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Autore: MissShinigami    27/07/2012    4 recensioni
Ci sono sempre i triti e ritriti quattro elementi che combattono tra Luce e Ombra, tuttavia ho assegnato gli elementi ad alcuni dei miei artisi preferiti.
L'ambientazione è tipo Forks a Washington perchè adoro quell'aria da pioggia e freddo e poi è così tutto verdeeee!!!
Genere: Fantasy, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: Cross-over | Avvertimenti: nessuno
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Un urlo squarciò l’aria.
Il terremoto scosse ancora la terra sotto i suoi piedi, più debole di quelli precedenti.
Stava riuscendo a controllarli.
Un’altra fitta le mozzò il fiato e la fece crollare a terra, ma non la colse impreparata.
Questa volta riuscì a contenere la scossa.
Sorrise nel buio.
Aspettò ancora un po’ rannicchiata a terra e respirando profondamente. Non accadde nulla.
Si rialzò più tranquilla. Adesso, dopo tre notti insonni, era riuscita a controllare il suo potere.
Si mise a sedere a terra, i suoi lunghi capelli biondi e le sue ciocche verdi le ricaddero sul volto.
Si guardò intorno, non si era resa conto di dove era finita, trasportata com’era dalla paura di far crollare la propria casa: si era rifugiata nel bosco, ovvio là era tutto bosco, più avanti vedeva i riflessi dell’acqua increspata illuminati dai raggi lunari. Era una bella scena se solo non fosse stata sfinita …
Il fretto le punse le braccia nude. Era uscita di nuovo di casa senza coprirsi, ora era in pantaloncini corti e maglietta senza maniche.
“Dannazione.” si lamentò con un sussurro.
Iniziò a battere i denti.
Ci fu un fruscio dietro di lei. Scattò in piedi e due zolle di terra si staccarono dal suolo e salirono fin alle sue mani tese in avanti.
“Calmati, sono solo io.”
“Ancora tu.” caricò quell’’ancora’ con cattiveria.
Il volto della ragazza che aveva parlato si incrinò come solo lei poteva fare: l’aveva ferita, di nuovo.
Ma lei doveva starle lontana.
“Sai che voglio solo aiutarti. So cosa stai passando e  …”
“Ci sei passata anche tu eccetera eccetera eccetera … non mi stordire ancora di più con le tue chiacchere.”
La ragazza non rispose.
Le zolle di terra che aveva evocato caddero a terra. Adesso avrebbe potuto anche svenire da un momento all’altro. Doveva tornare a casa prima che i suoi si accorgessero della sua assenza. “Scusami ma adesso devo proprio andarmene.” iniziò a camminare su per la salita, tra gli alberi, ma le ginocchia le cedettero.
Non cadde a terra perché l’altra la afferrò.
“Tutto okay?”
“No!” le rispose, stizzita dal gesto. “Lasciami! Riesco a tornare a casa da sola. Non sono una bambina.”
L’altra la lasciò andare.
Si guardarono per un secondo negli occhi, entrambi celesti. Notò che si somigliavano erano anche entrambe bionde ma mentre lei aveva i capelli lisci  e sempre di un colore diverso, l’altra li aveva riccioli e sempre perfettamente a posto.
“Come ti chiami?” le chiese, non gliel’aveva mai chiesto prima, anche se lei sapeva perfettamente il suo nome.
“Taylor …” la guardò ancora un attimo, sembrava in pena. “Avril lascia che ti riporti a casa, per favore.”
“No! Te lo scordi!” si innervosì parecchio.
La terra tremò ancora sotto di loro.
Si accasciò a terra urlando.
“Avril!”
Poi tutto divenne buio.
 


Era tutto nero.
All’improvviso però divenne rosso, prima solo lievemente, hai lati, le sembrava di osservare un foglio di carta che veniva bruciato. Infatti, dopo qualche istante, tutto prese fuoco.
La ragazza si rese conto del pericolo, rientrando in possesso del suo corpo.
Non riusciva a scappare, era troppo … piacevole stare là in mezzo … ma c’era anche il pericolo, lo avvertiva chiaramente.
Le fiamme divamparono potenti ed inarrestabili.
Urlò spaventata e tutto degenerò.
Nel vuoto la ragazza cercò un rifugio, ma era sola.
Si rannicchiò in posizione fetale cercando sicurezza.
“Hayls!!”

“Oh, avanti!! Esci!! Hayyyyyleyyyyyyyy!!!!!”

Si svegliò di soprassalto, con i capelli rossi che volavano ovunque.
“Hei, ma sei impazzita?” le chiese la sua amica.
“Cosa?”
La ragazza la guardò con i suoi occhi verdi. “Tutto bene?” le chiese. Non ricevendo risposte le si avvicinò e le posò una mano sulla fronte. “Wow! Ma tu scotti!!”
“Non dire sciocchezze, Kri!” Hayley saltò giù dal letto. “Cosa mi volevi dire?”
“Oh … che siamo in ritardo per la scuolaaa!!”
La rossa la guardò strabuzzando gli occhi. “Dovevi dirmelo prima!!”
“Dormivi! Non riuscivo a svegliarti!!”
“Sai che faccio sempre così!!”
“Kristeen?”
“Mia madre, un attimo …” andò verso la finestra. “Mamma sono di qua!”
“Una donna spuntò dalla finestra della casa accanto. La scena che vide fu davvero strana: la figlia alla finestra che la salutava e dietro di lei la piccola Hayley che girava per la camera tutta indaffarata con un braccio nella manica della maglietta mentre con l’altro teneva in mano i libri di scuola. Tornò a concentrarsi sulla figlia guardandola con rimprovero. “Sei di nuovo passata dalla finestra vero?”
“Sì, Ma! Non ti preoccupare, i rami dell’albero che uso sono i più robusti, tranquilla so quello che faccio!”
“Ciò non mi impedirà di preoccuparmi per te! Comunque se vi sbrigate vi accompagno io a scuola prima di andare in ospedale!” propose la donna già vestita da infermiera.
“Grande signora Stewart!” urlò Hayley.
La donna sorrise e uscì dalla camera della figlia.
“Ecco come sei entrata … non avevo sentito il campanello …” fece la rossa mentre finiva di farsi lo zaino.
“A parte il fatto che tu non lo avresti sentito comunque, sì. Ormai entro solo dalla finestra!” si giustificò.
Hayley rise.
Insieme scesero in cucina e mentre la rossa si faceva una velocissima fetta di toast con la marmellata, Kristen la aspettava sulla porta.
La madre portò la sua auto davanti al vialetto degli Williams. “Avanti Hayls!” l’avvisò l’amica.
“Eccomi!” disse comparendo con la fetta di pane ancora in bocca.
Insieme infilarono in macchina e si diressero a scuola. Di solito la mattina ci andavano a piedi, anche se la scuola era lontana a loro piaceva camminare. Hayley adorava soprattutto quando c’era la nebbia che ovattava tutto che rendeva il mondo un posto surreale. Kristen di solito aveva freddo in quelle mattine e non faceva altro che battere i denti, ma anche lei adorava l’atmosfera che si creava in quei giorni, sembrava che niente potesse turbarle.
“Eccoci arrivate.”
“Ciao mamma.”
“Arrivederci signora Stewart!”
Dopo aver salutato ed essere scese di macchina, le ragazze si avviarono dentro scuola. Varcata la soglia videro che c’era gran fermento nei corridoi la maggior parte dei ragazzi era dentro l’edificio perché fuori minacciava di piovere, tanto per cambiare.
“Alla prima ora abbiamo?” chiese Hayley.
“Biologia …” disse avviandosi al suo armadietto il primo della fila.
“Ci vediamo lì!” le disse la ragazza superandola.
“Hayls sii puntuale!”
“Certo Kriii!” sorrise e raggiunse il suo armadietto l’ultimo della fila.
Stava mettendo a posto le sue cose e prendendo solo quello che le serviva quando fu urtata da qualcuno.
“Hei! Attento!”
Incontrò un muro davanti a lei così dovette alzare lo sguardo: era Chad, il capitano della squadra di football.
Le fece un sorriso a 32 denti. “Oh, ciao Williams! Scusa ma quegli sciocchi dei miei compagni mi hanno spinto.”
“Non fa niente.” rispose al sorriso lei.
La campanella suonò.
“Scusa ma adesso devo andare, ho promesso alla mia amica che sarei stata puntuale! Ciao!” e corse vai Lasciando il ragazzo a salutarla con la mano.
Si ritrovarono davanti all’aula ed entrarono.
Si sistemarono come sempre da un lato della classe aspettarono che la lezione cominciasse.
Dopo meno di due minuti il professore entrò in classe e iniziò inevitabilmente a spiegare.
Iniziò a piovere forte.
La porta dell’aula si spalancò.
Un tuono sconquassò l’aria e la corrente saltò per un attimo, poi la luce tornò immediatamente.
La ragazza che ero entrata rimase interdetta dall’accaduto.
“Oh, buongiorno signorina Lavigne, dormito troppo?”
Avril guardò il professore in modo strano. “Già …”
“Si accomodi a posto.”
Hayley e Kristen si guardarono.
 “Spaventosa.” disse la prima.
L’altra annuì. “Chissà che ha.”
Avril si sedette in fondo all’aula e si mise a guardare fuori dalla finestra silenziosa.
  
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