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Autore: kymyit    24/07/2012    1 recensioni
JetSilphymon ha baciato Phelesmon, ma non il suo Phelesmon e una volta scoperta la verità ha da prendere urgenti provvedimenti.
-Sai, ci conosciamo da un po’, Phelesmon, ma non mi hai mai detto come ti chiami.-
A quel punto Phelesmon impallidì.
-Come mai questa domanda?- chiese.
-Non posso saperlo? Ormai siamo arrivati al dunque, vorrei anche sapere come ti chiami, stupido.-
-Ehm…- Phelesmon si grattò la testa in evidente imbarazzo.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'Chronicles of Light and Darkness' Quest'
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Dimmi il tuo nome, stupido!




Dire che era più scontrosa del solito era un eufemismo. Phelesmon quasi temeva di chiederle cos’avesse, ma non resistette.
-Luna storta?- le domandò, avanzando la torre e divorandole un pedone. JetSilphymon ricambiò con un cavallo, spazzando via le sue difese, non rispose. Il diavolo insistette ancora, ma lei non rispondeva, si limitava a fulminarlo con lo sguardo e a far strage di cavalli, torri e alfieri. A un certo punto della partita Phelesmon temette di venir stracciato, il che avrebbe interrotto la sua lunga catena di vittorie consecutive.
-Umpf…- sbuffò la digimon ad un certo punto, ma non spiegò perché, fra l’altro non era neppure per la partita. Phelesmon la istigò sfregando sensualmente il piede lungo la sua gamba, ma ottenne un calcio al ginocchio e uno scacco matto fulmineo.
-Ahia!- protestò -Ehi, questa mossa non è valida!- si lamentò, ma lei neppure lo ascoltava, se ne stava andando. La seguì e le afferrò il polso.
-Ehi, aspetta, che cos’hai?! Ho fatto qualcosa di peggio del solito?- chiese preoccupato.
-No.- gli rispose.
-Allora cosa c’è?- insistette.
-Sono affari miei.-
-Sembra che ce l’hai con me, quindi sono anche affari miei.-
Lei esitò, poi, rossa in volto disse -Ieri notte sono andata al Nightwing, quel pub dove vai di solito, per riferirti un ordine.- mentì, glielo lesse in faccia, ma lasciò correre. -Ho incontrato un altro Phelesmon.-
Phelesmon s’incupì, previde che ciò che gli avrebbe detto non gli sarebbe piaciuto affatto.
-Mi ha avvicinato con le solite battute scadenti che fai tu e con quella faccia da idiota che hai e…-
-Non dirmelo!- si strinse il setto nasale fra le dita.
-Abbiamo bevuto e parlato per tutta la sera e poi…- JetSilphymon strinse con forza lo stipite della porta che scricchiolò e rimase ammaccato dalla sua rabbia. -L’ho baciato.- sputò fuori.
-Per questo ti sei incazzata perché non avevo il piercing sulla lingua?- comprese lui.
La digimon annuì e lui strinse i pugni.
-Se lo prendo giuro che lo riduco ad un ammasso sanguinolento…- era lui a fumare di rabbia in quel momento, ma JetSilphymon gli puntò un dito nel petto e lo spinse.
-No, è un problema mio. Abbiamo appuntamento stasera allo stesso posto.-
-Gli hai dato un appuntamento?!- fumare di rabbia era dir poco, Phelesmon stava ribollendo d’ira.
-Era solo un “A domani.” Nulla di ufficiale.-
-Oh, questo lo dici tu.- fece lui.
-Beh, si è fatta ora… vieni?-
Phelesmon inarcò il sopracciglio e poi sogghignò, la rabbia scemò rapidamente e il cervello del diavolo iniziò a cucinare la vendetta che avrebbe servito fredda al punto giusto.


Il Nightwing era un locale nella metropoli digitale di Dite, luogo di perdizione assai esclusivo. Ci bazzicavano molti soldati delle tenebre, ma in generale un sacco di virus e qualche Antivirus ardito e poco casto. In genere però gli antivirus si recavano nella città per la cucina che era la fine del mondo. Quando calavano le tenebre, le luci rosse impregnavano l’atmosfera e l’alcol scorreva a fiumi. JetSilphymon varcò la soglia del locale e individuò immediatamente il suo bersaglio. L’attendeva, comodamente seduto a un tavolo all'angolo della sala decorata elegantemente da tendaggi scuri. Un Devimon cameriere si precipitò a raccogliere le ordinazioni.
-Ti aspettavo, mia cara.- le disse quello, anche la voce era simile alla sua, si sentì propensa a perdonare se stessa per l’enorme abbaglio che aveva preso. Si sedette e gli sorrise, parlarono e bevettero, poi Phelesmon le prese la mano e la guardò dritta negli occhi. A pensarci bene quello sguardo non reggeva il confronto con il suo. Col senno di poi si comprende l’importanza dei piccoli dettagli.
-Pensavo che potremmo proseguire la serata in un locale più appartato.-
-Dove?- domandò lei.
-Che ne dici di quell’hotel con vista sul mare?-
-Non mi piace il mare.- disse, quello rimase interdetto. -Voglio andare alla Torre del Vento.-
-O-ok…- Phelesmon sudò freddo.
-Tutto bene?- gli domandò.
-Sì, tutto bene… la Torre è un bel posto… -
-Sai, ci conosciamo da un po’, Phelesmon, ma non mi hai mai detto come ti chiami.-
A quel punto Phelesmon impallidì.
-Come mai questa domanda?- chiese.
-Non posso saperlo? Ormai siamo arrivati al dunque, vorrei anche sapere come ti chiami, stupido.-
-Ehm…- Phelesmon si grattò la testa in evidente imbarazzo. D’improvviso le bevande che avevano ordinato per chiudere la serata gli furono versate in testa. -Ehi, stai attento, pezzen…- gli morirono le parole in gola. Non era stato il Devimon a rovesciargli tutto a dosso, ma Phelesmon, quello che JetSilphymon conosceva davvero.
-Mi dispiace signore, ma la signorina non gradisce essere importunata.-
A quel punto il diavolo si fece piccolo piccolo, comprendendo il guaio in cui si era cacciato.
-Io… era solo un innocente scherzo…- non finì la frase che già era lontano, scappò via nella notte a gambe levate.
-Ma come, tutto qui?- borbottò Phelesmon arricciando il naso.
-Che ci vuoi fare, quello era più stupido anche di te, Darian.-
-Grazie per il complimento, mia cara.- le rispose.
Si avviarono nella notte, diretti alla Torre del Vento. JetSilphymon gli prese la mano e la strinse forte, trepidante. Amava quel luogo che cavalcava le correnti era lassù che voleva accadesse. Non pensava potesse succedere con lui, ma a quanto pareva era così.
-Mi piace quel nome.- disse lui -Darian… sai… nessuno ha mai avuto la necessità di trovarne uno per me.-
-Neppure per me.- rispose lei -A meno che non vivi in un villaggio in cui necessita distinguerti dai tuoi simili è superfluo, ma ora…-
-Mistral…-
-Cosa?-
-Credi che voglia confondermi con un’altra pazza scatenata?-
JetSilphymon gli tirò un calcio allo stinco e lo fece barcollare. Lo precedette e si voltò a guardarlo soffrire, col sorriso sulle labbra. -E’ un bel nome. Ma che resti fra noi.-
-Ovvio che sì, sono uno geloso io.- esclamò lui e la rincorse per avere vendetta. Corsero insieme, per la notte, dimenticando per un attimo di essere creature malvagie e crudeli, dimenticando i morti e gli afflitti, isolati in quel rapporto tutto strano che era solo loro, come i loro nomi.
   
 
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