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Autore: cerconicknamesugoogle    05/07/2012    3 recensioni
Ho perso il conto di quanti ne ho ammazzati, non lo ricordo.
All’inferno, io ero il boia. Non la vittima. Ero io il demone che uccideva i dannati. Ero io che li condannavo. Io che decidevo vita o morte al posto loro.
Alcuni soldati ed alchimisti disertarono. Non volevano più avere a che fare con un simile massacro. Portare sulle proprie spalle il peso della morte di innocenti è difficile, e può portare anche al suicidio, se non lo si sa controllare.
Alla fine, a recitare il copione del boia restarono solo i pazzi, o quelli che non avevano alcun interesse nelle vite altrui.. Ma rimasero anche gli ambiziosi, ed io, rimasi per uno di loro in particolare.
Il colonnello Roy Mustang, alchimista di fuoco. Ex allievo del mio padre ormai defunto.
Genere: Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Riza Hawkeye, Roy Mustang
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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L’ufficio è in penombra. Le pareti sono spoglie.
C’è solo qualche sedia qua e la e, naturalmente, la sua scrivania. Da le spalle all’unica finestra nella stanza. Da essa proviene una luce soffusa, mascherata in parte dalla figura seduta di lui.  Mentre osservo il suo volto scavato, i suoi occhi che rispecchiano le ceneri di un antico fuoco, mi sento improvvisamente inerte. Abbiamo passato l’inferno, non è vero, colonnello? Ishval è stato il nostro, personale, momento del giudizio.
E ne siamo usciti. Ne siamo usciti da assassini. Ed ora non siamo che ombre di quelli che eravamo un tempo.
Mi guarda. Segue il profilo del mio volto. Poi il suo sguardo viene, inevitabilmente, catturato dalla mia uniforme. Il dubbio sorge spontaneo. << Dopo tutto quello che hai passato a Ishval, rimani ancora convinta della tua scelta? >> Ishval… Portiamo ancora i segni di quel luogo, non è così?  I nostri occhi.. Sono ancora quelli degli assassini.
 
Ishval…
 
 All’epoca, l’aria era pregna di polvere da sparo e morte. La terra arida era bagnata di sangue. La sabbia, sporca di rosso.
 
Non era un luogo adeguato per una popolazione. Troppa poca acqua, troppa poca vita. C’era da chiedersi cosa volesse l’esercito, lì. Per sette lunghi anni, la popolazione non volle essere sottomessa da esso. Per sette lunghi anni, si credette che lì ad Ishval fosse in atto un’ enorme guerra. Dura, senza ombra di dubbio. Ma non era ancora cominciato il vero inferno.
 
Sterminio totale. Questo diceva il Comando n. tremilasessantasei. Ordini dai vertici più alti. Nessuna obiezione possibile. Nessun abitante di Ishval, donna o bambino che fosse, doveva rimanere in vita. Quello di Ishval fu un vero sterminio.
 
Assassina.
Lo urlavano  le rovine della città. Lo urlavano gli occhi rossi di tutti quei cadaveri. Ma io.. Io eseguivo sogli ordini.
 
I soldati semplici sparavano senza prendere la mira e non sempre colpivano il bersaglio. Ma i tiratori scelti non fallivano mai un colpo.  Ogni volta che premevamo il grilletto,  uccidevamo qualcuno.
 
Ho perso il conto di quanti ne ho ammazzati, non lo ricordo.
All’inferno, io ero il boia. Non la vittima. Ero io il demone che uccideva i dannati. Ero io che li condannavo. Io che decidevo vita o morte al posto loro.
 
 Alcuni soldati ed alchimisti disertarono. Non volevano più avere a che fare con un simile massacro. Portare sulle proprie spalle il peso della morte di innocenti è difficile, e può portare anche al suicidio, se non lo si sa controllare.
 
Alla fine, a recitare il copione del boia restarono solo i pazzi, o quelli che non avevano alcun interesse nelle vite altrui.. Ma rimasero anche gli ambiziosi, ed io, rimasi per uno di loro in particolare.
 
Il colonnello Roy Mustang, alchimista di fuoco. Ex allievo del mio padre ormai defunto.
 
Emetto un respiro lieve, per arginare i ricordi. Guardando l’uomo che ho davanti, non posso che paragonarlo a quello che era un tempo. Sotto alle ceneri, dopotutto, vedo ancora un po di quell’antica ambizione. << Si >>
La risposta sale alle labbra spontanea, stranamente. Ed io non faccio nulla per fermarla. << Se come dice l’alchimia, la verità del mondo è basata sullo scambio equivalente, per permettere alle future generazioni di vivere in pace e in prosperità, il prezzo che dobbiamo pagare ora è caricarci in spalla i cadaveri ed attraversare un fiume di sangue  >> Continuo a parlare, imperterrita.
Perché è quello che penso. E tu, Roy Mustang, hai ancora i miei stessi occhi. Gli occhi di un assassino. Per questo so, e ne sono certa, che capirai ciò che sto dicendo.
 
Passò del tempo e il massacro ad Ishval continuava. Nessuno sapeva perché. Nessuno capiva perché. Forse, un giorno, lo capirò. Ma nemmeno ora ho una risposta.
 
Se vedevo un bambino in strana piangere e quello aveva gli occhi rossi, io sparavo. Se vedevo una donna col grembo ampio, segno che fosse incinta, con i capelli quasi bianchi, io sparavo. Ed un colpo, per una tiratrice scelta, equivaleva ad un nuovo morto sulla coscienza.
 
Le ombre sembrano danzare nel suo ufficio, mentre alle sue spalle il sole cala. Roy Mustang non si volta a guardare quello spettacolo meraviglioso. Piuttosto, sembra ragionare sulle mie parole. Eppure, mi chiedo da quanto non guardi uno spettacolo bello come quello. << Voglio che tu lavori con me come mia assistente. Voglio che sia tu la mia guardia del corpo. E tu sai, che affidando a te la mia incolumità potresti spararmi alle spalle alla prima occasione. Se farò qualcosa di sbagliato sarai libera di uccidermi con le tue mani. Ti do la mia autorizzazione. Mi vuoi seguire? >>
Le sue parole escono di filato, mentre si alza in piedi per guardarmi. I suoi occhi sembrano riaccendersi in una piccola fiammella, come pronti a bruciare di nuovo.  Dice voglio, il colonnello. Perché sa che quello che vuole ottiene. Dice voglio, ma forse perché ha troppa paura di un rifiuto.
 
Quando il massacro ad Ishval terminò, fummo finalmente liberi di andarcene. Pensavo che, con la guerra alle nostre spalle, un po di quella vecchia energia che avevo in corpo sarebbe tornata. Eppure Ishval, il mio inferno, non aveva pietà per quelli come me, esattamnte come io non ne avevo avuta per i suoi abitanti. Ero io l'assassina. Io ero il boia.
Mi perseguitò per giorni. Tutte le persone morte, tutti quei cadaveri.. Mi rimbalzavano nella testa. Eppure.. Continuavo a vedere.. Un futuro, da qualche parte.
 
Inoltre, non potevo abbandonarmi a me stessa.
C’era ancora qualcuno che dovevo proteggere. Per questo, andai da lui.
 
<< Può contare su di me. >>
Devo proteggerla da se stesso, dopotutto.
<< Sono pronta a seguirla.. >> Sorride, mentre pronuncio quelle parole. Sorride perché, forse, ha capito di non essere solo. << … Fino all’inferno >>

 
 
 
Ma non ci siamo forse già stati, noi, all’ìinferno?
 

 
 Note autrice:
 Mi sono torturata per due giorni per scrivere una fict decente su questo personaggio, ed ecco il risultato che non mi convince affatto.. Si, è tremenda come one-shot u-u
Inoltre volevo chiarire che non è tutta opera mia, per quanto riguarda i dialoghi messi al presente sono tutti tratti dall’anime, ed anche due fra sette nei flaschback, inserite per evitare troppo OOC… Spero sia almeno un po decente…
Wany
  
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