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Autore: Justice Gundam    09/02/2007    9 recensioni
Tre anni dopo la distruzione di Lucemon, i Leggendari Guerrieri saranno costretti a tornare in scena: numerosi Digimon ostili stanno infatti iniziando ad apparire nel Mondo Reale, e Takuya e i suoi compagni saranno costretti a scendere di nuovo in campo... ma che cos'è quella misteriosa organizzazione, la DATS, che sta cercando di tenere i Digimon sotto controllo? Chi è che sta dietro a questa invasione? Forse qualcuno, tra le file di una delle fazioni, sta complottando qualcosa di ancora più terrificante? I Leggendari Guerrieri, assieme a nuovi alleati e ai giovani agenti della DATS Masaru, Touma e Yoshino, dovranno venire a capo del mistero, prima che sia troppo tardi per entrambi i mondi! Riusciranno nella loro impresa? Quali incredibili segreti li attendono?
Genere: Azione, Avventura | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: Alternate Universe (AU), Cross-over | Avvertimenti: Spoiler!
Capitoli:
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Digimon Frontier & Savers: Record of Digital Wars

Una fanfiction di Digimon Frontier e Digimon Savers scritta da: Justice Gundam

Uff... ora che gli script sono stati vietati, fare la presentazione è diventato molto più noioso! E va bene, adeguiamoci... allora cominciamo pure! Eh-hm... a tutti i fan di Digimon italiani, do il benvenuto alla mia nuova fanfiction, dedicata alle mie due serie di Digimon preferite, Frontier e Savers! Sono passati un pò di anni per i Leggendari Guerrieri, e le avventure a DigiWorld ora sembrano solo un bel ricordo del passato... ma, come avrete modo di scoprire, la grande battaglia contro Lucemon non era che l'inizio!

Infatti, la breve emersione del Satan Mode di Lucemon nel Mondo Reale non ha lasciato indifferenti certe persone... ed ora, tre anni dopo l'avventura, Takuya e i suoi amici si trovano invischiati in un nuovo intrigo, che questa volta coinvolge entrambi i mondi. Ma adesso non è il caso di fare eccessivi spoiler: lasceremo che tutto si sveli, man mano che la storia andrà avanti!

Una cosa però vi posso dire: questa storia, primo caso tra tutte quelle scritte da me, sarà un crossover tra due serie di Digimon... Frontier, e l'ultima ancora inedita sia negli Stati Uniti che in Italia: Digimon Savers! Quindi, in attesa che questa serie arrivi finalmente nel nostro paese, noi tutti fan italiani di Digimon avremo la possibilità di conoscere Masaru, Tohma, Yoshino, Ikuto... e tutti gli altri personaggi che popolano quest'ultima, bellissima serie! Questo significa, in effetti, che ci saranno spoiler per la serie Savers, ma solo fino ad un certo punto... infatti, questa fanfiction è anche un'AU, e gli eventi di Savers si svolgeranno in maniera diversa dalla serie ufficiale! Quindi non preoccupatevi, se non conoscete la trama di Savers! Non sarà necessario ai fini della comprensione di questa fanfic!

Come al solito, i personaggi utilizzati non appartengono a me, ma alla Toei, e li sto usando senza permesso e senza scopo di lucro! Credo inoltre che sia giusto avvertire i lettori di un paio di cose. Come immagino saprete già, io uso i nomi originali per i personaggi umani di Digimon. Quindi, per far orientare meglio chi è abituato ai nomi italiani / americani... Izumi è conosciuta in Italia come come Zoe, Junpei come J.P. e Tomoki come Tommy. Gli altri nomi non hanno subito modifiche nella traduzione.

Introdurrò qualche personaggio originale di mia creazione nel corso di questa storia, personaggi che avranno un ruolo di una certa rilevanza. Di chi si tratterà, lo scopriremo più avanti. E ancora una volta, come ho fatto per la storia appena pubblicata di Digimon Tamers, informero alla fine di questo prologo dei pairings che userò Se non vi dispiace di rovinarvi la sorpresa, c'è una piccola sezione a fine capitolo. Per favore, indipendentemente da quali siano le vostre preferenze, non cercate di farmi cambiare idea!

Per finire, vorrei ringraziare la mia amica Fabiana, alias Driger, per avermi permesso di usare e sviluppare una sua idea che aveva utilizzato nella fanfiction 'Neo Digimon Adventure'. Mi auguro che il modo in cui questa idea è stata impiegata sia di tuo gradimento! A questo punto, non resta che lasciarvi al resto della fanfiction, e augurarvi buona lettura. Aspetto recensioni!

Si parte, ragazzi! BURN UP AND GO!

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Capitolo 1 - Tre anni dopo

Stava correndo.

Continuava a correre ormai da molto tempo, nonostante la stanchezza e il fiato corto, destreggiandosi in qualche modo tra le larghe foglie degli arbusti che costellavano il sottobosco nel quale si muoveva. Attorno a lui, solo il rumore frusciante delle foglie spostate, mentre persisteva nel suo disperato tentativo di sfuggire a ciò che lo stava inseguendo... come del resto era stata sua abitudine fin da quando la sua vita era iniziata, appena qualche mese fa. Non era stato nella tranquillità e nella sicurezza di un Primary Village... magari tra le ali affettuose di una Swanmon, circondato da tanti altri cuccioli... i suoi primi ricordi erano stati soltanto i frammenti di un Digi-Tama violetto infranto, e le fredde gocce di pioggia che battevano senza pietà sul suo piccolo corpo, trasmettendogli un gelo desolante. E da allora, la sua vita era stata un'unica, immensa fuga da Digimon di vario tipo, che sembravano volerlo cancellare per chissà quale motivo...

Lui aveva provato a chiederlo, qualche volta... cosa avevano tutti quei Digimon contro di lui? Perchè lo odiavano senza averlo neanche mai visto? Lui... non ricordava di aver mai fatto niente di male... eppure, ad ogni sua domanda, gli altri Digimon reagivano con rabbia e aggressività, come se la sua ignoranza fosse stata una colpa. Ed ogni volta, proprio quando sembrava che per lui fosse la fine... tutto improvvisamente scompariva in un turbinio di luci e rumori che soffocavano i suoi sensi e la sua coscienza per un periodo di tempo che a lui sembrava interminabile. E quando finalmente tutto tornava a scorrere, lui si ritrovava ancora in vita, in un luogo di DigiWorld completamente diverso da quello in cui ricordava di trovarsi... e del nemico, nessuna traccia. Era sempre stato come... se l'attacco, la paura, la rabbia che aveva provato per l'odio ingiustificato nei suoi confronti... fossero soltanto un sogno... e tuttavia, li sentiva ancora bruciare nel suo cuore e nella sua anima.

Per il resto, nulla rimaneva mai nella sua memoria... e questo mistero lo aveva assillato al punto che Dorimon ormai si rifiutava anche soltanto di chiedersene il perchè. Ormai si era rassegnato a quello che, molto probabilmente, era il suo destino - trascorrere un'esistenza solitaria, in fuga da Digimon che volevano distruggerlo senza che lui avesse mai fatto niente, fino all'inevitabile giorno in cui non sarebbe più potuto fuggire, e avrebbe incontrato la sua fine. Tuttavia, la sua disperata volontà di vivere continuava a sostenerlo... non si sarebbe arreso tanto facilmente! Il fatto che sapesse quale era il suo destino non gli avrebbe impedito di opporvisi con tutte le sue forze!

Muovendosi con circospezione, Dorimon scivolò silenziosamente dietro un cespuglio, e si guardò attentamente attorno, alla ricerca di eventuali minacce. Per sua fortuna, sembrava non esserci nessuno in vista, e tutto quello che vide fu un vasto spiazzo dal terreno ricoperto di muschio, popolato unicamente da qualche lucciola che danzava a poche decine di centimetri dal suolo. Dopo aver dato un'altra occhiata per prudenza, il piccolo Digimon, che era simile ad un tozzo cagnolino con le zampe cortissime, il pelo blu-violetto con una "stellina" bianca sul muso arrotondato, grandi occhi gialli dalla pupilla nera, e le orecchie triangolari, mosse qualche passo esitante sul muschio. Attorno a lui, soltanto la penombra spezzata qua e là da qualche raggio di sole, e il tranquillizzante verde della foresta... Dorimon stava quasi per tirare un sospiro di sollievo, credendosi al sicuro...

...quando un'ombra minacciosa apparve all'improvviso sopra di lui, facendolo sobbalzare per la sorpresa! Con uno scatto, Dorimon alzò lo sguardo e vide una figura in parte umanoide e in parte bestiale scendere in picchiata su di lui, brandendo una mazza. Che errore che aveva fatto! Preoccupandosi troppo per i pericoli che avrebbero potuto nascondersi nella vegetazione della macchia, non aveva prestato attenzione ai rami sopra di lui! Soltanto i riflessi pronti di Dorimon lo salvarono, una volta di più, da una brutta fine: riuscì a saltare via dalla sua posizione proprio un secondo prima che la mazza del Digimon lo colpisse, ma l'impatto fu comunque sufficiente a fargli perdere l'equilibrio e farlo rotolare per terra. Si rialzò una frazione di secondo dopo e si acquattò sul terreno umido, squadrando il Digimon che aveva cercato di piombargli addosso: si trattava di una scimmia muscolosa ma longilinea, alta un pò più di un essere umano e ricoperta da una pelliccia gialla che diventava più folta attorno al collo e alla testa, formando una specie di criniera. Le sole parti del corpo non coperte erano il muso ringhiante, simile a quello di un babbuino, le orecchie a punta, i pettorali, le mani e i piedi, ricoperti invece da una spessa pelle grigia simile a cuoio. Portava un bracciale verde attorno al braccio destro, un pò sopra il gomito, e un anello dorato all'anulare della mano sinistra. Qualche segno rosso decorava il muso, gli avambracci, le ginocchia, e alcuni ciuffi di pelo giallo più scuro che si dipartivano da braccia e gambe del feroce primate, e tra le mani soppesava con apparente indifferenza una grossa mazza di legno, resa ulteriormente letale da chiodi di metallo. Un Apemon, riflettè tra sè Dorimon. Un Digimon scimmia che di solito non era così aggressivo...

Ma con quello che stava accadendo di recente nel Mondo Digitale, non c'era da stupirsi che anche il Digimon più pacifico diventasse pericoloso e aggressivo...

Emettendo una serie di ringhii che potevano suonare come una risata, Apemon si erse in tutta la sua statura e cominciò ad avanzare minaccioso verso Dorimon, sollevando ancora una volta la sua mazza. Non serviva un genio per capire che era ben deciso a porre fine alla breve vita del Digimon più piccolo...

"Finalmente ti ho trovato..." mormorò con ferocia, squadrando la sua preda con soddisfazione. "E ora, piccoletto, è il momento di cancellarti. Nulla di personale, davvero! E' solo che ho degli ordini a cui devo obbedire!"

Dorimon indietreggiò, stringendo i denti. Allora la sua fine era giunta? Proprio quando credeva di essersi salvato almeno temporaneamente? No, non poteva lasciare che andasse così! Non sarebbe stato cancellato in questo modo, avrebbe lottato fino allo stremo delle sue esigue forze per sopravvivere. Come avrebbe fatto lui, un piccolo In-Training, a sfuggire alle grinfie di un Champion, non lo sapeva... ma qualcosa doveva tentare!

"Io..." rispose Dorimon. "Io... non mi lascerò uccidere così... prima voglio sapere... perchè ce l'avete tutti con me? Che cosa vi ho fatto io di male per meritarmi questo? Non ricordo di aver mai offeso, insultato o aggredito nessuno!"

Il sogghigno di Apemon si trasformò in una smorfia di disprezzo. "La tua stessa ESISTENZA è un insulto alla razza dei Digimon, piccoletto! Tu sei una cosa che non avrebbe mai dovuto esistere, oltre che un ostacolo al nostro grande progetto, e tutti i miei fratelli e i miei superiori vogliono correggere questo errore distruggendoti!" rispose, continuando ad avvicinarsi. Dorimon fece un altro passo indietro, preparandosi allo scontro inevitabile... e sentendo crescere in sè quella familiare rabbia nei confronti di tutti coloro che lo avevano condannato fin dalla sua nascita, senza che lui avesse mai fatto niente...

La rabbia... il desiderio di vendetta... la disperazione... tutti sentimenti che lui conosceva bene, e ai quali tuttavia non si sarebbe mai abituato... Dorimon continuò a squadrare Apemon con odio, mentre quest'ultimo sollevava la mazza e si apprestava a colpire...

All'improvviso, successe qualcosa: la vista di Dorimon si annebbiò... i contorni degli oggetti sfumarono... e tutti i colori iniziarono gradualmente a svanire, sostituiti da un pericoloso rosso sangue che ben presto coprì l'intera visuale del piccolo Digimon...

Poi, tutto divenne nero...

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Ma mentre il Mondo Digitale, solo tre anni dopo la sconfitta del tiranno Lucemon da parte dei Leggendari Guerrieri e di Susanoomon, era nuovamente in subbuglio, la vita sulla Terra proseguiva secondo i suoi ritmi. A Tokyo, nel quartiere di Shibuya, un pomeriggio d'autunno come tanti altri aveva appena visto la fine delle lezioni per gli studenti del primo anno di un liceo del quartiere alla moda, annunciata da quattro rintocchi di campana. Gli studenti di una delle aule al piano terreno si alzarono quasi subito dai loro banchi, felici di potersi finalmente godere il weekend in santa pace, e cominciarono a raccogliere le loro cose ed infilarle negli zaini con ordine, ma al tempo stesso non vedendo l'ora di uscire di lì.

"Sigh... e va bene, ragazzi, le lezioni per questa settimana sono finite!" sospirò il professore, interrotto proprio durante la spiegazione di un teorema a suo parere molto interessante. "In questo weekend, cercate di ripassarvi quello che abbiamo fatto oggi... e quanti di voi abbiano il compito di recupero, si ricordino di guardarsi bene tutti gli argomenti, se vogliono rimediare!"

"Va bene, sensei!" risposero all'unisono gli studenti, mettendosi sull'attenti e facendo un inchino quasi ad angolo retto, che l'insegnante ricambiò con uno meno profondo prima di uscire dalla porta. Per quanto queste fossero le parole degli studenti, era fin troppo chiaro che per molti di loro non corrispondevano alle loro reali intenzioni, in particolare per un certo quattordicenne castano di nostra conoscenza...

"Aaaah, finalmente è arrivato il weekend! Questa settimana è stata davvero una barba!" esclamò Takuya Kanbara, quattordici anni da poco compiuti, stiracchiandosi, mentre attorno a lui gli altri alunni raccoglievano i loro zaini e si dirigevano verso l'uscita. "Finalmente, una giornata in cui rilassarsi e non pensare a compiti, teoremi, e altri problemi scolastici!". Con queste parole, il ragazzino rimise a posto il suo banco e controllò la cartella per assicurarsi di non aver dimenticato niente.

Takuya Kanbara non era cambiato moltissimo come aspetto fisico negli ultimi tre anni: certo, ora era più alto, ma i suoi scompigliati capelli castani scuri, accompagnati da occhi dello stesso colore, la sua aria allegra e il suo modo di vestire un pò stravagante (almeno fuori dall'ambiente scolastico, visto che in quel momento indossava la divisa rosso-violetta con scarpe da interno del suo istituto...) erano rimasti gli stessi, e dava ancora l'impressione di un ragazzino vivace e determinato, come del resto era... ma comunque, uguale a mille altri ragazzi della sua età. Certo, nessuno avrebbe mai immaginato, guardandolo così, che Takuya fosse stato protagonista di una grande, straordinaria avventura in un mondo infinitamente vicino e infinitamente lontano, e di una lotta disperata contro le forze del Male...

Ebbene sì, era proprio così! Tre anni prima, Takuya aveva ricevuto un misterioso messaggio sul suo telefonino, proprio mentre si apprestava a festeggiare il compleanno del suo pestifero fratellino Shinya, che gli chiedeva se voleva 'iniziare il gioco'. Annoiato, e per certi versi curioso di sapere di cosa si trattasse, il ragazzino aveva risposto di sì, e aveva ricevuto istruzioni di recarsi alla stazione dei treni di Shibuya. Una volta arrivato lì, era riuscito appena in tempo a salire su uno strano treno che partiva da un binario segreto sotterraneo, assieme ad altri tre ragazzi che avevano ricevuto lo stesso messaggio: la bionda ed energica Izumi Orimoto, il piccolo Tomoki Himi e il simpatico (anche se all'inizio non troppo socievole) Junpei Shibayama. Quello strano treno, che in seguito si era rivelato essere una strana creatura chiamata Trailmon, li aveva portati in un fantastico mondo, che Takuya non aveva visto neanche nei suoi sogni: DigiWorld!

Lì, i ragazzi avevano conosciuto quelle che sarebbero diventate le loro guide ed inseparabili amici: il saggio, anche se un pò brontolone, Bokomon e lo svampito Neemon, due Digimon che li avevano messi al corrente della loro missione: loro, assieme a numerosi altri ragazzi della loro età, erano stati chiamati a DigiWorld per diventare i Leggendari Guerrieri e sconfiggere i Digimon malvagi che minacciavano di distruggere quel meraviglioso mondo. Grazie ai Digi-Spirits, ognuno di loro avrebbe acquisito l'abilità di trasformarsi in un Digimon e combattere... e Takuya aveva ricevuto lo Human Spirit Agunimon, e più avanti il Beast Spirit BurningGreymon, e lo Hybrid Spirit Aldamon!

Nel corso del loro viaggio per DigiWorld, Takuya e i suoi compagni avevano avuto modo di fare nuove conoscenze, accogliere altri Leggendari Guerrieri nel loro gruppo, e incontrare altri due preziosi compagni di viaggio: il solitario Kouji Minamoto, il Digiprescelto possessore degli Spirits della Luce, e il suo tranquillo fratello gemello Kouichi Kimura, detentore degli Spirits delle Tenebre. Certo, l'incontro con quest'ultimo era stato... rocambolesco, per usare un termine riduttivo... ma alla fine, il gruppo dei sei ragazzi era riuscito ad affrontare numerosi nemici terribili, e ne era sempre uscito più forte e più determinato: dai quattro (anzi, cinque, se contiamo anche Duskmon...) Leggendari Guerrieri corrotti, al demone Murmuxmon e ad Ornismon, a Kerpymon... per finire con il vero burattinaio che tirava i fili di tutti - Lucemon, il capo dei sette Grandi Signori dei Demoni, un angelo caduto dotato di poteri incommensurabili che voleva distruggere DigiWorld e il Mondo Reale per ricrearli a suo piacimento e dare vita ad un tirannico nuovo ordine! Non era stato facile affrontare lui e i suoi Cavalieri Reali, il violento Dynasmon ed il perfido Crusadermon... ma alla fine, grazie all'eroico sacrificio di Kouichi / Loweemon, e all'apparizione di Susanoomon, il potentissimo Digimon nato dall'unione di tutti gli Spirits, le forze del Male erano state sconfitte proprio mentre già assaporavano la loro vittoria finale, e DigiWorld era stato ripristinato! Era stato un lieto fine per tutti... e ognuno era tornato a casa portandosi nel cuore preziosi insegnamenti di vita.

Sì, Takuya poteva a buon diritto dire che il tempo passato a DigiWorld gli aveva fatto capire molte cose, e lo aveva aiutato a maturare come persona: era riuscito a temperare il suo carattere impulsivo, e fargli capire l'importanza dell'amicizia, del gioco di squadra, e a non arrendersi mai davanti alle avversità!

"Beh, adesso vediamo che cosa fare di questi due giorni... intanto, ora devo tornare a casa a sbrigare due faccende..." mormorò Takuya, sgranchendosi un braccio e volgendo lo sguardo verso uno dei suoi compagni che era rimasto in classe con lui. "Hey, Masaru, di solito sei il primo ad uscire! Hai qualche programma per il weekend?"

L'altro ragazzo, che era rimasto seduto al suo banco a riguardarsi alcuni appunti con espressione irritata, alzò lo sguardo verso Takuya e sospirò. "Sì, purtroppo... i prof me l'hanno organizzato per bene, il weekend!" ribattè acido, tamburellando con un dito sul banco mentre si sorreggeva la testa con il pugno chiuso dell'altra mano. "Ho preso un'insufficienza nel compito di fisica, e questo significa che tra una settimana dovrò fare il compito di recupero! E proprio il giorno del compleanno di mia sorella, maledizione!"

Brontolando per l'irritazione, Masaru Daimon si alzò e infilò un pò di cose alla rinfusa nello zaino, mentre Takuya lo guardava con aria un pò dispiaciuta. L'amico di Takuya era un ragazzo della sua stessa età, piuttosto alto e slanciato, con i capelli castano-rossicci un pò lunghi, legati in una piccola coda dietro la nuca, e gli occhi di un castano così chiaro da sembrare quasi dorato. Come Takuya, indossava in quel momento l'uniforme scolastica rosso-violetta della scuola, completa delle scarpe da interno. Era conosciuto nell'ambiente scolastico, e non solo in quello, come un teppistello allegro e determinato, anche se spesso era un testardo con cui era difficile discutere senza fare a pugni. Inoltre, aveva una strana passione per le risse e i combattimenti, oltre che per il cibo... e grazie alla sua abilità nella lotta da strada, si era guadagnato una certa fama tra i ragazzi della sua età e anche più grandi. Lui e Takuya erano diventati amici quella primavera, appena dopo l'inizio del nuovo anno scolastico, e spesso si ritrovavano per fare i compiti assieme o per gironzolare un pò per Shibuya, alla ricerca di qualche divertente passatempo. Da quello che Takuya sapeva di lui, Masaru viveva in una piccola casa appena fuori Shibuya assieme a sua madre Sayuri e a sua sorella minore Chika ("se assomiglia anche solo un pò a Shinya, amico mio..." aveva commentato scherzosamente Takuya la prima volta che Masaru gliene aveva parlato. "...non ti invidio!"). Di suo padre, invece, non si sapeva più niente da tre anni. Susumu Daimon, informatico, ricercatore ed esperto di arti marziali, era scomparso durante una misteriosa 'spedizione', e sembrava essere letteralmente svanito dalla faccia della Terra... ma Masaru nutriva ancora speranze di rivederlo, un giorno o l'altro, e continuava la sua vita senza farsi scoraggiare.

Inutile dirlo, Masaru non era esattamente il ragazzo più brillante nello studio che Takuya avesse conosciuto... e di solito non gli sarebbe importato nulla di un brutto voto in fisica. Il problema era che il compito di recupero cadeva proprio il giorno del compleanno di Chika, una ricorrenza a cui Masaru teneva particolarmente. Nonostante la sua fama di teppistello, era molto affezionato alla sua famiglia.

"Cavolo... mi dispiace che ora tu sia costretto a ristudiare... e a perderti il compleanno di Chika-chan!" disse Takuya, sinceramente dispiaciuto per il suo amico. Masaru, comunque, alzò le spalle, rendendosi conto che la cosa più intelligente da fare era prenderla con filosofia. Del resto, anche se odiava ammetterlo, non poteva molto semplicemente mandare al diavolo il compito di recupero...

"Bah, inutile recriminare! Mi rimetterò a studiare e vedrò di fare bene quest'accidente di compito di recupero! Per Chika... cercherò una soluzione, anche se mi dispiace per lei..." tagliò corto Masaru, alzandosi dal suo posto e prendendo la cartella. "Senti, Takuya, io vado a fare un salto al parco e vedo se c'è qualcosa di interessante da fare! Tu che dici? Facciamo la strada assieme?"

Takuya diede una rapida occhiata al suo orologio. "Mi piacerebbe... ma ho promesso a mia mamma che le avrei fatto delle commissioni dopo la scuola... facciamo così, tu vai avanti, io in caso ti raggiungo... e faccio uno squillo anche ai miei amici, vediamo se vengono anche loro! Okay? Tanto è presto, sono appena le tre..."

"Perfetto! Allora, che aspettiamo? Togliamoci questa cavolo di uniforme e usciamo di qui, che il parco di Shibuya ci aspetta!" concluse allegramente Masaru.

I due ragazzi non persero altro tempo, e si diressero verso gli spogliatoi, dove si cambiarono nei loro abiti civili. Poi uscirono, prendendo ognuno la sua strada e salutandosi mentre si allontanavano sotto il cielo limpido e il caldo sole di fine settembre.

"Allora, a dopo, Masaru! Ci si vede!"

"D'accordo!"

Dopo essere rimasto ad accompagnare con lo sguardo l'amico che si allontanava, Takuya partì nella direzione opposta, gettandosi lo zaino in spalla e controllando che il suo telefono cellulare fosse carico. Per qualche motivo, guardarne lo schermo a cristalli liquidi, in quel momento, gli fece tornare alla mente un mare di ricordi... in fondo, era da lì che era iniziata la più grande avventura che lui avesse mai vissuto. Il suo pensiero andò ai suoi compagni di viaggio, a Junpei, Izumi, Tomoki, Kouji e Kouichi, con i quali era sempre rimasto in contatto fin da quel giorno fatidico, e con i quali si vedeva ogni volta che ne avevano la possibilità.

"Chissà cosa stanno facendo i ragazzi in questo momento..." si chiese ad alta voce, iniziando la strada verso casa.

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La risposta alla sua domanda la si sarebbe potuta trovare andando un pò in cerca per i quartieri e gli edifici di Shibuya. E partiamo da una biblioteca vicino ad un altro liceo...

"Cavoli..." brontolò il ragazzone con gli occhiali seduto ad un tavolo vicino alla finestra che dava sulla strada principale. "Il trimestre autunnale è appena iniziato, e già i prof ci danno questi terrificanti problemi... non c'è più giustizia a questo mondo, mi chiedo io?". Si trattava di un ragazzone di circa quindici anni, più alto della media della sua età, ma la cui altezza era leggermente offuscata dal fatto che era un pò sovrappeso. Aveva i capelli castani chiari, corti e pettinati 'a spazzola' sopra la testa, con occhi dello stesso colore nei quali, dietro le sottili lenti degli occhiali da vista che portava, brillavano intelligenza e bontà d'animo, anche se mescolata ad un pò di ingenuità, e indossava una maglietta nera a maniche corte con disegnato sulla schiena il simbolo colorato di qualche gruppo di J-Pop, blue-jeans chiari e scarpe marroni su calzini bianchi. La sua cartella, nera e ben lucidata, era apppoggiata alla gamba della sedia, e sul tavolo davanti a lui stavano un libro e un quaderno aperti, con penne, matite, righelli e altro 'equipaggiamento' scolastico. In quel momento, stava nervosamente giocherellando con una penna, scansionando con lo sguardo tutte quelle formule matematiche, disegni, seni, coseni e simboli che lo guardavano dal foglio del suo libro di esercizi, quasi volessero prendersi gioco di lui...

Ebbene sì, si trattava proprio di Junpei Shibayama, il Digiprescelto che aveva custodito gli Spirits del Tuono, Beetlemon e MetalKabuterimon! Ormai tre anni erano passati dal giorno del suo ritorno da DigiWorld, tre anni in cui il ragazzo aveva fatto tesoro degli insegnamenti appresi durante quello straordinario viaggio, e aveva imparato ad essere più socievole e disponibile. In tre anni era riuscito a farsi più amici veri di quanti amici interessati non gli avessero fruttato la cioccolata e i suoi trucchetti di magia, e di questo doveva ringraziare la compagnia di Takuya, Kouji e di tutti gli altri. Inoltre, aveva capito per quello che veramente era quella cotta per Izumi che si era preso a DigiWorld - un sentimento di grande affetto e stima per la prima ragazza che lo avesse apprezzato per quello che era davvero! Col tempo, e col crescere del suo giro di amicizia, quella cotta si era andata un pò raffreddando, fino a solidificarsi in una fidata amicizia! Sì, Junpei poteva dire con orgoglio di essere diventato una persona nuova... senza mai perdere di vista sè stesso, la sua indole e le sue passioni!

Riportandosi alla realtà, Junpei scosse la testa e si concesse un breve sorriso. La matematica e la geometria erano le sue materie preferite, e fare i calcoli gli veniva naturale... ma quegli esercizi sembravano più degli strumenti di tortura che altro!

"Oh, beh... inutile starsene qua a guardarli, questi esercizi non si risolveranno da soli! Allora, vediamo un pò... questo è un esercizio sui triangoli rettangoli..." iniziò, scorrendo ancora una volta il testo del primo esercizio. Aveva fatto giusto in tempo a prendersi i dati e a ricopiarseli sul quaderno, quando sentì qualcuno avvicinarsi, a passi brevi e un pò incerti. Una voce femminile, intrisa di timidezza, si schiarì la gola e gli rivolse una domanda.

"Ehm... scusa... Shibayama-san..." mormorò, e Junpei alzò gli occhi dai suoi esercizi per vedere al suo fianco un'esile ragazzina dai capelli azzurrini-verdemare a caschetto, che indossava un'uniforme alla marinaretta bianca con un grande fiocco rosso sul petto, e il colletto e la gonna di uno splendente blu scuro, con scarpette marroni e calzini bianchi tirati su fino al ginocchio. Come Junpei, portava un paio di occhiali da vista, anche se i suoi erano più grandi e avevano le lenti più spesse, e teneva in mano una cartella nera. Di carnagione piuttosto pallida, dava l'impressione di una tipa dolce, ma timida e insicura; impressione rafforzata ulteriormente dal tono sommesso della sua voce, oltre che dallo sguardo dei suoi grandi occhioni verdi che tradiva il suo nervosismo. Junpei la riconobbe subito - si trattava di una sua compagna di classe, Kaoru Umino, che era stata accolta nella classe all'inizio del trimestre primaverile, e sembrava avere difficoltà a socializzare con gli altri. Un pò come succedeva a lui, quando aveva dodici anni... forse era per questo che Junpei cercava sempre di mostrarsi gentile verso di lei, e incoraggiava i suoi compagni di classe a fare lo stesso.

"Ah, ciao, Umino-san..." la salutò Junpei, aggiustandosi un pò gli occhiali. "Dimmi pure, c'è qualche problema?"

Kaoru mosse nervosamente le dita. "Ehm... ecco... il fatto è... che avrei qualche problemino con gli esercizi di geometria che ci hanno dato..." mormorò, cercando le parole. "E mi stavo chiedendo... sì, insomma... se non fosse troppo un disturbo..."

Junpei le sorrise per tranquillizzarla, e scostò una sedia dal tavolo, facendole cenno di accomodarsi. "Volevi chiedermi se potevamo farli assieme? Certo, siediti pure!" le rispose. Ma la timida ragazzina dai capelli color del mare fece un involontario passo indietro, imbarazzata dall'offerta del suo compagno.

"Ah... ehm... no, grazie, Shibayama-san, sei davvero troppo gentile..." si scusò. "Io... volevo solo chiederti, se li avevi già fatti... ecco... come avevi fatto, con che modalità li avevi svolti..."

"Hehehee... e non avresti avuto fortuna, dal momento che mi sono messo ora anch'io..." rispose Junpei, sfregandosi la nuca con una mano. "Comunque, non ti fare tanti problemi, Umino-san! Se vuoi farli con me, io non ho problemi! Del resto, due teste pensano meglio di una..."

La ragazzina si fermò, e rimase ad osservare la sedia che Junpei le stava offrendo con espressione perplessa. Poi, vinto il suo momento di esitazione, rivolse al ragazzone un dolce sorriso e appoggiò la sua cartella sul tavolo. "Beh... visto che insisti, Shibayama-san... io... sarò molto lieta di accettare!"

"Oh, non c'è bisogno di essere così formali!" la rassicurò Junpei, mantenendo il suo tono allegro. "Puoi chiamarmi Junpei e basta! Allora, tira fuori le tue cose, e vediamo un pò questo problema 1..."

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"Così ti ha detto? Non ci credo!"

Da un'altra parte di Shibuya, un'allegra risata provenne da un gruppo di quattro ragazze adolescenti riunito di fronte ad un negozio di souvenir e chincagliere di vario tipo. Tutte loro erano vestite all'ultima moda, con abiti colorati, stivali o sandali con le zeppe, fermagli ai capelli, spille di svariate forme e colori appuntate ai vestiti e altre cose di questo tipo... e tra esse svettava una snella ragazza dai lunghi capelli di uno stupendo biondo naturale, non contaminato da trucchi o tinture varie, che ondeggiavano liberi con ogni movimento che lei faceva, accompagnati da un paio di splendenti occhi del colore dello smeraldo. Era chiaro, dai suoi lineamenti, che non era giapponese, e aveva in sè tutta la grazia e la bellezza che normalmente si associa ad una persona di etnia mista... accompagnate però, questo lo si poteva leggere nel suo viso fiero, da grinta e femminilità mescolate assieme al punto giusto. Indossava un top color lavanda disseminato di lustrini, con una minigonna dello stesso colore e stivali con le zeppe alti fino al ginocchio, che mettevano bene in mostra le sue gambe.

"Sì, te lo giuro, Chiaki-chan!" esclamò ridendo Izumi Orimoto, la Digiprescelta mezza-italiana che aveva detenuto tre anni prima il potere degli Spirits del Vento Kazemon e Zephyrmon. "Quando le ho chiesto se aveva voglia di andare a vedere i Maneki Neko del nuovo negozio, lei mi ha risposto che era allergica al pelo dei gatti! Credevo anch'io che stesse scherzando!"

"Oh, mamma mia... in che razza di mondo viviamo, dico io..." rispose la ragazza mora con le treccine di nome Chiaki, mentre le altre due si sganaciavano dalle risate. "Al che tu hai lasciato perdere, vero?"

"In realtà non credevo fosse una bella cosa lasciare indietro Nodoka soltanto perchè non sapeva cosa fosse un Maneki Neko..." rispose la ragazzina bionda, alzando gli occhi al cielo. "Quindi ho provato a convincerla, ma lei ha cominciato ad addurre chissà quante scuse... e allora ho capito che non le interessava venire con noi!"

"Se non le interessava, bastava che lo dicesse, no?" commentò una delle altre due ragazze. "Vabbè, se non è voluta venire, lei ha solo da perderci! Forza, ragazze, vediamo cos'ha da offrire di kawaii questo negozio!"

"Arriviamo!" rispose Chiaki, seguendo le altre due. A chiudere la fila c'era Izumi, che osservava con gioia ed orgoglio il suo gruppetto di amiche. Sorrise quando le vide fermarsi appena dentro il negozio e aspettarla, facendole cenno di entrare. Che differenza rispetto a tre anni prima, quando Izumi veniva messa da parte dalle sue compagne per il semplice fatto che la vedevano come una 'straniera'... l'avventura a DigiWorld che lei aveva vissuto, e di cui di lì a poco sarebbe caduto l'anniversario, le aveva fatto capire tante cose su di sè, e sugli amici... Ora non era più Izumi l'esclusa, Izumi la straniera, Izumi la 'gaijin'. Era una ragazza piena di amici e con molti interessi, che poteva vantare anche una rispettabile, anche se non stratosferica, carriera scolastica!

"Allora, forza, Izumi-chan, non restare indietro!" la chiamò Chiaki dall'ingresso del negozio, tenendo aperta la porta per lei, e Izumi non potè impedirsi di lasciar vagare un'altra volta i suoi ricordi verso il viaggio a DigiWorld. Anche Chiaki, con i suoi capelli neri e il suo visetto pulito, era stata una parte importante di quell'avventura: anche lei, assieme ai suoi tre amici, aveva fatto un viaggio a DigiWorld, anche se non lungo ed avventuroso come quello di Izumi e compagni... e aveva rischiato grosso quando i crudeli Cavalieri Reali di Lucemon l'avevano rapita... ma, per fortuna, era finito tutto bene, e dopo un pò di disavventure Chiaki e i suoi compagni avevano potuto tornare a casa, appena in tempo per evitare di assistere alla distruzione di DigiWorld...

"E a proposito di DigiWorld..." riflettè tra sè la bionda mezza-italiana. "Ora che è stato ripristinato, chissà come se la staranno cavando Bokomon, Neemon e gli altri... confesso che non mi dispiacerebbe rivederli, a volte sento la loro mancanza. Ma immagino che, ora che i nostri D-Tector sono ridiventati semplici telefonini cellulari, sia impossibile..." A questo pensiero, Izumi rivolse uno sguardo un pò malinconico al cellulare che teneva nella tasca della sua scintillante minigonna, ma si ricompose subito e corse verso il negozio nel quale le sue amiche erano già impegnate a guardarsi attorno alla ricerca di qualcosa di carino...

"Ti sei incantata, Izumi-chan? Guarda che noi non aspettiamo!" la chiamò nuovamente Chiaki, senza perdere quel tono allegro. Proprio allora, Izumi la raggiunse e fece un occhiolino amichevole.

"No, Chiaki-chan, non mi sono incantata!" replicò, varcando la porta del negozio. "Commesse, tremate! Arrivano Izumi Orimoto e le sue amiche in shopping selvaggio!"

Il gruppetto di amiche di Izumi fece un'altra risata gioviale, prima che il negozio diventasse il loro terreno di esplorazione...

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"E adesso che ho counterizzato il tuo Signore dell'Abisso e tu non hai più Mana, tappo il Wurm Squamato e ti attacco! Mi sa tanto che ho vinto io..."

Così si era concluso un appassionante duello di Magic The Gathering in casa Himi, tra il secondogenito della famiglia, un simpatico ragazzino dodicenne di nome Tomoki Himi, e uno dei suoi migliori amici, il biondo Katsuharu, di un paio di anni più grande. Il mazzo misto verde e rosso del piccolo Tomoki aveva avuto ragione del pur formidabile mazzo nero monocolore del ragazzo più grande, che si passò una mano dietro la testa per l'imbarazzo.

"Allora, i punti vita sono... 3 per Tomoki, 0 per Katsuharu. Questo duello l'ha visto Tomoki!" sentenziò imparziale l'arbitro, un ragazzo occhialuto di nome Teppei, della stessa età di Katsuharu e suo amico per la pelle.

Comunque, nonostante avesse perso, Katsuharu si comportò sportivamente, tendendo la mano al suo avversario più giovane e stringendogliela. "Beh... le mie congratulazioni, piccolo, non è facile battermi in un qualunque gioco di carte!" si congratulò. "Sei migliorato parecchio dall'ultima volta!"

Tomoki, un ragazzino con scompigliati capelli castani scuri che assomigliava abbastanza ad una versione più giovane di Takuya, ed ex-possessore degli Spirts del Ghiaccio Kumamon e Korikkakumon, accettò la stretta di mano con un largo sorriso che quasi gli tagliava la faccia in due. Nei tre anni che avevano fatto seguito al viaggio a DigiWorld (nel quale, tra l'altro, anche Katsuharu e Teppei, assieme ad un altro loro amico, erano stati coinvolti...), Tomoki era cresciuto parecchio, e non solo fisicamente... anche se, con tutto quello che aveva guadagnato in altezza, ora era conosciuto come uno dei più alti della sua classe! Era diventato molto più indipendente, e aveva preso a cuore gli insegnamenti di suo fratello maggiore, che aveva sempre cercato di fargli capire, anche se a volte con parole un pò brusche, che non doveva aspettarsi che la gente fosse sempre a sua disposizione. Era riuscito anche lui ad uscire dal suo guscio, e farsi apprezzare dai suoi coetanei per come era davvero... e la prova era lì davanti a lui, in quel momento! In effetti, prima del viaggio che avrebbe cambiato per sempre la sua vita, Tomoki non era stato in buoni rapporti con i due ragazzi che ora trattava come vecchi amici - Katsuharu e Teppei si comportavano da prepotenti con lui, ed anzi erano stati loro a costringerlo a salire sul Trailmon... ma dopo un incontro chiarificatore a DigiWorld, e dopo aver visto il coraggio che quel 'marmocchio' aveva saputo sfoderare davanti all'attacco di un branco di Centarumon inferociti, i due avevano iniziato a riconsiderare le loro opinioni... e questo, quando Tomoki fu tornato a casa, aveva portato alla nascita di una solida amicizia che continuava ancora!

"Beh, ho semplicemente cercato di elaborare nuove strategie..." rispose Tomoki con modestia. In quel momento, indossava una leggera t-shirt gialla, ampi pantaloncini color cachi e calzini bianchi. Pareva aver perso l'abitudine di indossare quel gigantesco cappello arancione che a DigiWorld era diventato il suo marchio di fabbrica... "E poi, sei stato molto bravo anche tu, Katsu-kun... per un attimo ho creduto che mi avresti battuto di nuovo, ho avuto fortuna a pescare quel Potere della Vita e metterlo in gioco..."

"Beh, bravo lo stesso..." concluse Teppei, volendo dire la sua. Mentre i tre amici si scambiavano opinioni sulla partita, vennero raggiunti dalla signora Himi, la mamma di Tomoki e di suo fratello maggiore Yutaka, che portava con sè un ampio vassoio sul quale stavano tre bicchieri di succo di frutta, completi di cannucce.

"Salve, ragazzi!" esordì gentilmente la signora Himi. "Ho pensato che, con tutta la vostra attività, vi fosse venuta un pò di sete, quindi vi ho portato dei succhi di frutta. Se volete servirvi, sono qui!"

"Ah, ciao, mamma..." ricambiò il saluto Tomoki. "Grazie del pensiero, avevamo giusto un pò sete..."

Katsuharu e Teppei, a loro volta, ringraziarono facendo un breve inchino. "Grazie mille, signora Himi..." esclamarono in coro.

"Oh, di niente..." si schermì la giovane madre. "Vorrei solo chiedervi se poteste abbassare un pò il volume della voce. Sapete, Yutaka è di sopra che sta studiando, e quindi è meglio se cercate di non disturbarlo..."

Tomoki si diede una finta botta in testa, rimproverandosi la sbadataggine. "Oops, giusto... me n'ero dimenticato..."

"Allora, Tomoki, che ne dici se, dopo che abbiamo finito qui, andiamo a fare un giro con i roller?" propose Katsuharu, che era sempre stato un pò il leader del terzetto, mentre sorseggiava il suo bicchiere di succo. "Conosco un posto, qui vicino, in cui si può andare a tutta birra senza timore di andare addosso a qualcuno!"

Tomoki deglutì il suo sorso, e alzò gli occhi, interessato alla proposta. "Davvero? Beh, sì, sarei interessato a vederlo! Affare fatto!"

La signora Himi, mentre si allontanava, gettò un breve sguardo, nel quale si percepiva un certo orgoglio, verso il terzetto di ragazzi. Era molto fiera di come Tomoki fosse cresciuto, in quegli ultimi tempi...

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Lo stridio di un gabbiano raggiunse le orecchie di Kouji Minamoto che, appoggiato con le braccia ad una ringhiera, guardava assorto verso l'orizzonte e verso le azzurre acque della baia di Tokyo. Le famiglie Minamoto e Kimura avevano scelto quel giorno per uscire e passare un pò di tempo insieme, e in quel momento gli adulti (il padre, la madre e la matrigna di Kouji) erano rimasti un pò indietro, a riposarsi su una panchina lì vicino dopo la lunga camminata. Chiudendo gli occhi ed inspirando profondamente, Kouji si riempì le narici dell'aria profumata di salsedine, godendosi quel momento di tranquillità familiare. Con il lavoro stressante che i suoi genitori e la seconda moglie di suo padre svolgevano, era passato un pò di tempo dall'ultima volta che le due famiglie avevano potuto trascorrere una giornata insieme, ma per fortuna il signor Minamoto, la ex-moglie e la seconda moglie erano riusciti a tenersi libero quel pomeriggio. Cosa per cui Kouji era loro molto grato, apprezzando molto quelle occasioni...

"Hey, fratellino!" lo chiamò la voce del fratello gemello Kouichi Kimura, che gli arrivò a fianco silenziosamente e gli appoggiò una mano sulla spalla, distreandolo dalle sue riflessioni. "Come mai così silenzioso? C'è qualche problema?"

Kouji si voltò verso il gemello, abbozzando uno di quei suoi sorrisi appena accennati. L'ex-possessore dei Digi-Spirits della Luce (Lobomon e KendoGarurumon) era un ragazzo di corporatura slanciata, innegabilmente affascinante, con un'aria da bello e misterioso (qualcuno avrebbe, ironicamente, potuto dire 'tenebrosa') che negli ultimi mesi gli era valsa gli interessi di diverse sue compagne di scuola, per quanto lui si mostrasse neutrale a certe cose... Aveva i capelli neri come il petrolio, con qualche riflesso blu oltremare, che gli scendevano lungo la schiena in una coda ben pettinata, e profondi occhi dello stesso colore, che molte ragazze trovavano magnetici ed irresistibili. Il suo abbigliamento all'ultima moda non faceva altro che accentuare il suo aspetto attraente, visto che indossava una t-shirt nera, con un drago cinese tratteggiato in bianco sul davanti, che aderiva abbastanza al suo corpo e non lasciava moltissimo all'immaginazione per quanto riguardava il suo fisico longilineo, un paio di blue-jeans e scarpe da ginnastica bianche con decorazioni blu simili a quelle che indossava a DigiWorld. Sopra alla t-shirt, portava una giacchetta in jeans senza maniche. Sembrava invece aver smesso di mettere il suo accessorio distintivo, l'ormai famosa bandana blu e gialla che amava portare legata sulla testa quand'era più giovane, lasciando così liberi i suoi lunghi capelli.

"No, nessun problema, Koichi." rispose il ragazzo, tenendo le mani sulla ringhiera. "Pensavo soltanto... che sono contento che ora abbiamo la possibilità di vederci."

Il fratello gemello annuì, comprendendo in pieno i sentimenti di Kouji, e il suo sorriso si intristì leggermente. Ovviamente, Kouichi assomigliava molto a Kouji, ma c'erano delle differenze che anche un osservatore distratto avrebbe notato subito, prime tra tutte i capelli più corti, l'espressione meno introversa e un modo di vestire un pò più conservativo, con una semplice maglietta blu a maniche corte, pantaloni arancioni lunghi ma leggeri, un paio di scarpe nere con il simbolo della Nike disegnato in bianco sui talloni, e un berrettino da baseball bianco con il frontino girato al contrario, in modo che ciuffetti dei suoi capelli bluetti ricadessero sulla fronte dall'apertura sul 'retro'. Nel Mondo Digitale, Kouichi era stato il detentore degli Spirits delle Tenebre, Loweemon e KaiserLeomon... ma prima che si unisse al gruppo di Takuya, la sua avventura a DigiWorld era stata quantomeno travagliata...

Dei due gemelli, era stato Kouji il primo ad incontrare Takuya e gli altri, con risultanti non esattamente entusiasmanti. Il giovane Digiprescelto inizialmente non ne voleva sapere di unirsi al gruppo e collaborare, guardandoli un pò dall'alto in basso e rifiutandosi di fare amicizia con loro... un atteggiamento dovuto all'amarezza che lui provava per i suoi problemi in famiglia, e per la mancanza della madre, che suo padre aveva, a suo dire, 'cercato di sostituire' con un'altra donna. Col tempo, e grazie alle insistenze degli altri e alle circostanze, Kouji aveva imparato a non allontanare coloro che volevano soltanto essere suoi amici, e aveva smesso di scegliere volontariamente la solitudine soltanto per risparmiarsi la delusione della fine di un'amicizia. Aveva imparato a fidarsi degli altri, e a capire i sentimenti di suo padre e della seconda moglie di quest'ultimo...

E per quanto riguarda Kouichi... beh, lui era stato probabilmente la più grande incognita del gruppo dei Digiprescelti, fin dal suo arrivo a DigiWorld. Pochi giorni prima del grande viaggio, Kouichi aveva saputo, dalla nonna morente, di avere un fratello gemello... appunto Kouji... e aveva cercato di prendere il fatidico Trailmon dalla stazione di Shibuya soltanto per poterlo finalmente incontrare. Ma le circostanze, e il caso, non erano stati dalla sua parte, e dopo una terribile caduta da una rampa di scale della stazione si era ritrovato a DigiWorld, immerso nelle tenebre scaturite dalla sua angoscia. Kerpymon, l'angelo corrotto da Lucemon, lo aveva manipolato e lo aveva costretto ad accettare come suo Digi-Spirit il feroce Duskmon, un falso Digi-Spirit delle Tenebre, per poi farlo combattere contro gli altri Leggendari Guerrieri. Solo dopo una terribile battaglia con Aldamon e BeoWolfmon, Kouichi era stato liberato, aveva finalmente ritrovato suo fratello, e si era unito alla squadra... ma nonostante il legame rinnovato, il fatto che gli altri ragazzi lo avessero perdonato, e i rapporti che stava stringendo con tutti, c'era ancora qualcosa che non andava...

Giunto il momento dello scontro finale con Lucemon, era venuta a galla la verità: il Kouichi che era arrivato a DigiWorld era soltanto uno spirito, mentre il suo corpo si trovava ancora nel Mondo Reale, e ad un passo dalla morte. Subito dopo aver compreso questa verità, Loweemon si era sacrificato per difendere gli altri da un devastante attacco di Lucemon, e grazie a questo suo dono, il gruppo era riuscito ad eseguire l'ultima Digievoluzione, Susanoomon, e a distruggere una volta per tutte l'angelo senza cuore. Al ritorno nel Mondo Reale, i ragazzi poterono constatare, con somma gioia di tutti loro e soprattutto di Kouji, che Kouichi si era salvato e si sarebbe ripreso completamente!

Da quel giorno, i rapporti di Kouji con i suoi genitori e con la matrigna erano migliorati a vista d'occhio, e il ragazzo non potè essere più felice di essersi finalmente liberato di quella rabbia che si portava dentro e di poter finalmente aprire il proprio cuore alle persone che gli volevano bene, primo tra tutti il ritrovato fratello gemello. Ora, pur mantenendo quel suo carattere riflessivo, silenzioso e un pò solitario, Kouji aveva smesso di sospettare di tutti, e di pensare di essere solo. Dal canto suo, Kouichi fu entusiasta di avere di nuovo una famiglia completa... e di aver conosciuto tante persone pronte a volergli bene. Per i due, come per gli altri ragazzi, era stato l'inizio di una nuova vita...

"Sì, hai ragione, Kouji... è incredibile come momenti come questo, che passiamo così naturalmente con le nostre famiglie, una volta non immaginassimo neanche di poter vivere." assentì Kouichi, fissando a sua volta l'orizzonte. Quasi per caso, il suo sguardo si posò su un edificio dalla forma strana che sorgeva su un'isoletta artificiale nel bel mezzo della baia di Tokyo, connesso alla città tramite un lungo ponte sul quale, già da quella distanza, si vedevano transitare delle automobili che andavano avanti ed indietro senza interruzione. Si trattava di una grande costruzione che ai due gemelli dava l'impressione di una sorta di quartier generale, o di complesso di uffici, e la sua insolita architettura ne denunciava immediatamente la modernità. In effetti, Koichi ricordò, non era passato neanche un anno dal loro ritorno da DigiWorld quando quell'edificio venne ultimato ed entrò in attività... ma per qualche motivo, non si era mai saputo che cosa accadesse là dentro. Era una domanda che più volte aveva sfiorato le menti di Kouji, Kouichi e di molte altre persone...

"A proposito, Kouji..." chiese Kouichi, cercando di cambiare discorso. "Domani tu hai le prove con il gruppo, mi sembra... ti dispiacerebbe se venissi ad assistere?"

"Per niente..." rispose il gemello. "Anzi, lo sai che mi fa sempre piacere.". Tempo prima, Kouji si era messo a studiare chitarra, e l'aveva trovato un hobby interessante. Tutti dicevano che aveva talento per la musica e che la sua personalità riflessiva e calma lo rendesse particolarmente adatto a quella forma d'arte, e Kouji stesso, una volta affinita un pò la sua abilità, aveva voluto provare a mettere su un piccolo gruppo musicale. Idea che per il momento si era rivelata vincente, visto che molti ragazzi della loro età trovavano belle le loro canzoni. Non avevano ancora avuto la possibilità di farsi vedere ufficialmente, per esempio in un concerto, ma tutto lasciava credere che presto sarebbe venuto il loro momento...

Kouichi, invece, aveva sviluppato un certo interesse per la programmazione, e nel corso dell'ultimo anno aveva frequentato alcuni corsi (gratuitamente offerti dalla sua scuola, visto che la sua famiglia, pur non essendo più in ristrettezze, non era comunque ricchissima). Ora poteva vantare di conoscere abbastanza bene i computer, e trovava affascinante l'analisi e la risoluzione di problemi informatici. Aveva anche cominciato a scrivere qualche semplice programmino, e si stava facendo conoscere tra i suoi amici come 'l'esperto di computer'...

"Kouji! Kouichi! Venite, che riprendiamo il giro!" li chiamò la voce del padre. Voltandosi verso i loro genitori (naturali e acquisiti), i due gemelli li videro alzarsi dalle panchine e fare loro cenno di venire. Dopo essersi scambiati un cordiale sguardo di intesa, e un cenno affermativo della testa, Kouji e Kouichi si affrettarono verso la loro famiglia, ben decisi a godersi ogni momento di quella giornata speciale...

Certo, nessuno dei due immaginava cosa stesse accadendo davvero nel grande edificio sulla baia che si erano lasciati alle spalle. Nè sotto terra proprio sotto i loro piedi, se era per quello...

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"Non voglio tornare là... non mi ci porterete!"

Gli unici suoni che accompagnavano la disperata corsa di Agumon nel tunnel oscurato erano il suo respiro affannoso e il clangore dei suoi piedi artigliati sul pavimento di freddo acciaio. Il Digimon era stanco e frustrato, e cominciava a temere che quella galleria nella quale si era infilato non dovesse finire mai... ma per quanto fosse umida, buia, fredda e scomoda, il piccolo dinosauro la preferiva di gran lunga alla cella di contenimento nella quale quegli strani esseri umani in uniforme lo avevano rinchiuso in attesa di ridurlo ad un Digi-Tama... un laboratorio così sterile... con quell'odore innaturale che ad Agumon dava il voltastomaco... era tutto così grande, così brutto, così minaccioso... e poi lui aveva fame, e doveva procurarsi qualcosa da mangiare alla svelta! E se avesse aspettato che quegli strani esseri umani gli portasseo qualcosa, avrebbe fatto in tempo a morire di fame!

Così, Agumon continuava a correre senza sosta, ignorando le dolorose proteste delle sue corte zampe e delle sue esauste giunture...

La sua pazienza, alla fine, fu premiata: in lontananza, il piccolo dinosauro riuscì a vedere una piccola luce bianca, dalla quale proveniva un profumo di brezza di primavera che riattivò i suoi sensi e gli diede la carica necessaria a sopportare ancora un altro sforzo... nonostante la stanchezza, Agumon prese a correre ancora più velocemente... e con ogni passo che faceva, la luce del giorno si avvicinava sempre di più... la libertà si faceva sempre più vicina...

...finchè Agumon, con un sospiro pieno di gioia, non uscì dal tunnel, ritrovandosi in mezzo alla folta vegetazione di un angolo nascosto del parco di Shibuya!

Finalmente libero! O almeno, di questo era convinto...

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Masaru Daimon poteva dire con tutta tranquillità di aver avuto giorni migliori. Era approdato al parco di Shibuya, in una zona in quel momento praticamente deserta, dopo una infruttuosa ricerca di qualcosa di interessante per il quartiere, ed ora stava passeggiando lungo una passerella del parco, dalla quale si godeva una spettacolare vista di Tokyo e della baia. Si era cambiato dopo la scuola, e in quel momento indossava una leggera t-shirt bianca con sopra una giacchetta rossa a maniche lunghe, entrambe tenute fuori dai suoi ampi pantaloni blu e penzolanti verso terra in maniera abbastanza trasandata. Portava inoltre un paio di comuni scarpe rosse, un pò consunte dall'uso assiduo, e al collo indossava una catenina alla quale era attaccata una medaglietta argentata rettangolare. I suoi capelli rosso-castani erano pettinati in modo da ricadere in due frange laterali sulla sua fronte, e la coda dietro la sua nuca era stata sistemata in modo da ondeggiare più liberamente.

La giornata di inizio autunno era bella, con un clima mite e un sole splendente, ma questo faceva ben poco per alleviare la sua noia... che senso aveva, si chiedeva, una giornata così bella se non c'era niente di interessante da fare? Sì, va bene la passeggiata, va bene il classico giro in sala giochi... ma poi? Per una volta, non aveva neanche incontrato l'ormai classica banda di teppistelli che voleva farsi un nome sconfiggendolo in uno street fight... sì, certo, come no, riflettè Masaru facendo un sorrisetto un pò arrogante. Come se la cosa fosse così facile! Molti avevano cercato di sfidare Masaru o di coinvolgerlo in una rissa credendo di avere gioco facile su di lui, ma il ragazzo li aveva sempre smentiti con piacere, e davanti alla sua abilità nelle arti marziali, tutti gli sfidanti fino a quel momento si erano dovuti arrendere. Probabilmente era per questo che di sfide ne riceveva sempre meno... ormai, la sua fama si stava diffondendo, e questo scoraggiava chiunque dal provare a misurarsi con lui...

Il problema, dal punto di vista di uno che amava combattere come Masaru, era che senza una bella rissa di tanto in tanto, la routine giornaliera si faceva così noiosa... A volte Masaru desiderava che succedesse qualcosa di eccitante, qualcosa che gli facesse scorrere un pò l'adrenalina nel sangue e soddisfacesse la sua sete di avventure... qualcosa di NUOVO, tanto per intenderci, e in quel periodo la città di Tokyo sembrava non avere nulla da offrire! Mentre camminava lentamente lungo la passerella, le mani congiunte pigramente dietro la nuca e con il sole che gli batteva sul viso, Masaru scosse la testa e decise di non pensare più a queste cose... tra non molto, magari, Takuya lo avrebbe chiamato per dirgli che aveva organizzato un pomeriggio con la sua gang, e che per quel giorno la giornata era organizzata. Beh, se non altro il gruppo degli amici di Takuya era simpatico, e Masaru ci stava volentieri assieme...

FRUSH!

Un improvviso rumore di foglie smosse fece rizzare le orecchie a Masaru, e il ragazzo si guardò attorno con improvviso interesse, la noia di un attimo prima archiviata in un lampo. Il rumore venne seguito da altri due fruscii, e da un secco schiocco di rami che si spezzavano, e questa volta Masaru riuscì chiaramente a vederne la fonte: c'era un cespuglio, a pochi metri dalla passerella sulla quale si trovava lui, le cui fronde si muovevano in maniera strana... c'era qualcosa nascosto dentro di esso, ma non poteva essere un umano adulto... quel cespuglio era troppo piccolo per fare da nascondiglio, a meno che chi ci fosse nascosto non fosse davvero di taglia ridotta... incuriosito, Masaru si avvicinò, e gli strani movimenti del cespuglio ripresero, dando una vaga idea di cosa poteva esserci nascosto, ma nulla di preciso... il ragazzo intravide, con sua grande sorpresa, qualche lembo di pelle arancione. Di cosa diavolo si trattava? Sicuramente non un essere umano...

"Hey!" esclamò, allungando una mano verso il cespuglio per frugarci dentro. "Tu chi, o che cosa, diavolo sei? E che ci fai nascosto là dentro? Vieni un pò fuori, che voglio vederti più da vicino!"

La sua richiesta fu subito accolta: una zampa artigliata attorno alla quale erano legate delle cinghie rosse scattò fuori dal cespuglio e colpì la mano di Masaru con un manrovescio, costringendolo a ritrarre il braccio con un breve grugnito; poi, la cosa che era nascosta là dentro si fece strada tra le fronde e apparve davanti al ragazzo, che indietreggiò a distanza di sicurezza alzando la guardia con i pugni chiusi e sollevati davanti al proprio viso. Gli occhi castano-dorati di Masaru si strinsero leggermente mentre osservava lo strano essere che gli si parava davanti in atteggiamento aggressivo: era, senza ombra di dubbio, la creatura più strana sulla quale il ragazzo avesse mai posato lo sguardo! Alta come un bambino di dieci anni, assomigliava ad Tyrannosaurus Rex in miniatura e con la pelle simile a cuoio, ricoperta da sottili squame arancioni. Era di corporatura abbastanza robusta nonostante la pancetta da impiegato che sfoggiava, e la sua testa, anzichè essere affusolata come ci si sarebbe potuti aspettare da un rettile predatore, era piuttosto tozza, con un naso esageratamente largo, e grandi occhi verdi che scintillavano di decisione. La sua bocca era piena di piccole zanne triangolari, e delle cinghie rosse erano avvolte attorno alle sue larghe zampe anteriori, in modo da assomigliare ad una sorta di guantoni da pugilato greco. Sia le zampe anteriori che quelle posteriori avevano tre dita ciascuna, con larghi artigli bianchi come l'avorio, e la sua coda era corta e tozza, e si muoveva lentamente dietro di lui. Sembrava che la creatura stesse prendendo la misura prima di lanciarsi all'attacco...

"Eeeeh?" esclamò Masaru, accigliandosi vistosamente. "E tu... tu che cosa diavolo... chi sei tu, sottospecie di ranocchio venuto male?"

Il piccolo dinosauro grugnì, e mosse un paio di passi attorno al ragazzo, scrutandolo minacciosamente. Masaru, da parte sua, non abbandonava la posizione di guardia, e si teneva pronto a respingere qualunque attacco lo strano essere volesse tentare. Poi, finalmente, la creaturina parlò, con astio palpabile, e la sua voce era acuta e un pò stridente. "Tu... tu sei venuto per riportarmi là, non è vero?"

"Là dove?" chiese Masaru, non capendo quello che volesse dire il piccolo tirannosauro. "Non so di cosa tu stia parlando!"

"Non fare il finto tonto con me!" esclamò l'esserino di rimando, sollevando gli artigli e mettendosi in una posizione di guardia che sembrava il riflesso speculare di quella di Masaru. "Tanto lo so che ti hanno mandato quelli lì! Tu vuoi catturarmi e rimettermi in una di quelle strane cose di vetro, non è vero? Ma io... non mi farò catturare senza aver combattuto! Fatti sotto!"

Masaru continuava a non capire cosa volesse dire quella strana... cosa... di qualunque cosa si trattasse... che diavolo voleva dire con 'quelli lì'? Era inseguito da qualcuno? E che cosa volevano fargli? Ad ogni modo, questi interrogativi vennero rapidamente messi da parte quando il piccolo dinosauro ebbe pronunciato l'ultima parte della sua frase... quel 'fatti sotto' era probabilmente la cosa che Masaru più voleva sentire in quel momento!

L'espressione perplessa del ragazzo si trasformò in un ghigno sicuro. "Non ho ancora idea di che diavolo tu voglia dire, specie di lucertolone..." disse con tono di sfida. Poi, puntò i piedi a terra e scivolò in una comoda posa di combattimento, come era ormai abituato a fare!

"Ma se è un combattimento che vuoi... allora io, il grande Masaru Daimon-sama, sarò lieto di accontentarti!"

Il piccolo dinosauro sogghignò a sua volta. Quel ragazzo parlava la sua stessa lingua...

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Nel frattempo, ad appena qualche centinaio di metri dal parco di Shibuya... una misteriosa ragazza con i capelli rossi a caschetto e con addosso un'elegante uniforme dello stesso colore e stivali bianchi alti fino al ginocchio, seduta in una piccola automobile, rispose ad una chiamata che era appena arrivata sul suo cercapersone.

"Sì, qui agente Yoshino Fujieda!" rispose, avvicinandosi l'apparecchio al viso e premendo il pulsante di accettazione chiamata. "Dite pure!"

"Agente Fujieda, qui quartier generale!" le giunse una voce maschile, distorta dalla trasmissione. "Il soggetto Raptor One è stato localizzato nell'area del parco di Shibuya, settore nord-occidentale, nei pressi di un punto panoramico. Tu sei l'agente più prossimo a quella zona. Individua il Raptor One e neutralizzalo prima che scateni il panico tra i civili. Se possibile catturalo senza fargli del male. Ma se dovesse rendersi pericoloso per l'altrui sicurezza, sei autorizzata ad eliminarlo."

"Ricevuto. Mi reco subito in zona. Passo e chiudo." rispose Yoshino, attendendo poi che si sentisse il segnale di statico prima di interrompere a sua volta la comunicazione. Immediatamente, la ragazza infilò una mano nella tasca della sua uniforme, tirandone fuori un piccolo congegno elettronico, e voltò la testa verso i sedili posteriori, chiamando qualcuno che vi stava seduto...

"Raramon, c'è un'emergenza! Abbiamo del lavoro da fare!"

CONTINUA...

Note dell'autore: E così si apre la fanfic dedicata alle mie due serie di Digimon preferite! Allora, che ve ne pare come inizio? Mi sembra che di carne al fuoco ce ne sia parecchia, più che nelle storie dedicate alle altre serie! State sicuri che questa sarà la mia fanfic più lunga!

E così, avete avuto un primo assaggio dei personaggi di Digimon Savers, per quando la serie approderà in Italia! E non solo, ma abbiamo anche rivisto i Digiprescelti di Frontier! Cosa spingerà queste due generazioni di eroi ad unirsi? Da dove viene quell'Agumon che Masaru sta per affrontare? Chi è Yoshino, e per chi lavora? E quel suo Digimon, Raramon, perchè sta con lei e la accompagna? E che dire poi di quel misterioso Dorimon?

Un pò di pazienza, amici lettori! Questi interrogativi avranno presto una risposta, e rivedremo presto i Leggendari Guerrieri in azione, a cominciare da Agunimon! Non perdetevi il prossimo, entusiasmante capitolo di Record of Digital Wars!

Lasciatemi una recensione!

Justice Gundam

ATTENZIONE SPOILER! Se non volete rovinarvi la sorpresa, NON LEGGETE OLTRE!

Per questa fanfiction, userò quella che senza ombra di dubbio è la mia coppia preferita in TUTTE le serie di Digimon... ovvero Takuya / Izumi! E assieme ad essa, non escludo di usare anche Junpei / Personaggio originale... anche solo per il semplice fatto che Junpei è il mio personaggio preferito!

Tutto qui, davvero! Non prevedo coppie per i personaggi di Savers, perchè Savers non è una serie di Digimon che si presta molto al romanticismo...

  
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