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Autore: TheOnlyWay    05/07/2012    7 recensioni
Niall si sentiva una nullità.
Non aveva mai avuto una grande stima di sé stesso, quello era vero, ma da un po’ di tempo a quella parte, non faceva altro che domandarsi cosa diamine ci facesse lui insieme ai One Direction.
Non era mica insostituibile, no? Quanto tempo ci sarebbe voluto, per trovare qualcuno più bravo di lui? Il mondo era pieno di ragazzi della sua età che erano desiderosi di sfondare, di vivere una vita piena di emozioni, di successo e – soprattutto – di ragazze.
Insomma, non era poi così difficile trovare qualcosa di meglio. Magari qualcuno un po’ più carino, con degli addominali da favola, senza l’apparecchio per i denti e anche un po’ più alto. Qualcuno più bello. Come Harry, per esempio. O Zayn: anche lui era bello e le ragazze lo adoravano.
Oppure come Louis, che oltre ad essere piuttosto piacevole da guardare era anche simpatico. O Liam, che era la dolcezza fatta persona, oltre che la coscienza morale di tutti loro.
Chi era lui?
Genere: Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Niall Horan, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Solo uno dei One Direction.
 
 
 
 
 
Niall si sentiva una nullità.
Non aveva mai avuto una grande stima di sé stesso, quello era vero, ma da un po’ di tempo a quella parte, non faceva altro che domandarsi cosa diamine ci facesse lui insieme ai One Direction.
Non era mica insostituibile, no? Quanto tempo ci sarebbe voluto, per trovare qualcuno più bravo di lui? Il mondo era pieno di ragazzi della sua età che erano desiderosi di sfondare, di vivere una vita piena di emozioni, di successo e – soprattutto – di ragazze.
Insomma, non era poi così difficile trovare qualcosa di meglio. Magari qualcuno un po’ più carino, con degli addominali da favola, senza l’apparecchio per i denti e anche un po’ più alto. Qualcuno più bello. Come Harry, per esempio. O Zayn: anche lui era bello e le ragazze lo adoravano.
Oppure come Louis, che oltre ad essere piuttosto piacevole da guardare era anche simpatico. O Liam, che era la dolcezza fatta persona, oltre che la coscienza morale di tutti loro.
Chi era lui?
Forse era addirittura di troppo. Le fan lo mettevano sempre all’ultimo posto, eppure lui fingeva di non rimanerci male perché – ehi! – dopotutto ognuno ha i suoi gusti e non si può piacere per forza a tutti.
Non aveva neanche il coraggio di mollare, perché in fondo quella vita gli piaceva e poi i ragazzi erano fantastici. Ed erano così protettivi, nei suoi confronti, che non voleva sembrare un ingrato. Però, per una sola volta, avrebbe davvero voluto trovare qualcuno che lo apprezzasse a pieno.
Nonostante avesse l’apparecchio, nonostante non fosse perfetto.
Perciò diceva sempre che una fan sarebbe stata perfetta, per lui. Non erano tante, quelle a cui piaceva, ma c’erano. Ed erano comunque un motivo per non mollare e per non sentirsi un completo disastro.
«A cosa stai pensando?» gli chiese Liam, buttandosi accanto a lui sul divano e circondandogli le spalle con un braccio.
Niall non rispose e Liam sembrò capire alla perfezione, visto che sbuffò, seccato.
«Dovresti piantarla, Niall. Dico davvero.» lo rimproverò, serio. Niall annuì mestamente. Liam aveva ragione, lo sapeva anche lui, però non poteva mica evitare di pensare, no? Non era così che funzionava. I pensieri c’erano ed era inevitabile che lo facessero star male, se di quel genere. Avrebbe dovuto smetterla sul serio, però, perché di certo non gli faceva bene, essere così pessimista.
«Ti và se andiamo da Nando’s?» propose Liam, alzandosi dal divano e tendendo una mano in avanti.
«Non mi và, adesso. Magari più tardi.» Niall si alzò, afferrò la chitarra ed uscì dalla suite dell’albergo senza nemmeno dire una parola. Liam lo osservò allontanarsi con un’espressione dispiaciuta e vagamente colpevole: forse non facevano abbastanza, per farlo sentire parte integrante del gruppo. Perciò urgeva una soluzione.
 
Niall, intanto, aveva salito le scale, fino ad uscire sulla terrazza dell’albergo. Era piuttosto spoglia, considerato che si trovavano in un hotel a cinque stelle, però non era affatto male.
Si sedette per terra, portò la chitarra sulle gambe e iniziò a strimpellare qualcosa di indefinito. Forse “What makes you beautiful”, forse “One Thing”.
Passarono forse cinque minuti, prima che la porta venisse aperta con un po’ troppa violenza. Niall si voltò di scatto, individuando la figura di una ragazza che frugava nelle tasche del giubbino di pelle con furia.
Quando trovò il cellulare, un modello piuttosto vecchio e che sembrava sul punto di morire, premette furiosamente sui tasti e se lo portò all’orecchio.
«Ti odio, lo sai? Giuro! Credo di non aver mai incontrato qualcuno più stronzo di te. E sai che ti dico? Vaf-fan-cu-lo!» scandì con chiarezza ogni sillaba, come se farlo aiutasse ad esprimere meglio il messaggio. Poi prese un respiro profondo, rinfoderò il telefono nella tasca e si guardò intorno. Quando vide Niall, arrossì appena sulle gote.
«Lo odio.» ripeté, semplicemente.
Niall annuì. «Comprensibile.» celiò, senza riuscire a trattenersi. Lei gli si sedette accanto, con un sorriso divertito dipinto sul volto un po’ tondo, ma tutto sommato grazioso.
Non era tanto bella, pensò Niall, eppure aveva un modo di fare che catturava l’attenzione. Soprattutto quando alzava gli occhi al cielo. L’aveva già fatto tre volte ed erano passati appena pochi minuti, da quando era apparsa sulla terrazza.
«Davvero. Lo odio.»
«E perché?» doveva ammetterlo, ma lo incuriosiva parecchio.
«Perché è un coglione. E a me i coglioni non piacciono.» precisò, prima di voltarsi verso di lui e osservarlo con attenzione.
«Ehi, ma tu sei quello dei One Direction!» esclamò, puntandogli un dito contro.
Niall sbuffò. Era quello dei One Direction, non ce l’aveva un nome.
«Scusa, ma non mi ricordo come ti chiami…» mormorò lei, forse rendendosi conto di averlo offeso.
«Mi chiamo Niall, ma sono sicuro che ti ricordi alla perfezione come si chiamano gli altri.» borbottò, acido più di quanto volesse.
«Figurati, non ne ho la più pallida idea.» sventolò la mano lei, con noncuranza. Niall sorrise: partiva alla pari.
«E tu? Come ti chiami?» le chiese, curioso.
«Viola.»
«È un nome carino…»
«Ma se fa cagare! Solo che mia madre è italiana e non ha per niente fantasia.» ridacchiò Viola, tranquilla. Ricominciò a frugare nelle tasche del giubbino ed estrasse un pacchetto di sigarette stropicciato e un accendino verde fosforescente.
«Ti da fastidio?» chiese, accendendo una sigaretta e tirando una boccata profonda.
Niall scosse la testa. «No, anche uno dei miei migliori amici fuma.» spiegò.
«Sto cercando di smettere, ma ho iniziato quando avevo tredici anni e… Lo so, lo so. È presto.» aggiunse, in risposta all’espressione sbigottita di Niall. Rimasero in silenzio per qualche minuto.
«Secondo te sono bello?» chiese Niall, all’improvviso.
Per poco, a Viola non cadde la sigaretta di mano.
«Cos’è, un modo strano di provarci?»
Niall ridacchiò, poi sventolò la mano, facendo intendere a Viola di lasciar perdere.
«Non te la cavi mica così, biondo. Dai, dimmi un po’ cosa c’è che non và.» si voltò completamente verso di lui, interessata.
«C’è che non piaccio a nessuno! Ecco cosa c’è!»
Viola inarcò un sopracciglio e alzò gli occhi al cielo.
«E perché dovrebbe essere un problema? Certo, ammesso che sia vero. A me per esempio piaci.» rivelò candidamente, gettando la cicca della sigaretta giù dalla terrazza.
«Davvero?»
«Si, ma non montarti la testa.»
«Scommettiamo che se vedi gli altri cambi idea?»
«Nel senso che tu non mi piaci più?» Niall annuì con convinzione.
«Forza, allora. Presentami gli altri e te lo dico subito.» propose Viola, alzandosi in piedi e porgendo la mano a Niall, che la afferrò con forza e iniziò a trascinarla giù per le scale. Non pensò nemmeno per un istante che quella di Viola potesse essere una tattica per incontrare il resto dei ragazzi. Semplicemente, sperava che per una volta il preferito fosse lui, anche se non nutriva nessuna aspettativa in proposito.
Dopotutto, non era niente di eccezionale, no?
Percorsero in completo silenzio il corridoio che conduceva alla suite dei One Direction, dopodiché Niall sfilò la chiave della stanza dalla tasca dei jeans e litigò per qualche secondo con la serratura automatica della porta.
Sorrise brevemente in direzione dei ragazzi, che osservavano la nuova arrivata con aria confusa.
«Mi spieghi perché cazzo non abbiamo preso l’ascensore? L’hanno inventato apposta per non fare le scale. Ma lui no, lui deve farmi partire la milza!» si lamentò Viola, gettando un’occhiata in tralice a Niall, che si grattò il capo con aria confusa. In realtà, non aveva pensato affatto all’ascensore, preso com’era dalla smania di sentirsi buttare in faccia – per l’ennesima volta – che non era abbastanza.
«Loro sono Liam, Zayn, Harry  e Louis.» presentò Niall, preparandosi mentalmente alla propria disfatta. Viola si presentò e strinse la mano a tutti quanti. Poi, come se niente fosse, si buttò sul divano accanto a Louis e incrociò le gambe.
«Il biondino ha un problema.» esordì, facendo un cenno verso Niall.
Lui incassò le spalle, un po’ mortificato nel sentirsi tanto scoperto e vulnerabile. Che poi, la colpa era solo sua. Non poteva starsene zitto, anziché uscirsene con quella cagata del “secondo te sono bello”? E se aveva pensato che i ragazzi sarebbero scoppiati a ridere e l’avrebbero preso per il culo, si era sbagliato di grosso. Perché le loro espressioni consapevoli dicevano chiaramente che sapevano già tutto.
Appoggiò la chitarra in un angolo e andò a sedersi sul tappeto.
Viola gli sorrise. «Non ho intenzione di fare una fottuta seduta psicologica, Niall. Quindi fai sparire quella faccia da vittima e tranquillizzati.» ridacchiò, prima di alzarsi e sedersi accanto a lui.
«Scusa se mi permetto, Viola, ma si può sapere da dove sei uscita fuori?» chiese Harry, rivolgendole un’occhiata un po’ infastidita. Insomma, non gli piaceva un granché che si prendesse tutta quella confidenza con Niall. Non voleva che soffrisse per colpa di una ragazza: era già successo, ed ogni volta Niall ne era uscito provato e con l’autostima sotto i piedi.
«Dallo stesso posto da cui sei uscito tu, Harry.» ribatté Viola, sfacciata. Harry aprì e chiuse la bocca un paio di volte, alla ricerca di una risposta abbastanza sarcastica, ma non gli venne in mente niente.
«Come mai sei in questo albergo?» chiese Zayn, sforzandosi di non scoppiare a ridere di fronte all’espressione offesa di Harry. Louis, invece, non si era trattenuto affatto, visto che continuava a sogghignare da dieci minuti.
«Vi sto pedinando.»
Niall ridacchiò e le diede una leggera spinta sulla spalla. «E d’accordo!» sbuffò Viola «Mia nonna è venuta a trovarci e ha portato con sé anche un amico di famiglia, che vuole appiopparmi a tutti i costi. Così ho fatto le valigie.» fece spallucce, chiese se poteva fumarsi una sigaretta e si alzò.
«E il coglione chi sarebbe?» le chiese Niall, accomodandosi sul divano accanto a Liam, che gli cinse le spalle con un braccio, protettivo come suo solito.
«Il coglione sarebbe il mio ex-fidanzato. Dio, ma come cazzo ho fatto a finire con uno così?» farfugliò, per niente in imbarazzo.
Zayn, che fumava accanto a lei, ridacchiò.
«Che ha fatto?»
«Mi ha tradita. Con mia sorella.»
«Ragazza, tu si che sei sfigata.» fischiò Louis, divertito. Doveva ammetterlo: quella Viola gli stava decisamente simpatica. E poi era da parecchio che non vedeva Niall così sereno. Ultimamente, sembrava sentirsi a disagio dovunque andassero.
Viola ridacchiò. «In effetti.»
Spense la cicca nel portacenere, soffiò l’ultima boccata di fumo e frugò nelle tasche del giubbino.
«Senti, Malcolm, non so più come dirtelo: non voglio più sentirti. Né vederti, né parlarti, né saperti a meno di seicento metri di distanza da me, in effetti.» sibilò, nervosa.
Niall la osservò con attenzione. Strano, perché sentiva l’impulso di proteggerla? Era chiaro che Viola non aveva bisogno dell’aiuto di nessuno, tanto meno del suo, eppure avrebbe voluto andare lì, strapparle il telefono di mano e dire a quel Malcolm che doveva lasciarla in pace.
Poi Viola cominciò a ridere e Niall si rese conto che quella ragazza era tutto, tranne che indifesa.
«Certo che ti amo anche io, Malcolm. Ti amo così tanto che mi butterei giù dal balcone. Sai, credo proprio che lo farò. Che senso ha la mia vita senza di te? Ti amerò per sempre, addio.» dopodiché, Viola chiuse la telefonata e scoppiò a ridere.
«Che razza di idiota.» mollò il telefono sul tavolo e si accese una seconda sigaretta.
«Non stai fumando troppo?» chiese Harry, avvicinandosi e strappandole la sigaretta di mano. La buttò nel cestino, sotto lo sguardo furioso di Viola, che ancora non credeva ai propri occhi. L’aveva fatto davvero?
«Dì la verità, vuoi morire giovane.»
«L’unica a morire giovane sarai tu, se continui a fumare così tanto.» berciò Harry, con indifferenza.
«Scusa, papà. Prometto che non lo faccio più.» replicò Viola, prima di accendersi una sigaretta e portarsi lontana da Harry, che alzò gli occhi al cielo e ridacchiò.
 
Dopo aver trascorso l’intero pomeriggio con Viola, Niall si sentiva decisamente meglio: quella strana ragazza aveva l’incredibile capacità di far sparire tutti i pensieri negativi, con quella personalità esuberante e un po’ sfacciata. Certo, fumava un sacco di sigarette e certo, aveva di quelle uscite che lasciavano un po’ a bocca aperta, ma tutto sommato gli piaceva.
«E così non hai intenzione di tornare a casa?» le chiese, mentre dividevano un piatto di patatine fritte al ristorante dell’hotel.
«Non ci penso neanche. Non finché Malcolm e Carl bazzicano nei dintorni.» spiegò Viola, addentando una patatina con furia. Niall sorrise, divertito.
«E tu? Quando pensi di smetterla con queste paranoie?» proseguì lei, serena. Niall si adombrò parecchio, e non rispose. Insomma, non era mica una cosa che poteva controllare.
Era paranoico, e probabilmente soffriva anche di un complesso di inferiorità. E allora? Nessuno era perfetto, no? E Viola non poteva capirlo, perché lei stava alle prese con un ex-fidanzato coglione e con una nonna che voleva accasarla.
Non doveva stare attenta ad ogni sua mossa, non doveva cambiare strada per evitare un’orda inferocita di fan. Non doveva dare giustificazioni a nessuno.
Perciò con che diritto si permetteva di chiedergli certe cose? Si scoprì seccato, infastidito ed anche un po’ arrabbiato, a dispetto del suo carattere così perennemente allegro e spensierato.
«Non è che lo faccio apposta, sai?»
Viola inarcò un sopracciglio, sorpresa dal tono duro della sua voce. Poi si fece seria e lo guardò. Niall restituì lo sguardo, cercando di farle capire che non era affatto un argomento su cui scherzare o da prendere alla leggera. Lui ci stava male, quando le fan dei One Direction si dimenticavano che lui ne faceva parte.
«Ci mancherebbe altro. Saresti stupido, in quel caso.» ribatté Viola, in tutta sincerità. Insomma, lei non capiva che motivo avesse Niall di stare male per una cosa tanto stupida. Aveva quattro amici fantastici, il che era più di quanto lei stessa avesse mai avuto in una vita intera, e quella cosa delle “fan che non lo volevano” era solo una cazzata per giustificare la sua insicurezza. Perciò non aveva alcun diritto di fare la vittima. Aveva i soldi, era carino, aveva un bel carattere – per quanto aveva potuto constatare – e tutti lo adoravano. E lei? Cosa doveva dire lei?
«Hai ragione, forse sto esagerando.» mormorò infine Niall, mentre sul suo volto compariva una smorfia triste e insoddisfatta. Viola sorrise brevemente, poi gli batté una pacca sulla spalla.
«Esatto. Stai esagerando. E anche io, a ben pensarci. Forse dovrei tornare a casa.» commentò, un po’ disgustata da quell’attacco di responsabilità. Niall se ne accorse, e rise.
«Dovresti, si.» confermò.
Si sorrisero di nuovo, entrambi consapevoli di essere pronti per fare la cosa giusta, poi Niall abbracciò Viola e le lasciò un bacio sulle guance paffute.
«Grazie.»
E corse via.
 
Quando tornò in camera, i ragazzi lo guardarono preoccupati. Temevano ancora che potesse avere un attacco di tristezza da un momento all’altro. Ma non sarebbe successo più, perché Niall aveva capito: aveva già tutto quello che poteva desiderare. Degli amici, una famiglia che lo amava e un lavoro che lo faceva sentire soddisfatto. Per quale motivo avrebbe dovuto essere triste?
«Che ne dite di andare da Nando’s
 
 

 




 

Ciao ^^
Be’, che dire? Questa One-Shot era in cantiere già da un po’, ma chissà perché non ero mai riuscita a finirla. Oggi mi sentivo un po’ ispirata, così eccola qui.
Non è niente di che e naturalmente non ho idea se Niall sia davvero così insicuro, o paranoico. Ma ho pensato che, essendo anche lui un essere umano, potesse avere qualche problema.
Ecco tutto, spero che non sia risultato esagerato ed eccessivo, perché è proprio quello che volevo evitare.
Viola è una sottospecie di Grillo Parlante, un po’ assurda, e un po’ esaurita, ma tutto sommato ha combinato qualcosa di buono, no?
Bene, spero che vi sia piaciuta.
 
Vi sarei grata se mi lasciaste un commento, in modo che io possa rendermi conto se sia il caso di darmi all’ippica o se valga la pena di aver pubblicato questa piccolina (?) ^^
 
Con affetto,
Fede.
 
P.s. Per chi volesse seguirmi, su Twitter sono @FTheOnlyWay

 

 
 
   
 
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