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Autore: Miss Loki_Riddle Gold    23/07/2012    3 recensioni
Vi hanno mai detto che entrare in una proprietà privata non è una cosa da fare? Beh, seguite tale consiglio. Vi assicuro fare come la sottoscritta non è mai una cosa positiva. Soprattutto se vi trovate in vacanza all’estero e non in un sogno.... ma forse mi sbaglio... Se volete sapere cosa successe leggete (e recensite.)
Genere: Comico, Demenziale, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: George Harrison, John Lennon , Paul McCartney , Ringo Starr
Note: Cross-over, Nonsense, What if? | Avvertimenti: nessuno
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La casa dei sogni

Ero in una vacanza organizzata e mi sono ritrovata in un guaio a causa della mia stolta curiosità che mi ha spinto ad entrare in quella casa. Era un mercoledì pomeriggio. Mi ero staccata dagli altri per andare a fare compere, dopo aver promesso di tornare in hotel per l’ora di cena.
Essendo maggiorenne avevano accettato di farmi uscire un po’, ma di certo non si aspettavano che entrassi in una proprietà privata.
Era una meravigliosa villa. Provai ad aprirne il cancello. Volevo entrare e seguire quel sentiero che sembrava portare dritto in un boschetto. Volevo scoprire qualcosa di quel luogo tanto speciale.
Alzai la mano e spinsi il cancello sperando che fosse aperto.
Niente, come immaginavo era chiuso a chiave.
Mi guardai attorno, nella speranza di scoprire di essere sola.
“Dai, passate....” Pensai, quando notai che c’erano solo due vecchietti per tutta la via. Probabilmente gli altri stavano mangiando o si stavano riposando. Socchiusi gli occhi a causa della luce esagerata che li colpivano ed attesi paziente.
La coppia finalmente voltò l’angolo ed io potei provare ad arrampicarmi, ringraziando che ci fossero delle rientranze nella roccia e che io avessi una qualche idea di come si deve fare l’arrampicata, seppur non l’avessi mai praticato.
Il mio cuore batteva forte, spaventato di non esserne capace.
“Dai, che vuoi che sia? Devi solo stare attenta a non cadere se no ti spacchi la testa.” Mi dissi.
Misi un piede sulla prima rientranza una mano su uno spuntone e mi diedi la forza per continuare.
Riuscì a fare il primo passo e poi i successivi. Cercai di non pensare e di non guardarmi dietro.
Di sicuro se fosse arrivato qualcuno mi avrebbe chiamato, per cui perché preoccuparsi?
Finalmente riuscì a giungere in cima. I piedi mi iniziavano a dolere, le mani anche.
“Ora… scendiamo.” Mi dissi, mettendomi a cavalcioni, prima di fare l’unica cosa che non avrei mai dovuto fare: guardare sotto di me.
Il mio cuore iniziò a battere ai mille, manco fossi innamorata. Il mio respiro era accelerato per la paura e stavo per urlare, se non fosse stato altro che riuscì a controllarmi.
“Oh, cazzo! Ma quanto sono in alto??”
Strinsi i denti, ma decisi di continuare.
Mi calai dall’altra parte.
“Chissà chi si trova in questa casa” Pensai, quando riuscì a poggiare piede a terra.
Di sicuro la mia era un entrata in scena niente male se si voleva litigare con il proprietario dell’abitazione.
Mi diressi verso il boschetto. Chissà dove mi trovavo.
Corsi a nascondermi, sentendo dei rumori.
Sentì la manica tirare, si doveva essere impigliata con qualche ramo.
-Maledizione! La mia maglia preferita … non si può proprio rompere!- Mi sfuggì dalle labbra.
Indossavo una maglia dei Beatles su uno sfondo nero. Se qualcuno me l’avesse rovinata lo avrei strozzato, questo era certo. Ma ora? Avrei avuto la forza di strozzare un albero? Nah, impassibile.
Vidi un uomo uscire dalla casa. Era… basso, mezzo calvo, con un sorriso idiota dipinto sulla faccia, un bagliore sinistro negli occhi.
No! Ero finita in casa B-biiiip-oni (il cognome è stato censurato, è una cosa così brutta... supera persino una parolaccia Nd Autrice)
L’uomo si avvicinò al boschetto. Decisi di uscire allo scoperto.
- Signore!- Lo richiamai.
Il suo sorriso si congelò.
- Lei è un'altra giornalista?- Mi chiese, prima di aggiungere:- Come è entrata qui? Non ha visto che è proprietà privata?- Sembrava irritato.
- Oh, sì. Ma ho perso il pallone che è caduto da qualche parte qui dentro, così lo stavo cercando.
L’uomo annuì.
- Capisco. Già che è qui perché non entra? Sa sto dando un festino…- Mi strizzò l’occhio.
Stavo per vomitare. Ma lo stesso, spinta dalla mia insaziabile curiosità accettai di buon grado.
Così fu lui a condurmi all’interno.
- Signori, abbiamo un ospite!- Disse, rivolto agli altri.
Vari uomini si voltarono a guardarmi. Sembrava che lì dentro ci fossero solo maschi.
C’erano le persone più strane: Lennon giovane che giocava a carte con il Dottor Wilson, il Dottor House che discuteva animatamente con Madama Chips, Spock che parlava con Sheldon, Kirk e McCoy che ballavano assieme a Tom Cruise e Jonnhy Depp, c’era anche Severus in un angolo a fumare mentre guardava un ragazzo, che dopo un po’ riconobbi per Draco Malfoy, che prendeva in giro Ron. Mussolini ed Hitler stavano complottando, Silente e Voldemort stavano giocando a scacchi. Ce n’erano anche molti altri, come George Harrison, Paul McCartney, Ringo Starr che ballavano in pista, ma la maggioranza delle persone non li riconobbi.
La mia mascella cadde a terra, senza parole, mentre gli uomini si avvicinavano a me come avvoltoi.
Quando ritrovai le parole dissi:- Le donne dove sono?-
-Servono donne?- Chiese l’uomo calvo.
A quel punto qualcuno mi disse:- Tutti gli enigmi hanno una risposta.
L’avevo già sentita una frase simile…. Ma da chi? Non riuscivo a ricordarlo…
- Professore, non infastidisca questa ragazza!- Disse una nuova voce.
- Basta! Smettetela! Sembrate due cornacchie!- Urlai, voltandomi verso quelli che avevo riconosciuto come il Professor Layton e Descole.
I due ammutolirono, mentre gli altri scoppiarono a ridere.
- Wow! Grande, ragazzina!- Mi disse Lennon, ormai ad un passo da me.
Sorrisi, contenta del complimento.
- Mi concedi questo ballo? – Mi chiesero all’unisono Ringo, Paul, Wilson, Sirius che inizialmente non avevo notato e McCoy.
Rimasi spiazzata.
Tutti loro avevano in un certo senso un mio posto nel mio cuore. Non che tutti fossero i miei preferiti, era ovvio, ma per avvicinarmi a quelli che m’interessavano sapevo che dovevo passare da loro.
- Bella maglietta!- Mi fece l’occhiolino McCartney.
Ringo fece per allontanarsi.
- Dove va, signor Starr?- Chiesi.
L’uomo si bloccò, mi guardò poi disse:- C’è McCartney e Black. Nessuno sceglierebbe me al loro posto… sarebbe matto, altrimenti. Quindi me ne vado.-
Io negai.
- McCoy, Sirius, Wilson… accettate di ballare dopo, con me?- Li implorai e loro accettarono senza esitazioni.
- Beh, Starr. Io sono pazza perché ho appena chiesto agli altri di ballare dopo con me.- Dissi, rivolgendomi al Beatle.
- Perché ora vuoi ballare con Paul.- Fece lui. In risposta gli presi la mano e lo spinsi sulla pista.
Lui mi accarezzò i capelli.
- Come mai hai scelto me?-
- Perché presto mi sveglierò e non è che ogni giorno si ha la possibilità di ballare con un batterista come te di quando era il ‘62, soprattutto quando si è nato negli anni 2000!!- Ribattei. Questa volta sarei riuscita a baciarlo, mi dissi.
- Sei certa che sia un sogno?- Mi chiese lui, lasciandomi poggiare la testa sul suo petto e sentire i suoi battiti accelerato.
- Sì, ma se così non fosse ti direi che ti amo, sopra ogni altra cosa, seppur non potrò mai venire a sentire un tuo concerto. Ti prego, se questo dovesse essere un sogno anche per te: vieni a Bologna e chiama il 3346914523(numero inventato).- Gli sussurrai. Lo facevo ogni volta che lo sognavo.
- Ti chiamerò, te lo giuro. Grazie per il ballo… come ti chiami, a proposito?- Disse, mentre la musica smetteva.
- Gaia… Gaia Riddle!- Sussurrai, nel suo orecchio, prima di dargli un bacio prima sulla guancia poi sulle labbra morbide. Il suo sapore era di ciliegie.
Si allontanò.
Mi ritrovai di fronte a Spock.
- Signorina… aveva concesso un ballo con McCoy, ma dato che lui se n’è andato…- Mi porse la mano.
Sorrisi, stavo per ballare con l’uomo che amavo da quando avevo nove anni.
I miei occhi si posarono sulle sue orecchie a punta, gli concessi la mia mano.
Iniziò un lento, che ci costrinse a restare abbracciati per tutto il tempo.
Sospirai, poi facendo finta di niente presi una sua mano con la mia e posai l’altra sul suo fianco in modo tale da toccargli il cuore.
- E’ da così tanti anni che ti aspetto, piccola...- Mi sussurrò lui, facendo finta di non aver parlato.
- Da così tanti anni ce ti desidero, Spock. Perché dovevi essere solo un personaggio di una serie televisiva?- Lo guardai negli occhi.
- Non lo sono. Mi stai toccando, no? Vuoi farti un giro sull’Enterprice? Dimmelo, che ti vengo a prendere anche subito.- Rispose.
- Spock...- Non dissi nulla, l’atmosfera mi costringeva a non dirgli di non essere romantico.
- Adesso ti lascio. Credo che devi parlare con qualcun altro prima di andartene.- Mi disse.
George mi fece segno di avvicinarmi, John fece lo stesso.
Mi avvicinai.
- Ragazzina. Devi essere una nostra fan per portare una maglietta del genere.- Sorrisi, avevano ragione.
- Ragazzi… Ringo? Paul?- Mi guardai attorno.
- Come hai capito anche tu questo è un luogo d’incontro. Tu sei la protagonista di oggi, poi andremo da qualcun altro. E’ il protagonista a scegliere chi ci deve essere o meno. Tu avevi bisogno di parlare con loro. Ora si sono svegliati… tranquilla accadrà anche per te. Sei divagata dal sogno iniziale. Hai bisogno che diciamo qualcosa agli altri?- A parlare era stato sempre John, mentre George annuiva.
- N… sì, salutatemi i miei nonni. Ma voi? Volete che faccia qualcosa?- George negò. John mi sorrise, prima di dire - Solo una cosa: non fate male agli altri, ok? Mai,per nessun motivo. Peace and Love.-
Ridacchiai.
- Sesso, Droga and Rock and Roll.- Sussurai, facendoli ridere.
- Sì, esatto e… non dimenticateci, mai.-
Annuì. – Vado a salutare un cane, prima di andarmene.-
Loro mi sorrisero, per l’ultima volta, prima di ricominciare a giocare a carte.
- Sirius!- chiamai il personaggio di Harry Potter che più adoravo.
Lo vidi smettere di fare uno scherzo stupido a Severus e voltarsi.
- Sì, Gaia?- Mi chiese lui.
- Qualche volta vieni a farmi compagnia, ok?- Chiesi, vedendolo sorridere. Annuì.
- Lo farò.-
- Severus….- Mi voltai verso di lui, il quale sorrise e disse:- Gaia, va… un nuovo giorno sta incominciando. Ricorda che mi potrai parlare sempre, sai chi sono.
Sorrisi, sì, lo sapevo.
Con quella felicità che m’esplodeva dentro mi svegliai. Il mio cellulare stava vibrando da qualche minuto.
“Nessun nome” indicava lo schermo.
Risposi, la voce di un signore anziano inglese parlò dall’altro capo del telefono.
Un nuovo giorno era iniziato e sarebbe di sicuro stato migliore di quello precedente.
   
 
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