Capitolo
2. Turning Tables
Quando le note di "Turning Tables" cominciarono
a risuonare nell'aria Kurt si rigirò pigramente nel letto, perso in un sogno
che aveva il sapore amaro di un bacio colpevole, a cui la malinconia di quella
canzone faceva da perfetto sottofondo.
L'inizio del ritornello lo svegliò, riportandolo
bruscamente ad una realtà che gli impediva di fermarsi, dimenticare o, molto
più semplicemente, di
respirare.
Dopo che Rachel gliene aveva restituito alcuni
brevi frammenti, quella sera perduta era sembrata volersi insinuare
dentro di lui, bombardandolo con flash di sorrisi smaglianti, capelli biondi e
occhi verdi, troppo verdi.
C'era una voce, nella sua testa, che urlava continuamente
'sbagliato!' a ogni immagine, e
Kurt sapeva perfettamente che avrebbe dovuto darle ascolto, che era la sua
razionalità che tentava di tenerlo ancorato alle cose davvero importanti -
anche se lui continuava a non capire quale
fosse esattamente il criterio per stabilire ciò che era importante - ma poi
si rigirava troppo a lungo sotto le coperte, incapace di prender sonno, e
improvvisamente tutto ciò che riempiva i suoi pensieri erano i messaggi di
Sebastian, i sorrisi di Sebastian, i cappuccini che ogni tanto gli regalava e
le battute maliziose con cui lo bersagliava.
Si perse nuovamente nei suoi pensieri, che non si
allontanavano mai troppo dal ragazzo, fino a quando il suo cellulare non vibrò, rendendo la presenza di
Sebastian-piaga-Smythe ancora più ingombrante. Kurt lo prese in mano sbuffando, infastidito dal sussulto che per un attimo gli
aveva scosso il cuore.
'Buongiorno
principessa.'
Sarebbe potuto sembrare un
pensiero così carino, se solo non fosse stato digitato dalle dita lunghe e
diaboliche di Satana in persona.
'Buongiorno mangusta. Non ci siamo ancora arresi,
vedo.'
Gli inviò la propria risposta con un sorriso sulle
labbra, perché in fondo ormai avevano imparato a leggere tra le righe e
quell'inusuale routine era diventata quasi confortante.
'Mai.
Non accetto di perdere le sfide, sopratutto quando so benissimo di avere già la
vittoria in pugno ;) E il tuo culetto era così piacevole da toccare. Credo che
le mie mani potrebbero sentirne la mancanza.'
Kurt si appuntò mentalmente che forse in tutto il disastro Chandler lui aveva anche sbagliato,
ma il suo ragazzo aveva omesso un paio
di cose.
'E menomale che Blaine diceva che i tuoi messaggi non erano
vietati ai minori. Forse con lui non hai dato il meglio di te!'
'Infatti,
Porcellana. Blaine ha qualcosa di adorabilmente ingenuo e pudico. I contatti
ravvicinati che ho avuto con te mi hanno aperto nuove porte, invece. Non ti
facevo così vorace.'
'Dio, Sebastian, perché devi essere sempre
così? Ti credi sexy, ma non lo sei per nulla. È molto più divertente lasciare
un po' più di cose sottintese. Il fascino dei giochetti, sai.'
'Io
punto ad altri tipi di giochetti e sono sicuro che non potrai fare a meno di
adorali.'
'Oh sì, non sto più nella pelle dalla voglia,
sicuro...'
' È
inutile che provi a fare il sostenuto, piccolo Mozzarellino.'
'Dio, quel nome, è orribile! Non sarebbe
dovuto uscire dalla stanza in cui ne abbiamo discusso io e la coach Sylvester. Come l'hai scoperto?'
'Ho
le mie fonti, sono una spia dei servizi segreti :P'
'Se Santana Lopez è una fonte, i servizi
segreti sono davvero caduti in basso.'
Quella strana routine che si era instaurata tra loro stava facendo
affondare la sua vita in un circolo ripetitivo che non riusciva più ad
infastidirlo. Era bello, ogni tanto, vedere il sorrisetto di Sebastian mentre
la cameriera gli portava la sua ordinazione abituale. E le battutine di
Sebastian... Lo facevano sentire desiderato. Si sarebbe potuto abbandonare a
quelle attenzioni inusuali, se solo non ci fosse stato quel dolore sordo in
fondo al petto, che gli diceva che c'era qualcosa in sospeso e che alla fine
avrebbe ferito qualcuno, che forse alla fine sarebbero rimasti feriti tutti.
Una nuova vibrazione del
cellulare, e il sorriso di Kurt si affievolì leggermente.
'Ti va se vengo
a prenderti e passiamo il pomeriggio da me, oggi?'
Blaine. Ecco. Stava sbagliando tutto e quel dolore sordo
era soltanto un piccolo, enorme avvertimento del prezzo da pagare per
quell'errore. Ed era solo l'inizio.
'Certo amore, ti aspetto per le quattro. A dopo :)'.
C'era qualcosa di orribile in quella finta normalità, ma
Kurt non era pronto ad accettare l'unica soluzione possibile. Non voleva - non poteva - lasciar andare Blaine così.
'A
dopo :)'.
Pensò al sorriso di Blaine, caldo e aperto, ai suoi occhi
quasi luminosi e fissò quell'immagine nella propria mente, accanto alle loro
mani unite su un tavolo della Dalton, alle loro labbra unite in un primo bacio
impacciato, ai loro fianchi, nudi, che si sfioravano timidamente, alle mani
calde e morbide di Blaine che scorrevano lungo il suo corpo - prima le spalle,
poi il petto, poi la pancia, fino alle sue cosce e all'inguine e poi il resto
si perdeva in un gemito.
Era da un po' che prestava più attenzione al viso di
Blaine e alle sue espressioni, alle sue mani e ai suoi gesti. Così come era da
un po' che cercava nei propri ricordi ogni singolo dettaglio del suo amore per
Blaine. Li stava raccogliendo con cura maniacale, in modo da avere immagini
nitide a cui potersi appigliare per tornare sempre, e comunque, a Blaine.
Lo faceva per non perdere di vista quello che significava
la loro storia.
*°*°*°*°*
Blaine gli fece uno squillo, avvertendolo che lo stava
aspettando in macchina davanti casa sua.
Kurt raccolse in fretta il cellulare dal comodino, scese
di corsa le scale, passò davanti allo specchio posto all'ingresso -
approfittandone per dare un’occhiata al proprio riflesso un'ultima volta - e
uscì sul viale, pronto a trascorrere un pomeriggio con il ragazzo di cui era
follemente innamorato.
A Sebastian aveva mandato un ultimo messaggio. 'Oggi
pomeriggio sono con Blaine. Ci sentiamo stasera'.
E anche quello faceva parte, ormai, della sua routine.
Sebastian non aveva tardato a rispondere, con la sua
solita delicatezza.
'Siamo ancora alla fase dei messaggi
nascosti? Prevedo al più presto guai nel paradiso degli arcobaleni e degli
unicorni rosa. E attento a non separarti dal cellulare neanche per andare in
bagno, Blaine potrebbe curiosare nel tuo archivio messaggi.'
'Non sei divertente.'
La sua risposta lapidaria sembrò essere efficace, perché Sebastian
non gli scrisse altro, seppure fosse così bravo a ignorare totalmente i
sentimenti altrui.
Aveva ancora marchiata a fuoco nella mente l’espressione
ferita di Blaine mentre teneva in mano il suo iphone - che non smetteva di
vibrare perché Chandler continuava a mandargli messaggi - il litigio che era
seguito, le prime recriminazioni e poi la sua rabbia.
Era davvero convinto, aveva davvero sperato, di aver messo tutto a posto con una canzone di Whitney
Huston e la 'terapia' dalla signorina Pilsbury. Si era dimostrato invece un
povero illuso.
«A che pensi?» gli chiese Blaine, guardandolo con la coda
dell'occhio.
In un istante fu di nuovo nella macchina, conscio che sì, Blaine era accanto a lui e no, non era solo un'immagine nella sua
testa troppo affollata.
«Che non vedo l'ora di arrivare a casa tua». Gli rispose,
cercando di sfoggiare un sorriso seducente.
Non era diventato bravo a mentire.
Blaine infatti lo guardò poco convinto, senza replicare.
«Ci saremo solo noi due a casa, i miei sono in viaggio
per lavoro» osservò poco dopo.
«Sì, l'avevo intuito. E' una fortuna che i tuoi genitori
siano sempre così impegnati» Kurt gli sorrise, con anticipazione .
Non poteva negare di provare ancora attrazione per il suo
ragazzo. Ok, la sua testa in quel periodo era un po' incasinata e la sua vita
sembrava essere divenuta un disastro totale, ma Blaine rimaneva il suo
bellissimo, sexy e intelligentissimo ragazzo e Kurt adorava baciarlo, toccarlo,
fare l'amore con lui.
Blaine parcheggiò la macchina in garage e lo condusse dentro casa, poi su per le scale,
fino alla sua stanza, il tutto sempre tendendolo per mano, senza lasciarlo
andare neanche per un secondo.
Chiuse la porta un po’ per abitudine e
un po' per scrupolo, benché non ci fosse alcun rischio di subire visite
inaspettate. Fu Blaine a baciarlo, allungandosi verso il volto di Kurt e
facendo coincidere le loro labbra languidamente.
Si presero il tempo necessario per toccarsi con calma,
accarezzare ogni centimetro di pelle.
Le mani di Blaine
aprirono i bottoni della camicia di Kurt, regalandogli un brivido ogni volta
che i polpastrelli gli sfioravano la pelle bianca e troppo sensibile.
Decisamente troppo sensibile.
Le labbra di Kurt percorsero il suo profilo, scivolando
lungo la linea della sua mandibola per poi discendere attraverso il collo e
infine il petto, seminando soffici baci lungo la strada.
C'era qualcosa di diverso nell'aria, una delicatezza che
riportò alla memoria di entrambi la loro prima volta.
Così quando Blaine spinse Kurt sul letto non si affrettò
a spogliarlo anche dei pantaloni. Incatenò i loro sguardi e gli sfiorò il naso con il proprio, con
delicatezza.
Kurt avvolse le braccia intorno alla sua vita,
regalandogli ogni tanto una carezza lieve.
Quando le sue labbra arrivarono al collo di Kurt, il
ragazzo si lasciò scappare un sospiro soddisfatto, mentre Blaine si occupava di
baciare la sua pelle, leccarla e succhiarla con cura.
Kurt sentiva le sue labbra muoversi con familiarità sul
proprio collo, sulla clavicola, sui capezzoli.
Ci era voluto un po' per spingersi fino a quel punto,
fino ad avere completo accesso l'uno al corpo dell'altro. Ma ormai ci erano
arrivati e, in particolare quel giorno, Kurt non voleva far altro che abbandonarsi alle attenzioni di Blaine.
Voleva essere scosso dai denti di Blaine che stavano
afferrando i suoi capezzoli, abbastanza forte da farlo gemere ma non da fargli
male. Voleva sentire i suoi polpastrelli percorrere le sue gambe lunghe e
magre, le sue braccia, e voleva perdersi nella musica del respiri di Blaine,
affrettati e rumorosi.
Mentre il corpo di Blaine affondava nella sua pelle, Kurt
continuò la propria opera fotografica. Forse con un po' di spaesamento in più,
ma stava prestando attenzione ad ogni sensazione che facesse scuotere il suo
corpo. Ed erano mesi che non sentiva Blaine così vicino, i loro corpi così
perfetti insieme. Dopo aver sentito la sua bocca separarsi dal proprio
collo, Kurt lo baciò, senza esitazione, per aggiungere la morbidezza delle
labbra di Blaine agli altri ricordi. Le percorse con la lingua, ignorando
l'invito della sua bocca dischiusa. Si permise con calma di assaporarne il
sapore, così familiare. Solo quando ritenne di aver conservato abbastanza, di
aver inciso in modo indelebile nei propri pensieri quel bacio, accolse la
richiesta silenziosa di Blaine e accarezzò la sua lingua con la propria. I loro baci non era quasi mai irruenti o selvaggi. Come
aveva detto una volta Blaine - e non importava che si riferisse allo Scandals -
semplicemente quello non era il loro genere. Personalmente, Kurt, credeva che quello fosse proprio il suo genere. Perché quando le
cose si erano fatte più difficili e loro due erano diventati così arrabbiati,
ogni volta che uno dei due si avventava sull'altro con aggressività, lui
avvertiva una scarica elettrica percorrerlo dalla testa ai piedi. Semplicemente non era il loro genere, come coppia. La loro storia si era sviluppata, fin
dall'inizio, con i tipici caratteri del primo amore. Delicata e tremendamente
romantica. Per entrambi aveva rappresentato il primo approccio ad un'altra
persona, alla fisicità con qualcuno, ai baci, al sesso. Avevano percorso tutte
le tappe con calma, scoprendo ogni volta, insieme, qualcosa di nuovo. «Blaine...» sospirò Kurt, sentendo la sua mano bollente
sul proprio fianco, mentre il suo ragazzo lo spingeva a girarsi. Ed
era diverso dalla prima volta, perché allora si stavano scoprendo, adesso
sapevano con certezza come muoversi. . «Ti prego, non fermarti» gemette Kurt mentre con una mano
artigliava un fianco dell'altro e si spingeva indietro col bacino, per farsi
riempire completamente, per sentire Blaine in ogni fibra del suo corpo. E si
ricordava il terrore che l'aveva attanagliato quando aveva sentito l'erezione
di Blaine spingere dentro di lui, le lacrime silenziose che aveva soffocato nel
cuscino perché erano entrambi troppo nervosi e non avevano alcun bisogno delle
sue paure a complicare il tutto. I loro gemiti si confusero nell'aria, diventando sempre
più simili ad urla, mentre i loro corpi si muovevano andandosi incontro e le
lenzuola si impregnavano del loro odore. Tutto quello che sentiva sembrava essere già troppo. Quando la mano calda di Blaine si avvolse attorno alla
sua erezione, Kurt si morse un labbro per trattenere un gemito esageratamente
forte. Sentì ogni centimetro del suo corpo, improvvisamente,
riempirsi. Di tutto quello. Il piacere lo travolse in modo dirompente e smise
di pensare a tutto il resto, a qualsiasi cosa che non fossero i gemiti di
Blaine, le mani di Blaine, il suo petto contro la propria schiena. E poi si sentì semplicemente intorpidito, vuoto. Si ricordò di nuovo come respirare. «Grazie...» sussurrò Blaine, così piano che quasi Kurt
dubitò di averlo sentito davvero. «E di cosa?» gli chiese, quando si accorse che non si era
immaginato quella parola e che Blaine lo stava guardando in attesa di una
risposta. «Di tutto questo. Era da un po' che non andavano così
bene le cose tra di noi.» Erano parole amare: non c'era altro modo di descriverle.
Il tono di voce di Blaine era a dir poco malinconico. Kurt si girò a pancia in su e allungò un braccio in un
chiaro invito, che Blaine non esitò ad accogliere. E così presto sentì i suoi
ricci solleticargli il collo, la guancia ruvida di Blaine poggiata sulla sua
pelle nuda. Presto il braccio che aveva disteso sotto il suo corpo
avrebbe cominciato a formicolare, ma non importava. Davvero, non lo infastidiva
in alcun modo che probabilmente quella sera avrebbe avuto la pelle arrossata
proprio dove Blaine si stava strusciando, perché quel momento meritava di
essere cristallizzato e avrebbe desiderato poterlo fare. Fermarlo, registrarlo
e riviverlo all'infinito. Reimmergervisi per odorare il corpo di Blaine,
accarezzare i suoi capelli indomabili, assaporare le sue labbra. Ed era un altro ricordo. Un altro pezzo della loro
storia, della sua vita, di come era diventata grazie a quel ragazzo che fin
dalla prima volta aveva fatto mancare un battito al suo cuore. «Scusa...» disse Blaine, la voce lieve come una carezza. Ed era tutto sbagliato perché non avevano mai parlato dei loro problemi. Li avevano
vissuti, avevano litigato, ma non si erano mai guardati negli occhi, scrutati
nel profondo, alla ricerca della motivazione. E ora Blaine lo stava facendo e Kurt avrebbe voluto
soltanto scappare. O lasciarsi andare e piangere con la testa nascosta nella
spalla di Blaine. «E di cosa?» gli chiese. La voce gli tremò e il suo ragazzo non lo trovò neanche
strano - o almeno non lo diede a vedere.
«Sono stato distante in quest'ultimo periodo - e quel discorso l'avevano già fatto ed era
così sbagliato perché questa volta sembrava così diverso - e non so neanche darti una vera motivazione. É come se ci
fosse un muro tra di noi.» Blaine sembrava sul punto di piangere e allora Kurt lo
strinse più forte, anche se non era sicuro fosse la scelta giusta. Forse
sarebbe stato più utile andarsene il più lontano possibile. «Va tutto bene...- ed
era una bugia alla quale aveva bisogno di dar voce, alla quale aveva bisogno di
credere - É normale. Abbiamo paura di quello che succederà, fra poco io
sarò a New York ed è giusto essere spaventati, Blaine. Non c'è alcun motivo per
cui tu debba sentirti in colpa.» Si strinsero più forte, aggrappandosi l’uno all’altro.
Stava diventando un'abitudine, ormai, una nella quale Kurt non riusciva a
vedere niente di buono. *°*°*°*°* Kurt avrebbe saputo indicare con esattezza il momento in
cui la sua routine cominciò a ruotare un
po' anche intorno a Sebastian. Prima che potesse capirlo, tuttavia, i suoi
messaggi provocanti e maliziosi erano
già diventati un'abitudine: non cercava più di ignorarli e non riusciva a
contenere la spensieratezza e il piacere che lo assalivano ogni volta che ne
leggeva uno. Si sentiva leggermente sotto pressione, e avere vicino a
sé una persona come Sebastian che non gli chiedesse niente - a parte ovviamente
di andare a letto insieme in modi più o meno velati - era davvero una
benedizione. Quella mattina non fece differenza. 'Buongiorno
principessa. Anche se sono sicuro che sarebbe un risveglio decisamente migliore
se mi avessi dato l'opportunità di sfiancarti per tutta la notte.' Kurt cercò di reprimere la curiosità, e l'aspettativa,
che avevano suscitato in lui quelle parole. Ma col passare del tempo, si
trovava a farlo con sempre meno convinzione. Non ne aveva la forza e,
cominciava a pensare, neanche la voglia, in fondo. Era solo una battuta innocente. 'Allora forse non è
poi così innocente.' Le parole di Rachel, dell'ultima - e unica - volta in cui
aveva scritto ad un ragazzo all'insaputa di Blaine facevano da sottofondo a
quegli sms. Ma la voce di Rachel, nei suoi pensieri, non era poi così
petulante,e non era troppo difficile relegarla in un angolo remoto del suo
cervello. 'Noto che continui a non seguire i consigli di chi ne
sa più di te. Buongiorno anche a te, comunque.' Ebbe il tempo di aprire l'armadio alla ricerca di un
outfit perfetto per quella giornata prima la vibrazione del cellulare attirasse
nuovamente la sua attenzione. 'Saperne
più di me? E sulle basi di cosa, di grazia? Non mi pare che tu sia proprio un
esperto.' 'Forse non cambio uomo ogni sera, com'è tua
abitudine, ma vorrei ricordarti che è per me che Blaine ti ha respinto :P' 'Ho
lasciato perdere io, ho cominciato a pensare che il gioco non valesse la
candela. Non crederai davvero che io mi faccia scappare qualcosa che voglio.' 'A cosa devo tutta questa insistenza, allora?
Potrei cominciare a pensare che sei sempre stato segretamente innamorato di
me.' 'Non
montarti la testa, Lady K. Hai un culo spettacolare, e dopo averlo sentito
sulle mie cosce, mentre la tua lingua dimostrava di saper far altro oltre che
parlare in modo petulante, ho cominciato a
vederti sotto una luce diversa. Preferibilmente la luce di un abat-jour.' 'Dio, Sebastian, sei così volgare. Faresti
passare la voglia anche all'uomo più arrapato del pianeta.' 'Adoro
i pulcini fintamente pudici e innocenti. É così divertente poi sentirvi gemere
più forte di chiunque altro.' 'Questa conversazione è finita. Hai superato
il limite della decenza.' Kurt inviò il messaggio con un gesto secco ed un sorriso
sulle labbra. In verità doveva soltanto andare in bagno per il suo rituale
d'idratazione mattutino, ma adorava fare strepitose uscite di scena. Le sue
doti melodrammatiche non avevano pari, forse solo Rachel poteva sperare di
eguagliarle. 'Oh
andiamo, pensavo avessimo superato la fase dell’ imbarazzo. Con me ormai non
hai più segreti ;)' 'Non mi piace come mi parli. Mi fai sentire
un pezzo di carne.' 'Ma
perché lo sei. Un gran pezzo di carne, aggiungerei.' 'Sparisci Sebastian. Per oggi hai dato il
meglio di te con le cazzate, e sono solo le nove del mattino. Conservati
qualche battuta anche per le prossime ore.' 'Sei
sexy quando sei arrabbiato. Vorrei davvero vedere l'espressione da stronzo che
ti sei stampato in faccia mentre scrivevi, giusto per tenere in esercizio la
tua abilità di attore.' 'Ti assicuro che non mi richiede alcuno
sforzo incazzarmi con te. Tiri fuori il peggio di me in modo del tutto
naturale.' 'Lo
so. E so anche che mi adori follemente per questo.' Kurt non trovò nulla da obiettare e dunque preferì
ripiegare su un utile, e sempre dignitoso, silenzio. Il resto della giornata trascorse nel silenzio e nella
noia. Cominciava a mancargli il liceo, perché senza le lezioni e le prove del
Glee Club le ore sembravano interminabili e decisamente troppe. Il suo cellulare si mantenne silenzioso, eccezion fatta
per una paio di messaggi di Rachel e di Mercedes, e la cosa lo sconfortò più di
quanto volesse ammettere e più di quanto fosse lecito per un ragazzo follemente
innamorato del proprio fidanzato. Ok. Forse
non era più follemente innamorato di Blaine ed era il momento di scendere a
patti con quella consapevolezza. Ma non aveva idea di come si sarebbe sentito
se avesse rinunciato a lui così. Era profondamente convinto che qualcosa,
dentro di lui, si sarebbe spezzato. E aveva bisogno di quella cosa tutta integra, almeno per un altro po'. Giunse la sera e, mentre usciva di casa per recarsi
all'appuntamento con Rachel, Mercedes e Blaine per vedere Wicked - per la
decima volta - a casa di Rachel, strinse il cellulare un po' più forte tra le
mani, sperando che la forza del pensiero bastasse a farlo vibrare. Un ultimo messaggio. Poi avrebbe detto a Sebastian che
forse stavano flirtando un po' troppo e che non si sentiva più così innocente. *°*°*°*°* Dopo quell'ultima frase - quel 'mi adori follemente che
l'aveva turbato più di quanto fosse giusto - Sebastian sembrava essersi
dileguato nel nulla. Non gli scriveva da due giorni e Kurt non riusciva davvero
a capire perché: non poteva essersela presa per il fatto che lui non gli avesse
risposto. Gli aveva anche scritto. E non era mai successo prima.
Non aveva mai fatto il 'primo passo', perché
forse se si fosse limitato a rispondere per cortesia
non avrebbe avuto motivo di sentirsi in colpa. Ma Sebastian era diventato parte della sua routine e lui
odiava tutto quello che avrebbe potuto alterarla. Era nervoso e cercava di concentrarsi sul viso di Blaine
senza pensare che Sebastian non gli aveva risposto. Ma non funzionava granché. «Vado un secondo in bagno» gli disse, perché aveva
bisogno di respirare, di calmarsi e di evitare un attacco isterico proprio di
fronte al suo ragazzo. Riguardo
ad un altro ragazzo. Si sciacquò il viso e di colpo si sentì meglio. Giusto un
po'. Quel tanto che bastava, però, per non cominciare ad urlare a Blaine cose
incomprensibili di cui era davvero meglio lui non venisse a conoscenza. Tornò in camera con un sorriso quasi sincero stampato sul
volto. Perché forse Sebastian aveva ragione, non esisteva occasione inadatta
per perfezionare ulteriormente le sue capacità recitative. Blaine era seduto sul letto e stringeva tra le mani il suo cellulare con tanta forza che le nocche gli erano
diventate quasi bianche. Kurt non si sarebbe meravigliato se avesse rotto i cristalli liquidi. Blaine era teso. Tutto il suo corpo era rigido, pronto a scattare . Quella visione gli fece venire i brividi. Di colpo
sentiva freddo anche se era ancora agosto e il tempo era tutto fuorché fresco. Quando si chiuse la porta della stanza alle spalle il
rumore attirò lo sguardo di Blaine, di colpo consapevole della sua presenza
nella stanza. Non lo guardava come quando aveva scoperto i messaggi di Chandler
- perché Kurt era sicuro che avesse trovato un messaggio di Sebastian che
probabilmente aveva scelto proprio quel momento per interrompere il loro strano
silenzio - con espressione ferita, delusa. Innamorata. No, Kurt poteva
tranquillamente leggere una furia cieca nel suo sguardo. E qualcosa gli disse
che la strada che stavano per intraprendere non avrebbe avuto via di ritorno. «Perché esattamente - e tutto nella sua voce era
controllato - 'SebastianIlCricetoCattivo' ti chiede se ti è mancato?» Il tono di voce di Blaine era semplicemente gelido.
Improvvisamente Kurt si sentì molto più piccolo. Un esserino inutile pronto ad
esser scacciato con un movimento indolente della mano. Era stato stupido. Fino a quel momento era sempre stato
attento a tenere il cellulare con sé e ad avvertire Sebastian di non scrivergli
quando doveva vedersi con Blaine. Era stato disattento. Sebastian non si era
fatto sentire per due giorni e di colpo lui aveva smesso di calcolare. I suoi pensieri erano rimasti
fastidiosamente impigliati nel silenzio del suo cellulare. Gli rimanevano due scelte. Fingere che Sebastian si fosse
sbagliato o ammettere che si sentivano da un po'. «Mi ha scritto un paio di messaggi ultimamente.» Sentì quella cosa
dentro di sé cominciare ad incrinarsi. Le strade senza ritorno non erano mai
state semplici da percorrere. «Ah» fu tutto ciò che uscì dalle labbra di Blaine. E la cosa non lo rassicurò per niente. Gli si avvicinò e si sedette al suo fianco, cauto, come
avrebbe fatto in presenza di una bestia pronta ad aggredire. Blaine non aveva
un sacco da boxe in casa, i suoi non gli avevano mai permesso di tenerne uno,
quindi non gli sembrò così esagerato aspettarsi un'aggressione. «Kurt - cominciò, e la sua voce non era dolce. La sua
voce era sempre stata morbida quando pronunciava il suo nome - non di nuovo.
Una volta va bene. Era un ragazzo che avevi incontrato al negozio di musica e
faceva battute stupide. Ma non di nuovo. Non adesso.» 'Adesso' era soltanto una parola, un avverbio per la
precisione, eppure agli occhi di Kurt celava un intero universo. 'Adesso' erano le loro litigate, i baci aggressivi e i
morsi. Erano i pensieri che gli vorticavano in testa da un po' e gli avevano
fatto mettere in dubbio la storia con Blaine. Erano i silenzi prolungati che
tra loro non erano mai stati spaventosi. E adesso poteva
sentire le crepe cominciare ad
attraversare quella cosa lì, che era
il posto occupato da sempre da Blaine dentro di lui e che lo aveva sempre fatto
stare bene. Il posto che ultimamente gli regalava soltanto continue scariche di
dolore. «Perché non me l'hai detto?» proseguì Blaine, dopo un
primo attimo in cui erano persi tutti e due nei propri pensieri. «Perché avresti reagito così.» «E allora perché hai sentito il bisogno di parlare con
Sebastian, sapendo a cosa avrebbe portato?» Se non si fosse sentito tremendamente in colpa avrebbe
potuto mentire, accusare Blaine di saltare a conclusioni affrettate dato che
non gli aveva detto di aver risposto a quei messaggi. Ma il sorriso malizioso e arrogante di Sebastian era
diventato un ospite fisso nella sua testa, e lui non riusciva a mentire. «Non lo so...» rispose. E non gli importava del tremolio della propria voce né
del bruciore agli occhi per colpa delle lacrime. Erano giusti per quel momento. «Kurt - e il suo nome suonava sempre più duro, quasi
un'offesa - è davvero troppo. Non abbiamo parlato fino ad ora e non so perché,
forse eravamo entrambi spaventati all'idea di perdere una certezza.» Anche la voce di Blaine stava cominciando ad incrinarsi:
Kurt poteva vedere i suoi occhi farsi man mano sempre più lucidi.
Non era più infuriato, era solo stanco.
E se fosse stato qualsiasi altra occasione
avrebbe soltanto voluto prendergli il viso e posarselo dolcemente in
grembo, facendo scorrere le dita tra i suoi ricci indomiti. Ma quella non era un’occasione qualsiasi, era 'adesso'. E
il dolore sordo che sentiva non lo rendeva in grado di occuparsi di nessun
altro. «Non... non ce la faccio p-più.» la voce di Blaine uscì
in sussurri spezzati. Kurt gli prese le mani e lo guardò negli occhi. Non
spettava a Blaine fare quella cosa: toccava a lui, perché aveva sbagliato. Non
capiva ancora bene che cosa, ma sapeva che poi avrebbe avuto tutto il tempo per
farlo. «Lo so. Non so cos'è successo, però è successo. E ci
stiamo ferendo a vicenda e non possiamo più continuare ad ignorare la cosa.» Neanche lui sapeva bene da dove partire, cosa fosse
giusto dire. «Forse è meglio che ci prendiamo un po' di tempo per
pensare» gli andò incontro Blaine. Si stavano lasciando, eppure Blaine continuava ad essere
l'unica cosa buona nella sua vita, a
prenderlo per mano quand'era in difficoltà e a mostrargli la via più semplice. E lui stava rinunciando a tutto quello. Quella
cosa si ruppe in mille schegge. Eppure Kurt sentì di aver la
mente più lucida, finalmente. Guardò il suo ragazzo - forse ex ormai - con un sorriso triste e vide le sue spalle affossarsi. E
gli sembrava che da mesi non fossero così vicini come in quel momento, era
ironico. Si stavano tenendo le mani e quel contatto sembrava l'unica cosa
sincera che ci fosse stata per lungo tempo. Kurt non riusciva a respirare, mentre le parole che
sapeva fosse giusto dire sembravano irrimediabilmente incastrate nella sua
gola. «Blaine...» la sua voce tremò. Kurt fece scorrere lentamente il pollice sul dorso della
mano di Blaine, con delicatezza. Doveva rassicurarlo in qualche modo, doveva
essere quella stessa certezza che tante volte aveva trovato nella loro storia. «Mi dispiace, Blaine, mi dispiace davvero.» Le parole
uscirono con un suono spezzato mentre il suo corpo veniva scosso dai singhiozzi. «Tu sei stato tutto - ed era così sbagliato parlare al
passato - e io non capisco cosa sia successo.» Guardando gli occhi lucidi di Blaine, la sua espressione
ferita, quelle misere scuse gli sembravano davvero patetiche. Qualsiasi cosa
potesse dire non era altro che meschina. «Mi dispiace, dannazione! Ho sbagliato tutto.» Voleva soltanto buttare le braccia intorno al suo collo,
e affondare il viso nella sua pelle, inalandone l'odore. Sapeva che a Blaine
non sarebbe importato se gli avesse inzuppato la maglietta con le lacrime. Blaine si schiarì la voce, tentando di ricomporsi, prima
di cominciare a parlare. «Kurt, non sei solo tu. Tutto è... E' che è successo un
casino. Niente era più come prima. E forse davvero è meglio se ci prendiamo un
po' di tempo per pensare, per capire da soli cosa vogliamo dalla nostra vita.
Forse è giusto che tu vada a New York senza pensieri per la testa, libero di
conquistare tutti col tuo sorriso e con il tuo fascino. Se questa è solo una
parentesi ce ne accorgeremo. Kurt capì che ormai non c'era altro d'aggiungere, che
Blaine era giunto alla sua stessa consapevolezza già da un po' ed entrambi
avevano soltanto aspettato, non riuscendo ancora a rinunciare a quel senso di pienezza. Si avvicinò a lui per
baciarlo, per sentire ancora una volta - l'ultima, e faceva così male pensarlo - il suo sapore sulle
labbra. Poi si alzò e lasciò la stanza. Scese al piano di sotto,
tenendo gli occhi fissi sulla porta d'ingresso. I pensieri che gli vorticavano nella mente, frenetici. Il silenzio che si era protratto per settimane si era
innalzato tra di loro come un muro e alla fine li aveva portati a quello. A pensarla allo stesso modo e a
perdere la forza - o la voglia, ma era una sconfitta troppo grande anche solo
pensarlo - di combattere. O forse quel tacito ignorare le cose era solo servito
a farli crescere, a renderli pronti per il momento in cui avrebbero dovuto
lasciare andare il loro primo amore. Avevano avuto bisogno di aggrapparsi un
po' più a lungo a tutto quello che la loro storia aveva significato prima di
fare il passo definitivo. Prima di guardarsi negli occhi, capirsi, e lasciare
all'altro la possibilità di essere libero. Ecco.
Vista in quell'ottica sembrava una fine amara e dolorosa, ma giusta.
Percorse la strada da casa di Blaine alla propria
sospinto soltanto dall'abitudine. Parcheggiò la macchina in garage ed entrò dalla porta
della cucina, pronto a fingere di essere sereno nel caso in cui ci fosse stato
qualcuno della famiglia in giro. Fortunatamente lo accolse soltanto il
silenzio. Si buttò sul letto della sua stanza a peso morto,
affondando la testa nel cuscino che profumava ancora di Blaine. Quell'odore gli
fece ricordare che aveva trovato Blaine con il cellulare in mano e si decise a
rispondere a Sebastian. Aveva bisogno delle sue battute maliziose e lusinghiere
per sentirsi vivo, per rimanere aggrappato alla realtà e non perdersi nella
nostalgia. Sapeva che era solo questione di tempo prima che il dolore lo
travolgesse. Sebastian lo faceva sentire leggero, spensierato, e per
una volta voleva approfittarne. 'Per niente. Ho ricominciato a sentirmi un
uomo e non un pezzo di carne.' 'Suvvia
principessa, non fare la sostenuta. So che ti sono mancato, ma ho una buona
motivazione.' 'Ossia? Hai dovuto battere il tuo vecchio
record di ragazzi trombati in una sola serata? 'LOL.
No. E comunque le tue battute stanno diventando ripetitive.' 'Disse quello che non ha saputo trovare nulla
di meglio di "signorina", "mozzarellina" e "porcellana".
E due di questi nomi li hai anche copiati da altri. Comunque parla, voglio
davvero sapere cosa può mai esserci di interessante ed impegnativo nella vita
di Sebastian Smythe. A parte, ovviamente, una svendita di prodotti per
capelli.' 'Niente
di che. Diciamo una cavalcata andata male e NON del tipo che penserai appena
leggi il messaggio.' 'Hai fatto qualcosa di diverso dallo scopare
o sparare stronzate? Non ci credo!' 'Sono
andato a cavalcare con degli amici, ho fatto equitazione per un paio di anni a
Parigi. Diciamo soltanto che ho esagerato un pochino e adesso sono ingessato
circa dal piede a metà coscia. Una cavallo che ti scaraventa sul terreno mentre
è al galoppo non sta particolarmente attento a farti centrare l'erba soffice.' 'Oddio, Sebastian. Se è uno scherzo non è
divertente.' 'No
che non è uno scherzo. Sono ancora in ospedale, mi si era scaricato il
cellulare e non sono riuscito ad avvertirti per questo. Mia mamma mi ha portato
il carica batterie soltanto oggi. Poi diciamo anche che ieri sono stato
parecchio tempo in sala operatoria ed altrettanto l'ho passato a tentare di
recuperare la lucidità mentale. Ero un po' da buttare. Oggi invece sono di
nuovo in perfetta forma, con dosi di antidolorifici degne di un cavallo.' 'Cazzo Seb mi dispiace. Dimmi quando posso
passare a farti un po' di compagnia.' 'Sei
proprio crudele. Aspetti che io non possa fare nulla per mostrare il tuo bel
faccino :(' 'Sai che non è per quello, idiota. Non era il
caso semplicemente, e non ce n'era nemmeno motivo.' 'E
adesso è il caso? O magari tu e Blaine verrete insieme a farmi visita.' 'Io e Blaine ci siamo lasciati oggi. O
meglio, lui ha detto di stare ognuno per i fatti propri per un po', ma penso
fosse solo un modo di dire, così per esser carino. Alla fine infatti il po' che aveva in mente si è rivelato essere
parecchio lungo.' 'E'
proprio vero che la vita è una ruota.' 'Non so se voglio approfondire la tua
filosofia.' 'Idiota!
Nel senso che dopo una giornata di merda almeno ho avuto una buona notizia. Il
tuo bel sedere non è più off-limits.' 'Sono contento di vedere che stai bene.
Riesci ad essere ancora inopportuno e sfrontato come sempre.' 'Lo
so che sei pazzo di me, ormai puoi ammetterlo.' 'E rovinare tutto? Giammai! É molto più
divertente assistere ai tuoi sforzi per sedurmi.' 'Dammi
qualche mese e vedrai che non vorrai più allontanarti da me. E dal mio letto. A
due piazze.' 'Quando posso passare a trovarti? (Credo sia
più furbo ignorarti).' 'Domani
i miei sono a lavoro tutto il giorno. Spero che tu non abbia paura di un
ragazzo ferito e sofferente.' 'Non riuscirai a far leva sui miei istinti da
crocerossina. Non cadrò ai tuoi piedi solo perché sei sdraiato su un letto
d'ospedale.' 'Sei
insensibile. Crudele ed egoista. L'ho sempre detto che i visini d'angelo non
nascondono nulla di buono.' 'Dormi Sebastian, hai già detto troppe
stronzate, di nuovo. Ci vediamo domani.' 'Non
vedo l'ora :)' Kurt emise un lungo sospiro. Aveva bisogno di alcool,
tanto alcool. O forse solo di una spalla su cui piangere. Sapeva che Rachel non
si sarebbe scandalizzata vedendolo con gli occhi ancora gonfi e arrossati e con
un sorriso ingiustificabile sulle labbra. *************************************************************************** NdA Un parto, ma è arrivato!
Io vorrei 'dedicare' questo capitolo ad Acardia17 perché, oltre ad averlo
betato e reso dunque decente, qualsiasi errore che possa esserci ancora è solo
responsabilità mia, non sua, voglio mandarle nell'unico modo che conosco tutto
il mio affetto. E' ben poca cosa, e non importa che tu lo legga tra un mese,
due o un anno. In questo momento ti penso ♥ A tutti gli altri, grazie per
leggere/recensire/qualsiasi altra cosa, penso che il terzo, o al massimo il
quarto sarà l'ultimo. A presto, spero :)
La prima volta entrambi erano stati così impacciati, imbarazzati, gli sguardi
decisi e convinti in totale contrasto con i loro corpi tesi e tremanti.