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Autore: Lushia    11/07/2012    2 recensioni
La vita di una giovane Arina, costretta a crescere immersa nella vita quotidiana di una famiglia mafiosa, con i suoi problemi adolescenziali e le situazioni strane e nonsense che la circondano.
La sua allieva, una bambina di sette anni tutto pepe che non riesce a stare un attimo tranquilla assieme ai suoi amichetti.
Cosa è accaduto in passato e cosa accadrà?
Genere: Avventura, Commedia, Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altro Personaggio, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'KHR! 11^ Famiglia'
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E' tempo di spin off, dato che per la fic principale devo aspettare un po' di sapere cosa succede in Reborn ufficiale xD proseguirò con calma e intanto... beccatevi questo spin off dal titolo particolare (NO, NON HO ASSOLUTAMENTE COPIATO DAL FUNBARI NO UTA DI SHAMAN KING!)

Target 1 - La Verità

cover

Il pianto dei due bambini risuonava nell'abitazione vuota.
Il papà e la mamma non potevano fare più nulla per loro, i due coniugi giacevano a terra privi di vita, il liquido scarlatto li avvolgeva assieme nel loro infausto destino.
Piangevano senza sosta, cercavano i loro amati genitori che da quando erano nati, da un anno a quella parte, si prendevano amorevolmente cura di loro.

Purtroppo i loro genitori non si sarebbero alzati e non li avrebbero coccolati come al solito.
Non si sarebbero alzati mai più.
Stefano ed Elisa Luccini erano stati uccisi.

“E ora come facciamo?”

Il nonno osservò i due bambini con le lacrime agli occhi. Era troppo stanco per prendersene cura e una coppia di sposi aveva accettato di prendere in adozione il maschietto. Non erano in grado di poterli allevare entrambi, purtroppo.
L'uomo, stanco dalle fatiche di una vita e con la piccola in braccio, arrivò con sguardo pietoso alla residenza della famiglia Vongola, con cui i Luccini erano alleati da molti anni.
Vongola Decimo, l'attuale boss, osservò l'infante con sguardo commosso.

- … Stefano-san ed Elisa-san erano due splendide persone, amici e alleati. Le loro vite sono state stroncate a causa di persone ignobili. Non potrei mai restarmene a guardare sapendo che questa bambina crescerà senza una mamma e un papà. - sorrise, ciò rassicurò molto il signor Luccini che, finalmente, poteva mettersi l'animo in pace.

Pochi anni dopo, l'anziano passò a miglior vita mentre i sue due nipoti crescevano, ognuno nelle loro nuove famiglie.

Se solo sapessi chi... di chi è la colpa...

Eppure alla fine non importava più di tanto. Vendicarsi era stupido, non portava a nulla di buono.
Bisognava andare avanti con la propria vita, crescendo e diventando più forti per impedire che certe tragedie potessero ripetersi in futuro.

 

Quando aprì gli occhi color smeraldo si rese conto di aver pianto, di nuovo.
Possibile che ogni volta doveva sognare quel maledetto giorno? Eppure aveva appena un anno quando accadde.
La sveglia suonò, erano le sette.

LE SETTE?!

La biondina si catapultò giù dal letto e si infilò rapidamente nella doccia per darsi una rinfrescata prima di mettersi la divisa, addentare una fetta di pane con la marmellata e afferrare lo zaino, lasciando l'appartamentino in cui abitava a una velocità impressionante.

Mentre correva per strada si aggiustò il fiocco bianco che decorava i suoi capelli lisci color biondo cenere. Inghiottì l'ultimo boccone di pane, prima di svoltare l'angolo e di incrociare una ragazzina che stava proseguendo nella sua stessa direzione.

- Ah, Sonia! -
La ragazza dai capelli neri, che aveva l'aria di essere un maschiaccio per via del taglio molto corto, del portamento sciatto e del modo con cui teneva il suo zaino, osservò l'amica dall'alto in basso.
- Ma dico, sai che ore sono? -
- Oh per favore, anche tu sei in ritardo, no? -

Risero, mentre percorrevano gli ultimi metri che le separavano dall'istituto privato che frequentavano.

 

La giornata sembrò passare rapidamente, la biondina era come sempre la migliore della classe a causa della sua intelligenza, ma ormai non era più una novità.
Si stiracchiò, al termine delle lezioni, stanca e ancora un po' assonnata, quando venne accerchiata da alcune sue compagne di classe.

- Nee nee Arina, che ne dici di unirti al laboratorio di cucina? - chiese una ragazza dai riccioli nocciola - So che sai fare dei piatti squisiti e vorremmo avere qualche iscritto in più! -
- Ma no, Arina è bravissima a cantare! Perchè non ti iscrivi al laboratorio di canto? - una ragazzina minuta la stava fissando con occhi languidi.

Sonia sbuffò, quasi seccata da tutte quelle richieste.
- Ragazze, per favore! Sapete che Arina c'ha da fare di pomeriggio! -
Deluse, le ragazze si scusarono e la folla si disperse. Arina sapeva che, sicuramente, avrebbero ripreso con le offerte in un secondo momento, poiché era già la quinta volta che si comportavano in quel modo.

Era ormai l'ora di pranzo quando salutò Sonia con un sorriso stanco e si diresse nel suo appartamento. Cucinò rapidamente una minestra che divorò con un po' di pane, tagliò alcune fette di salame e bevve del succo di arancia.
Dopo aver sparecchiato decise di dedicarsi ai compiti, ma non passarono nemmeno cinque minuti che il campanello suonò.
Si alzò, perplessa, ritrovandosi di fronte una ragazza dai capelli corvini legati in due piccole treccine.
Sapeva chi era, sorrise raggiante.

- I-Pin nee-chan! Che meravigliosa sorpresa! -
- Arina! Sono felice che tu stia bene, è da un po' che non ci vediamo! -
La bionda fece accomodare la sua vecchia amica, offrendole del tè come si usava fare in Giappone.
- Come va con la scuola? Quest'anno sei in prima superiore, giusto? -
- Esatto... altri cinque anni di torture e poi libera! - ridacchiò. In realtà non odiava la scuola, anzi, si sentiva a suo agio e le piaceva studiare per imparare nuove cose. Tuttavia, le sembrava divertente imitare i suoi compagni di classe, che consideravano la scuola come un'istituzione inutile e noiosa, quasi come una prigione.
- Immagino! Ma tu sei così intelligente, quando eri piccola già facevi domande che per una bambina della tua età sembravano impossibili... -
- La curiosità e la sete di sapere non mi sono mai mancate!- ridacchiò - Ah, quando ero piccola... che ricordi, eh? - si passò una mano tra i capelli, lisciandoseli.
- Era quasi difficile tenerti, ma alla fine era anche divertente! - la cinesina ridacchiò.
- Tu e Lambo mi avete praticamente cresciuta, eravate i miei fratelloni! -
- Ma sì, dai, che saranno mai tipo dieci anni di differenza? Eravamo i più giovani, dopotutto. -
La bionda sorrise, sorseggiando il suo tè, mentre la cinesina si guardava attorno, curiosa.
- Ma tu... perchè stai ancora in questo appartamentino spoglio? Perchè non torni alla magione? -
La quattordicenne scosse il capo, sicura.
- Ringrazio molto Decimo ma non voglio arrecare ulteriori disturbi. Già si è preso cura di me da quando ero in fasce e non voglio continuare ad essergli tra i piedi... voglio essere autosufficiente, ecco. -

Fissò sottecchi una foto poggiata sul davanzale della finestra dove vi erano rappresentati i coniugi Luccini con in braccio i loro due figli gemelli.
- Per Sawada-san non è affatto un peso, ricordalo! Sei la benvenuta! E poi lui ti stima molto, sei una persona così intelligente e così dolce... -
- Ti ringrazio... -
- Ad ogni modo... non sono passata per dirti questo. - posò la tazza di tè sul tavolo, fissando con serietà la ragazzina dinanzi a lei. - Non dovrei dirtelo ma... ci ho riflettuto su e, secondo il mio modesto parere, tu dovresti sapere. -
- Se non devi dirmelo, non farlo. Non voglio che ti lasci scappare informazioni importanti solo perchè sono io. -
- No, no, tranquilla. Voglio che tu sappia almeno una cosa. -
La biondina restò in ascolto, curiosa.
- Sawada-san ha trovato il colpevole dell'omicidio dei tuoi genitori... provvederanno a fare in modo che sia assicurato alla giustizia. -

Arina arrossì, ascoltando il cuore palpitare rapidamente e il peso che lo opprimeva svaniva pian piano, lasciandolo più leggero. Sembrava quasi che il tormento durato quindici anni fosse svanito all'improvviso.
Quell'uomo, il misterioso assassino, sarebbe stato preso e i suoi genitori avrebbero finalmente potuto riposare in pace.
Sospirò per il sollievo.
- Finalmente. Non che non ci abbia mai pensato, ecco, ma sapere che l'uomo che ha fatto tutto ciò sarà finalmente punito... ecco, mi fa sentire sollevata. Finalmente la memoria di mamma e papà sarà onorata... -
La cinesina sorrise.


- Beh... ad ogni modo ricorda che puoi tornare quando vuoi! - le disse sull'uscio, abbracciando la sua amica.
- Grazie I-Pin, ma davvero, non c'è bisogno! -
- Sei di famiglia, non devi farti problemi! - la ragazza stava per lasciare l'abitazione quando si fermò di scatto e si voltò all'indietro. - Ah... se fosse possibile... tu le hai per caso detto che i tuoi genitori sono stati uccisi? -
- Uh? A lei, dici? No, no. - rispose, perplessa - Ha fatto domande sul come mai vivessi da sola e su come pagavo l'affitto... Mi sono limitata a dirle che avevo preso un appartamento vicino la scuola e che ricevevo dei soldi ogni mese. -
- Santo cielo, è curiosa e intelligente quanto te. -
- Si capiva, no? -
- Adesso capisco perchè Sawada-san te l'ha affidata! Quella monella è intrattenibile! -
- E' solo l'età, è una bambina vivace. Per fortuna è così, insomma, prima era sempre silenziosa e triste, ma da quando ha degli amici si è scatenata.-
- Ad ogni modo... Sawada-san vorrebbe che non la mettessi al corrente della tua situazione... intendo, riguardo i tuoi genitori. -
- Perchè mai? -
- Beh... meglio che non senta parlare di queste cose. -
- Uh... capisco. D'accordo, per me è anche meglio... non che voglia parlarne... -

La mora le sorrise e la salutò, svanendo oltre il cortile, mentre Arina chiudeva la porta di casa tornando ai suoi compiti.

***

Un pallone volò giù dal corridoio esterno dell'edificio dove abitava la biondina e un bambino di circa dieci anni, probabilmente anche lui inquilino del palazzo, si avviò a riprenderlo, passando dalla porta della casa della ragazza.
Aveva i capelli scuri ed era un po' in carne, prese il pallone con i piedi e fece rimbalzare la palla sul ginocchio.

- Uhm... quindi i genitori della signorina Arina... -
Arrossì, mordendosi le labbra e singhiozzando per la triste scoperta.

Si diresse rapidamente verso il parchetto, poco distante da lì, continuando a calciare la palla.

- Ehi ehi ehi ragazziiiiiii~ - urlò, raggiungendo un bambino dai capelli rossicci che si era voltato verso l'amico.
Scese dallo scivolo dove era seduto e intercettò il pallone del bruno, prendendolo e iniziando a palleggiare.
- Claudiooooooooooo, non immagini cosa ho sentito mentre stavo per venire qui! -
- Ehi, calmati Fabio... che succede? Sembra qualcosa di preoccupante... -
- Sì, davvero! Si tratta dei genitori della signorina Arina! Sono stati uccisi! -
La palla con cui stava giocando il rosso cadde a terra e Claudio restò ad osservare l'amico con sguardo disorientato.

- COSA?!- da dietro una giostra spuntò una bambina, che si apprestò a raggiungere rapidamente i due.
La piccola aveva i capelli castani legati in due codine sul capo e si avvicinò a Fabio con sguardo preoccupato, osservandolo a bocca aperta.
- Sul serio, Nozomi! Non sto scherzando! Ho sentito così! -
La piccola sembrò sconvolta, osservò dapprima Fabio e poi Claudio, non sapendo cosa dire e continuando a scuotere il capo, come se non volesse credere a quella storia.
Il rosso si voltò verso la bambina, sconvolto anche lui.
- Nono-chan... sembra vero... cosa facciamo? -
La piccola strinse i pugni, arrabbiata.
- … C'è da chiederlo? Scopriamo chi è stato! Giuro che lo ammazzo! -

   
 
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