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Autore: _maliksblazer    27/07/2012    2 recensioni
Mi piaceva il mio nuovo nome e anche adesso che sono più grande mi sento fiera di essere la ragazza che ha fatto ridere tante piccole vite in passato. E da lì tutti mi conobbero come Hope, la portatrice della speranza.
Genere: Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Prologo

Fino a quando avevo sette anni non avevo un nome. Mi chiamavano " riccia" o "occhioni blu" o peggio ancora "lentiggini". Sono stata abbandonata il ventun marzo 2012, data della mia presunta nascita, davanti all'orfanotrofio "Holly's Home", la casa di Holly. Mi hanno raccontato che faceva ancora freddo pur essendo iniziata la primavera e di solito la primavera a Dublino arrivava prima di tutti le altre primavere. Fino al 2012, anno della catastrofica crisi mondiale che aveva invaso tutto il mondo. Le persone non avevano nè cibo nè soldi e la maggior parte delle volte erano costretti ad abbandonare i propri figli agli orfanotrofi, non sperando che qualcuno gli avesse dato una vita migliore. Semplicemente lo facevano per levarsi un peso di torno, per non avere altre bocche da sfamare. I bambini crescevano sapendo la verità da sempre. Continuavano la loro vita senza sorrisi e urla di gioia. Imparavano solo a leggere, scrivere e contare. Crescevano senza una cultura, una passione per qualcosa. Poi sono arrivata io. Lo stesso giorno hanno trovato accanto a me un'altra bambina. Di lei, invece, il nome lo sapevano. Sua madre aveva usato un pezzo di carta unto, quello in cui ci si avvolgono le focacce, per scrivere che sua figlia si chiamava Summer. Quest'ultima col tempo diventò la mia migliore amica. Holly, la giovane signora che si occupava di noi, diceva sempre che da quando ero arrivata io nell'orfanotrofio avevo dato felicità ai suoi bambini. Non sentiva ridere un bambino da mesi e questo l'aveva resa triste e pensierosa. Ripeteva che avevo la capacità di far ridere la gente e soprattutto i miei coetanei con la mia innata gioia e voglia di vivere. A sette anni, mi chiamò nel suo ufficio, se così si poteva chiamare una squallida stanza grigia con l'intonaco che non resisteva alla forza di gravità, perchè mi doveva dire una cosa, molto importante. Mi misi a sedere sulla sedia di legno scheggiata davanti alla scrivania mangiata dai tarli e iniziò il suo discorso che non dimenticherò mai in tutta la mia vita:- Sai, da quando ti hanno lasciato fuori da questo orfanotrofio mi hai dato un'immensa felicità. Non sentivo le risa dei bambini da mesi, anni. Hai riportato la speranza in questo edificio. Ecco perchè ho deciso di chiamarti Hope- Mi piaceva il mio nuovo nome e anche adesso che sono più grande mi sento fiera di essere la ragazza che ha fatto ridere tante piccole vite in passato. E da lì tutti mi conobbero come Hope, la portatrice della speranza.

 

   
 
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