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Autore: beesp    09/07/2012    1 recensioni
Una ragazza fuma una sigaretta sul balcone fuori dalla sua stanza. Lo fa velocemente, ogni notte, alle quattro.
Qualcun altro osserva attentamente.
(Non so neanch'io cosa sia).
Genere: Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: FemSlash
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Quattro
Questa storia è stupida, siete avvisati XD. Mi è venuta in mente mentre fumavo una sigaretta - circa tre quarti d'ora fa. L'ho scritta di getto ed è uscita più o meno come l'avevo immaginata. Ma rimane, boh, inutile?
L'ho scritta ascoltando per lo più Skrillex. Fate un po' voi, non so neanche che emozioni debba trasmettere. Magari voi siete più bravi di me a capire cosa sto cercando di trasmettere.
Forse voglio avere attenzione...? XD Non lo so.
Buona lettura.











A settecento metri sopra il livello del mare, anche d’estate, non è mai perfettamente caldo.
Una ragazza, ogni notte – lei la vede – sul balcone di fronte al suo. Ha sempre la stessa maglietta, indossata sopra pigiami di qualsiasi tipo. Solo d’estate è lì. Ha una sigaretta tra le dita, la fuma velocemente. Si guarda intorno. La riconosce per quella punta rossa nel buio della notte. Le quattro di notte, poco prima o poco dopo. Alza le tapparelle e si affaccia a fumare.
È veloce, è quasi come avesse fretta di avvelenarsi.
Non sa perché, ma la aspetta.

Durante il giorno si ritrova a pensare a lei.
Qualche volta l’ha incontrata in paese, cinquecento metri più giù, ma è come fosse un’altra. Fuma – spessissimo – eppure non sembra lei senza la sua t-shirt. È inconfondibile perché ha un disegno fluorescente sul davanti, eppure non saprebbe dire cosa rappresenti.

Si chiede cosa stia facendo, dove sia, perché sembri due persone completamente diverse. Così silenziosa di giorno, eppure la notte tanto espansiva, anche solo con quel fumo frenetico.

Di tanto in tanto dalla sua camera provengono canzoni a volume alto, è sicura sia lei, talvolta la scorge ondeggiare la testa seduta alla sua scrivania, la testa abbassata sul ripiano o attenta allo schermo di un computer.
È incredibile quanto si possa scoprire della vita di una persona soltanto osservandola, anche a quella distanza – che se pur non estesa, non dovrebbe permettere contatto.

Immagina lei sappia sia lì ad osservarla.
Si chiede se certi movimenti, quelli così naturali mentre muove il braccio per portarsi alle labbra la sigaretta, siano per lei. Per sconcertarla.

Quella musica parla di lei in qualche modo. È disperata, poi speranzosa, distrutta e felice.
Incredula aspetta qualcosa, un segno che la ragazza sia come se la figura prima di prendere sonno, tra le pareti anonime che la accolgono.

Attende anche ore nella sua stanza che qualcosa si smuova, che qualcuno alzi le tapparelle e le lasci scorgere l’oggetto della sua ossessione.

Quando l’hanno incontrata, sua madre l’ha salutata. Hanno chiacchierato un po’.
Si è sentita contenta, la sua curiosità in parte soddisfatta. Ha una voce bassa e parla ad alta voce, anche quando l’interlocutore è a pochi passi da lei. Ha un cellulare graffiato e si mangia le unghie nevroticamente.

Quando riconosce la musica che esce dallo stereo della ragazza, s’informa sulle band, sulle canzoni, cerca di capire, ma di certo non potrà mai indovinare qualcosa di lei a quella distanza.

Urla entusiasticamente balla in rarissime occasioni muovendosi compulsivamente si trucca allo specchio di un armadio gira in intimo per casa prende l’accappatoio grida con i suoi genitori scherza con sua madre e dialoga con suo padre sorridendo piange ride da sola incontra delle amiche bacia qualcuno abbraccia qualcun altro.

Lungo le strade abbassa la testa, è triste, divertita, perplessa, turbata.

Si tocca il basso ventre, si sposta i capelli, si sfiora le braccia, si gratta l’angolo della bocca o la punta del naso, si sistema la coda di cavallo o i fermagli, legge un libro seduta in un autobus. Alza la testa osserva le persone, un’espressione concentrata.

D’un tratto comincia ad impacchettare i suoi oggetti. Libri, fumetti, CD, poster. Indumenti invernali, felpe, jeans.

Con la massima cautela chiede informazioni ai suoi – ma sua madre già intuisce che ci sia qualcosa sotto. Non può trattenersi dal guardarla con una certa soddisfazione e intesa.
Si sta preparando a trasferirsi.

Non hanno mai parlato, i loro sguardi non si sono mai incrociati.

Ci sono ancora molte tracce di lei nella sua stanza il giorno prima che parta. Le sembra così naturale. Non potrebbe andar via senza rimanere in qualche modo.
La sua t-shirt fluorescente è stata il primo indumento che abbia messo in valigia.

Parte molto presto, di mattina. Sono le quattro.
Alza lo sguardo verso il suo appartamento, le sorride e la saluta.
Continua a caricare i bagagli nell’automobile di suo padre come niente fosse. Ha un mp3 che sistema sul cruscotto.
Il padre le chiede qualcosa prima di sedersi al posto di guida. Poi lei si accomoda accanto a lui. Indossano le cinture e partono.

Decide che non c’è più niente da vedere, ormai. Porta con sé il suo cellulare e si stende a letto, pronta a dormire.
   
 
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