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Autore: Mikayla    23/01/2007    2 recensioni
Fu la stessa Mary a cambiarsi: per la prima volta in tutta la sua vita, circondata da musica, persone e regali, la ragazza si guardò dentro e scoprì il vuoto.
A lungo rimase interdetta scrutando dentro sé, ma non vi scorse mai nulla: né un sentimento né un emozione. Era come morta.
Genere: Triste, Drammatico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Prologo


Mariangela Ludovica Elisabetta, detta da tutti Mary, Sue era una ragazza strana. Avrebbe compiuto diciannove anni da lì a due giorni dopo e non dimostrava affatto la sua età; non per l’aspetto dato che era sul metro e settanta per una sessantina di chili, una terza piena -come piaceva dire a lei-, lunghi capelli corvini che ricadevano morbidamente sulle sue spalle fino a sfiorarle il fondoschiena, occhi del colore degli smeraldi, gambe lunghe e dita affusolate accompagnate da una vita sottile. No, era per l’espressione del suo viso: troppo matura per una ragazza della sua età, troppo matura perfino per una quarantenne, a dire la verità.

Sotto l’aspetto fisico verrebbe definita, da chi ha letto Twilight, un vampiro dato che v’era una sola parola per definirla: bellissima.

Ma oltre ad essere bella, Mary aveva anche molte altre qualità: prendeva voti altissimi senza il minimo sforzo -basti pensare che il voto più basso che prese fu un 7 e ½ in matematica solo perché il professore, in quella verifica, non avrebbe dato più di 8-, possedeva un'agilità ed un'eleganza innate, riusciva splendidamente in tutto ciò che faceva.

Anche le relazioni con le altre persone rispecchiavano la sua perfezione: troppo bella, era quel tipo di ragazza che i ragazzi guardano da lontano, e quei pochi che le si avvicinavano, finivano immancabilmente a farle da schiavetti; le ragazze invece la ammiravano e rispettavano con un misto d’odio e d’invidia, la trovavano semplicemente insopportabile. Ma ciò non significava che con lei non si potesse parlare, al contrario, si riusciva a discutere civilmente con lei, ci si poteva confrontare, ridere e scherzare.

In una parola era perfetta; Mary Sue era la ragazza più perfetta che avesse mai messo piede sulla faccia della terra.

… o almeno questo sostennero tutti fino al giorno del suo compleanno.

I genitori le organizzarono una festa a tema affittando il castello che dominava la città per due giorni. Lei e tutti gli invitati avrebbero dormito là e sarebbero tornati a casa solamente la sera successiva. In onore della festeggiata il tema era: la Corte Principesca.

La festa fu un successone e Mary fece la sua splendida figura nell’abito ottocentesco da principessa che era appartenuto ad una sua antenata di sangue blu. Il raso color oro ed avorio che la fasciava le dava un'aria solenne, i capelli raccolti in una complicata pettinatura sulla nuca, tenuta ferma dalla coroncina d’oro bianco tempestata di diamanti, lasciava qualche morbido riccio che le incorniciava il viso diafano, risaltando le carnose labbra rosee e gli occhi smeraldo. L’ampia gonna, dotata di strascico, accentuava la sua naturale eleganza.

Sarò monotona, lo so, ma era semplicemente perfetta.

Ma allora cos’andò storto quella sera per cui tale epiteto le fu tolto? Nulla. La serata fu indimenticabile e perfetta in ogni dettaglio, sublime.

Non fu la festa, fu la stessa Mary a cambiare: per la prima volta in tutta la sua vita, circondata da musica, persone e regali, la ragazza si guardò dentro e scoprì il vuoto.

A lungo rimase interdetta scrutando dentro sé, ma non vi scorse mai nulla: nessun sentimento, nessuna emozione. Era come morta.

Così, all’età di diciannove anni e un giorno, Mary capì d’aver vissuto una vita vuota. Non un'amica, nè un affetto, non una sensazione particolare. Guardandosi dietro, non ricordava un solo avvenimento degno di nota.
Nulla.

Da quel momento Mariangela Ludovica Elisabetta decise di dover portare una ventata d’aria fresca nella sua vita dall’aria viziata.

Arduo per tutti, ma, com’ho detto, Mary riusciva bene in tutto ciò che faceva e, difficilmente, si sarebbe scoraggiata -o, peggio, fatta sconfiggere- da questa piccola difficoltà.

   
 
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