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Autore: bimbarossa    04/07/2012    2 recensioni
Il complesso di Elettra è un meccanismo inconscio di attrazione verso il proprio padre e ostilità, altrettanto inconscia, verso la madre. ChibiUsa, nela sua nuova forma di Black Lady lo incarna in maniera invece consapevole e vendicativa. Riuscirà a liberarsi e a trovare se stessa?
Genere: Angst, Drammatico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Chibiusa
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Seconda serie
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Black Lady! Davvero un bel nome e mi dona molto!

E mi sento nera, nera dentro, una creatura fatta di oscurità e paure represse, celate a tutti e che hanno preso sostanza, forma umana, e hanno creato me. O meglio hanno plasmato attorno alla mia anima e corpo di bimba incompresa ed emarginata, uno strato spesso di rancore e odio. Rancore nei confronti delle persone a cui volevo bene, le mie amiche, no anzi le sue amiche nonché sue protettrici. Odio nei confronti della mia famiglia, e soprattutto nei confronti di mia madre.

La detesto la mia genitrice bionda e perfetta, così naturale, così normalmente straordinaria, con i suoi capelli dorati, e gli occhi blu come fiordalisi.

Mentre io sono sempre stata vista con ribrezzo, uno scherzo della natura dalla chioma rosa, gli occhi rossi e uno spicchio di Luna crescente che disertava ostinatamente la mia bella fronte candida.

Ma adesso una falce lunare ce l'ho anche io, fosca e tetra nella sua sovvertita e sovversiva gibbosità piacevolmente diversa da quella a cui ero abituata.

Quindi le cose cambieranno presto, basta che mi guardi nella superficie riflessa e traslucida dello specchio che mi sta di fronte.

Il mio aspetto ora non è più quello di un insetto da schiacciare. Non potrai più ignorarmi mammina, come ti ha fatto comodo in questi 900 anni.

Sempre troppo occupata a salvare il mondo, sempre troppo occupata a costruire un regno, sempre troppo occupata a proteggere i suoi abitanti dalla glaciazione del 21°secolo, sempre troppo occupata per me. Per quella che ero. Per ChibiUsa quando ancora non era ChbiUsa ma semplicemente tua figlia.

Inizialmente, i primi anni ero troppo piccola per capire quanto il tuo atteggiamento mi facesse male, mi lacerasse. Ecco perché ho rivolto tutte le attenzioni verso il mio splendido papà, che era altrettanto indaffarato a fare il regnante a altrettanto oscurato dalla tua aura dorata e meravigliosa.

Non ti sei mai accorta di quanto lo avessi trascurato, lui che non appena entravi nella stanza abbandonava la canzone che mi stava cantando, la favola che mi stava leggendo, e dirigeva i suoi occhi verso di te come una farfalla si dirige verso la luce.

Così ho iniziato a piangere, per attirare la sua attenzione, la tua attenzione, facevo i capricci e scappavo da Sailor Pluto, un'altra anima infelice e altrettanto incompresa.

Ma tu non volevi vedere, vero mammina? Che cosa ho dovuto fare per farti capire quanto soffrissi, quanto mi sentissi minuscola all'ombra del gigante che eri e che continui ad essere?

Non lo indovini? Non sai cosa ho sacrificato?

Si che lo sai, nel tuo profondo sei consapevole che il blocco della mia crescita è stato tutta colpa tua.

Non avevo altra scelta con una persona che osserva gli altri dall'alto del suo trono, del suo piedistallo di perfezione e regalità.

Ed è così che è nata ChibiUsa, la tua versione eternamente piccola e buffa, oggetto di scherno e malignità; perché essere ChibiUsa era infinitamente più facile che essere tua figlia.

Ma come ho già detto le cose sono cambiate e ora sto per infliggerti l'ultima e più crudele punizione, ti sottrarrò la persona che hai amato di più prima di scoprire quanto fosse più facile amare una corona e uno scettro.

Finalmente il mio papà sarà solo mio, non smetterà di fissarmi quando tu apparirai e quando lo farai vedrai cosa la Black Lady è riuscita a fare.

 

E' stato incredibilmente facile convincere Mamoru a seguirmi. E' stato facile perché lui non è il mio papà ma è Mamoru, il ragazzo del 20° secolo che gli assomiglia ma non è ammantato da quell'austerità famigliare che avrebbe reso il mio piano e miei sentimenti più abietti e squallidi.

Eppure quando davanti alla mia cara mammina del passato ho baciato mio padre, quando il complesso di Elettra è arrivato al culmine della sua sordida manifestazione ho capito che il mio nuovo splendido corpo, il dono del Supremo Fantasma non era un riparo, una corazza di tenebre nere come gaietto e dure come ossidiana, che non mi riparavano dalle sofferenze inflittemi dai miei crudeli famigliari. No, quel corpo sensuale, quelle labbra seducenti che stavano baciando il mio stesso padre erano in realtà composte da tutto il sudiciume, tutta la bruttura che avevo coltivato con gioiosa soddisfazione per anni, per secoli, non verso mia madre ma verso me stessa.

Turpitudine che aveva raggiunto il suo apice durante il furto da me commesso del Cristallo d'Argento, un'azione talmente mostruosa da averla rimossa fino a quando il Supremo Fantasma non me lo ha riaffacciato alla memoria. Per controllarmi. Per manovrarmi. Per soddisfarmi.

Solo in questo momento comprendo che anche se ho un aspetto adulto non sono mai cresciuta, non più di quanto sia cresciuta in questi 900 anni, anzi questo stadio innaturale e costruito ad artificio è l'ultima tappa del lungo e doloroso processo di autopunizione che mi sono inflitta tanto tempo fa.

Solo in questo momento che Sailor Pluto è agonizzante ai miei piedi sento qualcosa spezzarsi dentro, le catene che mi avevano tenuto bambina, catene mentali e psicologiche che avevano bloccato la mia mente, non il mio corpo, impedendomi di maturare, di progredire, di comprendere chi ero e chi sarei dovuta diventare.

Non Small Lady, ne ChibiUsa ne tantomeno “la figlia di” ma solo me stessa, la futura regina di Crystal Tokyo.

Avevo talmente tanto paura di prendere il posto di mia madre, un giorno, che ho deciso di prendermelo con la forza, adesso, quel posto e commettere un atto abominevole sfruttando il normale attaccamento che una figlia ha verso il padre e trasformarlo in una morbosa attrazione per vendicarmi di qualcosa che non esiste, di qualcuno che non esiste.

La mia mammina cattiva non c'è mai stata; c'era solo una donna che era ed è anche guerriera,che era ed è anche una regina. E se pensavo che non potesse essere anche mia madre, in mezzo a tutto questo, mi sbagliavo perché facendo proprio tutto questo, la donna, la guerriera e la regina, bhe in quel momento lei era mia madre. Poiché essere madri significa insegnare a rispettare se stessi, i propri ideali e le proprie responsabilità.

Sento il fango che si scioglie, lavato via dalle mie lacrime per la morte della mia unica, grande amica. Tutto lo sporco cade come se non pesasse così tanto, come se non fosse stato attaccato così indelebilmente alla mia pelle come pensavo e temevo.

Poi uno scoppio, e il mio orecchino di Cristallo Corvino si frantuma in tante piccole schegge innocue, e io sono libera.

Libera di soffrire per la perdita della mia Pu, libera di amare mia madre per quella che è, libera ora che sono tornata piccola, di poter diventare infine grande.

  
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