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Autore: Lalla 25    02/07/2012    2 recensioni
[la sedicesima luna ( beautiful creatures )]
il racconto riprende dalla fine del libro La diciottesima luna ( Beautiful Chaos) di Kami Garcia e Margaret Stohl.
E' un racconto in prima persona i cui la narratrice è Lena.
SPOILER !! per chi non ha letto Beautiful Chaos si fermi qui!
Lena si sveglia e capisce subito che il suo Ethan non c'è più, un senso di vuoto l'avvolge e corre da lui...
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
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Mi svegliai di colpo e un senso di vuoto mi avvolse. Sentivo una fitta allo stomaco che non mi lasciva respirare, come se una parte di me fosse morta. Ethan? Urlai il suo nome con il Metapensiero, attendendo una risposta che non sarebbe mai arrivata. Guardai il soffitto, le lacrime cominciarono ad inumidirmi gli occhi, ma intravidi comunque una scritta in nero, fatta con lo Sharpie in una calligrafia dura e disordinata, come se il pennarello fosse stato premuto con forza, per evitare che il messaggio si cancellasse. Ti amerò per sempre. Ethan. -ETHAN!!- il mio urlo risuonò nel vuoto della stanza. Un tuono esplose nel cielo notturno. Mi precipitai al piano di sotto e imboccai la porta d’ingresso. Corsi finché ebbi fiato, la pioggia mi bagnava il viso. Mi fermai solo quando i miei occhi intravidero una torre bianca. La torre idrica. Delle urla mi giunsero nelle orecchie. Erano di Amma. Non poteva essere vero, me lo aveva promesso. Mi aveva promesso che non mi avrebbe mai lasciata. Lui manteneva sempre le promesse. Poi lo vidi. Disteso a terra, immobile. Corsi da lui ma due braccia mi trattennero, zio Macon. M dimenai e fuggì dalla sua presa. Volevo solo correre da Ethan. Sentire ancora il suo respiro sulla pelle. Il calore del suo corpo. Ma quando arrivai da lui sentii solo il gelo. Le lacrime mi ustionavano la pelle. - Non ti dirò addio, non te lo dirò - ecco a cosa eravamo arrivati. Un sussurro in un prato di erbacce fumanti come quella volta. Mi aggrappai alle sue mani giurando che non le avrei ma lasciate. Non potevo vivere senza di lui. Era il mio raggio di sole, il mio unico barlume di speranza ed ero riuscita a spegnere pure quello. Ora nella mia vita non rimaneva più nulla. Solo le tenebre più nere. Distruggere. L’unica cosa che ero in grado di fare. E alla fine era sempre toccato a Ethan raccogliere i cocci. Stetti distesa là, accanto a lui finché non sentii l’erba secca scricchiolare. Mi girai lentamente. Zio Macon mi si avvicinò. Mi avvolse in un abbraccio ma solo dopo capii quello che stava cercando di fare. voleva allontanarmi da Ethan. - Non c’è più niente che puoi fare per lui. E’ morto- la sua voce mi rimbombava nelle orecchie. È morto. Provai una sensazione di rabbia. Nessuno mi avrebbe mai strappato dalle braccia di Ethan. Nessuno poteva mai strappare lui dalle mie. Sentii un altro tuono in cielo e l’erba intorno a noi prese a bruciare. Un cerchio di fuoco circondò me ed Ethan, zio Macon si allontanò prima di scottarsi. I miei occhi fissarono intensamente i suoi . Eravamo solo io ed Ethan, come quel giorno, distesi in camera mia rintanati sotto le coperte. La nostra piccola grotta oscura dove nessuno poteva farci del male. Dove nessuno poteva allontanarci. Il giorno della mia sedicesima luna. Il giorno in cui era cominciato tutto. Mi voltai e vidi Amma, disperata, con le urla strozzate dal pianto. Si liberò dalla stretta di John e si inginocchiò a terra nel fango, davanti al fuoco che ci circondava. Appena i miei occhi incontrarono i suoi il fuoco si spense. Amma era l’unica che capiva cosa provavo. L’unica a cui avrei consentito avvicinarsi. Le fiamme ripresero a bruciare, circondando me , Ethan ed Amma, le due persone che lo amavano di più e che più avrebbero sentito la sua mancanza. Tutto sembrava procedere a rallentatore. Al di là delle spire delle fiamme che ci avvolgevano, intravidi lo sguardo impassibile di zio Macon, le braccia di John avvolte intorno a Liv. Era lo stesso modo in cui Ethan teneva me fra le braccia per consolarmi. Tra quelle braccia mi sentivo sempre protetta, tra quelle braccia sentivo che non ero sola, che c’era ancora speranza. Una speranza che era morta quella notte assieme a lui, assieme al pensiero che quelle braccia non mi avrebbero mai più cullata. Non avrei più sentito la sua voce che mi sussurrava all’orecchio, che mi diceva che tutto si sarebbe risolto e che finché eravamo assieme nulla mi doveva spaventare. Sentii un calore dentro il petto, quel genere di calore che mi avvisava che lui era in ascolto, che se avessi usato il Metapensiero mi avrebbe sentito. Ma lui non c’era. Poi una luce potente mi avvolse. Ethan? Sei tu? Lo guardai in viso ma i suoi occhi erano chiusi. Sembrava stesse dormendo. Sembrava quasi felice, illuminato da quella strana luce bianca. Sentii una mano sulla spalla, Amma che guardava dietro di me, con gli occhi lucidi e le lacrime che le rigavano le guance grinzose. Mi voltai. Lila Evers Wate. La mamma di Ethan. Restai immobile a fissarla. - Riportamelo indietro- la supplicai. Non potevo immaginare una vita senza di lui. Lei mi fissò di rimando e il corpo di Ethan divenne sempre più luminoso. La luce divenne accecante e l’ultima immagine che vidi furono gli occhi di Lila. Azzurri come il cielo o come le onde del mare . Gli occhi più belli che avessi mai visto. Li avrei riconosciuti fra mille altri. Ricordai tutte le volte che quegli occhi avevano incontrato i miei, la prima volta che gli avevo visti dal finestrino del carro funebre, quegli occhi che mi avevano incantata e mi avevano fatto capire cosa significasse davvero amare qualcuno così tanto da non riuscire a respirare a ogni sguardo che ti mandava. Erano gli occhi di Ethan. Risentii quelle parole chiare nella mia mente. Ti amerò per sempre.
  
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