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Autore: xlairef    20/07/2012    3 recensioni
“Lascialo andare! Ha pagato a sufficienza!”
“Secondo i termini della nostra scommessa, la sua anima mi appartiene.” Replicò il dio della morte in tono cattedratico.
“Meg! Salvami!”
“Ti supplico… Farò qualunque cosa, qualsiasi cosa…” Sussurrò Meg, piangendo.
Ade alzò la mano, e l’avvoltoio si fermò.
“Qualunque? Specifica.” Chiese.
La ragazza trattenne il respiro, poi disse, con voce ferma: “Prendi me al suo posto.”
Genere: Avventura, Commedia | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Cap.2 Il campione
                                                                                                                                                                   Tripping down
                                                                                                                                                                  Spinning around
                                                                                                                                                                    I'm underground
                                                                                                                                                                  I fell down
                                                                                                                                                                  Yeah I fell down

Corinto, Bosco di Artemide
 
Eos si svegliò di malumore, quella mattina.
Forse fu per questo che l’alba giunse cupa, ammantata di nebbia, come nelle giornate invernali, nonostante fosse primavera inoltrata.
I più festaioli tra gli abitanti di Corinto ritornarono barcollando alle loro case, dopo la nottata di bagordi più riuscita dalla fondazione della città, incrociando il cammino delle serve che proprio allora iniziavano le loro mansioni quotidiane.
Con uno sbadiglio, Meg si svegliò a fatica. Accanto a lei, Hyperion russava ancora immerso nel mondo di Morfeo. Intorno a loro, gli alberi del bosco li proteggevano da sguardi indiscreti.
La ragazza lo guardò scuotendo la testa, poi si lasciò ricadere sul terreno morbido e si rannicchiò vicino a lui. La cosa la fece sentire al sicuro come non le accadeva da anni. Per l’esattezza, da quando suo padre era morto.
Un raggio di sole riuscì a farsi strada tra le nubi, e andò a colpire il viso di Hyperion. Il giovane mugugnò, si girò, si stese, si girò di nuovo, si stiracchiò ed infine aprì lentamente gli occhi.
Il volto di Meg era a pochi centimetri dal suo. “Buongiorno.”
“Salve.” Le sorrise il giovane, e la avvolse in un abbraccio.
“Tutti i soldati di Corinto dormono fino a tardi?” Chiese la ragazza, con un mezzo sorriso.
Hyperion ricambiò. “Solo quelli che trascorrono la notte con una ninfa.”
Meg rise. “Sei a corto di battute, per passare ai complimenti così presto?”
“Speravo rimanessi colpita dalla mia galanteria.” Ammise lui. “La guerra non affina le arti oratorie.”
“Non si direbbe, a giudicare dal discorso di Damocle ieri…”
“Per lui è un talento innato.” Hyperion ridacchiò piano, poi si alzò a sedere. “Dei, quanto mi è mancata Corinto, in questi anni…”
Chinò il capo verso Meg, che lo fissava dolcemente. “Ci sono stati momenti in cui credevo non saremmo mai tornati in Grecia, e avremmo dovuto stabilirci in qualche villaggio sperduto dell’Asia, al servizio della figlia del capotribù.”
“La figlia?” Meg inarcò un sopracciglio.
“Non immagineresti mai cosa possono fare le donne laggiù. Alcune brandiscono addirittura le armi come gli uomini!” Le spiegò Hyperion, tra il divertito e lo scandalizzato. “Niente a che vedere con le fanciulle greche.”
“Non mi sembra così sbagliato voler combattere per salvare i propri cari.” Commentò Meg. “Anch’io avrei voluto partire al tuo fianco, quattro anni fa.”
Hyperion le accarezzò la testa. “Questo perché eri ancora in parte la ragazzetta selvatica che mi tirava le mele dal frutteto di Socrates.”
Sarebbero potuti restare così per sempre.
Il destino, tuttavia, non poteva aspettare, e si manifestò nel suono innaturale di uno squillo di tromba.
“Proviene dalla città.” Hyperion balzò in piedi, inquieto. “E’ un’adunata militare!”
“Che cosa significa?” Chiese Meg, mentre il suono si ripeteva ancora.
“Nemico nell’accampamento.”
 
Corinto, piazza del mercato.
 
“Chi è quel tipo?” Chiese Cleone a Tersicore.
“Un idiota venuto a sfidare il guerriero più forte della città.” Borbottò l’altra, schiacciata dalla folla di spettatori che le attorniava. Tutti gli sguardi erano rivolti al centro della piazza, dove stavano Hyperion e un guerriero sconosciuto, il cui volto era coperto da un elmo di fattura ignota.
“Ovviamente il compito di cacciarlo a calci nel didietro è toccato a Hyperion.” Commentò un vecchio alle loro spalle.
“Patroclo! Non essere volgare!” Lo rimproverò sua moglie.
I due avversari si studiarono per qualche minuto. Hyperion reggeva nella destra la sua spada corta, compagna fedele di guerra; al braccio sinistro era appeso uno scudo di cuoio, piccolo e leggero, adatto ai combattimenti corpo a corpo. Lo straniero, d’altro canto, indossava un mantello, da sotto il quale si intravedevano pezzi di un’armatura di cuoio simile a quella di Hyperion, e teneva ben salda nella mano sinistra una spada a doppio taglio.
“Che si sbrighino a farsi a brandelli! Ho altre faccende di cui occuparmi, a quest’ora del giorno.” Borbottò la vecchia Euriclea, gli occhi ridotti a due fessure.
Lo straniero dagli occhi azzurri, Medamos, considerò attentamente i due avversari. “Hyperion ha la protezione di Ares, non sarà sconfitto. Tuttavia, c’è qualcosa…” Scrutò attentamente il guerriero sconosciuto. “Qualcosa che sfugge…”
Con un movimento repentino, Hyperion dette il via al duello, abbattendo la sua lama contro lo straniero, il quale fu svelto nello sguainare la sua e parare così l’affondo, per poi replicare con una pioggia di colpi.
Meg osservava il combattimento, apparentemente tranquilla come i suoi concittadini.
“Fallo fuori, Hyperion!” Urlò qualcuno accanto a lei. “Fagli vedere la forza di Ares e di Corinto!”
Solo ad un esame più accurato ci si sarebbe potuti accorgere dei suoi occhi leggermente sgranati, delle mani che si torcevano sotto il mantello della tunica: e se Ares avesse distolto gli occhi proprio in quel momento?
Hyperion arrivò a sfiorare l’avversario con il filo della spada, ma questi si tirò indietro con un salto acrobatico.
“Hai visto? C’era quasi riuscito!” Esclamò un bambino magro, davanti alle sue gambe. Per un istante Meg pensò si stesse rivolgendo a lei, ma un’altra voce infantile fu svelta a replicare: “Quasi non vuol dire riuscito. Io scommetto su quello grosso.” Un bimbetto grassottello trotterellò fin dove stava l’amico.
“Ma sono grossi tutti e due!” Obiettò l’altro.
Il bambino fece un ampio sorriso. “Appunto.”
Lo straniero roteò la sua lama e fece cadere lo scudo di Hyperion. La folla rumoreggiò, improvvisamente in ansia. Hyperion non perse tempo a rimpiangere lo scudo, ma si lanciò di nuovo all’attacco, sommergendo l’avversario con una gragnuola di affondi.
“Se fossi in Meg, questo sarebbe il momento adatto per pregare gli Dei.” Cleone si rabbuiò.
Tersicore scrollò le spalle. “Ares non infrangerà la promessa fatta. Non vedo di che agitarsi: sono tutti uguali, fanno tanto i gradassi ma poi, dopo qualche minuto, sono a terra e implorano pietà come codardi.” Come a darle ragione, il guerriero straniero sembrò cedere sotto l’attacco di Hyperion. “E smettila di nominare Meg. Ormai lei non ha più niente a che fare con noi. E’ troppo occupata a farsi accettare dall’alta società che prima disprezzava.”
Il combattimento proseguiva con ardore da entrambe le parti.
“Che cosa intendi dire?” Domandò Euriclea a Medamos.
“Quel guerriero non sembra appartenere a nessuna dellepolis greche. Inoltre, le sue armi, il suo mantello, non somigliano a quelle di nessuno dei regni in cui ho viaggiato.”
“Come puoi dirlo? Hai forse visitato tutti i luoghi di questo mondo?”
Hyperion parò un contrattacco nemico, schivò un colpo destinato al suo fianco scoperto, e scartò di lato, individuando un punto debole nella difesa avversaria.
“Perché ci mettono così tanto?” Il bambino magro si agitò e iniziò a saltellare nervosamente.
Il suo amichetto lo redarguì. “Ignorante, non sai nulla di tattica e strategia?”
Meg si stava domandando cosa poteva saperne un bimbo così piccolo di tattica e strategia, quando la sua attenzione fu deviata tutta verso il duello in corso.
Hyperion decise di sfondare la difesa del nemico, e inscenò una finta che avrebbe dovuto farlo scivolare sotto i piedi dell’avversario, per poi permettergli di trafiggerlo alla gola. Tuttavia qualcosa non funzionò.
“Non è possibile.” Mormorò Tersicore.
 Euriclea era sgomenta. “Non può essere.”
“No.” Il sussurro di Meg risuonò tra il silenzio degli astanti come un urlo. “No.”
La lama del guerriero senza nome era penetrata a fondo nell’armatura di Hyperion. Lo stratega guardò la spada immersa nel suo fianco, incredulo. Lentamente, cadde a terra.
“No!” Meg spinse via i due bambini, e corse verso l’uomo che amava. Si chinò su di lui, in lacrime.
“Megara…” Hyperion la guardò, con occhi appannati. “Non capisco… Ares… Dov’è la protezione…?”
“A qualcuno serve una spiegazione?”
Il terreno cominciò a tremare, e si aprì una voragine al centro della piazza. Lingue di fumo azzurro spento si propagarono di lì fino agli spettatori, che si tirarono indietro. Infine, dallo squarcio uscì una figura alta, avvolta in una tunica nera. Due occhi cerchiati si posarono sugli abitanti di Corinto.
“E… Abracadabra!” Esclamò Ade. “Poi non ditemi che non so entrare in scena con stile!”
La folla ammutolì per qualche secondo. Subito dopo, scoppiò il caos.
 “Ehi, tu!” Ade si era incamminato fino a dove giaceva esanime Hyperion, la testa nel grembo di Meg. “Ragazza!” Meg non parve averlo udito, e continuò a sussurrare e a lacrimare sul viso di Hyperion. “Ehi, dico a te, dolcezza!” Intanto, anche gli abitanti di Corinto avevano ripreso a scappare. Vedendosi ignorato, Ade perse le staffe, e i suoi capelli eruttarono fiumi di fuoco blu. “Insomma, cosa devo fare per avere un po’ di attenzione?” Urlò in preda all’ira.
Calò il silenzio. Meg alzò gli occhi pieni di lacrime. “Che cosa vuoi?”
“Molto meglio. Stavo per dire: il motivo per cui Raggio di sole, qui, ha perso, è che nemmeno Ares in persona può vincere, contro Thanatos.” Indicò il guerriero senza nome, il quale ad un suo cenno tolse l’elmo, rivelando un teschio privo di pupille. Con uno sbuffo di fumo, sparì nel nulla.
Hyperion gemette, comprendendo improvvisamente l’inganno.
“Avresti dovuto pensarci, prima di scommettere contro di me.” Gli sussurrò Ade. “Noi Dei raramente giochiamo secondo le regole.”
“Di che cosa sta parlando?” Domandò affranta Meg. “Hyperion,  che cosa hai fatto?”
“Meg…” Provò a rispondere lui, ma si interruppe sputando sangue.
“Ed ora la tua anima è mia!” Esultò Ade. Con uno schiocco di dita avvolse Hyperion in una coltre di fumo, e lo fece svanire.
Meg sentì il nulla sotto le sue mani. “Dov’è?” Urlò contro Ade. “Dove l’hai portato?”
Ade, in procinto di ritornare per dove era venuto, si fermò interdetto.
“Dov’è Hyperion?” Lo incalzò Meg. “Dimmelo, oppure io ti…”
Il dio della morte la squadrò incuriosito, come notandola per la prima volta. “Oppure che cosa? Non ho tempo da perdere con ragazzine dal cuore spezzato. Il tuo amichetto ha scommesso ed ha perso.”
“Non mi interessa.”
“La vita è dura: arriverai alla fine dell’arcobaleno e le Esperidi ti offriranno un cesto di… arance!” La prese in giro Ade. “Se hai lamentele, rivolgiti all’ufficio informazioni… Non appena sarai morta per poterlo raggiungere.”
Con una risata malvagia, Ade si calò nello squarcio, che si richiuse dietro di lui.
La folla si disperse in fretta. Nella piazza rimase solo Meg, in ginocchio, la testa china sulla spada di Hyperion.                                                               
                                                                                                                                                            I fell down
                                                                                                                                                                     Yeah I fell down
 
Note al capitolo: Eos, dal greco: Aurora
                                    Artemide: dea della caccia
                                    Ninfa: creatura mitologica, fanciulla di grande bellezza
                                   Thanatos, dal greco: Morte
                                   Esperidi: divinità minori della mitologia greca, sono guardiane dell’albero dalle mele d’oro 

  
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