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Autore: LucieLupin    26/07/2012    1 recensioni
Mycroft Holmes non sopportava le emicranie.
Lo incapacitavano anche nei compiti più basici. Non avrebbe lasciato che lo incapacitassero. Non poteva permettersi di essere incapacitato.
SPOILER serie 2!
Genere: Introspettivo, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Mycroft Holmes
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
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Mycroft Holmes non sopportava le emicranie.
Lo incapacitavano anche nei compiti più basici. Non avrebbe lasciato che lo incapacitassero. Non poteva permettersi di essere incapacitato.
Muoversi stava diventando sempre più difficile. Ogni passo come un terremoto, così forte da far accartocciare l'interno mondo su se stesso.

Non c'era modo di fermarlo, si arrese.

Il telefono, gli serviva il telefono.
Un'ondata di nausea, no. No. Non avrebbe vomitato.
Costrinse con la forza di volontà il proprio stomaco a smettere di contorcersi.

Sì.
Ce l'avrebbe fatta.
Mandò un messaggio alla sua assistente.
Sarebbe stata lì in pochi minuti, con un'espressione professionale ad ornarle il viso. Tutto si sarebbe sistemato con un bicchiere d'acqua e degli analgesici.

Niente appuntamenti. Niente gentilezza. Nessun sorriso falso.

Il Regno Unito e, in parte, il mondo si sarebbero governati da soli per un giorno.
Doveva prendere un giorno di riposo, era impossibile lavorare con le proprie facoltà mentali ridotte dagli analgesici, o peggio, dal mal di testa.
Incrociò le braccia sulla scrivania e vi appoggiò la testa. Forse il suo ufficio avrebbe smesso di girargli attorno. Lacrime cominciarono a scorrere sul suo viso. Faceva male, così tanto male.

Avrebbe dovuto essere migliore di così, il suo cervello avrebbe dovuto essere abituato al suo costante sovraccarico.

Perché cominciare ad avere malfunzionamenti ora?
Ora che suo fratello era presumibilmente morto.
Ora che lui aveva persone da tenere d'occhio e proteggere.

Bussarono alla porta.
No, per piacere, no.
Non ora.
“Inspira, espira... respira...” sussurrò a se stesso massaggiandosi le tempie doloranti.

Bussarono di nuovo.
“Sono io, signore...”
“Grazie a Dio...” espirò sollevato. La respirazione controllata non lo aiutava minimamente, lo aiutava solo a concentrarsi meglio su quanto male gli facesse la testa. “Entra.” Un'altra vertigine, si asciugò il viso con uno dei suoi costosi fazzoletti . “Ti prego...” aggiunse incapace di nascondere la disperazione.
'Anthea' sorrise gentilmente, apparentemente sinceramente preoccupata per lui, doveva essere veramente doloroso se le aveva fatto cancellare ogni appuntamento del giorno.
Dio, quanto desiderava che non indossasse quei tacchi alti. Il rumore ritmico che facevano colpendo il pavimento gli sembrava un martello molto piccolo, molto appuntito, che gli batteva il cervello a tempo con il ritmo della sua camminata. Avrebbe decretato un dress-code che imponeva scarpe da ginnastica come unico tipo di calzature consentito nel suo ufficio.
Chi voleva prendere in giro?
Avrebbe preferito essere, e vedere gli altri, a piedi nudi.

Appoggiò gli antidolorifici sulla scrivania. Proprio davanti a lui. Una martello più grande, ma meno appuntito che minacciava di fargli esplodere la testa.

Poi procedette a sedersi direttamente di fronte a lui, dall'altra parte della scrivania. Le gambe incrociate. Il sorriso ancora lì, ma con una punta di malizia.
“Non c'è bisogno di ringraziarmi così, signore. Dovrebbe tenere le preghiere per l'intimità della sua camera.”
Ah. Una battuta.

Scuotere la testa era stata una pessima, pessima, idea. Poteva praticamente sentire il suo cervello sciogliersi, sgocciolare fuori dalle orecchie.

Si allungò per prendere il bicchiere, non c'era motivo di aspettare. Prima poneva fine al supplizio, meglio era.
"Oh!" Anthea estrasse qualcosa dall'inconfondibile sagoma di un sandwich da una borsa che Mycroft non aveva notato. Brutto segno. E glielo porse. “Deve mangiare qualcosa prima. Non si preoccupi: formaggio light ed insalata.”

Mycroft sorrise mentre maldestramente toglieva il sandwich dall'involucro ed iniziava a mangiare silenziosamente.

“A volte sono felice che lei abbia queste emicranie.” Inarcò un sopracciglio nella sua direzione e lei, in tutta risposta, iniziò ad armeggiare con il proprio cellulare. “Altrimenti non si fermerebbe mai.”

  
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