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Autore: ManuFury    09/07/2012    5 recensioni
Tristan Irving è il migliore nel suo settore... è un cacciatore, ma non quello che voi tutti immaginate.
Genere: Suspence | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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NOTTI DI LUNA PIENA

 
 
 

Capitolo 1: SOLO UN CUCCIOLO

 

Un grande anello di fumo salì lento verso la volta blu notte del cielo, dissolvendosi pian piano… fino a scomparire del tutto.
Altro fumo… una grande boccata portata via da una folata di vento.
Tristan alzò gli occhi azzurro ghiaccio studiando distrattamente il paesaggio attorno a lui, coperto da pennellate metalliche, i gelidi colori della luna piena.
Sospirò… stanco, poi prese un’altra boccata di fumo, l’ultima che il mozzicone che teneva tra le labbra poteva regalargli.
Soffiò via il fumo dai suoi polmoni facendolo uscire in sbuffi dalle narici mentre lasciava cadere la sigaretta sull’erba verde e rigogliosa che cresceva sotto i suoi piedi. Si alzò svogliatamente dal muretto e con l’anfibio di pelle nera calpestò il mozzicone, spegnendo definitivamente ogni sua fiamma.
I suoi occhi azzurri si alzarono di nuovo verso quella luna che sembrava, con tutti i suoi crateri, un’enorme faccia ghignante. Un clown malefico che rideva di lui e del suo lavoro.
Maledetta bastarda! Imprecò Tristan mentre impugnava la sua Desert Eagle. Si avviò in quella notte illuminata a giorno da quella luce argentata che rendeva di metallo ogni cosa; aveva un lavoro da fare e non poteva più concedersi riposo.
Mentre si avviava nella rigogliosa vegetazione attorno a lui, il cacciatore ritrattò il suo pensiero di prima… se non fosse per la luna piena, lui sarebbe disoccupato. Con un sorrisino disegnato sul viso affilato, ripensò al suo primo incarico, alla sua prima caccia. Quelli sì che erano bei tempi! Pensò mentre la memoria tornava indietro.
Un fruscio…
Tristan si bloccò sul posto impugnando con più forza la sua pistola e lasciando a metà il pensiero. Gli occhi saettarono da una parte all’altra sondando alberi e cespugli.
Bei tempi quelli! Non come adesso. Pensò, con ancora gli occhi azzurri che febbricitanti, cercavano e sondavano ogni dettaglio dell’argentea vegetazione che lo circondava. Solo che non vedeva assolutamente niente… tutto intorno a lui era silenzioso e immobile, con il verde delle fronde e l’argento della luna che si fondavano creando nuove splendide sfumature.
Un nuovo rumore dietro di lui!
Il corpo di Tristan si mosse come un automa perfetto, ruotando su se stesso e puntando la pistola sul cespuglio davanti a sé. Intensificò la forza del suo sguardo per cogliere un movimento, un guizzo… qualsiasi cosa!
Tolse la sicura, pronto a sparare.
Il piccolo cespuglio sembrava una budleira, una pianta delle farfalle, ma con il buio, l’argento e la tensione per la caccia a mille l’uomo non ne era così sicuro.
Un rametto si mosse e Tristan indietreggiò di un passo. Aveva bisogno di spazio di manovra, bisogno di spazio per attaccare se ne fosse stato costretto.
Altro movimento seguito da fruscii e scricchiolii all’interno del cespuglio che ora tremava e quasi ondeggiava come un budino durante un terremoto.
Prese fiato, la pistola sempre in pugno.
Un ultimo movimento seguito da uno scatto fulmineo e un botolo peloso schizzò fuori dal cespuglio, passandoli in mezzo alle gambe come un piccolo razzo di pelliccia e scomparendo nella vegetazione verde e grigia. Una piccola, fottuta, lepre… molto comune in quella regione!
L’uomo sospirò, abbassando la pistola.
“Ma vaffanc…!”
Non ebbe il tempo di concludere quell’imprecazione che comprese da cosa scappava quella piccola lepre!
Un ruggito così potente da scuotere la notte, poi una figura colossale si scagliò contro Tristan, sovrastandolo in un attimo e buttandolo a terra. Una bocca piena di denti affilati come i coltelli che l’uomo portava alla cintura, si aprì a una spanna dal suo viso, gocciolando bava sui suoi vestiti.
Per istinto Tristan aveva incrociato le braccia quando aveva sentito quell’impatto e adesso erano queste a premere sotto il collo della creatura per tenerla lontana. Il resto del corpo, invece, era completamente bloccato dalla bestia, che lo inchiodava al suolo.
Nonostante la situazione, l’uomo riusciva a mantenere una discreta calma, in fondo non era la prima volta e non sarebbe stata nemmeno l’ultima.
Con il braccio destro continuò a tenere lontana la creatura, mentre il sinistro scivolava lento sull’erba alla ricerca della pistola, che con quell’attacco improvviso gli era sfuggita. Merda! Lo sapevo che dovevo legarmela alla mano! Imprecò.
Mentre la mano, frenetica, cercava la Desert Eagle, il pesante essere sopra di lui aprì un po’ di più le fauci gocciolanti di bava bianca, che ormai cadeva come una pioggerellina primaverile, lavando Tristan, anche se lui la doccia l’aveva già fatta.
Inaspettatamente, quando le dita del cacciatore trovarono qualcosa tra l’erba, la creatura sopra di lui allungò la rosea lingua verso il suo viso, un comportamento ben strano.
“Oh no! E’ il nostro primo appuntamento… non mi sento pronto per la lingua!” Scherzò Tristan spostando il viso per sottrarsi alla leccata, mentre le dita della sua mano sinistra si stringevano un po’ meglio sull’oggetto che aveva trovato.
La belva, però, insistette iniziando a usare la sua forza mostruosa e, a quel punto, il braccio di Tristan faticava a trattenerlo, così che la rosea lingua si avvicinava sempre di più alla pelle del suo viso.
E si faceva sempre più vicina, sempre di più.
Solo quando la punta morbida della lingua della creatura gli sfiorò la pelle ispida della guancia, riversando su di essa ancora un po’ di bava, Tristan riuscì ad afferrare per bene quell’oggetto a terra.
Era solo un vecchio rametto secco, ma se i suoi calcoli erano esatti, era ciò che faceva al caso suo! Forse era anche meglio della sua pistola!
Sollevò il rametto sventolando per un secondo davanti agli occhi gialli della bestia sopra di lui. Poi lo scagliò lontano. Qualcuno l’avrebbe ritenuto un gesto inutile, ma non Tristan… sempre che i suoi calcoli fossero giusti.
Fortunatamente per lui, lo furono.
Dopo un primo istante di smarrimento, la creatura saltò via, all’inseguimento dal bastone.
“Ma che bravo cagnolino! Forza, riporta il legnetto!” Sorrise Tristan mentre si stendeva supino, riprendendo fiato. Solo che non aveva molto tempo, così gli occhi azzurri presero subito a muoversi a destra e a sinistra alla ricerca disperata della sua Desert Eagle. Grazie al cielo la luna piena portava anche qualche vantaggio, così, sul prato dall’erba metallica gli occhi di ghiaccio dell’uomo identificarono subito il brillare metallico della sua pistola, finita a qualche metro da lui.
Avanzò carponi mentre ancora prendeva fiato, l’impatto era stato più forte di quello che aveva pensato. E, nella notte silenziosa, un ululato.
Un altro ululato seguito dal rumore di una corsa pesante a pochi metri da sé, fece accelerare Tristan. Con una specie di scivolata, afferrò la Desert Eagle e la puntò davanti a sé, dove la creatura lo stava per raggiungere di corsa.
“Buona notte, bello!”
E sparò!
L’essere si bloccò a pochi passi da lui, negli occhi gialli la confusione, il bastone che stringeva tra i denti e che gli stava riportando, proprio come un bravo cagnolino, cadde per terra. Pochi secondi e, con un rumore ben più pesante, anche la bestia cadde al suolo.
Tristan sospirò, alzandosi. Si spazzolò via dalla giacca di pelle nera un po’ di polvere e qualche filo d’erba, per poi passarsi una mano sul viso.
Conclusa quell’operazione si avvicinò alla bestia illuminata dall’intensa luce della luna. Il folto pelo che ricopriva il corpo atletico sembrava di metallo, una sorta di argentea corazza lunare. Gli occhi gialli erano chiusi, nascosti dal pelo, le fauci erano serrate, i muscoli possenti erano immobili, tranne quelli che gli permettevano la respirazione.
Il cacciatore sospirò per l’ennesima volta chinandosi ed estraendo dalla carne una piccola siringa che conteneva una dose concentrata di tranquillante e una piccola quantità di argento liquido, non molto, ma quello che bastava per bloccare la mutazione. Infatti, nel giro di pochi minuti, il folto pelo nero iniziò a ritirarsi, i muscoli scolpiti sgonfiarono come palloncini bucati. Il muso, aggressivo e squadrato, si fece più dolce.
Dieci minuti dopo Tristan Irving non aveva più di fronte un terribile licantropo assassino, ma un ragazzino di una decina d’anni o poco più. Era grazie alla sua giovane età che il trucco del bastone aveva funzionato. Quando i licantropi sono ancora piccoli, tendono a essere più simili a cagnolini che a lupi assassini.
L’uomo si sfilò la giacca, mettendo la Desert Eagle al suo posto, in una fondina alla cintura.
“Forza piccolo. Torniamo da mamma e papà!” Affermò avvolgendo il bambino nella sua giacca per non fargli prendere troppo freddo e portandoselo delicatamente in braccio.
Tenendosi stretto al petto il ragazzino che dormiva tranquillo, Tristan ripercorse tutto il bosco che avvolgeva la villa del Signor Kelly, il padre del bambino e nobile di paese.
Superato il muretto sul quale si era fumata una sigaretta, non passò molto tempo prima la vegetazione lasciasse posto alla sfarzosa e gigantesca villa, bianchissima e stracarica di fronzoli e quant’altro. Altro che il suo spartano e confortevole appartamento!
Scosse la testa davanti a tutta quella ricchezza sprecata e velocizzò il passo.
Ben presto le tenebre metalliche furono scacciate da potenti luci che facevano quasi risplendere la villa, che assorbiva quella luminosità per poi spanderla tutto intorno, come neve di montagna in un giorno di sole.
Davanti all’infinita scalinata in raffinato marmo bianco che portava all’ingresso della villa, si era radunata una piccola folla: primi fra tutti i genitori del bambino e i loro servi. Stavano in silenzio, in religiosa attesa, nemmeno fosse una veglia funebre. Quando, però, i primi occhi si posarono su Tristan e, in particolare, sulla piccola figura addormentata che teneva in braccio, la veglia funebre si trasformò in una festa di bentornato, con tanto di grida e qualche applauso.
I genitori del piccolo si fecero avanti per primi, con fretta. La madre, una bella signora bionda dai grandi occhi azzurri lucidi di lacrime, prese subito in braccio il figlio, lodando e ringraziando fino alla nausea chi lo aveva riportato da lei sano e salvo.
Il cacciatore, però, rimase indifferente a quelle lodi, incrociò solo le braccia sospirando.
“Se non l’aveste fatto uscire, ci saremo risparmiati tutti un sacco di problemi.” Affermò freddo e distaccato dal calore e dalle lacrime dei presenti per il ritorno del bambino.
“Ha eluso la sorveglianza. – Si giustificò il padre, accarezzando i capelli biondi del figlio, - è sempre irrequieto quando c’è la luna piena.”
“Non è il solo!” Tristan alzò gli occhi verso la piccola folla.
“Beh, Signor Irving, non so come ringraziarla.” Mormorò ancora l’uomo, cingendo le spalle della moglie, stringendo così in un abbraccio che comprendeva anche il figlio, ancora assopito.
“Sapete esattamente come ringraziarmi. – Poi, ripensò a quelle parole che lo facevano sempre molto quel mercenario che, all’inizio, non voleva essere. – Fate più attenzione la prossima volta.” Aggiunse.
“Senz’altro! Ancora grazie, Signor Irving. Il suo compenso è già stato trasferito sul numero di conto da lei fornito.”
Tristan annuì. Ecco, quella sì che era una buona notizia, finalmente qualcuno puntuale nei pagamenti. Con un cenno del capo l’uomo salutò i presenti che iniziavano a farsi soffocanti vicino alla coppia e al loro bambino ritrovato. Il cacciatore, la folla, l’aveva sempre odiata. Lo asfissiava, gli toglieva il respiro. E poi il suo lavoro era finito: non aveva motivo per trattenersi ancora.
“E’ stato difficile prenderlo?” Domandò una voce atona alla sua destra. Già da un po’ Tristan aveva notato quell’ombra che era rimasta in disparte, rispetto agli altri. Ferma in un angolo, silenziosa, quasi furtiva.
“No… per fortuna si trattava solo di un cucciolo. – Mormorò il cacciatore fermandosi. Attese qualche istante, per vedere se l’altro avesse ancora qualcosa da aggiungere, ma non ne sembrava intenzionato. Così Tristan continuò. – Le farò sapere Signor Philips.”
“Ehi! Fermo… mi farete sapere cosa?”
“Se è adatto o meno per questo lavoro. Nel frattempo, buona giornata, Signor Philips.”
La luna piena era nel cielo, ma c’era un’altra luna quella notte, una falce bianca che si era disegnata sulle labbra di Tristan Irving mentre si allontanava.
Adorava quell’effetto che aveva sulle persone.

 

-- RAPPORTO 315 --

 
Soggetto: F.F. Kelly, Jr, undici anni.
Stato: Licantropo
Cliente: Signor F. F. Kelly
Luogo: Villa Kelly, Londra
Durata della Missione: 2 ore e 47 minuti
Stato della Missione: Conclusa
 
Note Personali: richiedere ulteriori informazioni sul Signor Steven Philips
 
 

***

 
Ehilà gente!
Prima che tiriate fuori i pomodori marci per castigarmi per questo orrore vorrei dire a mia difesa che sono nuova del Fandom, ma ho voluto provare lo stesso.
Considerando che ho scritto questo capitolo un po’ di getto (oddio Manu… ma così ti comprometti! XD) vorrei sapere che ne pensate voi.
Se vi piace potrei scrivere qualche altra avventura sul buon Tristan… altrimenti la chiudo qui molto semplicemente (ed evito la pioggia di frutta marcia!)
Beh, altro non c’è… fatemi sapere.
A presto! (Spero! XD)
 
ByeBye
 
ManuFury!
  
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