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Autore: Ivola    15/07/2012    8 recensioni
« Io… » cominciò Duncan.
« Non dire niente » finì Courtney, interrompendolo con un gesto della mano. Socchiuse gli occhi, come per darsi forza. « Senti, per me è tutto finito con il reality, ok? Sono diventata una… una persona diversa, ecco. »
« Quindi è come se non fosse successo niente? » sparò lì l’altro, probabilmente senza neanche accorgersene.
« Niente. Nulla di nulla » ripetè la ragazza, porgendogli lo scontrino.
Duncan quasi tirò un sospiro di sollievo, ma nel frattempo una morsa strinse il suo stomaco sino a strizzarlo.
Courtney gli diede una piccola bustina e si rigirò, tornando a sistemare i cd ordinati sullo scaffale.

[ DxC, sempre. ♥ ]
Genere: Introspettivo, Sentimentale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Courtney, Duncan | Coppie: Duncan/Courtney
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale
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Una piccola parte del nulla






 
Duncan fece un breve sospiro.
Quello stupido reality è finito, devo farmene una ragione.
Si aggrappò con forza ai lati del lavandino, guardando in basso, con la bruciante paura di vedersi cambiato di fronte a colui che non mentiva, lo specchio.
Poi, scosso da qualcosa, sollevò il volto, che si riflesse nel vetro.
I suoi occhi erano azzurri e spenti, il volto pallido e i capelli neri e verdi flosci. La sua espressione era quasi disgustata. Si sciacquò il viso velocemente, mentre il Duncan nello specchio faceva altrettanto.
Si allontanò dal piccolo bagno e si preparò una rapida colazione a base di cornflakes. Mangiò velocemente, si vestì e scese in strada.
L’aria della città era intrisa di vapori e il sole estivo non aiutava a rinfrescare la temperatura, fermo e immobile nel cielo sgombro di nuvole.
Duncan era altrettanto immobile nella sua testa e passeggiava passivamente sull’asfalto bollente, immerso in contorti e sfuocati pensieri.
La vittoria di Heather, il taglio con Gwen e Courtney. Il ritorno alla normalità.
Dopotutto, pensava, lo show gli sarebbe mancato. A volte gli capitava di essere riconosciuto in strada e qualcuno lo guardava ammirato.
S’infilò in un negozio di musica, pronto a lasciare i problemi in un remoto angolino della sua testa.
Diede un’occhiata veloce alle nuove uscite, poi si diresse verso il suo reparto preferito, quello dedicato alla musica tosta.
Duncan non era mai stato un grande appassionato di musica, a dirla tutta, ma un bel cd ricco di stridenti chitarre lo faceva sfogare e, al contempo, rilassare. Scelse un album a caso e, controllato il prezzo, si avvicinò alla cassa, dove una ragazza castana armeggiava con uno scaffale stracolmo di ordini.
« Posso esserle d’aiu- »
La ragazza si voltò, rivelando una Courtney irriconoscibile e basita.
Duncan riuscì soltanto a balbettare un « T-tu lavori qui? » di sorpresa, quando lei si ricompose.
« Sì. Lavoro in questo negozio. Serve una mano? » Sembrava essersi imposta una calma forzata.
Lui non rispose, troppo impegnato a guardare come anche Courtney fosse cambiata a distanza di un anno.
« Beh? » fece lei, allora, il tono acido.
Duncan posò il cd sul banco e Courtney stava per fargli lo scontrino, quando lui la interruppe. « Aspetta » disse soltanto. Tra le tante cose che poteva dire, forse, aveva scelto la più banale e anche la sua voce era risultata quasi impercettibile. Un sussurro, o una supplica.
Lei inarcò le sopracciglia, un dito sospeso a mezz’aria sui tasti della cassa.
« Io… » cominciò Duncan.
« Non dire niente » finì Courtney, interrompendolo con un gesto della mano. Socchiuse gli occhi, come per darsi forza. « Senti, per me è tutto finito con il reality, ok? Sono diventata una… una persona diversa, ecco. »
« Quindi è come se non fosse successo niente? » sparò lì l’altro, probabilmente senza neanche accorgersene.
« Niente. Nulla di nulla » ripetè la ragazza, porgendogli lo scontrino.
Duncan quasi tirò un sospiro di sollievo, ma nel frattempo una morsa strinse il suo stomaco sino a strizzarlo.
Courtney gli diede una piccola bustina e si rigirò, tornando a sistemare i cd ordinati sullo scaffale.
Lui rimase lì, fermo, ad osservare un punto impreciso della sua schiena magra. Era davvero cambiata?
O era una stupida copertura per rompere i contatti con lui?
« Courtney » la chiamò.
Quella si voltò, un po’ seccata e un po’ sorpresa che fosse ancora nel negozio.
« Che c’è, Duncan? » sbuffò.
« Se davvero non è successo nulla… »
« Cosa? »
« Tu ne sei stata una piccola parte. »
Lei restò immobile, con la bocca socchiusa – probabilmente era già pronta a rifilargli una risposta – e gli occhi fissi su di lui. « Bene » disse infine, e si girò di nuovo, dandogli le spalle.
Di sicuro non si sarebbe mai aspettata un’affermazione del genere da Duncan.
Lui sorrise mestamente e abbandonò il negozio, già pronto a ritornare a casa.

Era sera, il sole era già tramontato da un pezzo, lasciando solo una linea rosea all’orizzonte. Qualche stella brillava timida nel cielo blu scuro.
Se ne stava seduto sul divano, Duncan, con la testa reclinata all’indietro e gli occhi chiusi. La televisione era accesa, ma non la stava ascoltando veramente.
Aveva trovato Courtney a un passo da lui, quel pomeriggio, e l’aveva lasciata andare come sempre, senza neanche riuscire a spiegarsi al meglio.
Lui non sapeva cosa provava per lei. A tratti la odiava.
A tratti la voleva sempre accanto a sé.
Da quando l’aveva lasciata, la sua vita era stata monotona e piatta, priva di un vero dialogo con le persone che lo conoscevano.
Era ancora un cattivo ragazzo senza cuore, sotto sotto, ma Courtney l’aveva reso terribilmente diverso.
Stava per prendersi una sigaretta, quando qualcuno bussò alla porta.
Si alzò e andò ad aprire, curioso di sapere chi lo stesse cercando a quell’ora.
Non fu poi così sorpreso di ritrovare Courtney sul pianerottolo di casa sua. Gli scappò un ghigno e le fece segno di accomodarsi.
Lei si guardava attorno, come se si aspettasse che quel piccolo appartamento fosse un covo di criminali.
« H-hai dimenticato questo » disse, porgendogli il cd che aveva scordato appositamente al negozio. « L’hai pagato, dopotutto. »
« Sempre questo tono sorpreso…* »
La ragazza fece uno strano sorriso obliquo.
« L’ho lasciato là » confessò Duncan. « Per vedere se me lo riportavi. »
« Che cosa?! » urlò lei improvvisamente, cambiando espressione da un momento all’altro. « Tu mi hai messa alla prova, eh? Bravo Duncan! Bravo! »
Assunse lo stesso tono che usava con lui fino all’anno prima, di rimprovero, misto a rabbia ed isteria.
Stava per andarsene, ma lui le bloccò il polso. « Però l’hai portato » affermò, senza timore.
Courtney roteò gli occhi. « E allora? »
« Come hai fatto a capire dove abito? »
Lei avvampò vistosamente, voltandosi dall’altro lato. « I-io… »
« Mi hai seguito. » Era una constatazione, non una domanda. « Sei una brava stalker, Courtney. »
Quella incrociò le braccia, tremante di rancore. « Io ti odio, sai, quando fai così! »
« E’ la verità... » disse Duncan, felice di trovare la stessa ragazza che ricordava. « O devo pensare che ci tenevi tanto a me da farmi una visita di piacere? »
« Non ci pensare nemmeno! » ribatté lei, gonfiando le guance. « Sono una persona onesta, io. »
« Certo » replicò Duncan. « Ma ciò non toglie che mi hai seguito. »
« Smettila! » gridò lei. « Mi fai impazzire! »
Lui si era aspettato di tutto, tranne che lei scoppiasse a piangere. Lo picchiò con piccoli pugni e Duncan non poté fare altro che stringerla, allibito, tentando di calmarla.
« Ti odio! » gridò di nuovo, il viso abbronzato affondato nel suo petto.
« Io no » fece lui, senza neanche rendersene conto.
Courtney parve più sorpresa che mai e alzò il volto. Gli posò un bacio leggero, veloce, casto.
Si sciolse dalla sua stretta e, incerta, se ne andò, lasciando Duncan ancora una volta in balia dei suoi pensieri.
Una piccola e insignificante voce nella sua testa gli disse che prima o poi sarebbe tornata.
 
 







 
 
*citazione da HP e i Doni della Morte ♥

Note:
Questa cosuccia senza senso è un piccolo capriccio estivo che mi sono concessa.
Avevo tanto bisogno di scrivere un DxC, io li adoro. E voi?
Fatemi sapere cosa ne pensate, ve ne sarei grata :)




   
 
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