Capitolo
1
Due
vecchie amiche
Pareva
essere l' estate più calda che Toronto avesse mai visto. La
metropoli ardeva sotto i fiammeggianti raggi del sole, una moneta
d'oro caduta a qualche divinità sulla distesa turchina del
cielo.
Non una nuvola osava macchiare quel limpido oceano da almeno un mese;
certo a Courtney questo non dispiaceva.
In
quella splendida mattina di luglio stava camminando tranquillamente
per le strade bollenti, per un po’ di shopping
“distensivo”.
Mancavano poche settimane al suo matrimonio e, si sa, romanticismo e
lavoro non vanno mai d' accordo. Si era presa un giorno libero ed era
uscita per rilassarsi.
“Non
ho speso poi molto, e ora mi sento molto più razionale,
credo che
oggi pomeriggio potrei anche tornare in ufficio.”
Pensò, mentre
imboccava una scorciatoia per la sua elegante villetta. Il vicolo era
pieno di negozi e non poca gente aveva scelto quella mattinata piena
di sole per sgranchirsi un po’ le gambe, così la
ragazza si trovò
presto circondata da molte persone in shorts e canottiere o
addirittura – nel caso di qualche ragazzo – a petto
nudo che
leccava gelati e curiosava in qualche bettola.
Passando
davanti a una tavola calda, Courtney ne esaminò fugacemente
l'
interno praticamente vuoto, e quello che vide la lasciò di
stucco.
Le due borse firmate “Hermes” caddero sull' asfalto
arroventato e
lì rimasero per parecchi minuti, mentre la proprietaria
fissava il
vetro a pochi millimetri dai suoi occhi, incredula. Una dei pochi
avventori del bar sedeva proprio al tavolo davanti alla vetrina;
Courtney aveva di fronte a se una splendida ragazza della sua
età
con lunghissimi capelli neri e uno sguardo triste, chino su una tazza
di cappuccino. I profondi occhi neri erano così concentrati
sulla
schiuma color nocciola da non accorgersi di avere a pochi centimetri
una ragazza abbronzata.
Dopo
un altro paio di minuti, Courtney riuscì finalmente ad
articolare
mentalmente una frase: “Che cazz…. Heather????
Sui quasi tre milioni di persone che abitano questa città,
lei???”
Era
davvero sbalordita, e d’ altronde non era facile fare un
incontro
simile in una città come Toronto; erano passati sette anni
dalla fine
del reality e non l’ aveva più vista…
non che le fosse mancata,
in effetti.
Anni
prima avrebbe tirato dritto senza neanche pensarci, come se l'
asiatica fosse stata solo una delle decine di persone senza nome che
affollavano le strade, ma sette anni sono tanti.
Si
cambia.
Si cresce.
Sentiva
che il suo astio nei confronti della bella vipera era veramente
sminuito, e poi c’ era pianto negli occhi di Heather,
quindi….
Perché non entrare? Si, il
problema in realtà era un altro. "E tu, mia cara, tu sei
cambiata almeno un pò? Conoscendoti, le
possibilità che questo sia
successo sono circa del due percento… volendo essere
generosi.”
Non potè frenare una
risatina, ma poi tornò
seria e si diresse verso la porta del bar con cipiglio deciso. Al
diavolo il passato! Se anche Heather si fosse dimostrata ostile,
perlomeno lei avrebbe potuto dire di averci provato dando prova della
sua grande maturità.
Oh, quanto amava quella parola! Specialmente se usata su di
lei.
Entrò nel locale,
abbastanza
tranquillo e decisamente più fresco rispetto alla strada, e
si
diresse a quel
tavolo.
Prese un bel respiro, ed
esordì: “Ciao,
Heather.”
La reazione dell’ altra
non fu esattamente consueta. Sobbalzò
e
poi guardò la sua ex collega televisiva con gli occhi
spalancati.
“…Tu?? Che ci
fai
qui?”
“Potrei chiederti la stessa
cosa, direi, visto che sono entrata unicamente perché ti ho
riconosciuta dalla strada. Allora,
che ci
fai tu
qui?”
L’ abilità con
cui Courney girò la domanda
stupì Heather, che però riprese subito il suo
vecchio sguardo
sei-inferiore-a-me-non-dimenticarlo-mai.
“Sto
bevendo un cappuccino nel primo locale che ho trovato, punto.
Tu, piuttosto, perché
diavolo sei entrata? Ti
interessava così
tanto avere
una conversazione con me?”
Rispose con
aria di sufficienza,
calcando pesantemente le ultime parole. "Bene, il suo carattere
è ancora dolce come una bottiglia di arsenico." L' ispanica
era
alquanto seccata dai modi non proprio cortesi della sua ex-rivale, ma
Heather stava palesemente nascondendo qualcosa.
Se
non dalla compassione, ormai Courtney era spinta dalla
curiosità.
Così, quando arrivò un cameriere che le chiese
gentilmente: "E'
insieme alla cliente di questo tavolo, miss?" rispose
subito: “ Si, grazie. Un caffè shakerato
andrà benissimo.”
E sbattè senza tanti
complimenti le borse sulla
panca vuota, prendendo posto di fronte ad una non proprio entusiasta
Heather. Si sistemò con calma gli occhiali da sole sui
capelli e
cominciò.
“Beh, immagino che potrei
risponderti con il classico “Volevo scambiare due chiacchere
con
una vecchia amica che non vedevo
da
anni.” Ma dubito che mi crederesti, dico bene?”
“Per
una volta si, visto che l’ unica cosa vera in quella frase
è che
non ci vedevamo da parecchio tempo. Quindi la tua risposta
qual’
è?” Ribattè
la mora, evidentemente
seccata per l’ intromissione. Il tono
della sua voce dichiarava apertamente guerra, ma Courtney decise di
non rispondere alle ostilità... almeno, per il momento.
“Per
dire tutta la verità, ti ho semplicemente notato e
riconosciuto
mentre camminavo, e visto che era da un mucchio di tempo che non
parlavamo e mi sembravi davvero triste, ho pensato
di…”
“Intrometterti come niente
fosse per
ficcanasare nella mia vita privata? Và a farti fottere,
Courtney.”
La secca risposta di
Heather fece girare un paio di persone, ma nessuna delle due ci fece
caso.
Heather trangugiò in
fretta ciò
che rimaneva nella sua tazza e si alzò, chiaramente
intenzionata ad
andarsene, ma l’ altra fu più svelta.
Scattò
in piedi, si piazzò davanti alla sua compagna e le
afferrò il
polso. Poi, guardando
Heather negli
occhi, parlò con una voce seria ma sincera.
“Se
ancora non lo hai capito, ragazza mia, sto solo tentando di aiutarti,
e ti avverto che insultarmi non mi farà demordere.
Non
è certo per ficcanasare nei tuoi affari che sono entrata
qui, né
per fare la crocerossina, perché ti ribadisco che ti ho
incontrata
per caso.
Chiaro il concetto?”
Rimasero così
per qualche attimo, poi gli occhi di Heather si addolcirono
leggermente e le due tornarono a sedersi. Poi
la mora parlò: “Scusa, hai ragione. È
solo che…. Sono molto
preoccupata.” Courtney
prese un sorso
di caffè. “L’ avevo capito. Cosa
succede?”
All’
improvviso, Heather la guardò, stupita, come se solo in quel
momento
si fosse resa conto che Courtney – si, proprio Courtney – si stava dimostrando
gentile con lei. “Sta
a vedere che
stasera mi telefona Gwen!” pensò divertita, ma poi
tornò seria e
le chiese semplicemente: “Sei sicura di
stare bene? La Courtney del Reality non sarebbe mai entrata qui per
cercare di aiutarmi.” “La Heather del
Reality avrebbe accettato di confidarsi con me perdendo l’
ostilità
dopo dieci minuti?” La
ragazza girò la
domanda con noncuranza, e guardandola negli occhi Heather
capì che
non era necessaria alcuna risposta, anche perché fu Courtney
a
parlare per entrambe: “ Siamo cambiate tutte e due, Heather.
E in meglio, per fortuna. E ora,
dimmi
finalmente cosa ti assilla. Ma dato che la faccenda sembra seria,
pare ti servirà qualcosa di più forte della
caffeina, no? Scusi!"
il cameriere interpellato si voltò all' istante.
"Può portarci
qualcosa di forte? Che so, una vodka!" Il ragazzo annuì
ubbidiente e raggiunse il bancone.
Heather
guardò (a dir poco sconvolta) per un paio di secondi quella
che un
tempo era stata l' unica astemia del Reality, poi annotò
mentalmente
di non aspettarsi più nulla che riguardasse la Courtney del
passato.
Infine prese fiato e cominciò: “Ok, tieniti forte.
Non
sto assolutamente scherzando.” "Sono tutta orecchie."
commentò Courtney, sorseggiando dal suo bicchiere con
elegante
tranquilità.