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Autore: sheisfaith    25/06/2012    5 recensioni
Mi innamorai di lui all'istante,avevo solo quattordici anni ed ero al mio primo concerto,ma era come se lo conoscessi da sempre. E' impossibile non amarlo.
Non riesco a credere che siano passati dieci anni,da quel giorno. Dieci anni di inferno per me,che mi hanno spinto più volte a farla finita per sempre. Ma puntualmente ripensavo a loro,la ragione che mi ha sempre evitato di commettere un errore imperdonabile.
Genere: Drammatico, Malinconico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Jared Leto
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Eccomi qui con la mia prima One Shot sui Mars. Mi è venuta in mente di getto e ho deciso di scriverla. Personalmente,preferisco scrivere le long-fic perché non mi ritengo capace di scrivere una storia in un solo capitolo,non so mai come terminarla. E' un rating verde,ma è molto triste quindi se vi va di leggerla,non vi aspettate un lieto fine come di solito è presente nelle mie ff. Buona lettura,Federica.
Per chi volesse seguirmi su Twitter,sono Thanks_Mars.

Dedico questa One Shot alle mie due sorelle echelon sicule,Giusy e Diana.
Vi voglio bene.


Mi è sempre stato negato tutto nella mia vita,ma sono sempre riuscita a farmi coraggio e ad andare avanti.
Ho visto i miei sogni sgretolarsi tra le mie mani e scivolare via come sabbia tra le dita,quando mi diagnosticarono la malattia. Cancro,irreversibile.
Non so quanto mi rimane ancora,so solamente che mi sento bene e che continuerò a lottare,fin quando lei non avrà la meglio su di me e mi stroncherà,privandomi della mia vita così breve. 
Non sono mai stata fortunata,ho visto la morte stroncare i miei genitori portandomeli via quando ero ancora piccola e bisognosa di loro. Fino al compimento della maggiore età,sono stata come una pallina da flipper. Rimbalzavo da tutte le parti,da una casa ad un'altra. 
Compiuti i fatidici diciotto anni,sono riuscita ad avere dimora fissa,un piccolo appartamento con la mia compagna d'università,grazie ai risparmi accumulati con svariati lavoretti compiuti durante il periodo estivo o comunque quando non avevo i corsi. Almeno l'università sono riuscita a frequentarla,come era da desiderio di mia madre.
Mia madre,la donna più bella che esistesse al mondo. Ricordo i suoi grandi occhi del colore del cielo,il viso candido e giovane,che si è spento troppo presto. Il fisico snello e slanciato,che faceva impazzire ogni uomo,compreso mio padre. 
Mio padre era il mio eroe,il mio punto di riferimento. Anch'egli scomparso prematuramente,in quel maledetto incidente. Io mi salvai per miracolo,riportai solo qualche lesione,di cui però porto ancora le cicatrici. Avevo sei anni quando persi la mia famiglia,ero la loro unica figlia ed ero rimasta sola.
Ho vissuto per qualche tempo con i miei nonni,li amavo,ma erano già avanti con l'etàè per prendersi cura di una bambina e così i miei zii divennero i miei tutori.
Ho sempre avuto il massimo rispetto e la massima stima per loro,amavo la mia famiglia più di ogni altra cosa. Avevano un figlio di quattordici anni,coccolato e amato,ed ero invidiosa delle attenzioni che riceveva. Passavo le notti insonni a piangere e a chiedermi perché tutto quello fosse accaduto a me,che non avevo fatto nulla di male.
Rimasi con loro fino all'adolescenza,quando i parenti di mio padre mi portarono via da quella casa infernale a forza. Avevo subito maltrattamenti,mi rinchiudevano in una stanza buia senza cibo e acqua per giorni solo perché volevo rimanere alzata cinque minuti in più,mi trattavano davvero male e quelli furono gli anni peggiori della mia vita.
Mi trasferii nella casa in campagna con gli zii paterni,una coppia che non era riuscita ad avere figli e che mi aveva preso con sé e amato come se fossi figlia loro. Mio padre aveva fatto una promessa al fratello;se gli fosse accaduto qualcosa,voleva che fossero lui e la moglie ad occuparsi di me. E così fu.
Passai degli anni sereni e proprio in quegli anni ci fu il giorno in cui la mia vita cambiò. Sono sempre stata una gran sognatrice,fin da bambina,e nonostante tutto,non avevo mai smesso di rinunciare ai miei sogni.
All'età di quattoridici anni conobbi loro,che mi hanno insegnato che i sogni sono possibili,basta solo volerlo,mi hanno insegnato che la vita va vissuta per se stessi e non per gli altri.
Con la loro musica riuscivo a sentirmi davvero bene,come se ogni cosa intorno a me sparisse. C'era solo la sua voce che risuonava come un dolce canto di sirena nella mia stanza. 
Me ne innamorai all'istante e cominciai ad andare ad ogni concerto. Avevo fatto il record del mondo,probabilmente. Non avevo perso nessun concerto,in ogni parte del mondo fosse,io c'ero. Ero lì con loro ed era tutto ciò di cui avevo davvero bisogno.
La prima volta che incrociai quegli occhi,al primo concerto,ne rimasi totalmente abbagliata. I suoi occhi di cielo,così simili a quelli di mia madre.
Avevano sempre avuto uno strano effetto su di me,un effetto che ancora oggi non saprei spiegare. So solo che i suoi occhi erano l'unica cosa che mi serviva per sentirmi bene,per dimenticare e per sorridere. I suoi occhi sorridevano con lui e non c'era cosa più bella al mondo.
Mi innamorai di lui all'istante,avevo solo quattordici anni ed ero al mio primo concerto,ma era come se lo conoscessi da sempre. E' impossibile non amarlo.
Non riesco a credere che siano passati dieci anni,da quel giorno. Dieci anni di inferno per me,che mi hanno spinto più volte a farla finita per sempre. Ma puntualmente ripensavo a loro,la ragione che mi ha sempre evitato di commettere un errore imperdonabile.
Sto per laurearmi,ingegneria genetica,mi mancano solamente tre esami e il prossimo è tra due settimane. Oggi devo andare in ospedale per la chemioterapia,ma non ne ho voglia. Fuori c'è un caldo terrificante e io sto studiando,beandomi del fresco che proviene dal climatizzatore.
"Sei ancora qui?" la voce della mia coinquilina mi fa sobbalzare,non mi aspettavo di vederla rientrare così presto.
"Sai bene che devi andare a fare la chemio." mi rimprovera,come se non lo sapessi. La verità è che mi sono stancata di tutti questi cicli di chemioterapia che servono soltanto a prolungarmi la vita di qualche mese,se va bene. Mi hanno diagnosticato il cancro sei mesi fa mentre ero andata al pronto soccorso per un malessere. Mi sono sentita crollare il mondo addosso,letteralmente. Ma non avrei smesso di lottare,non mi sarei mai arresa e dargliela vinta.
"Non ti sopporto quando fai così!" continua a sbraitare,ha ragione.
"Va bene,vado." sbuffo e mi alzo lentamente dalla sedia. Lei mi accompagna come sempre,e rimpiango subito di aver lasciato la mia abitazione fresca. Il caldo mi opprime,non riesco ad affrontarlo.
Terminato il tutto,torniamo a casa e mi rendo conto che i capelli stanno cominciando a cadere. Approfittando del fatto che é estate,mi fermo dal parrucchiere e decido di tagliarti. Un taglio corto,tanto prima o poi sarebbero caduti lo stesso.
Mi cambio in fretta,stasera c'è il concerto e non posso mancare. Ho un bruttissimo presentimento che mi assale,ma cerco di non pensarci e mi metto in fila come tutte le altre echelon. Ho il golden ticket,mi è uscito dal cd che mi ha regalato la mia coinquilina barra migliore amica Melanie.
Riesco ad accaparrarmi un posto nelle prime file,proprio sotto il palco e mi accorgo che il luogo è gremito di gente,saremo di sicuro qualche migliaio di persone.
La sera sta scendendo e il sole comincia a tramontare,colorando il cielo di intense sfumature rosa e arancioni. Ho sempre amato il tramonto e i suoi colori caldi e avvolgenti,mi sento più serena e rilassata. Le luci si spengono e il mio cuore comincia a sussultare,passano alcuni minuti prima che facciano il loro ingresso teatrale sul palco. Siamo in Italia,la mia Italia,più precisamente a Roma. Da echelon italiana,sono felice che siano nella mia città stasera. Il mio cuore è colmo di gioia ed ebbro d'amore per quell'uomo sul palco che sta cantando,con la sua chitarra tra le mani.
Look in my eyes,you're killing me,killing me..All I wanted was you..
Pronuncia quelle parole ancorando le sue iridi glaciali nelle mie color cioccolato e la mente comincia a viaggiare in un mondo parallelo,in cui ci siamo solo io e lui.
Continua ad allietarci per tutta la serata con la sua voce forte e tremendamente sensuale. Mi era mancata quella voce.
Ma c'è qualcosa che non va,comincia a non sentirsi bene ed io mi sento morire. Non posso vederlo in quelle condizioni.
A fatica,conclude il concerto. Ci avvisano che ha problemi con la voce,probabilmente mal di gola e influenza,nulla di grave ma che comunque merita attenzione e riposo.
Cominciano a farci uscire,rimaniamo tutte deluse ma siamo comunque preoccupate per lui. E' stato un concerto meraviglioso come sempre,nonostante questo imprevisto.
Decido di tornare a casa a piedi,passando per il centro di Roma. Mi fermo ad ammirare il Colosseo,illuminato solo dalle luci. Mi siedo su una panchina e rifletto.
"Io mi ricordo di te." escordisce una voce alle mie spalle. E per quanto possa esser compromessa,la riconosco. Ma come è possibile? Sta davvero parlando con me?
Mi volto verso di lui,nonostante è buio pesto,i suoi occhi di cielo brillano come la Stella Polare. 
"Stai parlando con me?" chiedo sorpresa.
"Non c'è nessun altro,a parte noi due." risponde,incurvando le labbra in un sorriso che mi lacera il cuore. E' assolutamente stupendo e ancora riesco a credere che sia così terribilmente vicino a me.
"Io mi ricordo di te." ripete,prendendo posto accanto a me. Lo guardo incuriosita,come può ricordarsi di me?
"Tu sei venuta ad ogni nostro concerto,fin da quando è uscito il primo album." ma com'è possibile che..no,deve essere un sogno per forza,non c'è altra spiegazione.
"Ti ho ritrovata,finalmente." continua a sorridere,mentre lo osservo rabbrividire.
"E' meglio che torni nel tourbus,non stai bene e.." vengo interrotta dalle sue labbra che si posano sulle mie,come una carezza.
Non capisco il senso del suo gesto e di quelle parole,mi lascio andare al suo tocco delicato che brucia sulla mia pelle,come se mi stesse marchiando a fuoco.
Il cuore comincia a galoppare,rischiando di esplodere per la folle corsa che ha preso a fare. 
Mi porta sulle sue gambe,mentre la sua lingua comincia ad esplorare la mia bocca e la assapora. Sono stravolta,non riesco a collegare quello che sta succedendo,la testa prende a girare e a far male.
Sento la sua mano infilarsi sotto il mio top senza troppe esitazioni,fremo al contatto con la sua pelle e lo sento tremare. Comincio a sentirmi male e sono costretta a staccarmi dalle sue labbra così dolci.
"Che cos'hai?" la sua voce arriva ovattata,comincio a sentire i suoni distorti. Non mi rimane molto tempo.
Le convulsioni prendono il sopravvento su di me,perdo il controllo di me stessa e vedo il terrore nei suoi occhi. Lo sento chiamare qualcuno,mentre continua a tenermi stretta contro il suo petto.
Tutto ciò che vedo è il buio più profondo,eppure i suoi occhi risplendono e io continuo a vederli. Sono la mia guida,la stella più luminosa.
Poi sento il suono di una sirena,e qualcuno tirarmi via dalle sue braccia calde e accoglienti. Non riesco a distinguere più le voci,mi trasportano di corsa in ospedale e sento il suo calore avvolgermi. E' accanto a me,riesco a sentirlo.
Sento i medici chiedergli qualche informazione,ma lui non capisce l'italiano e soprattutto non saprebbe rispondere visto che di me non sa nulla.
"Chiamate Mel,lei..vi dirà tutto." riesco a biascicare,prima di chiudere gli occhi. La testa mi scoppia,le convulsioni riprendono il controllo del mio corpo.
Non sento più nulla,ho perso la sensibilità al corpo e sento solo la voce di Melanie in lontananza. 
"Stai tranquilla,andrà tutto bene." quelle parole servono più che altro a lei,io sono consapevole che questa è la mia ultima notte.
La sento allontanarsi con i medici e di nuovo lui torna al mio fianco.
"Non puoi lasciarmi." sussurra,lasciando che una lacrima calda cada sul mio volto.
Solo ora mi rendo conto che la malattia è troppo forte e io non posso sconfiggerla,nemmeno tutto l'amore che provo per lui basterà a tenermi in vita.
Lentamente riapro gli occhi,per ammirare un'ultima volta il suo viso,stanco e pallido,e quegli occhi che tanto amo.
Cerco di dirgli ciò che sento,ma le parole mi muoiono in gola. Chiudo gli occhi lentamente,sento le forze abbandonarmi e prosciugarmi.
Mi addormento tra le braccia di Morfeo per sempre,sperando che mi accolga dolcemente nel suo regno. Andrò a far compagnia ai miei genitori e agli angeli lassù nel cielo.

                                                               ****************************
'E' meglio aver amato e aver perduto,che non aver amato.'
 chi aveva detto quella frase era un perfetto idiota.
Ero riuscito a ritrovare la misteriosa ragazza che da dieci anni era sempre presente ai nostri concerti,sempre sorridente,e l'avevo persa in un attimo.
Tumore,mi disse la sua amica. Era quella la causa del suo malessere,era stata quella maledetta malattia a portarmela via per sempre.
Al diavolo se ero febbricitante ed ero debole,sarei rimasto al suo fianco. In qualche modo,lei era riuscita a riportare quel bagliore di luce e di speranza nella mia vita e di questo le sarei stato per sempre riconoscente.
Non sapevo nulla di lei,eppure vederla ogni volta in prima fila ad ascoltarci era la gioia più immensa che potesse esserci. Sentivo qualcosa di inspiegabile e profondo legarmi a lei,qualcosa che non riuscivo a spiegare.
Sono seduto nel corridoio dell'ospedale in attesa della sua amica che esca,voglio sapere almeno il suo nome. 
Chiamo mio fratello,che sbraita infuriato per la mia fuga,ma lo rassicuro dicendogli che sto bene,stando bene attento a non rivelargli dove sono.
Sento le porte aprirsi e vedo la ragazza uscire,mi precipito da lei. Ha gli occhi arrossati e trema,istinitivamente l'abbraccio,sperando di farla sentire meglio.
"Come si chiamava?" domando,sentendo la guancia calda. Era la prima volta che mi capitava di piangere per una situazione simile.
"Giusy." rispose lei,tra i singhiozzi.
Riposa in pace,dolce angelo dagli occhi color cioccolato. 

  
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