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Autore: Jules_Black    13/07/2012    5 recensioni
"I cani della signora Mandy hanno la meglio sulla mia commiserazione.
Scendo in strada un po' più allegra, sapendo di avere un obiettivo, per quanto semplice.
La signora Mandy è mezza sorda e non sa cosa sia una tv; è molto gentile e sembra volermi bene.
Il suo bassotto mi accoglie con un latrato contento; l'altro cane invece, un bastardino alto quanto due mele, ringhia.
- Buongiorno, signora. Come va? Tutto bene?- domando, ad alta voce.
- Un pene? No che non lo voglio, un pene!- strilla, scandalizzata. Ripeto la domanda e questa volta capisce."

Courtney/Trent; Courtney/Duncan
Future!Fic
Genere: Commedia, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Courtney, Duncan, Trent | Coppie: Duncan/Courtney
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale
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  I did all my best to smile.



In quel preciso istante, in quell'unico, solitario momento, mi resi conto della gravità della situazione.
Punto primo, ero sola sotto la pioggia scrosciante di Ottawa, aspettando un maledetto taxi.
Punto secondo, gli sforzi di tutta una vita si erano vanificati durante i dieci minuti più imbarazzanti della mia vita.
Punto terzo, Duncan aveva deciso di ricordarmi quanto fosse bello il gusto amaro del fallimento. Con Gwen.
E non avevo più speranze. Nessuna.
 
 
La mia dieta a base di gelato al cioccolato è iniziata tre giorni, dodici ore e circa venti minuti fa. Riesco a mandare giù un altro boccone, anche se sto per scoppiare e anche se i jeans iniziano a tirare lungo il girovita.
Sinceramente non avrei mai creduto di poter fallire così miseramente, giocando a gioco troppo subdolo perfino per me. E soprattutto, remando contro l'istinto che ci tiene in piedi e ci fa alzare ogni mattina, quello di sopravvivenza.
Credevo di giocare almeno ad armi pari, perfino superiori. Credevo di avere la vittoria, la laurea, Duncan, tutti in tasca con me - e stavolta per sempre.
Assaggio un altro boccone ed ingurgito altre calorie. La situazione propende verso una terribile bulimia, ma sinceramente, in barba a tutte le chiacchiere dei medici, starò meglio. Sicuramente.
Anche perché dubito ci sia una sola persona sulla Terra che stia peggio di me in questo momento, che abbia perso tutto ciò a cui teneva di più in manciate di secondi.
Finirò per fare la commessa in uno stupidissimo supermercato multinazionale, mi tingerò i capelli di rosa e masticherò gomma americana per il resto dei miei giorni. E starò bene solamente quando lo avrò dimenticato.
Quando la sua faccia scomparirà dai miei incubi e tutto ciò che mi legherà a lui sarà solo un vecchio reality, allora potrò dirmi guarita.
Per il momento invece affogo in questo dolore, sentendo il sapore salato delle sue labbra sulle mie e cercando di distruggerlo con il dolce cioccolato.
Ho smesso di credere nel destino.
***
Sono passati cinque giorni, tre ore e circa 15 minuti. La mia vita sta andando a rotoli, e il mio girovita ha deciso di guadagnare un altro centimetro. Tra un paio di giorni cercherò di sventrarmi vomitando, già lo so.
In realtà, gli eventi di cinque giorni fa iniziano a farsi più chiari, completi. A partire dalla sfuriata di Duncan fino alla diffusione di quel video amatoriale che mi è costato l'espulsione ad un passo dal traguardo.
Duncan era in debito con me di varie cattiverie e ha deciso di vendicarsi nel modo più atroce; ha trovato una fida alleata in Gwen e - boom!- nel server dell'università la mia immagine si è diffusa con una velocità sorprendente.
Tutto quello che mi rende - rendeva- moralmente integra e corretta (se si escludono un paio di baruffe) è crollato nei 6 minuti e 35 secondi più personali e umilianti di tutta la mia vita.
Ho atteso invano un miracolo, una qualche forma di giustizia divina che mi consentisse di rimanere a galla seppur ferita, ma ho ottenuto solo di andar via a testa bassa, tentando di non piangere, sebbene il mio futuro fosse irrimediabilmente rovinato.
Sebbene sia.
Un altro boccone di gelato blocca le lacrime, ma lo schifo per me stessa inizia a crescere in maniera vertiginosa, paurosa. Probabilmente l'unica richiesta di lavoro che mi faranno sarà proveniente da una catena distributrice di film porno.
Un colpo alla porta mi risveglia dal torpore. Mentre mi alzo dal divano, mi rendo conto di essere impresentabile. Davvero impresentabile. Ho i capelli sporchi ed arruffati, il pigiama macchiato e credo di non aver più visto una doccia.
Un altro colpo.
Mi lego i capelli con un elastico di fortuna e corro in bagno per una spruzzata di rapido deodorante. Almeno non puzzerò. Mi avvio verso la porta, cercando di indossare una maglietta pulita.
- Arrivo, arrivo!- strillo, in direzione dello sconosciuto dietro il blocco di legno. La visione di Trent mi lascia un attimo basita.
- Trent?- chiedo, incredula, spostandomi per farlo entrare.
- In carne ed ossa- risponde lui, con un accenno di sorriso. Non credi se la passi molto meglio di me: ha la barba sfatta e le occhiaie e puzza di alcool.
- Tutto, ehm, bene?- domando, facendo appello ad una parvenza di educazione.
- A parte che la mia ex fidanzata mi abbia mollato due mesi prima del matrimonio?- sputa con pesante sarcasmo. Già, il matrimonio! Allora aveva rappresentato la fine di tutti i miei problemi.
- Vuoi qualcosa da bere?
Cerco di stemperare la tensione, ma non è facile. Mi guarda come se gli avessi appena chiesto ti tuffarsi dal balcone.
- No grazie. Tu, piuttosto, come stai?
Siamo entrati in territorio minato. Mi siedo sul divano, fingendo indifferenza per le macchie di cioccolato sparse qua e là.
- Sei un disastro- incalza lui, sebbene non sia propriamente nella condizione di giudicare. Mi scruta con aria truce, ma io ricambio con uno sguardo infuocato.
- E tu puzzi di alcool. Vuoi che ti iscriva ad un circolo di alcolisti anonimi?
Voce tagliente al punto giusto.
- Ho bevuto un po', ieri sera...- si giustifica tenendo il viso basso. Poi, contravvenendo a qualsiasi basilare norma igienica, viene a sedersi accanto a me.
- Per dimenticare?
- Per cosa si beve, altrimenti?
- La gente dice che si beve per sballarsi...- proseguo, divertita dal tono malinconico della conversazione.
- Stronzate!- esclama all'improvviso lui alzandosi in piedi. Poi si sistema di nuovo accanto a me, passandosi una mano tra i capelli.
- Trent, respira.
Sta andando in iperventilazione. Pian piano, il suo respiro rallenta.
- Courtney, io la amavo sul serio.
Sospiro. Beh, anche io lo amavo sul serio. Trent mi guarda e poi sorride.
- Smetti di mangiare così tanto- mormora. Allunga una mano per tastare il rotolino di ciccia.
- Non preoccuparti, domani andrò a correre, promesso- rispondo. La banale solennità della promessa mi fa sorridere. Andrò davvero a correre, lo so.
- E' già qualcosa. Io mi raderò questa barba orrenda, promesso- dice invece lui, accarezzandosi l'appendice pelosa. Scoppio a ridere, sinceramente divertita.
- Credo di dover rimettere in piedi la mia vita, a quanto pare- sospiro, cercando di dare nuova serietà all'atmosfera.
- E come?
- Devo trovare assolutamente un lavoro.
- In un film... Porno?
La risata di Trent mi convince a non offendermi. In effetti, dopo quel video...
- E cosa vorresti fare?- domanda, interessato. E sinceramente, non so cosa rispondere.
- Non ne ho idea...
- Assistente in uno studio legale?- propone, innocentemente.
- Per vedere da vicino cosa mi sono persa? No grazie.
Trent si rabbuia.
- Potresti diventare la manager della mia band!- esclama dopo un po', come se fosse la soluzione più ovvia.
- Ci penserò...
In realtà non voglio deluderlo, ma nemmeno passare il resto dei miei giorni a seguire le loro esibizioni nei locali notturni di Ottawa.
- Bene, ora devo andare- termina lui il discorso, alzandosi.
- Il senso della tua visita?- chiedo, non cogliendo il motivo del suo essere qui in questo momento.
- Volevo vedere come stavi- risponde semplicemente, avviandosi verso la porta. Rimango interdetta.
- Ah, Courtney?
Il suo richiamo mi riporta alla realtà.
- Questa sera c'è l'inaugurazione del "Drama Drama" e io e la mia band suoneremo. Vuoi venire?
Passa qualche secondo. E' un appuntamento o cosa?
- Va bene- decreto, alla fine.
- A stasera, allora!
Se ne va e io chiudo la porta. Mi accascio lungo lo stipite. Mi ha davvero invitata? Trent?
Oh Court, smettila. E' un povero idiota sifgato mollato dalla ragazza.
"Film porno, film porno", inizia a mormorare la mia voce interiore.
E' meglio che inizi a prepararmi, se non voglio auto-strangolarmi e constringere la polizia a ritrovare il mio corpo in decomposizione tra due settimane con vermi da gelato nella pancia.
***
Trent sta suonando una vecchia canzone ormai superata, su un palco improvvisato. Ascolto in silenzio, mentre la musica si diffonde nella sala.
 
"Long afloat on shipless oceans,
I did all my best to smile,
'till your singing eyes and figers
drew me loving to you isle."
 
La sua voce è intensa ma distante, a tratti sembra quasi glaciale. Riesco a notare ogni sfumatura del suo canto, un mormorio basso contro il microfono.
Sento qualche lacrima fare capolino oltre le ciglia, ma la asciugo in fretta, per quanto nella penombra della sala nessuno può notarmi.
Le luci sono soffuse, violacee e Trent è illuminato da un fascio appena un po' più chiaro.
Non riesco a credere a quanta strada abbiamo fatto, a quante volte ho giurato di essere sicura del mio futuro.
A quante volte ho tentato di riprendermi Duncan, a quante volte ho combattuto per i miei sogni.
Ed è finito tutto.
E nuovamente, in un attimo, mi rendo conto di essere irrimediabilmente sola. Poco importa che Trent mi abbia invitato, che Lindsay mi abbia telefonato e che Bridgette mi sia venuta a trovare.
Sono in uno stupido locale finanziato da Chef, a sentire una canzone vecchia che mi fa piangere.
Non ho un ragazzo, un qualsiasi tipo di lavoro, una qualsiasi cosa da fare domani mattina appena sveglia.
Trent scende dal palco tra scrosci di applausi, una ragazzina con i capelli biondi gli chiede perfino l'autografo. Sorrido per quel briciolo di fama che sta acquistando lentamente.
Potrei sempre suonare il violino nella strada principale di Ottawa, oppure la chitarra.
Oppure potremmo fare un duetto.
- Signorina, scusi, lei non è la ragazza del video di...?
Mi volto. Un ragazzone tutto muscoli mi sta guardando. Indossa una canottiera aderente e... Bleah, è assolutamente untuoso.
- Mi scusi, non parlo con gli sconosciuti- sibilo, voltandomi altrove.
- Peccato, avremmo potuto divertirci insieme.
Il suo tono focoso mi fa davvero schifo. Mi volto e, prima che possa anche solo riflettere, gli mollo uno schiaffo.
- Ehi, ma tu sei pazza!- strilla il tipo, portandosi la mano sul viso, sul punto dove la mia lo ha colpito forte.
- E tu un cafone- rispondo e mi volto per andare verso l'uscita. Chiamerò un taxi, sicuramente. L'uscita sembra essere distante chilometri e la intravedo appena oltre le teste cotonate di quattro strani ragazzi.
- Courtney, ehi, ferma!
Proseguo verso la porta e mi sento subito meglio quando respiro una sorsata di aria fresca. 
- Court- strilla qualcuno pochi passi dietro di me. 
- Trent?
- Stai già andando via?- domanda, imbarazzato.
- Ehm, sì. Non mi sento molto bene- mento, benedicendo la luce soffusa del lampione che non rende visibile il mio rossore.
- Peccato, devo suonare solo un altro paio di canzoni. Potevi rimanere, poi saremmo andati a bere qualcosa insieme- mormora, più imbarazzato di me.
- Mi dispiace, ma sai... Gli avvenimenti dell'ultima settimana mi hanno stroncato- rivelo, passandomi una mano tra i capelli.
- La grande Courtney sta cadendo dal piedistallo?
- Diciamo pure che ho toccato il fondo del baratro- sospiro, sconcertata dalla verità delle mie stesse parole.
- Ci sono altre università, altri college che sicuramente ti prenderanno...
- Non qui a Ottawa! Magari dall'altra parte del paese!- rispondo, scaricando su Trent parte del mio nervosismo. 
- Era solo un'idea...
- Un'idea sbagliata! Io voglio vivere qui. Nella mia città!- esclamo, indignata. Trent si rabbuia.
- Scusami. E' solo che... Dopo la batosta di Gwen, io credo di aver bisogno di cambiare aria.
- Almeno tu hai ancora uno straccio di lavoro...- borbotto. Non si rende conto di quanto è fortunato?
- Cinquanta dollari a serata, quando mi va bene, si chiamano lavoro?- sbuffa, ironico. Sorrido appena: il mio stipendio sarebbe stato potenzialmente molto più alto.
- Beh, si sta facendo tardi- concludo, cercando di liberarmi da quella situazione surreale ma bella (1).
- Non rimani nemmeno per un'altra canzone?- mi chiede, questa volta con un sorriso.
- Potrebbe farmi male almeno quanto "Song to the siren"- sospiro, ricordando le lacrime irrazionali che minacciavano di scendere.
- Oppure potrebbe aiutarti a prendere in mano le redini della tua vita...
Lascia volutamente la frase in sospeso e vedo nei suoi occhi il riflesso di ciò che sta per fare.
No, Trent no.
Avvicina le sue labbra alle mie con la speranza, ne sono certa, di ricominciare ad essere felice. 
E io, sono pronta a rinunciare all'amore di una vita per salvare appunto questa vita ormai in discesa?
Preme le labbra sulle mie, ma decido si scostarmi.
- Scusa Trent, ma...
Lui rimane immobile, ovviamente deluso.
- Trent- riprovo, ma lui non sembra ascoltare.
- Trent, io amo Duncan. E lo amerei anche se avesse cinque occhi, tre teste e nove piedi. Lo amo perché io e lui, lo so, siamo destinati a stare insieme. Lo amerei anche se fosse un barbone analfabeta, perché...
- Capisco- risponde semplicemente. Credo di averlo ferito, ma lui è Trent ed io Courtney. E tutto quello di cui ho bisogno è altrove, con la sua ex quasi-moglie.
- Devo tornare nel locale... Magari tu non vorrai sentire la prossima canzone, ma il resto del mondo sì- mormora, sorridendo appena.
- Ciao Trent- gli dico, dandogli un bacio sulla guancia.
- Ciao Court, grazie.
Gli lancio un ultimo sorriso prima di vederlo sparire oltre la porta. No, non è lui l'amore vero, lo so per certo.
***
La mia vita ha preso una piega leggermente migliore. Sono passati 35 giorni, 16 ore e 36 minuti circa dal momento nefasto.
Ho smesso di strafogarmi di gelato, ho ripreso la mia linea e ho trovato un lavoretto part-time.
Dog-sitter, unico lavoro disponibile.
Mi sento un organismo monocellulare che ha appena scoperto l'esistenza della catena alimentare.
Quando dovevo essere uno squalo.
Trent è venuto a farmi visita un paio di volte; è stato gentile e disponibile. E no, non mi sto innamorando di lui.
Ho fatto qualche passo avanti e ho intentato, ironia della sorte, una causa per diffamazione contro Gwen.
Magari tra qualche anno potrò trovare un'università che decida di ammettermi; magari papà vorrà sborsare qualche centone, sebbene ora non mi parli nemmeno.
- E' solo un video- cerco di dire a me stessa, sebbene sappia benissimo che il contenuto è davvero scandaloso.
I cani della signora Mandy hanno la meglio sulla mia commiserazione. 
Scendo in strada un po' più allegra, sapendo di avere un obiettivo, per quanto semplice.
La signora Mandy è mezza sorda e non sa cosa sia una tv; è molto gentile e sembra volermi bene.
Il suo bassotto mi accoglie con un latrato contento; l'altro cane invece, un bastardino alto quanto due mele, ringhia.
- Buongiorno, signora. Come va? Tutto bene?- domando, ad alta voce.
- Un pene? No che non lo voglio, un pene!- strilla, scandalizzata. Ripeto la domanda e questa volta capisce.
- Perdonami cara. Sì, sto bene- risponde gioviale.
- La vedo dimagrita.
- Se vado in gita? La gita degli anziani organizzata dal comune? Secondo te, sono così vecchia?- urla, ad un passo dal tirarmi la sua borsetta nera contro.
- Signora, la vedo di-ma-gri-ta!- strillo, ancora più forte.
- Scusami tesoro. Sì, sto seguendo una dieta specifica- mi risponde, pavoneggiandosi.
- Allora, si sta facendo tardi.
- Se i miei cani sono magri? Uhm, forse Elizabeth un pochino- risponde, palpando il grasso abbondante della cagna che mi sta ancora ringhiando contro.
- Signora, dia a me. Ci vediamo tra due ore- tronco la conversazione, prendendo i guinzagli.
- Se approvo il delitto di onore? Trovo che sia obsoleto e superato, e che...
- A dopo!- urlo, cercando di mantenere un minimo di calma.
- Certo cara, a dopo- risponde lei, con tono materno.
Afferro più saldamente i guinzagli dei due cani, tirando appositamente quello della cagna ringhiosa e mi dirigo verso il parco, a pochi isolati da qui.
Il bassotto si ferma a fare i bisognini un paio di volte ed io, da brava cittadina, raccolgo i suoi scarti con i guanti appositi e butto via tutto.
- Raccogli la merda dei cani per guardagnarti da vivere, Principessa?
Lui no. Tutti, ma non lui.
- In realtà speravo di potertela tirare contro- rispondo piccata, voltandomi con lentezza calcolata verso il suo viso da bastardo.
- A una signorina non si addicono certe attività...- insinua, alludendo al caro filmino.
- A un porco sì, però.
- Uno a zero per te. Perché sei qui?- mi domanda, tormentandosi il pizzetto.
- Perché, non passando tre quarti del mio tempo in prigione, devo lavorare- sibilo, cercando di frenare la corsa della cagnetta nevrotica.
- Senti, mi dispiace, ok? E' stata un'idea di Gwen, io non volevo...
- Risparmiami le tue scuse da ho-fatto-una-cazzata-ti-prego-perdonami, dato che sai benissimo che non fanno per me.
- Io intendevo scusarmi sul serio.
- Beh, io al momento intendo ucciderti sul serio, porco- strillo, avvicinandomi pericolosamente a lui con il bisognino in mano.
- Court, era uno scherzo. Io non intedevo...
- Il tuo maledetto scherzo mi ha rovinato, stronzo che non sei altro!
- Gwen...
- Gwen di qua, Gwen di là! Vai a fare un film porno con lei, ma lascia in pace me!
- Io e lei ci siamo lasc-...
- Al diavolo, tu, lei e il pene rinsecchito che possiedi!- concludo,  lanciandogli contro il bisogno e voltadomi dall'altra parte. Non so nemmeno se l'ho colpito.
Fingo di non sentire il mio nome ripetuto più volte e corro via, sentendomi subito meglio.
***
A 44 giorni, 7 ore e 59 minuti dal nuovo inizio, sento che lentamente si sta facendo strada in me una nuova consapevolezza.
Non posso avere il lavoro dei miei sogni, dovrò vendere questo meraviglioso appartamento e cercare di trovare un lavoro più retribuito.
Sarà una vita di privazioni e rinunce, ma ce la farò.
Il momento di determinazione perfetta viene scalfito dal lontano squillo del telefono.
- Pronto, parla Courtney Alvarado.
- Signorina Alvarado, sono il Rettore della Carleton (2).
- Sì?
- Abbiamo ricevuto le prove circa la falsità del video in cui lei viene ripresa in atteggiamenti "particolari" con un ragazzo- spiega, mentre cerco di metabolizzare le sue parole.
- Mi scusi, ha detto, falsità?- domando, incredula e scioccata.
- Il signor Duncan Williams e la signorina Gwendolyn Clark mi hanno piacevolmente raccontato tutta la storia...
- E dunque?
- Signorina Alvarado, le prove sono lampanti. Non è lei la ragazza del video, quindi può tranquillamente tornare a frequentare il corso! D'altra parte è una studentessa modello e le mancano solo un paio di esami...
Sto sognando, sto davvero sognando.
Duncan ha sistemato tutto, ha finto che fosse un'altra.
- Quindi domani posso tornare?
- Le menti geniali sono sempre bene accolte, signorina Alvarado. Buona giornata.
La conversazione telefonica più bella della mia vita si conclude. Le mani stanno tremando; sento un sorriso crescere.
Chiamo Trent, Bridgette, mamma, papà, perfino la signora Mandy che non ha capito nulla, ma mi è sembrata felice lo stesso.
Sono di nuovo in carreggiata, di nuovo pronta a combattere e a lottare.
Andrò in chiesa tutte le domeniche, farò voto di castità e...
"Dlin-dlon".
- Fantastico- borbotto, avviandomi verso la porta. Non guardo nello spioncino; al massimo potrebbe essere il vicino.
- Duncan?
- Principessa, so che probabilmente non vuoi vedermi, ma...
- Sparisci- sibilo, spingendolo fuori dalla porta.
- Ero venuto per chiederti se quel tipo strano ti avesse telefonato per darti la buona notizia- spiega, sorridendo appena.
- Sì, grazie. E quando, tra pochi mesi, sarò un avvocato a tutti gli effetti, marcirai in galera per il resto dei tuoi giorni.
- Court, è stata un'idea di Gwen. Voleva distruggerti...
- Duncan, sai quante volte sono stata sull'orlo dell'esaurimento nell'ultimo mese?- chiedo, retorica.
- Io...
- Tu sei solo un maiale schifoso che gode nel vedere la sofferenza altrui- urlo, stridula, quando ormai siamo già in corridoio.
- E' colpa di Gwen, io l'ho convinta a ritrattare con il Rettore...
- Non me ne può fregar di meno. Puoi tornartene dal quel porco cadaverico, per quanto mi riguarda.
Il mio vocabolario sta assumendo sfumature sempre più profonde, oserei dire.
- Io e lei...
- Tu e lei dovreste buttarvi sotto un treno e spappolarvi in cinquatancinque parti diverse. Dovrebbero raccogliervi in centodieci sacchi per cadaveri diversi.
- Scenari apocalittici a parte, io ero venuto qui...
- Risparmiami la frase a effetto in stile "Harry, ti presento Sally"perché mi fai schifo lo stesso- urlo, ormai ad un passo da lui.
- Tu sei la mia Principessa.
- E tu sei l'orco cattivo, e non vi accomuna solamente la puzza- sibilo, sempre più arrabbiata.
- Ti prego, noi siamo destinati a stare insieme. Io ti...
Lo blocco, prima che possa parlare.
- Taci. Non uscirtene con la roba delle due parole, cinque lettere, "dille e sarò tua", (3) dato che con me non funziona.
Arpiono il suo petto e stringo.
- Mi fai schifo- dico semplicemente, ad un passo dalle sue labbra.
Stringo ancora più forte, poi lui mi prende per i polsi e mi scaraventa contro il muro, ribaltando le posizioni.
- Io ti amo- ringhia, ma cerco di divincolarmi. Non posso lasciare che vinca anche questo round. Cerco di difendermi.
- Mollami- sibilo, strattonando il polso senza riuscire a liberarlo.
Un attimo dopo le sue labbra sono sulle mie e mi sta baciando in maniera violenta e brutale, coercitiva quasi.
Rispondo al bacio con foga, non potendo fare altro.
Quando si stacca per riprendere fiato, ne approfitto per liberare il polso. Lo schiaffeggio forte.
- Principessa, sei matta?- esclama lui, toccandosi la parte arrossata.
- Fai schifo.
- Mi stavi baciando.
- E ho intenzione di ricominciare a farlo, dopo averti picchiato per bene.
Sorride, sardonico.

 
 
 
 
(1) Citazione da "Notting Hill".
(2) Università realmente esistente ad Ottawa.
(3) Riferimento a "Gossip Girl".
La canzone presente nel testo è "Song to the siren", di Tim Buckley.
   
 
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