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Autore: ChaosReign_    27/06/2012    11 recensioni
-Ciao ragazzi...-
-Ehi, Matt! Si può sapere dov'eri finit... Oh...-
Synyster Gates interrompe la frase a metà esattamente quando i suoi occhi si posano su di me.
-Chi è la nuova arrivata?-
Chiede mentre alzandosi si dirige verso di noi subito seguito da Jimmy The Rev, Zacky Vengeance e Johnny Christ.
Si avvicinano, ma non troppo. Mi guardano curiosi ma con cautela, molta cautela.
-Lei è...-
Genere: Introspettivo, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Matthew Shadows, Nuovo personaggio, The Rev, Un po' tutti
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
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Welcome to the Family!

 

 

-Mi puoi perdonare? È colpa di questi qui se non sono tornata... Però in effetti anche mia, poi ti dovrò spiegare tutto...-

La sto ancora abbracciando e vedo che lei è felice almeno quanto me di essere tornate insieme.

Ci allontaniamo di poco, con ancora le braccia incatenate le une alle altre, come per aggrapparci, per sostenerci a vicenda.

-Helena...-

Il nostro prof di musica interrompe i nostri pensieri, miei e di Chiara.

-Si può sapere dove sei stata tutta la notte?-

-Prof, questa volta ha sbagliato. La domanda non è “dove” ma “cosa ti hanno fatto”.-

Andrea mi guarda confuso, poi passa il suo sguardo sui ragazzoni che mi fanno da guardie del corpo, preoccupato.

-Prof, questa notte sono, siamo -tutti noi- stati salvati.-

Il più grande si avvicina a noi passandosi una mano sulla barbetta appena accennata. Non toglie lo sguardo dagli altri cinque poco più piccoli di lui.

-Non capisco, spiegati.-

-Prof, questi ragazzi faranno chiudere la scuola!-

Esclamo quasi urlando, al che la mia amica fa uno scatto tutta agitata.

-Beh, sono contento che ti abbiano dato retta, ma non pensi ai novanta ragazzi che saranno abbandonati?-

-Ehm... Si... Ecco, io vorrei replicare. Non li abbandoneremo, non ci abbiamo mai pensato, troveremo altri insegnati, più disposti a insegnare e non a torturare. Vede, Helena ci ha raccontato la sua storia. Non ci è piaciuta, per niente.-

Matt prende in mano la situazione come già ieri sera gli avevo visto fare, quando mi ha presentato agli altri.

-Esatto, in America non si sono mai viste atrocità simili. Su dei ragazzi, poi! Non siamo riusciti a passarci sopra. Anche noi siamo ragazzi come loro, a momenti, e vogliamo che nessuno soffra più come loro.-

Brian da man forte a Matt e tutti gli altri annuiscono.

-Li faremo trasferire in scuole-famiglie più adatte, dove potranno trovare una famiglia vera. Potranno essere adottati, trovare sorelle e fratelli, amici.-

Il prof li guarda pensieroso, i suoi occhi sono arzilli e sorridono ai ragazzi, lo sappiamo che anche lui vuole questo per noi.

-Beh, ma come avete detto voi siete solo dei ragazzi...-

-Possiamo farlo, abbiamo i fondi e le capacità. Noi possiamo farlo anche senza la sua approvazione. E lo faremo. Però preferiamo che lei approvi la nostra scelta, siamo speranzosi a trovare almeno una persona, qui dentro, disposta ad aiutarci.-

Aggiunge Johnny con i pugni serrati lungo i fianchi.

Io e Chiara ci abbracciamo strette.

-Te l'avevo detto di non mollare. Ora ce l'hai fatta. Ho capito cosa è successo ed è fantastico.-

Mi sussurra lei. L'ha sempre saputo, lei ha sempre creduto in me.

Andrea sospira, guarda noi e poi i cinque armadi, a parte Johnny, tatuati. Continua a grattarsi il mento, quel movimento lo fa molto intellettuale ma non lo sopporto, da l'impressione di calma e io sono molto impaziente.

Io, Chiara e i cinque ragazzi non fiatiamo, aspettiamo la risposta del prof con il cuore in gola, i più grandi sono fermi, chi con le braccia conserte al petto, chi lungo i fianchi e chi appoggiate ai fianchi. Gli occhi sono puntati su Andrea.

-Ragazzi, sentite... Io vi appoggerò in tutto e per tutto se mi dite che potete farlo. Ma se illuderete questi ragazzi e li farete soffrire... Io vi faccio neri!-

Al che tutti ci lasciamo andare a un'esclamazione di approvazione della serie “fuck yeah” che in effetti Jimmy urla.

-Benissimo, basta solo una telefonata... E... Ecco...Fatto.-

Si sente Matt parlottare fra sé mentre fa scorrere le dita sul touch-screen del suo i-Phone.

La telefonata avviene all'esterno, nessuno sente quello che Matt dice al suo interlocutore sconosciuto. Tutti siamo ansiosi di sapere, quando entra con un sorriso a trentadue denti con annesse fossette pendiamo tutti dalle sue labbra.

-Sta arrivando la polizia, vedete c'è un mio amico che ci lavora e ho chiesto un intervento immediato, li condurremo dentro senza dire niente e faremo vedere cosa succede qui. Ha detto che ci vorrà meno di mezz'ora. Intanto... Non credo che ci siamo presentati ufficialmente.-

Matt guarda prima me con aria da finto rimprovero e poi Chiara.

Prima di continuare a parlare il prof di musica suggerisce di aspettare la polizia fuori dall'edificio così che possiamo accoglierla subito.

-Comunque noi siamo gli Avenged Sevenfold. E io sono Matt.-

Matt tende la mano a Chiara che la osserva ancora un po' scioccata per le troppe cose successe in così poco tempo.

Poi la stringe mostrando un sorriso timido, appena accennato.

-Piacere Brian.-

-Johnny.-

-Zacky o Zee Vee. Come preferisci.-

Chiara stringe la mano a tutti sorridendo sempre di più a ogni volto che incontra. Se la si conosce bene non è poi una ragazza così timida, solo un po' riservata all'inizio di ogni nuova conoscenza.

-Cioè, io che sono il più alto, il più bello e il più bravo... E anche colui che ha il soprannome più figo, mi lasciate sempre ultimo. Lo so che sono il colpo di scena però anche a me farebbe piacere essere il primo, qualche volta... Comunque sono Jimmy, The Rev per gli amici.-

Jimmy gesticola un po' prima di fare uno dei suoi sorrisi disarmanti e porgere la mano alla mia amica.

Tutti scoppiamo a ridere per buffa affermazione di Jimmy e anche per il suo broncio finto che lo fa sembrare ancora di più un bambino.

Per la prima volta mi sembra di avere degli amici, amici veri.

Ma non come la scorsa notte quando ero nel backstage del mio gruppo preferito con loro che mi hanno promesso aiuto, non come quando sono in stanza con la mia amica e progettiamo le nostre fughe.

Mi sembra di essere uscita da quel limbo di tristezza, mi sembra di aver cambiato vita in solo un minuto. Il tempo di passare oltre quella porta.

Eppure anche in momenti come questi riesco a pensare a come sarà il mio futuro, in questa scuola sapevo cosa fare, cioè per sapere cosa fare intendo che sapevo che dovevo studiare, sfidare i prof e venire messa nell'auditorium. Risvegliarmi con Chiara che si prendeva cura di me e tornare a lezione...

Era una routine, un circolo vizioso da cui non si poteva uscire.

La mia vita era ridotta a quello e solo a quello.

E ora? Cosa ne sarà di me?

-Ehi va tutto bene? Sembri preoccupata?-

Io faccio cenno di si a Brian che mi ha affiancato, lui mi stringe le spalle con un braccio e mi scuote un po' in modo giocoso.

-Bene. Vedrai che andrà tutto bene, tra poco sarà tutto finito. Davvero.-

Gli sorrido e gli sussurro un grazie proprio quando l'auto della polizia con luci e sirene incorporate e funzionanti ma spente irrompe davanti all'ingresso della scuola.

Finalmente.

Lancio uno sguardo a Brian che sorride e uno alla mia amica che guarda i cinque ragazzi come se fossero degli dei, e per noi lo sono credetemi, ma si tiene in disparte, cioè si rintana sotto l'ala protettiva di Andrea che beh, certo, ha sempre prediletto noi però con lei c'è sempre stato un rapporto speciale, quasi fraterno.

-Eccoci, ciao Matt. Ciao ragazzi. Vogliamo entrare a vedere come si svolgono le lezioni...?-

L'uomo che saluta Matt con una pacca sulla spalla è sulla cinquantina, è alto e brizzolato. Dev'essere stato un bel ragazzo perché è un bell'uomo tutt'ora.

Ha un fare autoritario e sbrigativo, che mi ricorda tanto i colleghi di mamma e papà, tipico dei poliziotti.

È accompagnato da altri due uomini muniti di divisa e pistola, nonché distintivo, proprio come il primo. Solo che sono un po' più giovani

Tutti ci dirigiamo verso l'interno, il prof di musica li guida e quando raggiungiamo la sala mensa, ora che ci penso non ho guardato l'ora per tutta la mattinata e non mi sono accorta che è già ora di pranzo, guardiamo dalla porta proprio un momento tipico, che si ripeteva da ormai non so quanti giorni.

Un ragazzo di un'altra classe, un tipo a posto, un po' in sovrappeso ma niente di che, viene schiaffeggiato dalla signora della mensa perché si è presentato con il vassoio davanti a lei. La preside gli ha vietato di pranzare, perché visto che è “grasso” per lei è in grado di tirare fino a sera e anche oltre solo con la colazione.

Lui non ce la fa, sviene spesso e ogni giorno, a mezzodì, si presenta per una porzione anche minima di cibo.

E ogni volta l'addetta alla mensa gli tira una sberla e lo manda via senza pranzo.

-E stasera, per questo gesto, non cenerai e sconterai quattro ore in Auditorium. E non ci provare più. E non ti ci mando ora perché è occupato... Ringrazia il cielo...-

I tre poliziotti cercano di intervenire ma io li fermo, faccio loro cenno di seguirmi.

Chiara mi guarda e annuisce, ha capito che voglio portarli a vedere l'Auditorium.

Quando arriviamo davanti alla porta dello sgabuzzino, la nostra più grande paura, non si sentono rumori: il ragazzo o la ragazza che c'è dentro o è svenuto o cerca di stare fermo per preservare le energie per le prossime ore.

Faccio segno agli agenti di aprire la porta.

Loro aprono il lucchetto e fanno pressione sulla maniglia, una ragazza con i capelli rossi e ricci si accascia tra le loro braccia, è pallida e ha gli occhi chiusi.

-E questo cos'è?-

-É l'Auditorium. Il luogo dove ci tengono segregati per ore se sbagliamo qualcosa, o se facciamo una domanda che a loro non va a genio o se chiediamo del cibo, come ha potuto vedere.-

-Ma è terribile... Voglio parlare immediatamente con la preside e far chiudere questa scuola. Gli alunni saranno sotto nostra sorveglianza finché non saranno trasferiti.-

Noi annuiamo e lo accompagniamo davanti all'ufficio della preside dopo aver fatto sdraiare la ragazza su un letto di una stanza vicina.

-Ragazze è meglio se voi state fuori, anche voi. Professore finita questa conversazione la ringrazierò per il suo sostegno nel più dovuto dei modi, ora resti con loro.-

-Certo. Dai, andiamo all'entrata.-

Nessuno fiata per il tempo del tragitto ufficio della preside-entrata. Tutti pensiamo ai fatti nostri, io e Chiara continuiamo a mandarci sguardi di sostegno. Finalmente tutto è finito, è quello che pensa anche lei, di sicuro.

Arrivati alla “hall” tutti si lasciano andare ad un sospiro collettivo. Non se lo aspettavano di vedere queste cose. Matt si passa una mano sul volto, Brian si accarezza i capelli, Johnny si tortura le mani, Zacky non fa altro che tenere la testa bassa per fissarsi le scarpe e Jimmy ha lo sguardo perso nel vuoto, fissa un punto indefinito dinnanzi a sé e con il colore dei suoi occhi, di quell'azzurro indefinibile la profondità del vuoto che vede non fa che accentuarsi.

Ad un certo punto Matt sussurra una cosa a Syn che la sussurra a sua volta a Johnny e così via fino ad arrivare a Jim che annuisce e mi fissa.

Io arrossisco automaticamente, stare sotto lo sguardo di quelli lì mi mette sempre in soggezione.

-Lele... Possiamo parlarti un attimo?-

-Si, certo.-

Do un occhiata alla mia amica che intenta a parlare con Andrea, non si accorge di me.

Allora mi volto a guardare i miei salvatori e li vedo tutti sorridere.

-Senti... Visto che questa struttura chiuderà e tu non hai una famiglia... Volevamo chiederti se ti andasse di seguirci in California. Potremmo essere noi la tua nuova famiglia.-

Li guardo sconvolta, sbalordita, felice e timorosa. Tutto un insieme di emozioni si impadronisce della mia mente, del mio cuore.

Lo staranno facendo solo per cortesia, tu dirai di no e loro se ne andranno felici dimenticandosi di te dopo nemmeno due giorni.

-Ma no, avete già fatto tanto, troppo per me... E io sarei solo d'intralcio per voi.-

-Ma che dici! Lo so che sembra strano ma -parlo a nome di tutti- ci siamo affezionati a te, dal primo momento che ti ho vista lì per terra mi sei sembrata una sorellina da proteggere. Se ti unissi a noi ci farebbe solo piacere.-

Davvero stanno insistendo?

No, è un sogno che si avvera, una cosa del genere potrebbe capitare una volta ogni duemila anni. O anche di più, non è mai successo che delle star prendessero con loro una trovatella.

Eppure a me è successo, potrei diventare la trovatella degli Avenged Sevenfold.

Apro la bocca per rispondere la la richiudo, c'è una cosa che non ho calcolato. Ed è la cosa, anzi la persona, più importante della mia vita. Chiara.

-Se è per Chiara c'è un posto anche per lei. I soldi e lo spazio ce li abbiamo, potrete integrarvi grazie a mia sorella e al fratello di Zacky. Vi troverete benissimo.-

Brian mi sorride. Come ha fatto? Ha i super poteri quel ragazzo?

-Davvero?-

Chiedo timorosa, ad un tratto tutto sembra tremolare e farsi più sfocato, come se da un momento all'altro scomparisse e dopo aver aperto gli occhi mi accorgo di essere nella mia stanza, quella di questa scuola, reduce da una nottata passata nello sgabuzzino e come se questo, tutto questo, fosse stato solo un sogno.

Un sogno e nient'altro.

-Davvero.-

Ah, ora ho capito perché tutto trema e sfuma, gli occhi mi si stanno riempiendo di lacrime.

-Sarebbe fan... Fantastico!-

Esclamo tra un singhiozzo e l'altro ormai in lacrime.

Jimmy si avvicina per abbracciarmi e io affondo la testa nel suo petto, o meglio, nella sua pancia visto che il petto è troppo alto. Lui mi stringe a sé.

-Grazie. Mi avete cambiato la vita. Mi avete reso libera.-

-No, tu ci hai cambiato... Ci hai fatto capire che non tutto il mondo è rosa e fiori e la gente è malvagia ma tra queste comunque rimangono delle persone fantastiche. Come te.-

Anche gli altri ragazzi mi abbracciano e mi raccomandano di non piangere, non me lo merito.

-Chiara, CHIARA!-

Lei si gira e mi corre in contro con le lacrime agli occhi.

-Ho una bellissima notizia da darti.-

-Ho una bellissima notizia da darti.-

Pronunciamo la stessa frase nello stesso momento. È in momenti come questi che mi accorgo quanto siamo simili e nel contempo diverse.

-Vai prima tu.-

Lei mi guarda con gli occhi lucidi, illuminati da una nuova luce. Mi appoggia le mani sulle spalle e inizia a parlare, anche i suoi capelli sembrano più luminosi. Non più bianchi ma argentati.

-Andrea mi ha raccontato che quando aveva circa undici anni sua madre era incinta di una bimba, andavano molto d'accordo... Ma a sette anni è morta, uccisa in un incidente stradale. Gliel'hanno strappata via senza nemmeno scusarsi. Ha detto che è venuto qui per aiutare noi ragazzi e per riscattarsi per non essere riuscito a salvare sua sorella. Ha detto che in me ha trovato una somigliaza enorme e sai che io la prima volta che l'ho visto l'ho scambiato per Kyle... Mi ha detto che visto che entrambi vediamo nell'altro un appiglio potrebbe portarmi con lui. Avrei di nuovo una famiglia! E tu sei la benvenuta.-

Al che il mio sorriso si spegne.

-Non sei felice??-

-Certo... Certo, sono davvero felice per te... Solo che... I ragazzi mi hanno chiesto se volevo andare con loro, sai... Loro mi hanno salvato e... Beh se volessi potresti venire anche tu... Però credo che tu voglia rimanere qui. Dove il ricordo di Kyle è più presente...-

Anche il sorriso sulle sue labbra sparisce, ci fissiamo come se fosse l'ultima volta che stiamo insieme; e forse è l'ultima.

Non diciamo niente per alcuni minuti, non ci serve parlare quando solo gli sguardi bastano per intendersi.

-Elly... I tuoi occhi hanno riacquistato un po' di colore... Loro sono la tua strada, il tuo futuro. Io so, lo vedo che ti sei affezionata a loro non solo perché sono i nostri idoli ma perché li hai conosciuti come persone e... Oddio, non ci posso credere... Lo sto per dire!-

Scoppiamo tutte e due in un pianto liberatorio nello stesso momento. Dicono che tra due migliori amiche, tra due sorelle ci sia sempre un filo che le tiene unite, un filo invisibile che nessuno può distruggere se non la lontananza.

In questo momento ho sentito il filo strapparsi, non si è rotto, solo lesionato. È davvero l'inizio di una nuova vita, allora. E una nuova vita comprende sempre un addio. Solo che non ho mai pensato che il mio addio l'avrei dovuto dire a quella persona che per i sette anni passati è stata la mia famiglia, il mio tutto.

-Chia... Ci stiamo davvero separando? Questo è un addio? Io in California e tu qui a Firenze? Non ci posso credere. Noi due siamo inseparabili! Non possiamo vivere distanti... Come farò senza di te?-

-Oh Helena... Tu sei stata la mia famiglia per sette anni, sto provando quello che provi te ora... Ma guarda: hai dei ragazzi fantastici che ti daranno una famiglia vera. E io ho un nuovo fratello, un padre, un amico e un insegnante. Tutto quello che mi è mancato. Ci terremo in contatto, ogni giorno e verrò a trovarti e tu verrai a trovare me. Non saremo mai davvero distanti. Non posso costringerti a rimanere qui... E credimi io lo so quanto tu sia impaziente di partire con loro.-

Ci abbracciamo come abbiamo fatto mille e mille volte ma con la consapevolezza che questo è uno degli ultimi abbracci se non l'ultimo. Ci guardiamo negli occhi, il grigio/verde dei miei si fonde con il marrone dei suoi in un tutt'uno.

-Il filo si è strappato ma non del tutto. Chiara ti voglio bene, non dimenticarlo mai. Perché io non mi dimenticherò mai di te e tranquilla che comprerò un cellulare e ti chiamerò ogni singolo giorno.-

Mentre io e la mia migliore amica ci scambiamo gli addii vediamo scendere le scale i tre poliziotti con la preside ammanettata, il vicepreside e la signora della mensa. Gli altri professori più tardi.

Intanto gli Avenged Sevenfold si avvicinano a noi e Andrea fa lo stesso.

-Ora è tutto risolto. I ragazzi verranno trasferiti oggi pomeriggio stesso, come noi. Oggi pomeriggio ce ne torniamo a casa. Chiara, Helena siete dei nostri?-

Mi chiede Zacky con un sorriso un po' agitato sul volto.

Io cerco la forza per dire di si nello sguardo della mia compagna che mi da una gomitata nelle costole.

-No, io no. Grazie mille per l'offerta ma io non riesco a staccarmi dall'Italia. Helena però si. Infatti stava proprio per andare a prendere le cose nella sua stanza. Ah, e procuratele un cellulare che devo chiamarla ogni giorno.-

Jimmy sorride un po' preoccupato, sanno quanto dev'essere difficile per me lasciare la mia amica.

-Beh consideralo già fatto. Però tu verrai a trovarci vero?-

-Consideralo già fatto.-

Io sorrido a entrambi e corro in camera a prendere le mie poche cose di valore, quelle che non posso lasciarmi alle spalle.

Quando torno abbraccio e saluto Chiara e il prof Andrea.

-Chiara non è un addio. Un arrivederci.-

Così mi volto con le lacrime agli occhi ma con le labbra piegate in un sorriso.

Matt mi apre la porta e Jimmy e Brian arrivano da dietro e mi abbracciano uno da sinistra e l'altro da destra. Poi in coro dicono:

-Benvenuta in famiglia!-








Ciao bella gente!!
Sono tornata con questo capitolo, avevo l'ispirazione ed è uscito un po' più lungo degli altri... Spero vi piaccia comunque.
Alla fine tutto è andato per il meglio... O quasi... Chiara ed Helena si sono dovute separare, non sapete quanto mi sia costato far prendere questa piega alla storia... ç___ç
Ora voglio ringraziare
chi leggele 10 persone che seguono la storia, BJ foREVer, Luri07, Mezmer__, Manganese, RevRubberDuky e _Pollywantsacracker che l'hanno messa nelle preferite e soprattutto le 32 persone che hanno recensito i capitoli precedenti. io vi amo, lo sapete. mi date il coraggio per continuare a postare.*3*
Ora vi saluto e spero mi lacesere qualche recensioncina con pensieri, commenti, critiche... tutto quello che volete.
Bacioni.
AlisGee (Alisea). <3

  
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