendo la porta.
 
Era meglio che la piccola non assistesse a queste cose.
 
Taichi si mise di nuovo di fronte a lei, ripetendo il solito procedimento.
 
-Ti prego, Sora, guardami. Ci sono io…
 
Dopo qualche minuto ,riuscì anche stavolta a farla calmare.
 
Assicuratosi che si fosse di nuovo tranquillizzata, la prese in braccio e la posò nel letto, ma stavolta si distese con lei.
 
Cominciò a stringerla forte a sé, le voleva far capire che c’era, che lui era li, che non l’avrebbe mai lasciata.
 
Sapeva come era Sora, sapeva come era fatta, sapeva che non avrebbe retto e che tra poco avrebbe avuto un’altra crisi.
 
Perché stava succedendo tutto questo? Perché? Perché proprio alla ragazza più buona e pura che aveva mai conosciuto? Cosa aveva fatto di male?
 
La mente di Taichi era sommersa da mille domande ed ad ogni quesito il suo cuore sprofondava, sempre di più.
 
Quella scena ce l’aveva impressa bene in testa, quindi figuriamoci la sua cara amica.
 
-Ci sono io…- cominciò a sussurrarle -… ci sarò sempre io con te, non devi preoccuparti di nulla, affronteremo ogni cosa insieme, ti proteggerò da qualunque cosa, non preoccuparti.
 
Sentì stringersi la maglietta e singhiozzare, lo stava sentendo.
 
-Ti prego Sora, non ti abbattere, non posso vederti così… ci sarò io, sempre, te lo giuro, ti farò da fratello e da padre… non hai bisogno di certe persone…- disse quest’ultima cosa stringendo i denti con rabbia e piangendo.
 
Quello che era successo aveva stravolto anche lui. D’altronde, Haruiko lo aveva sempre considerato come uno zio, e a volte anche un secondo padre. Era come se avesse tradito anche lui.
 
Sora singhiozzò vistosamente ma Taichi la strinse ancora di più.
 
-Insieme, affronteremo ogni cosa, ce la faremo… ce la farai.
 
La ragazza si accucciò ancora di più continuando a piangere:
 
- Aiutami Taichi…
 
Il tono che aveva usato era davvero sofferente, così tanto che Taichi non riuscì più a trattenere le lacrime.
 
La baciò in fronte e si accucciò anche lui.
 
Non sapeva come sarebbe andata a finire, ma una cosa era sicura, lui non l’avrebbe mai lasciata.
 
 
 
 
 
 
 
 
Il giorno dopo, Yamato era arrivato presto a scuola.
 
Era già seduto sul suo banco e guardava come al solito il paesaggio al di fuori della finestra.
 
Poco a poco cominciarono ad entrare gli altri suoi compagni, ma nemmeno il loro rumore riusciva a distrarlo più di tanto.
 
Guardare il paesaggio lo rilassava e poi, di prima mattina, non aveva poi così tanta voglia di socializzare.
 
Dopo un po’ di minuti, sentì entrare anche l’insegnante che chiuse la porta dell’aula e si diresse verso la cattedra.
 
Solo con ciò, riportò i suoi occhi azzurri all’interno della classe.
 
Non riuscì a sentire l’appello che notò subito una cosa: mancavano sia Taichi che Sora.
 
Intuì che ci doveva essere qualcosa di strano, ma non fece in tempo ad iniziare a ragionare che la maestra si alzò e, dopo aver fissato per qualche secondo i due banchi vuoti, uscì.
 
Non appena si dileguò, la classe cominciò a parlare e a fare casino.
 
C’era chi aveva cominciato a lanciare oggetti, chi a ridere ed a scherzare e chi, invece, si chiedeva effettivamente perché la loro insegnante fosse un attimo uscita dopo l’appello.
 
-Bè, sicuramente è successo qualcosa a Sora.- disse convinto Akahito.
 
Yamato cominciò a prestare attenzione al ragazzo moro al suo fianco.
 
-A questo ci ero arrivato anche io, sa! Quando mancano entrambi è perché sicuro è successo qualcosa a Sora.- rispose Genjo girandosi dal banco davanti.
 
-Scusate, come potete esserne così sicuri?- li interruppe il biondino che non riusciva a capire il loro ragionamento.
 
-Bè ecco, devi sapere che, se per esempio Taichi si ammala, Sora viene lo stesso a scuola per prendergli i compiti e così via, invece, siccome è raro che Sora si ammali, quando mancano entrambi è perché sicuro è successo qualcosa a lei. Taichi, se lei non viene a scuola, non ci va nemmeno lui. Anche perché, diciamoci la verità, se non fosse per Sora lui non verrebbe mai!
 
-Quanto sei simpatico, Genjo…- rispose Hakahito- comunque ciò è tutto vero, per questo pensiamo che forse si è ammalata Sora... e siccome questa cosa la sappiamo tutti, compresi anche i maestri, la nostra insegnante di sicuro è andata a chiamare uno dei genitori per sapere cosa è successo.
 
Yamato , dopo quelle parole, cominciò a ragionare.
 
Non pensava che il livello della loro amicizia arrivasse a tanto. Non aveva mai sentito una cosa del genere.
 
Ma poi, se fosse vero, cosa poteva essere accaduto?
 
Si rese conto di provare una certa preoccupazione nei loro confronti, non sapeva nemmeno il perché.
 
Quei due ragazzi li aveva inquadrati fin dall’inizio, per lui avevano qualcosa di strano e particolare, percepiva qualcosa che non aveva mai sentito.
 
Per questo aveva deciso di prendere inizialmente certe distanze, voleva capirli meglio osservandoli.
 
Posò di nuovo il suo sguardo fuori dalla finestra.
 
Chissà ora dov’erano quei suoi compagni, chissà cos’era successo davvero.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
Taichi si svegliò tardi.
 
Quando aprì gli occhi , vide per prima cosa il viso pallido di Sora che ancora dormiva.
 
Notò che era ancora rigato da qualche lacrima, evidentemente aveva pianto ancora.
 
La strinse ancora più forte e chiuse di nuovo gli occhi; il giorno precedente non aveva voluto toccare cibo e a malapena aveva bevuto qualche sorso d’acqua.
 
Era stato davvero difficile, anche per riaddormentarsi.
 
Aveva avuto un altro attacco di panico forte durante la notte, ma per fortuna il ragazzo era pronto a ciò e l’aveva calmata di nuovo.
 
Poi ,però, lui non era riuscito a prendere più sonno fino a tarda notte.
 
Aveva cominciato a piangere e a pensare a cosa sarebbe accaduto nei giorni successivi, come sarebbero potuti andare avanti.
 
Quando accadono certe cose è difficile riuscire a proiettarsi da subito ad una situazione futura migliore di quella presente, neanche lui ,che era un tipo ottimista, ce la faceva.
 
Riaprì gli occhi e voltò la testa verso il comodino per vedere che ora fosse: erano quasi le undici e mezza, era più tardi di quanto avesse pensato.
 
Dopo aver dato un’  ultima occhiata alla sua amica, si alzò lentamente per non svegliarla e, altrettanto silenziosamente, uscì dalla sua camera.
 
Accostò la porta e si avviò verso la cucina e il salone.
 
Sentì la voce di sua madre che parlava con un’altra persona, così ,invece di entrare subito nella stanza, si fermò in corridoio per capire chi fosse.
 
-Come ha passato la notte la mia piccola Sora, Yuuko?
 
-Guarda Toshiko, è andata meglio del previsto, ha avuto solo una crisi, ma per fortuna che Taichi la sa calmare…
 
C’era la mamma di Sora. Il ragazzo dalla folta chioma si affacciò piano, non voleva interrompere il loro discorso.
 
Vide che Toshiko cominciò a mettersi le mani in viso, e sua madre subito le si accostò:
 
-No, tranquilla, non fare così, amica mia…
 
-Cosa abbiamo fatto di male? Yuuko, come andremo avanti? La mia piccola Sora, la mia bambina è così sensibile… perché ci ha fatto questo Haruiko?- fece disperata mentre piangeva a dirotto.
 
La signora Kamiya la abbracciò:
 
-Devi stare tranquilla, lo sai che ormai siamo una famiglia, insieme riusciremo a passare anche questo momento, vedrai che insieme ci riprenderemo e Sora riuscirà a ritornare alla sua serenità.
 
-Vorrei ringraziare Taichi, Yuuko, se non fosse stato per lui… a quest’ora di sicuro starei all’ospedale, è l’unico che sa calmare Sora in questi brutti momenti… davvero, hai un ragazzo d’oro…- disse di nuovo con le lacrime e la voce rotta.
 
-Taichi lo fa con piacere, lo sai, ormai è come se fosse anche nostra figlia e ,per i miei bambini, una sorella, quindi non ti far problemi anche per lasciarla dormire qui, tu con calma sistema un attimo le cose.
 
-Yuuko, davvero, per fortuna ci siete voi… io tra un po’ devo vedermi con l’avvocato, voglio mettere fine a questa storia prima possibile, anche per Sora.
 
-Ma lo hai già chiamato senza chiarirti con Hakahito?
 
-Cosa c’è da chiarire? Quando sono entrata a casa ,poiché avevo voluto prendermi all’improvviso mezza giornata, l’ho trovato con quella sua collega di lavoro e si stavano baciando in salone,  Yuuko non mi ci far pensare che se no mi sento male… non voglio più vederlo.
 
-Ma ,quindi lo hai cacciato?
 
-Si, per fortuna l’appartamento era di mio padre se no restavo anche senza casa…comunque, vorrei vedere Sora prima di ripartire… mi hai detto che non ha mangiato nulla.
 
A quel punto, Taichi decise di entrare e farsi vedere.
 
Sua madre lo notò subito:
 
-Taichi, buongiorno.
 
Toshiko si asciugò velocemente gli occhi poi, quando si sentì pronta, si voltò e accennò ad un sorriso.
 
Il ragazzino salutò cortesemente, poi, per non restare in silenzio, disse:
 
-Sora sta dormendo ora, in camera mia e di Hikari, però penso che le faccia piacere vederti, Toshiko.
 
Si mise la mano al petto:
 
-Davvero, grazie mille Taichi, te ne sarò grata  per tutta la vita, tutto quello che fai per mia figlia è davvero qualcosa di indescrivibile.
 
Dopo averlo ringraziato ancora, si diresse verso la stanza dov’era sua figlia.
 
Yuuko abbracciò teneramente suo figlio e gli diede un bacio in fronte.
 
Taichi si scostò e la guardò:
 
-Mamma, dov’è Hikari? A scuola?
 
-Oh, no no, sta dormendo anche lei sul mio letto, ha pianto sempre perché vedeva Sora così, per calmarla stanotte è stato davvero un trauma.
 
-Povera sorellina…
 
-A proposito, ha chiamato la scuola, le maestre hanno notato che mancavate tutti e tre ed io ho spiegato a grandi linee cosa fosse successo.
 
-Uff, quanto sono noiosi, appena vedono che manchiamo, chiamano a casa- sbuffò.
 
Intanto Toshiko era appena entrata in camera.
 
Sora, al rumore dei passi, si svegliò.
 
-Taichi..- sussurrò poco prima di aprire gli occhi e  focalizzare bene la figura che le si poneva davanti.
 
La signora Takenouchi le si sedette a fianco, accarezzandola e scostandole i capelli da davanti al viso.
 
-No, Sora, sono io…- le rispose sottovoce e con tenerezza.
 
A quel punto sgranò gli occhi.
 
Sua madre la guardava con un velo di tristezza che ,però, cercava di nascondere ,accennando ad un sorriso.
 
Le lacrime le salirono velocemente agli occhi fino a sgorgare e bagnarle le candide guancie.
 
-Mamma…- sussurrò con voce rotta e cercando di alzarsi.
 
Toshiko la abbracciò.
 
-Sora, non fare così ti prego…- le disse con un tono strozzato, come se stesse anche lei sull’orlo di un pianto.
 
-Oh, mamma!- scoppiò in lacrime, singhiozzando forte.
 
La madre cercava di calmarla accarezzandole la schiena.
 
-Sora, sta tranquilla, ce la caveremo, siamo forti.
 
-Mamma, non lo voglio più vedere…
 
-Ci penso io, piccola mia, di questo non devi preoccuparti.
 
La strinse forte.
 
Sora aveva il cuore a pezzi.
 
Amava sua madre, come amava suo padre d’altronde.
 
Ma aveva quella scena impressa sulla testa ,e il solo pensiero che suo padre poteva aver tenuto nascosta una relazione per chissà quanto tempo, la faceva morire.
 
Per non parlare del gran senso di nausea e di odio che le veniva non appena vedeva quella donna nella sua mente.
 
No, assolutamente, non poteva mai perdonargli una cosa del genere.
 
L’aveva presa in giro, sia lei che sua madre.
 
Quando diceva che loro rappresentavano le sue cose più importanti della sua vita, lui mentiva.
 
Bugiardo.
 
Traditore.
 
Era questo ciò che pensava.
 
-Sora…- parlò di nuovo sua madre facendola distogliere per un attimo dai suoi pensieri.
 
Le prestò così attenzione e notò lo sguardo preoccupato di Toshiko.
 
-Sora, vorrei che mangiassi qualcosa… Yuuko si sta preoccupando tanto per te…
 
Si asciugò le guance bagnate ed annuì con la testa.
 
-Stanotte, se ti senti più al sicuro, puoi dormire di nuovo qui.- aggiunse.
 
Scosse la testa, non voleva lasciare sua madre sola in quell’orribile appartamento.
 
-Voglio dormire con te, mamma.
 
Sorrise a quelle parole e la strinse ancora di più.
 
-Allora domani mattina dormiremo fino a tardi.
 
-No, mamma, voglio tornare a scuola.
 
Toshiko si scostò per guardarla, era alquanto stupita:
 
-Sora, non mi sembra il caso che tu torni già a scuola, hai bisogno di qualche altro giorno per calmarti del tutto.
 
-No, mamma, così è peggio… se non faccio niente ci ripenso, e poi…se non vado io a scuola, Taichi neanche ci va…
 
-Non ti far problemi,piccola mia, ho parlato con Yuuko, ha già sentito le maestre, è tutto apposto.
 
-No, non è apposto, alcune maestre non possono vedere Taichi e sicuramente non approvano il suo comportamento, tranquilla mamma, ce la posso fare, c’è anche Taichi al mio fianco, ha detto che mi resterà sempre vicino…
 
La signora Takenouchi sospirò, non voleva che andasse a scuola, conosceva la figlia, voleva sempre apparire forte quando in realtà non era affatto così.
 
-Sora, ho paura.
 
La ragazzina si accucciò di nuovo a sua madre:
 
-Mamma, tranquilla, non posso resistere restando chiusa dentro casa…
 
Non aveva scelta, per fortuna che c’era anche Taichi con lei, se no mai glielo avrebbe concesso.
 
-Ok, Sora, come vuoi.- disse poco convinta ricambiando l’abbraccio.
 
Chissà se ce l’avrebbero fatta a superare quel brutto momento.
 
Toshiko sapeva che sicuramente ci sarebbe voluto del tempo solo per alleviare quell’enorme ferita.
 
Ma dovevano farcela, per forza.
 
 
 
 
 
 
 
 
Il giorno dopo, come deciso, i tre ragazzini stavano ritornando a scuola.
 
Hikari il giorno prima non aveva lasciato neanche per un secondo Sora, addirittura era voluta andare a dormire con lei e sua madre.
 
Ci era rimasta troppo male nel vedere la sua adorata sorella acquisita in quello stato.
 
Per questo, la ragazza più grande si sentiva in colpa: era l’ultima cosa che avrebbe voluto far vedere alla piccola bambina, mostrarsi in quello stato e causandole preoccupazione e tristezza, anche per questo motivo aveva deciso di farsi vedere più stabile e meglio in apparenza.
 
Anche se dentro, stava peggio del giorno precedente.
 
Taichi lo aveva capito e la guardava di continuo.
 
Neanche lui era a favore della decisione presa dalla sua amica, ritornare già a scuola ,così presto, non era il caso.
 
Ma era davvero convinta e , nonostante le ore passate a farla ragionare, non c’era stato verso.
 
Sora era anche così, mai e poi mai avrebbe voluto far vedere la sua parte fragile, inoltre aveva paura che mancando più giorni la gente cominciasse a chiacchierare e quella era l’ultima cosa che voleva.
 
Arrivarono in classe dopo aver salutato Hikari, che in realtà non aveva tanta voglia di staccarsi da sua sorella.
 
-“Povera Hikari” – pensò Sora.
 
Aveva sentito che la bambina aveva pianto di continuo per il suo stato, per questo il giorno prima era stata sempre con lei.
 
Hikari era così dolce, e lei le voleva un mondo di bene.
 
Notò poi di essere osservata: era il suo caro amico che le era a fianco, come sempre.
 
Non l’avrebbe mai ringraziato abbastanza per tutto ciò che aveva fatto per lei.
 
SE non ci fosse stato lui, chissà dov’era a quest’ora e chissà come poteva stare in quel momento.
 
Il castano la guardava davvero preoccupato.
 
D’istinto Sora, da sotto al banco, gli prese la mano e gliela strinse sorridendogli, come se volesse dire “grazie Taichi, sta tranquillo”.
 
Il ragazzo gliela strinse di più, non cambiando però espressione.
 
Aveva paura, quei giorni erano stati davvero brutti e lui li aveva passati in ansia perenne.
 
-Non devi fingere con me, Sora… lo so che sei tutto tranne che tranquilla…- gli sussurrò.
 
A quel punto, l’interessata spense il suo sorriso, facendo notare ancora di più i suoi occhi stanchi.
 
-Taichi, grazie davvero.- riuscì a dire prima che entrò l’insegnante.
 
Si sciolse così anche la loro stretta di mano, e prestarono attenzione al suo appello.
 
In realtà, a guardare Sora ed anche il compagno, c’era un altro ragazzo, e quello era proprio Yamato.
 
Non si fece sfuggire nulla, né la pallidezza di Taichi né l’espressione stanca e sconvolta di Sora.
 
Notò anche lo sguardo contorto e sbalordito della maestra quando vide che i suoi compagni erano presenti.
 
Al castano diede fastidio quell’atteggiamento, alla ragazza creò solo un altro velo di tristezza.
 
La compassione non la poteva reggere, come anche gli sguardi curiosi e le sparlate alle spalle.
 
Le prime ore di lezione proseguirono meglio del previsto.
 
Taichi, come suo solito, non ascoltò mezza parola dell’insegnante, ma guardava di continuo l’amica per tenerla sott’occhio e per non farsi sfuggire ogni suo minimo sguardo e cambiamento di umore.
 
Sora cercò di prendere appunti, ma si vedeva che tante volte era assente, e in quelle occasioni, i suoi occhi diventavano lucidi e rossi.
 
Cercava di contenere le lacrime, era inevitabile, ancora quel pensiero le frugava in testa.
 
Ma la ricreazione era arrivata e Taichi cercava in tutti i modi di farla sorridere, anche se lui dentro voleva far tutto tranne che questo.
 
Non riuscì neanche a percepire lo sguardo costante e attento di Yamato.
 
Aveva intuito che forse era successo qualcosa di brutto, i loro atteggiamenti erano del tutto diversi da quelli di sempre.
 
Ancora non capiva perché avesse così tanta curiosità nei loro riguardi.
 
Non era un tipo che si metteva ad osservare ogni persona, anzi, di solito faceva tutt’altro.
 
Ma loro avevano questo potere su di lui.
 
Dopo qualche minuto, uscirono dall’aula che era alquanto rumorosa per colpa dei compagni e si misero in corridoio.
 
-Che pizza la scuola, ma chi l’ha inventata, voglio proprio saperlo.- sbuffò Taichi.
 
Riuscì a far sorridere la compagna:
 
-Bè, preferivi rimanere ignorante?
 
Gli fece una linguaccia per risponderle.
 
-Senti, oggi abbiamo gli allenamenti, Sabato c’è la partita…manca poco.
 
Lui la guardò con disapprovazione.
 
-Oggi si saltano, Sora…
 
-No, Taichi, è importante, ci andiamo e punto.
 
-Ma perché sei così cocciuta…
 
-Lo sport fa sfogare, fa scaricare le energie!- disse cercando di essere il più convinta possibile.
 
Taichi ormai era rassegnato.
 
Stavano continuando a parlare del più e del meno quando all’improvviso il ragazzo si interruppe.
 
Sora provò a richiamarlo, ma niente si era fissato su qualcosa dietro di lei.
 
Prima di decidere di voltarsi, notò che l’amico era sconvolto e aveva cominciato a sudare.
 
Non capiva cosa gli fosse successo fino a che non guardò lei stessa che cosa aveva visto.
 
Le sparì il fiato.
 
In fondo al corridoio, stava venendo verso la loro direzione un uomo alto, elegante e dai capelli castano chiaro.
 
Sora portò le mani alla bocca per non gridare.
 
Neanche si era accorta che già le sue lacrime erano sgorgate dai suoi occhi color miele.
 
Era suo padre.
 
Taichi, non appena si avvicinò , si parò davanti alla sua amica, con un’espressione alquanto alterata.
 
Cosa diavolo ci faceva lì?!
 
Stavano faticando tanto per non pensarci e lui spudoratamente si presenta addirittura a scuola!
 
La giovane Takenouchi appoggiò la sua testa sulle spalle forti dell’amico, come se non lo volesse vedere.
 
-Cosa vuoi?!- chiese sbrigativo e nervoso il giovane non appena l’uomo era arrivato a pochi passi da loro.
 
Sentì la sua cara amica cominciare a tremare.
 
-Devo parlare con mia figlia, voglio chiarire almeno con lei…
 
-Devi andartene!- si agitò ancora di più Taichi.
 
-Ti prego, Taichi, ci vorrò un attimo..- fece alquanto disperato Haruiko.
 
Il ragazzo dagli occhi castani quasi percepì la disperazione del signor Takenouchi, così da rimanere zitto un istante.
 
-Ti prego, Taichi, mandalo via…
 
La preghiera di Sora fece sobbalzare l’amico, il suo cuore cominciò a battere a mille.
 
-Sora, ascolta..
 
-VATTENE!!- urlò alla fine la figlia.
 
Non era da lei alzare la voce.
 
-Piccola mia, non voglio che finisca così, voglio dirti la verità!
 
A quel punto, non ci vide più, si fece un po’ più avanti e,con le lacrime agli occhi, urlò di nuovo:
 
-NON CHIAMARMI PIU’ PICCOLA MIA, MAI PIU’! TU NON ESISTI PIU’ PER ME! MI HAI TRADITO, PAPA’! MI HAI MENTITO! CHE VERITA’ SEI VENUTO A DIRMI SE FINO AD ORA MI HAI DETTO SOLO BALLE!?
 
Il ragazzo e soprattutto il padre non potevano credere alle loro orecchie: la loro Sora non aveva mai fatto così.
 
Non appena finì di urlare, alla ragazzina venne una tosse isterica, lei non era abituata a gridare, ed ora tossiva perché le pizzicava la gola e le mancava il fiato.
 
Taichi accorse preoccupato, come anche il padre , ma il castano cercò di non farlo avvicinare:
 
-Ma hai sentito o no cosa ha detto?! Devi allontanarti da lei! Le hai già causato troppo male!
 
-No, non me ne voglio andare fino a che non mi avrà ascoltato!
 
Sora capì che non c’era niente da fare.
 
Con le sue ultime forze, si girò di scatto e fuggì via.
 
Dopo un primo attimo di sbalordimento dovuto al suo gesto improvviso, entrambi i presenti le corsero dietro.
 
Taichi, essendo allenato, corse più di lui e riuscì a seguire l’amica fino a che quest’ultima non si rinchiuse dentro ai bagni, chiudendosi dentro a chiave.
 
Esausta, si inginocchiò a terra fissando la porta chiusa con le lacrime che le solcavano il viso.
 
-Perché… perché a me…- pensò ad alta voce.
 
-Sora!- bussò Taichi chiamandola.
 
Arrivò, poi, anche Haruiko con il fiatone.
 
Notò il ragazzino davanti alla porta del bagno delle donne, evidentemente sua figlia era lì dentro.
 
Dopo aver inghiottito e ripreso fiato, si avvicinò lentamente alla porta.
 
-Perché ci fai questo? Basta ti prego!Vattene!- pregò il giovane con gli occhi lucidi.
 
Come se non avesse sentito, si voltò verso la porta del bagno:
 
-Sora, mi dispiace davvero per tutto quello che è accaduto.
 
A quelle parole, la giovane si chinò quasi totalmente per terra, tenendo chiusa con una mano la bocca per non far sentire che stava piangendo a dirotto, e appoggiando l’altra mano sul petto: il cuore le stava scoppiando.
 
-Volevo solo dirti che ,quando ti dicevo che ti volevo un bene dell’anima e che eri la cosa più bella che avevo, dicevo la verità… sei stata la gioia della mia vita, Sora… e lo sei tutt’ora, bambina mia.
 
Il sangue di Sora cominciò a ribollire, la sua mente cominciò ad annebbiarsi, ed il cuore battere all’impazzata.
 
-Non è vero…non è vero…- si diceva tra sé e sé.
 
-Purtroppo, nella vita ci sono cose che non puoi prevedere, ed una di quelle è l’amore… io vi voglio bene davvero, Sora… mi dispiace davvero tanto che ne siate venute a conoscenza così… ma io ve lo avrei detto prima o poi…
 
-Bugiardo, traditore, bugiardo…- continuò a ripetersi sottovoce e cercando questa volta di tapparsi le orecchie.
 
-Sei davvero importante per me, figlia mia, non voglio che tu perda i contatti con me, sei giovane ed hai bisogno di un padre, ed io di te…
 
-NON HO BISOGNO DI TE!- questa volta urlò.
 
Si sentiva morire, non sentiva più la voglia di rialzarsi, né le forze per andare avanti.
 
-E NON VOGLIO PIU’ VEDERTI! NON FAI PIU’ PARTE DELLA MIA VITA!
 
Haruiko cominciò a piangere, disperato.
 
Taichi ne rimase scosso, ma ciò che lo premeva di più era sentire la sua amica urlare e piangere in quel modo.
 
-Sora, stai sbagliando tutto, ora sei arrabbiata… ti prego, non lasciarmi così…
 
Ma non sentì altro che i singhiozzi della figlia, non aveva più voglia di rispondere.
 
Sospirò:
 
-Sora, quando vorrai sai dove cercarmi, io ci sarò sempre per te, aspetterò un po’ di tempo, ma ho bisogno di avere mia figlia al mio fianco… Sora, io ti aspetterò.
 
Detto questo, dopo aver dato un’ ultima occhiata piena di tristezza a Taichi, se ne andò piano piano fino a che non si dileguò.
 
Taichi era rimasto immobile, non si aspettava di certo una cosa simile, e solo il pianto di Sora lo risvegliò.
 
-Sora, apri,se n’è andato!
 
Ma non ricevette risposta, così stava per richiamarla quando cominciò a sentire l’amica respirare affannosamente: stava sicuramente avendo un’altra crisi.
 
Taichi cominciò ad agitarsi e ad urlare il suo nome.
 
Si stava sentendo male, doveva entrare, anche subito.
 
Si passò una mano fra i capelli, che diavolo poteva fare? Sora non riusciva ad aprire.
 
Cominciò a piangere per l’agitazione e chiamare ripetutamente l’amica, ma sentiva sempre di più l’affanno del suo respiro.
 
Stava per implorare aiuto quando sentì una mano sulla sua spalla che lo voltò.
 
La sua mente era ferma per tutto quello che era accaduto prima, ma ricevette comunque un brivido quando si trovò di fronte a lui il ragazzo dagli occhi gelidi che aveva odiato fino a quel momento.
 
-Che succede, Taichi?- chiese diretto e preoccupato vedendolo urlare e piangere in quel modo.
 
Una volta avrebbe esitato a rispondergli, ma quella non era affatto una situazione in cui si poteva permettere una cosa del genere.
 
-Sora sta male, ma è rinchiusa dentro! Dobbiamo chiamare qualcuno!- fece agitato.
 
Il biondino scrutò subito la porta e ragionò per un istante sulla situazione.
 
-No, non c’è tempo!
 
-Ma allora che.. –non riuscì nemmeno a formulare la domanda che Yamato appoggiò entrambe le mani sulle sue spalle per guardarsi bene negli occhi con l’interessato.
 
-Al mio tre, insieme calceremo con tutte le nostre forze la porta, siamo intesi?
 
Non poteva replicare, era l’unica soluzione.
 
Annuì, e si posizionò verso la porta assieme a lui.
 
Non appena gridò il numero tre, in piena sincronia, sferrarono due potenti calci che riuscirono ad aprire la porta.
 
Ma non ebbero neanche il tempo di guardarsi a vicenda soddisfatti , la ragazza in questione era a terra con gli occhi socchiusi e continuava a respirare a fatica.
 
Taichi si fiondò per primo verso la fanciulla e cercò di alzarle almeno il busto.
 
Yamato, vedendo che la situazione era più tragica di quanto pensasse, disse alla svelta:
 
-Io vado a chiamare l’infermiera, ok?
 
Taichi lo guardò, con gli occhi pieni di gratitudine:
 
-Ok, cerchiamo di fare alla svelta!
 
Il biondo annuì ed iniziò a correre.
 
Il ragazzo dalla folta chioma, riuscì ad alzare la sua compagna:
 
-Sora, guardami,  se n’è andato.
 
-Taichi…è un bugiardo…- disse guardandolo con degli occhi pieni di lacrime ed inespressivi.
 
L’abbracciò con tutte le sue forze:
 
-Non hai bisogno di lui….
 
-Ho bisogno di te, Taichi…aiutami…
 
Le stampò un bacio in fronte e, dopo averla rassicurata ancora, la prese in braccio ed andò verso l’infermieristica.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
Sora era riuscita ad addormentarsi.
 
Era distesa sul letto della stanza adibita alle medicazioni, che ogni scuola possedeva.
 
Taichi la guardava teneramente.
 
Aveva già avvisato Toshiko di tutto, e l’aveva rassicurata che era andata a finire tutto bene.
 
Per ora.
 
Dopo averla osservata un altro poco, uscì silenziosamente dalla stanza.
 
Al di fuori si trovò Yamato che era appoggiato con le spalle al muro.
 
Non appena lo vide, il ragazzo dagli occhi azzurri si sciolse dalla sua solita posizione.
 
Sembrava che stesse proprio aspettando lui.
 
-Come sta?- chiese subito.
 
Dopo essersi passato una mano sul viso sudato ed esausto, rispose:
 
-Si è addormentata, sono riuscito a calmarla…
 
-Bene, meno male…
 
Ci fu un attimo di silenzio, ma questa volta non era né imbarazzante né pieno di tensione, anzi, era davvero gradevole.
 
-Grazie, davvero, se non ci fossi stato tu, a quest’ora non so cosa sarebbe successo…
 
-E’ anche merito tuo, Taichi, non avrei mai sfondato la porta da solo.
 
-Si ma, non ero lucido, e se non fossi arrivato tu forse non sarei neanche partito a cercare aiuto.
 
-Meglio che non pensi ad altre eventualità, ormai è fatta, l’abbiamo recuperata in tempo.
 
Lo guardò sorridendo, ora più che mai i due si resero conto di aver sbagliato a pensare certe cose.
 
-Io ti devo altre scuse, però, per il mio comportamento di questi mesi…
 
-Lo stesso vale per me, allora, sai, ho sempre pensato che la colpa di quello che succede non è mai di una persona sola, ma di entrambe.
 
-Forse hai ragione!- esclamò sorridendo e porgendogli la mano.-Bè, che ne dici di stringerci la mano e di ricominciare tutto da capo?
 
Yamato guardò stupito la sua mano e, poco dopo,  gliela strinse accennando ad un sorriso anche lui.
 
-Direi che è un ottima idea. Piacere, sono Yamato Takeshi.
 
-Piacere, Taichi Yagami in persona.
 
I due non potevano sapere che da quella stretta di mano sarebbe cominciata una vera e dura amicizia.
 
Due ragazzi, uno l’opposto dell’altro,chi l’avrebbe mai detto.
 
Del resto, le amicizie più belle ed interessanti nascono proprio da persone completamente diverse l’una dall’altra.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
NOTA: non sono solita fare delle note alla fine ma ci tenevo a scusarmi per il ritardo, purtroppo è stato un periodo pesante con l’università, ma ora dovrei avere del tempo in più per scrivere.
Spero di non avervi deluso, è la cosa che più mi preme.
Siccome vi ho fatto aspettare, vi anticipo che il prossimo capitolo si riferirà al periodo successivo all’avventura di digimon adventure 01. Questi primi due capitoli sono un racconto di come, secondo la mia testolina, i digiprescelti si sono potuti conoscere.
Inoltre, mi sono inventata questa situazione familiare di Sora, anche per trattare un tema che, purtroppo, ultimamente è frequente.
Un abbraccio e alla prossima.
Cristy89
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
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