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Autore: Angel Selphie    26/01/2007    3 recensioni
Cosa accadrebbe se Zell avesse un disperato bisogno di ripetizioni di matematica, e se fosse Seifer il suo insegnante privato?
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai, Yaoi | Personaggi: Seifer Almasy, Zell Dincht
Note: Alternate Universe (AU) | Avvertimenti: nessuno
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‘Giorno a tutti! Come butta? Beh, sicuramente ora che vi state apprestando a leggere questa schifezza il vostro stato di salute subirà un drastico peggioramento! ^_^ SMILE!
A parte i miei evidenti problemi mentali, è meglio che vi parli della fic in questione…naturalmente ho deciso di mettere le mani sui personaggi dell’arcinoto videogioco di Final Fantasy VIII. Che novità, direte voi! E infatti la novità c’è: state per addentrarvi nei meandri di una favolosa “alternative universe”, nonché shounen-ai, fanfiction! Tuttavia, se credete che sia finita qui, vuol dire che non mi conoscete abbastanza: ho deciso infatti di sfruttare una coppia insolita, al di fuori della solita “Squall x Seifer” o “Irvine x Squall”, una coppia rara ma secondo me molto ma molto carina…Seifer x Zell!
Vi chiederete, e non a torto, come sia possibile che due che si odiano così tanto arrivino ad amarsi…mai sentito il detto “dall’odio nasce l’amore”? Eh eh…ho pensato proprio a tutto…che mente malata! ^_^ SMILE!
Bene, non mi resta molto altro da aggiungere: la vicenda è ambientata in una scuola superiore, e più precisamente in un istituto tecnico commerciale (credetemi, non è una scelta “di parte”, l’ho fatto solo perché, frequentando io una scuola di questo tipo, conosco a menadito le materie!)…tutti i personaggi principali del videogame sono compagni di classe (da qui il titolo). Insomma, ne vedrete delle belle!
Naturalmente nessuno dei suddetti personaggi mi appartiene, anche perché se Seifer, Zell e Squall fossero nelle mie mani…sbav sbav, non oso pensare a cosa potrebbe loro accadere!
Dimenticavo: un super kiss al mio super fratellino Seifer-chan, che sopporta me e tutte le mie trovate shounen-ai, e che mi fornisce sempre nuove idee per le fic!
Buona lettura a tutti!
Selphie, the Angel of Darkness


Compagni di classe

La campanella che segnava l’inizio delle lezioni trillò fastidiosamente. Seifer spense la sigaretta che stava pacificamente fumando, gettandola a terra e pestandola con veemenza, quindi afferrò il suo zaino e si diresse verso l’entrata della scuola, dove venne bloccato dalla solita torma di ragazzine di prima e seconda, evidentemente interessate a lui. Sbuffò insofferente: ogni mattina la stessa storia! Non poteva muoversi, che subito un codazzo di giovinette prendeva a braccarlo, levandogli il respiro.
Tuttavia quella mattina, oltre alla solita moltitudine di esemplari della razza umana di sesso femminile, a bloccare l’ingresso c’era anche Zell Dintch, il suo compagno di classe più casinista e svogliato.
-Buongiorno Seifer! Tutto bene?-
-Ehi, gallinaccio! Arriva al punto! Sono sicuro che tu voglia qualcosa da me, quindi sputa il rospo!-
-Intanto: COME TI PERMETTI DI DARMI DEL GALLINACCIO??? E in secondo luogo: mi presteresti i compiti di economia? Non sono riuscito a capirci una mazza! Ti preeeeeego!-
-Senti Zell: non ho tempo da perdere! I compiti fatteli da solo!-
-Ma Seifer…-
Troppo tardi! Quest’ultimo aveva già aperto la porta e si stava dirigendo a passo di marcia verso la sua aula. Naturalmente l’altro non perse tempo e gli corse dietro, cominciando a tempestarlo di suppliche e promesse.
-Ti prego! Giuro che poi non ti disturberò più!-
-Scordatelo!-
-Ti pagherò la merenda per una settimana!-
-Non se ne parla!-
-Farò tutto quello che vorrai, ma ti prego, non lasciarmi in questa situazione!-
-Tutto quello che vorrò, hai detto?-
-Proprio così!-
-Allora LEVATI DALLE SCATOLE!-
-Non intendevo questo!-
-Beh, io sì!-
-Sei cattivo e senza cuore, sai?-
-Capirai quanto me ne importa!-
-Ma uffa!-
-……-
-Embè? Non dici niente?-
-SPARISCI!!!-
-Va bene, d’accordo! Ho afferrato il concetto! Ci si vede in classe!-
-Sì, ecco…-
Zell, finalmente, si allontanò verso la loro classe, attaccandosi alle sottane di Quistis, e frignando per ottenere quei maledetti compiti di economia aziendale, mentre Seifer si limitò a seguirlo da lontano, sospirando esausto.
Quel periodo, per lui come per gli altri studenti, era veramente stressante. Si avvicinavano infatti le pagelle, e i professori stavano programmando verifiche su verifiche, in modo tale da avere un numero sufficiente di voti. Non passava giorno che non ci fossero almeno due compiti in classe, insomma: uno strazio mortale!
Fortunatamente, però, una volta entrato in aula, Seifer venne informato che la prima ora era buca, visto che mancava la professoressa di diritto. Sentendosi immediatamente più tranquillo, prese posto accanto a Rinoa, che stava tentando di mandare a mente gli organi che compongono un’azienda. Notando che l’amica era troppo occupata per dargli retta, estrasse dallo zaino il suo libro di matematica, e cominciò a studiare le pagine che il professore aveva spiegato in classe, anche in previsione del compito della settimana successiva. Era giunto alla spiegazione delle funzioni del piano cartesiano, quando gli arrivò una gran manata sulla spalla. Con una vena che pulsava in maniera a dir poco preoccupante sulla tempia destra, si voltò verso colui che lo aveva colpito, e si trovò davanti niente meno che Selphie.
-Ziao ziao! Come va, Sei-kun?-
-‘Ao, Selphie…sto studiando…come dovrebbe andare?-
-BENE! Ti ricordi che oggi il prof di mate ci cambia di posto, vero??? Sai, spero proprio di capitare in banco con Quis! E tu? Con chi vuoi stare?-
-Possibilmente solo…-
-Qualcosa non va? Sei stranamente tranquillo!-
-Calma, Selphieruccia! È tutto ok!-
-Se lo dici tu…ma è strano vederti seduto al posto a studiare! Vabbè che hai la media più alta della classe, come Squall, ma dici sempre che a casa non apri mai i libri…perciò è strano che te ne stia qui buonino a ripassare!-
-Beh, sai com’è…non ho altro da fare!-
-Beato te! Io sto tutto il pomeriggio sui libri invece…e per di più sono una frana! Che sfortunaccia! Comunque adesso ti lascio al tuo ripasso, io vado a fare quattro chiacchiere con Zell…ci si vede! Ziao ziao!-
-Ciao Selphie…-
Finalmente solo con la matematica. Contento di poter rivedere quei barbosi argomenti di cui non aveva capito una bega, si immerse talmente tanto nella lettura che non si rese conto del trascorrere del tempo, e venne sorpreso dalla campana proprio mentre il libro stava per accennare alle coordinate e ai nomi degli assi del piano. Con un’alzata di spalle chiuse il volumetto e si alzò in piedi, giacché il professore aveva fatto il suo ingresso nella stanza. Questo, dopo essersi guardato intorno, aver ordinato agli studenti di sedersi e dopo aver aperto il registro, fece l’appello, constatando così che nessuno era assente.
-Bene, ragazzi. Come vi avevo promesso, oggi effettueremo il cambio dei posti. Siete pregati di non lamentarvi e di accettare le mie decisioni.- esordì il docente, senza particolare entusiasmo.
Quindi, cominciò a ridisporre gli alunni all’interno della classe, cercando di spostare i meno capaci di fianco a coloro che avevano buoni risultati. E fu così che decise che Zell dovesse finire di fianco a Seifer, scatenando un coro di vivaci proteste.
-Prof, non può farmi questo! Lo sa che io odio quello sfregiato!-
-Non preoccuparti, gallinaccio. Ricambio pienamente i tuoi sentimenti!—
-Zitti! Signor Dintch, già lei non è esattamente quel che si definisce uno studente modello, i suoi risultati scolastici farebbero drizzare i capelli in testa a chiunque, e per giunta ha avuto la sfrontatezza di spostarsi in ultima fila! Ma se ne rende conto? Almeno stare vicino al signor Almasy potrebbe giovarle, non crede?- argomentò l’insegnante.
-Professore, io mi rifiuto di stare in banco con un buffone con la faccia tatuata! Non farebbe altro che distrarmi!- esclamò Seifer, arrabbiato.
-E cosa dovrei dire io? In banco con una secchia musona come te!-
-Adesso basta! Queste sono le mie decisioni, e pretendo che vengano rispettate, chiaro? O preferite essere spediti entrambi in presidenza? Sapete, la nostra cara preside si sente molto sola, e sono certo che un po’ di compagnia le farebbe piacere…-
-Figuriamoci! Andare dal preside per una questione così stupida!- sbuffò Zell.
-Tsk! Ridicolo!- gli fece eco il compagno.
-Grrr! Ultimo avviso: vi do dieci secondi per sistemarvi al vostro posto, dopodiché una nota sul registro non ve la leva nessuno, chiaro?- sbottò il professore, esasperato.
Per sua fortuna, la minaccia sortì un qualche effetto, perché i due ribelli si diedero subito una calmata, e con aria rassegnata si sistemarono in prima fila, nell’unica coppia di banchi rimasta libera. Inutile dire che da quel momento si aprì tra loro una silenziosa guerriglia, che comunque non sfuggiva agli occhi del povero docente di matematica, che tuttavia, per il suo bene, decise di ignorare quei due testardi e di continuare la lezione, lasciandoli alle loro questioni. Li interruppe soltanto quando mancavano ormai pochi minuti alla fine della seconda ora, in quanto dichiarò di dover fare un annuncio importante.
-Ragazzi, mi dispiace dirvelo, ma il vostro consiglio di classe è stato anticipato di qualche giorno, e io non ho un sufficiente numero di voti. Di conseguenza mi vedo costretto a spostare il test di matematica a lunedì. Avete due giorni di tempo per prepararvi al meglio, e credo che siano sufficienti, se vi mettete di buona lena. Ah, signor Almasy, ho un compito da affidarle! Voglio che lei studi assieme al signor Dintch, che deve farmi un compito decente se vuole avere la sufficienza in questa materia.-
-Ma professore…-
-Non voglio obiezioni!-
-E va bene!- sospirò Seifer, controvoglia.


-Senti, Zell! Mettiamo bene le cose in chiaro!- esordì Seifer, con aria scocciata.
Era da poco iniziata la ricreazione, e lui aveva ritenuto opportuno trattenere il ragazzo, tanto per ficcargli in testa un paio di concetti fondamentali.
-Comanda, capo!-
-Visto che il prof mi ha obbligato a farti da balia, facciamo almeno le cose per bene! Dunque, visto che domani sabato, e non c’è scuola, ti voglio a casa mia alle nove in punto. Vedi di portarti dietro pigiama, cambio e spazzolino, perché ti fermerai a dormire da me: almeno così avremo più tempo a disposizione per studiare. Ti stabilirai sul divano, visto che non ho una camera per gli ospiti. Mi aiuterai a sbrigare le faccende domestiche e ti renderai utile. Tutto chiaro?-
-Scusami, sto andando in un campo di concentramento o devo venire a casa tua?-
-Fai poco lo spiritoso! Queste sono le condizioni! Se non ti va bene, puoi sempre fare a meno di venire, ma mi farai la cortesia di spiegarlo tu, al professore!-
-Ok, ok! Accetto l’offerta!-
-Ti conviene! E adesso scusami, vado a fumarmi una cicca!-
Detto questo, il biondino uscì, lasciando lì Zell come un salame.
Si sedette su una panchina in cortile, e cominciò a riflettere. Non era stato per niente saggio accettare il compito che l’insegnante gli aveva assegnato. Si stava tirando in casa una rogna vivente: quello stordito di Dintch avrebbe fatto un casino che metà bastava, gli avrebbe dato parecchio filo da torcere quando sarebbe giunto il momento di studiare, e gli avrebbe fatto sudare come minimo quattordici camicie. Si prospettava un weekend di fuoco. Non sarebbe nemmeno potuto andare in sala giochi…che sfiga spaziale!
Anche Zell, seduto al suo posto in aula, stava pensando, mangiando un bel panino imbottito. Non gli dispiaceva minimamente andare a casa di quel gran figone del suo compagno di banco. La prospettiva di passare con lui due giorni interi lo elettrizzava: era già da un po’ di tempo che si era accorto di non provare alcun interesse nei confronti del gentil sesso, e non l’aveva presa affatto male, né tantomeno si era sentito in colpa. Aveva sempre creduto nell’amore libero, e rendersi conto di provare una certa attrazione verso un compagno di classe maschio non lo aveva sconvolto. Più che altro, la cosa avrebbe potuto sconvolgere l’interessato: del resto Seifer era abituato a stare fra le ragazze, e sicuramente non avrebbe mai guardato a lui come a un compagno con cui condividere una parte di sé. Probabilmente lo considerava soltanto un gran casinaro buono a nulla…e non poteva dargli torto, ma questa consapevolezza lo faceva soffrire. Era difficile star vicino a quel ragazzo, e comportarsi con lui in modo normale. Ogni volta che lo vedeva era colto da strani impulsi: gli sarebbe volentieri saltato addosso in un paio di occasioni, per non parlare poi del “Rito del Cappotto”! Seifer, infatti, ogni mattina giungeva a scuola protetto da un lungo soprabito bianco, e quando se lo sfilava lo faceva in un modo talmente sexy, pur senza rendersene conto, che metà delle ragazze della classe venivano colte da tachicardia, palpitazioni, sudori freddi e strane smanie…e lui certo non era da meno! Controllare le sue reazioni diventava ogni giorno più difficile, e a peggiorare una già complicata situazione si era messo quel babbeo del prof di mate, che aveva ben pensato di metterli in banco assieme! Ma che trovata geniale! Così, altro che stare attento alle lezioni: ma, in compenso, avrebbe potuto immediatamente rendersi conto se sul volto del ragazzo fossero spuntati brufoli, o se dispettosi punti neri avessero deciso di prendere alloggio su quel musino da schiaffi…rise da solo, per ciò che aveva appena immaginato, e in fondo quattro risate gli avrebbero fatto davvero bene, visto che i due giorni che lo attendevano sarebbero stati all’insegna di piani cartesiani, funzioni e sistemi.


Zell arrivò di fronte alla porta di casa di Seifer. Che fare? Agitato, trasse un profondo respiro e suonò il campanello, poi si mise compostamente in attesa. Controllò per la decimillesima volta di aver portato tutto: un borsone da palestra stracolmo giaceva ai suoi piedi. Dentro ci aveva messo un po’ di tutto: biancheria pulita, pigiama, kit da viaggio con spazzolino e dentifricio, una maglia di riserva, libri, quaderni, astuccio e perfino il suo inseparabile tubetto di gel per capelli. Beh, non aveva dimenticato nulla, no? Doveva solo attendere che il ragazzo aprisse quella porta…
Non fu costretto ad aspettare a lungo, e comunque la sua pazienza venne presto ricompensata: l’uscio si aprì, e Zell si trovò di fronte uno spettacolo che avrebbe fatto sbavare tutta la popolazione femminile della scuola. Dinnanzi a lui, infatti, stava Seifer, e fin qui niente di particolare. Ma il vedere come era vestito, o per meglio dire svestito, mandò l’ospite in catalessi: indossava una maglietta di cotone immacolato tutta stropicciata, che se ne stava per metà negligentemente incastrata dentro l’elastico di un paio di boxer abbastanza larghi, a righine bianche, azzurre e blu. Ai piedi calzava delle banalissime ciabatte di gomma nera. I capelli, invece, erano tutti in disordine, e l’espressione assonnata stava probabilmente a significare che il bel biondino si era appena svegliato. E infatti, come volevasi dimostrare…
-Cosa ci fai già qui? Che ore sono?- chiese Seifer, con la voce impastata dal sonno, cercando inutilmente di trattenere uno sbadiglio.
-Ehm…sono le nove! Sono stato puntuale!- cercò di discolparsi Zell.
-Le nove?!? LE NOVE?!? Come ho fatto a non sentire la sveglia? Sono scemo, sicuramente. Beh, se non ti dispiace vado un attimo a vestirmi.-
L’unica cosa che Zell riuscì a pensare in quel momento fu che gli dispiaceva eccome che andasse a vestirsi, ma si guardò bene dal dirlo, onde evitare di incorrere in qualche strana tortura. Intanto, comunque, non sapendo cosa fare, rimase lì impalato sulla soglia, finché l’altro, sbucato dal bagno, non gli disse…
-Non per dire, ma non sei questo gran che come decorazione! È meglio che entri, onde evitare di farmi fare figure da idiota.-
-Ah…va bene…Senti, vuoi che intanto ti faccia la colazione? Non sono un granché come cuoco, ma un caffelatte lo so preparare!-
-No, grazie! Non faccio mai colazione, la mattina. Bevo solo un po’ di caffè. Comunque non darti disturbo.- replicò, prima di eclissarsi in camera sua.
Caffè…beh, se lo voleva, lui glielo avrebbe preparato! Così il nostro Zell si mise all’opera, e proprio mentre la moka cominciava a borbottare, evidente segno che la bevanda era pronta, Seifer entrò in cucina, vestito, lavato e pettinato a dovere.
-ZELL! Brutto idiota! Ti avevo detto che non era necessario! Non ti ho mica chiamato a casa mia per fare lo schiavetto!-
-Beh, se non altro abbiamo recuperato un po’ di tempo per lo studio.-
-Come mai tutta questa diligenza? Se credi di sbrigartela in fretta per uscire stasera ti sbagli!-
-Che scemo! È solo che voglio riuscire a prendere un sei in quel maledetto compito.-
-Tsk! Questa me la segno!-
-Sei proprio un idiota!-
-Ha parlato il gallinaccio! Uhm…però il caffè lo fai buono!-
-Sarò pur bravo in qualcosa, no?-
-Eccolo che parte a vantarsi…- sbuffò Seifer, zittendosi poi per finire il suo espresso, lasciando che il silenzio si impossessasse della stanza, almeno finché Zell non ripartì all’attacco.
-Seifer, tua mamma non c’è?-
-No…-
-E tuo papà? Lavora anche lui?-
-No, sono morti entrambi.-
-Oh, mi dispiace!-
-Non fa niente; ero talmente piccolo, quando è successo, che se non fosse per qualche foto, non saprei nemmeno che faccia avessero. Sai…sono morti in un incidente d’auto. È per quello che io ho questa cicatrice.-
-E chi ti ha allevato?-
-Quella santa donna di mia nonna! Però, appena ho potuto, me ne sono andato. Non volevo essere un peso per lei.-
Il biondino si fermò: perché stava raccontando tutte quelle cosa a un tizio come Dintch? Non lo sapeva, e tra l’altro erano fatti di cui non aveva mai parlato con nessuno, nemmeno con la sua migliore amica Rinoa, quindi non capiva cosa lo spingesse a confidarsi con uno con il quale aveva sempre avuto un rapporto molto “travagliato”. Ma del resto, perché non fidarsi? Zell era vivace, certo, ma non completamente idiota. Avrebbe saputo tenere la bocca chiusa, se lui glielo avesse chiesto, magari gentilmente. Beh…tanto valeva provare!
-Zell, stammi bene a sentire: non ho mai parlato a nessuno di questa faccenda, quindi mi faresti un piacere se tu tenessi questa cosa per te, siamo intesi?-
-Wow! Abbiamo già un segreto da condividere!-
-Deficiente! E adesso datti una mossa a portare la tua roba in salotto, che la matematica non può attendere oltre!-
-Ok, ok…che pacco! Sei proprio uno strazio!-
-Chiudi il becco, meraviglia tatuata!-
-Ma vuoi morire?-
-No, grazie!-
La schermaglia si protrasse ancora per alcuni minuti, finché il padrone di casa non vi pose fine, spedendo l’ospite nel soggiorno, cosicché si sistemasse. Dopodiché i due giovani si sedettero al tavolo della cucina armati di libri, quaderni, penne e calcolatrici chilometriche. Tuttavia Seifer non riusciva a concentrarsi: senza saperne il motivo, continuava a squadrare il ragazzo seduto al suo fianco, il suo faccino concentrato nel tentativo di mandare a memoria le regole, quella cresta di capelli veramente assurda, eppure così originale e, a suo modo, bella…
La situazione però precipitò quando gli sguardi dei due giovani si incrociarono accidentalmente per un istante, il che però bastò a farli arrossire entrambi prima, e a irritarli poi.
-Ehi, sfregiato! Che hai da guardare?-
-Gallinaccio, potrei farti la stessa domanda!-
-Ma se sei stato tu a guardare me!-
-Non è vero!!!-
-Smettila di dire bugie come i lattanti!-
-Pensa per te!-
-Come osi?-
-Ah…basta! Ci stiamo comportando veramente come due lattanti!-
I due scoppiarono a ridere di gusto: nessuno avrebbe mai pensato che avrebbero anche potuto divertirsi insieme! Per fortuna che dicevano di odiarsi!
Comunque, a parte qualche piccola parentesi, lo studio procedette abbastanza velocemente fino circa alle quattro del pomeriggio, momento in cui Zell cominciò a dare qualche leggero segno di stanchezza e irrequietezza. In pratica fargli tenere la testa sui libri stava diventando un grosso problema per Seifer che, dopo molto tergiversare, fece una proposta.
-Senti, ormai non riesci più a concentrarti. Penso che mi sarai più utile al supermarket.-
-E cosa dovremmo andare a fare al supermarket, di grazia?-
-A ballare il can-can vestiti da tirolesi, guarda! Secondo te? La spesa, no?-
-Ah! Adesso ci sono arrivato!-
-Bene, allora prendi la giacca e andiamo!-


Nonostante avesse pregato e scongiurato perché facesse in fretta a sistemarsi, Seifer non aveva comunque raggiunto lo scopo. Zell, infatti, ci aveva messo circa un quarto d’ora per mettersi le scarpe e infilarsi il giubbotto di jeans: una cosa da panico! Tuttavia, giacché non era ancora tardi, i due ragazzi si avviarono trotterellando verso il centro commerciale più vicino: sicuramente avrebbero risparmiato, in termini di denaro ma anche di tempo!
Mentre camminavano per la strada, ognuno dei due rimase in silenzio a godersi il leggero venticello che rendeva più sopportabile la calura che già affliggeva la gente, nonostante fosse solo metà maggio. Gli alberi che costeggiavano l’ampio viale erano carichi di foglie smeraldine, e le loro ampie chiome proiettavano sui marciapiedi chiazze d’ombra altrettanto vaste. Inoltre l’aria era intrisa di un piacevole profumo di fiori, che occultava l’odore insopportabile dei gas di scarico delle molte macchine che circolavano per la strada. Oltretutto mancava poco più di un mese all’inizio dell’estate, e perciò le giornate si erano sensibilmente allungate, sicché non era raro vedere gruppetti di ragazzini che giocavano a rincorrersi nei giardini o al parco giochi. Tutto appariva allegro, tanto da far dimenticare per un momento ai due giovani l’imminente test di matematica. Tanto da far dimenticare a Zell un minimo di senso del pudore. Infatti se ne uscì con un’affermazione che lì per lì lasciò l’amico esterrefatto.
-Sai…stavo pensando che è proprio piacevole passeggiare per strada con te!- esclamò.
-Prego?- biascicò Seifer.
-Sì, insomma…senza stupide rivalità, senza litigare, senza fingere di odiarci solo per non ammettere a noi stessi e all’altro che in fondo stiamo rivedendo la nostra posizione nei suoi confronti.-
-Pillole di saggezza!-
-Finito di sfottere? Io stavo parlando seriamente!-
-Beh, in effetti…per quanto mi costi ammetterlo, hai ragione. In fondo non sei poi così male, sai gallinaccio?-
-Lo stesso vale per te, sfregiato!-
Nel frattempo i due erano arrivati alla loro meta. Il grande centro commerciale si parava dinnanzi a loro e, sfortunatamente, sembrava parecchio pieno: del resto era sabato, e il sabato era il giorno preferito dai maniaci degli acquisti per antonomasia. Non si stupirono più di tanto, quindi, quando videro la quantità esorbitante di gente che stava ammassata alle casse dei vari negozi e negozietti. Tuttavia il posto più affollato era proprio quello in cui erano diretti i nostri due amici: il supermercato, croce e delizia di ogni acquirente. Comodissimo, senza ombra di dubbio, ma talmente grande e dispersivo che per riuscire a trovare i detersivi occorreva come minimo una mappa, oltre a una buona dose di fortuna. Se in più a questi fattori si sommava il numero spropositato di clienti che vagolavano senza un preciso scopo tra le corsie come zombie sonnacchiosi, si poteva ben capire che la situazione per Seifer e Zell non era delle più felici. Ciò nonostante il supermarket era una tappa obbligata, se non volevano rimanere senza cibo e ridursi, quindi, a due scheletri deambulanti.
-Ok, ci siamo! Adesso cominciano le Grandi Manovre. Dunque, dobbiamo metterci meno tempo possibile a prendere tutto quello che serve, prima che le casse comincino a riempirsi troppo. Tutto chiaro, gallinaccio?-
-Ok, sfregiato! Quanto tempo abbiamo?-
-Da adesso…mezz’ora! Via!-
I due giovani cominciarono così quella specie di lotta contro tutti gli altri compratori: sfrecciavano su e giù per corsie e corridoi, armati di carrello e lista della spesa. La “gara” era molto divertente e coinvolgente, tanto che un paio di volte rischiarono di investire qualche ignaro passante il quale, dopo essersi ripreso, urlava loro dietro tutte le maledizioni possibili e immaginabili. Mentre scorrazzavano tra le mensole, uno correva col carrello, leggendo la lista della spesa, e l’altro cercava gli alimenti e ce li gettava dentro. Forse era un metodo un po’ faticoso, ma che si rivelò senza dubbio efficace, infatti…
-Finito! Venticinque minuti esatti! Un record!- esultò Seifer.
-Ma tu…anf…fai sempre la spesa…anf anf…in questo modo?- ansimò Zell, sudato e stanco.
-Beh…sì!-
-Sei proprio fuori di testa!-
-Ma senti chi parla! Uno che è stato capace di lasciarsi tatuare mezza faccia!-
-Senti, il mio è un gran bel tatuaggio! Cosa vuoi saperne tu?-
-Anch’io ne ho uno, cosa credi?-
-Ah, sì? E dove?-
-Ih, ih, ih! Non te lo dirò mai!-
-Non dirmi che l’hai fatto sul sedere!-
-Macché! Sulla spalla, razza di pervertito, SULLA SPALLA! Per te sono così idiota da farmi fare i ghirigori sul fondoschiena???-
-Beh, non si sa mai…magari sei un hentai!-
-Chi, io? Si vede che non mi conosci affatto!-
-Ma che antipatico!-
-Taci, e dammi una mano a mettere tutta ‘sta roba sul rullo, se non vuoi che la commessa ci fucili!-
-No, grazie! Ci tengo alla pellaccia, io!-


Erano tornati a casa sì e no da mezz’ora. Dopo avervi messo piede, avevano messo in ordine i loro acquisti, e poi si erano di nuovo concentrati sui libri. Peccato che la fame cominciasse a farsi sentire! Seifer, personalmente, non aveva nessuna voglia di mettersi a spadellare, e Zell nemmeno ci pensava. Bisognava trovare quindi un modo per mangiare, senza essere costretti per forza a cucinare.
-Zell…ho pensato che, visto che ti sei impegnato molto oggi, stasera potremmo anche uscire a mangiare un boccone, no?-
-WOW! Dici sul serio?-
-Ovvio, per chi mi hai preso?-
-Per un agente delle SS in borghese!-
-Ma va a farti friggere, gallinaccio dei miei stivali! E adesso muoviti: va a farti la doccia e cambiati!-
-Ehm…c’è un problema! Non ho vestiti di ricambio!-
-Sei proprio un allocco! Pazienza, ti presterò qualcosa di mio!-
-Ma ci navigherò dentro!-
Zell aveva ragione: Seifer era più alto di lui di venti centimetri buoni! Pensare di mettersi su qualcosa di suo era fuori di discussione! Si sarebbe visto lontano tre chilometri che non erano vestiti suoi ma dell’amico.
-Senti, niente obiezioni! O preferisci uscire puzzando di sudore?-
-Non sono sudato!-
-No, guarda! Ci saranno sessanta gradi all’ombra e vuoi farmi credere di non essere sudato? Ma non farmi ridere! Senti, fammi una cortesia: vai a lavarti, che intanto ti cerco io qualcosa di umano da metterti addosso!-
-Uffa! Ma sei proprio testardo! In che lingua devo dirtelo che la tua maglia più aderente a me sarebbe ultralarga?-
-Non credo proprio!-
-Mi stai forse dando dell’obeso, sfregiato?-
-No, dico solo che venti centimetri di differenza non sono poi questo granché!-
In breve, si accese una animata discussione: nessuno dei due era disposto a cedere riguardo al suo personale punto di vista, ma dopo molte imprecazioni, insulti, parolacce, pugni, calci e chi più ne ha più ne metta, Seifer risultò vincitore e Zell, dopo essere uscito dalla doccia, si vide costretto a indossare un paio di jeans e una maglietta del padrone di casa, constatando, alla fine, che in fondo quegli abiti non gli stavano poi così male, attirandosi dietro migliaia di maledizioni da parte dell’amico, che aveva penato tanto per fargli mettere quella roba.
L’unica cosa che lo salvò dalla carneficina fu il fatto che Seifer si rese conto di doversi andare a lavare, altrimenti del povero signor Dintch a quell’ora non sarebbe più rimasto nulla. Però quest’ultimo, preso com’era a rimirarsi nello specchio, non pensò minimamente che prima o poi l’amico dalla doccia avrebbe pur dovuto uscirci e che, come logico, sarebbe stato completamente nudo! Oddio, magari si sarebbe avvolto un asciugamano attorno alla vita, ma visto che entrambi erano ragazzi, che motivo avrebbe avuto di vergognarsi? Del resto, mica immaginava che il tanto detestato “gallinaccio” gli andasse dietro in maniera a dir poco vergognosa! Perciò, poteva anche darsi che non si ponesse il problema di coprirsi. Peccato che Zell cominciò a pensare a questi piccoli dettagli quando ormai non c’era più nulla da fare: prima che potesse nascondersi in qualche posto per evitare figure barbine, la porta del bagno si aprì e ne uscì Seifer, per fortuna “accompagnato” da un asciugamano che ne celava le nudità, divinamente bagnato e più bello del solito.
-Ehi, gallinaccio! Hai gli occhi fuori dalle orbite! Si può sapere cos’hai?-
-Chi, io?-
-Noooo! Parlavo con la donna invisibile!-
-Sei proprio divertente, guarda!-
-Bah…senti, se stiamo qui a rimbeccarci vengono le undici! Quindi adesso voltati che mi devo cambiare!-
Seifer appena finì la frase lasciò cadere al suolo l’asciugamano, e Zell fece appena in tempo a girarsi, diventando scarlatto per l’imbarazzo.


-Squisito questo hamburger!- esclamò Zell, entusiasta.
Si trovavano in un fast-food strapieno, spiaccicati in un angolino strettissimo, seduti attorno a un tavolino microscopico invaso dalle cartacce dei loro cheeseburger e delle patatine fritte. Attorno a loro c’era un gran vociare: ragazzi che chiacchieravano, impiegati stressati che si stavano rilassando dopo una giornata di intenso lavoro, famigliole al completo e un mucchio di bambini, allegri e schiamazzanti, che il ragazzo stava guardando con una strana luce negli occhi.
-Ehi, Zell! Che ti prende? Sei stranamente muto!- osservò Seifer, guardandolo storto.
-Niente…stavo solo contemplando l’allegro spettacolo della gioventù!-
-Parli come un vecchio rimbambito!-
-Non è vero…è che quei bambini mi fanno ricordare com’ero io da piccolo…-
-Cos’è questo improvviso attacco di nostalgia? Non mi pare che tu sia molto cambiato, da allora.-
-Lo so, ma a guardare loro mi sento così vecchio! Niente più rotolamenti nel fango, niente partite di pallone, niente lotte di cuscini, niente bische clandestine e mercatini neri di figurine…sigh, che bei tempi!-
-Beh, su questo non posso darti torto, ma ti ricordo che quando avevi l’età di quei marmocchi laggiù non vedevi l’ora di crescere per poter uscire da solo. Per come la vedo io, quelli della mia infanzia sono bellissimi ricordi, ma non mi viene voglia di tornare indietro: adesso sono indipendente, posso relativamente fare quello che voglio, vivo da solo…insomma, secondo me crescere, alla fin fine non è poi così male! Però…se proprio hai voglia di fare un salto indietro nel tempo ci penso io ad accompagnarti in un bel posticino, ok?-
Zell, per qualche istante rimase a bocca aperta come un allocco. Non credeva possibile che Seifer, quella sottospecie di agente delle SS Tedesche, si fosse offerto di accompagnarlo in un posto per cercare di tirargli su il morale. A lui, che era il suo nemico giurato!!! Insomma, non era abituato a vederlo sotto quella luce: lo aveva sempre considerato, oltre che il suo amore segreto, un ragazzo spaccone, freddo e un po’ aggressivo. Ma dopo quello che si era offerto di fare, cominciò a rivalutare il carattere del biondino di fronte a lui.
-Zell, sei morto?-
-No, no…stavo pensando!-
-Incredibile, Dintch che pensa! Questa me la devo segnare sul calendario!-
-Ti detesto profondamente quando fai l’idiota!-
-Sai che novità! È da anni che ci detestiamo reciprocamente!-
Seifer si pentì subito di quello che aveva detto. Detestava davvero quel gallinaccio? No, non ne era più convinto da quella mattina, quando il compagno aveva messo piede in casa sua. Non capiva più cosa provasse nei suoi confronti, ma era certo che non si trattasse di odio. Tuttavia, a giudicare dalla faccia del giovane, non doveva aver preso troppo bene quella frase uscita con leggerezza, senza un motivo particolare, una cattiveria gratuita. Infatti Zell si era alzato ed era uscito alla velocità della luce dal locale, e l’altro avrebbe giurato che aveva gli occhi lucidi. Cosa fare ora? Beh, pagare aveva pagato…poteva tranquillamente andarsene! Stabilito questo, si incamminò deciso verso la porta d’uscita, ma fu fermato da un ragazzo del personale, che lo riprese, visto che aveva lasciato il tavolo pieno di cartacce e spazzatura. Sospirando, Seifer tornò indietro, ripulì il tavolino e finalmente fu libero di uscire.
Non era ancora buio, così individuò subito una figura familiare seduta su una panchina sul marciapiedi. Cautamente si avvicinò e gli si sedette vicino. Silenzio.
-Scusa Zell…-
-Sparisci! Visto che mi detesti tanto, non capisco perché te ne stia qui!-
-Te l’ho già detto ma te lo ripeto: scusami…-
-E perché dovrei? Io detesto te e tu detesti me, ricordi?-
-Avanti, gallinaccio, non fare il lattante!-
-Ah, sarei io il lattante?-
-Hai ragione, siamo tutti e due dei marmocchi sciocchi con la goccia al naso. Ti va bene?-
-Non ti capisco…-
-Eh?-
-Sei sordo, oltre che sfregiato? Ho detto che NON TI CAPISCO!!!-
-Perché?-
-Perché prima fai di tutto per farmi star meglio e per tirarmi su di morale, e dopo dici di detestarmi. Quindi, bello mio, vedi di fare un po’ di chiarezza in quel tuo cervellino, sempre ammesso che te ne sia rimasto dopo l’incidente stradale che hai fatto da piccolo!-
-…-
-…-
-…-
-…-
-Ok, me la sono voluta! Però mi dispiace veramente per quello che ho detto prima!-
-…-
-Guarda che per venire qui a scusarmi con te mi sono fatto fare la ramanzina da un inserviente, visto che per la fretta non avevo gettato i rifiuti!-
-Davvero?-
-Ho la faccia di uno che racconta balle?-
-…Sì…-
-Vuoi che ti ficchi nel tombino?-
-No, scherzavo!-
-Allora…alzo bandiera bianca!-
-Per questa volta passa, ma alla prossima ti prendo sotto con un camion, ci siamo capiti, sfregiato?-
-Ok, ok…sei proprio violento, gallinaccio dei miei stivali!-
Quello che accadde dopo fu come una scena al rallentatore: Seifer che si avvicinava a Zell in modo preoccupante, si chinava su di lui e lo baciava sulle labbra.
-SEIFER! COSA DIAVOLO TI PRENDE?!?!?!???-
-Scu…scusa…non so cosa…-
Entrambi erano color porpora e balbettavano, non capendo più nulla, perché nelle loro menti tutti i litigi, tutte le risate e anche tutti i diagrammi cartesiani erano stati cancellati da quella carezza, quel bacio così inaspettato e insperato.
-Non ti capisco, Seif…cosa ti è…passato per la testa?-
-Non lo so, Zell! Non lo so, sono talmente confuso! Da quando stamattina ti ho visto sulla porta di casa mia mi sono reso conto che se credevo di non sopportarti mi sbagliavo, che…che…che sei un bel ragazzo, che ero contento di trascorrere il weekend assieme a te, che il prof di matematica era da benedire per averti messo in banco con me, che…che…- farfugliò prendendosi la testa tra le mani.
-Non sforzarti, Seif! Fondevi spiegare nulla, se non vuoi o non te la senti!-
-Zell io…non so, aiutami a capirmi! Non mi capisco più! Anche quando sono venuto a cercarti qua fuori, avevo lo stomaco rivoltato per i sensi di colpa, eppure non siamo mai stati amici…o almeno così credevo io…-
-Sssssssh! Calmati, non agitarti!-
Il ragazzo prese una mano dell'altro fra le sue, guardandolo fisso negli occhi di un verde marino scintillante, leggendovi un tale guazzabuglio di sentimenti da esserne per un momento spaventato. Si sentiva strano a vedere un ragazzo che lui aveva sempre considerato forte così fragile, debole, completamente in balia di se stesso.
-Seif…andiamo a casa! Credo che una buona dormita farà bene a entrambi…e tu hai bisogno di riposare!-
Detto questo, aiutò l’amico ad alzarsi (e quello, incredibile a dirsi, non oppose resistenza), e insieme si diressero verso l’appartamento di quest’ultimo, camminando in silenzio per le strade illuminate fiocamente dai lampioni.


Seifer si stropicciò gli occhi, ancora mezzo assonnato, poi guardò la sveglia posata sul comodino accanto al suo letto. Era ancora presto: solo le sette! Però non ce la faceva più a tentare di dormire, perché per quanto ci provasse non ci riusciva. Quella notte, nello sforzo di capire i suoi sentimenti non aveva assolutamente chiuso occhio, e non ce la faceva a torturarsi ancora con stupide analisi della sua psiche contorta. Arrabbiato con se stesso per non aver ancora dipanato la nebulosa in cu viaggiava il suo cervello, scostò bruscamente il candido lenzuolo di cotone che lo copriva e, dopo essersi infilato le ciabatte, uscì diretto verso la cucina: un bel caffè lo avrebbe aiutato a tirarsi un po’ su! Così facendo, però, passò davanti al soggiorno, dove vide una scena che lo intenerì da matti: Zell stava ancora ronfando, steso per terra, evidentemente caduto dal divano durante la notte, avvolto in un pigiama di circa quattro taglie più grande della sua. Questa visione gli strappò un sorriso. Però…non poteva certo lasciare che quel viso d’angelo si ammaccasse la schiena sul pavimento. Così gli si avvicinò e, dopo averlo sollevato di peso, lo portò in camera sua, lo stese sul letto e lo coprì col lenzuolo. Poi rimase lì alcuni istanti a fissarlo, prima di andarsi a bere il suo caffè mattutino.
Non passò molto, però, che “viso d’angelo” si svegliò e, trovandosi in un letto che, era certo, apparteneva a Seifer, urlò. Poi si precipitò nella cucina, dove quello stava sorseggiando qualcosa da una tazza.
-COSA CI FACEVO IN CAMERA TUA? COSA MI HAI FATTO??????-
-Calmati, gallinaccio! Preferivi rimanere a dormire sul tappeto del salotto come un cane da guardia?-
-Io NON stavo dormendo sul tappeto!-
-Sì, invece! Devi essere caduto dal divano, e io ti ho semplicemente portato nel mio letto, tanto mi ero già alzato, cosa credi?-
-Ah, che sollievo! Avevo paura che tu ti fossi comportato da maniaco con me!-
-Non sono così subdolo! Che razza di idiota.-
Tutto questo discorso era avvenuto senza che Seifer distogliesse l’attenzione dalla sua tazza. Tuttavia ritenne che fosse il caso di voltarsi, tanto per guardare l’altro negli occhi e dimostrargli che era sincero, ma ciò che vide gli fece venire una sorta di tachicardia: Zell se ne stava in piedi, tutto spettinato, con un musino dolcissimo e lo scollo del pigiama che, da quanto largo era, gli lasciava scoperta una spalla.
-Zell…-
-Sì?-
-Zell…sei…-
-Seifer, ti sei incantato?-
-Sei così bello…io…-
Seifer si alzò dalla sedia, bloccò l’altro contro la parete più vicina e lo baciò con impeto. Di certo, quell’azione avrebbe conquistato il primo posto nella graduatoria dei gesti più stupidi commessi nell’arco della sua vita, ma non gli importava, anche perché Zell si stava dando parecchio da fare per ricambiare quel bacio, facendogli chiaramente intendere che qualsiasi sentimento lo legasse a lui, era perfettamente ricambiato.
-Ce ne hai messo di tempo prima di deciderti, sfregiato…- sussurrò Zell, separandosi dal compagno.
-Lo so, ma io…penso di essermi innamorato di te, gallinaccio!-
-Oh, l’iceberg umano è in grado di provare dei sentimenti!-
-Scemo. Io sto parlando sul serio! Veramente…-
-Lo so…ho capito…e in fondo anch’io…anche tu…oh, insomma…anche tu mi piaci, Seifer!-
-Non stai scherzando, vero?-
-Non sono mai stato più serio! Avanti…non dirmi che non l’hai mai capito!-
-Veramente no…ma in fondo, che ce ne importa!-
E detto ciò catturò le labbra di Zell in un altro profondissimo bacio.
-Ti amo, Zell!-
-Anch’io, Seifer…-
-Ok, adesso basta però! Domani c’è compito, e dobbiamo finire di studiare! E quando dico studiare intendo tuffarsi a capofitto nei libri, chiaro? E adesso fila a vestirti!-
-Sei proprio impossibile, Sei-kun! Però sei anche così adorabile!-
Appena ebbe finito di parlare, Zell si imboscò in salotto a vestirsi, e poi tornò in cucina. Inutile dire, però, che i due ragazzi riuscirono a studiare davvero poco, visto e considerato che la loro occupazione principale fu sbaciucchiarsi senza ritegno, strusciarsi l’uno contro l’altro e coccolarsi in continuazione. In pratica, a fine pomeriggio calcolarono di essere riusciti a ripassare soltanto due o tre facciate.
-E meno male che dovevamo fare quarantotto ore di full immersion nel mondo dei numeri! Tutta colpa tua, che mi distrai!- sbuffò Seifer, con tono finto-arrabbiato.
-E cosa dovrei dire io? È tutta ieri che continuo a fissarti e a perdermi a guardarti…- si lagnò Zell.
-Che razza di guardone!-
-Chi, io? Non credo che sia un reato guardare qualcuno, sfregiato!-
-Ricominci, gallinaccio?-
-Ricomincio a fare cosa?-
Un bacio da mozzare il fiato arrivò a zittirlo.
-Sei-kun, stai bene?- domandò Zell dopo essersi ripreso.
-Da matti. Piuttosto tu…temo che non cambierai mai!- sospirò Seifer, scoppiando in una morbida risata che contagiò anche il compagno.
In effetti, forse il gallinaccio non era poi tanto male!


Fine

  
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