Nota: le parti in grassetto sono parole di Bulma, tutto il resto pensieri di Vegeta. Buona lettura!
Io non amo
“Vegeta…
Vegeta io…io ti amo, lo sai! Io…io vorrei sapere se tu…insomma, ormai si può
proprio dire che stiamo insieme, no?
Mi… mi piacerebbe che tu mi dicessi, almeno una volta, che anche tu mi…
mi ami…”
…
“Perché non
mi guardi , Vegeta?
…
Non so cosa
voglia dire amare, e per questo io non amo. Non amo questo posto, non amo la vita, e
soprattutto non amo te. Non ti amo, è del tutto inutile che io adesso guardi i tuoi occhi colmi di lacrime non
versate, i tuoi occhi che mi accusano e mi supplicano al tempo stesso. Io non
amo e non amerò mai, né te né nessun altro, non preoccuparti. Ma non sarà uno
sciocco momento di debolezza a mettere in bilico tutto quello che è stata la mia
vita fino ad adesso. Non saranno un paio di occhi tristi a farmi ritornare sui
miei passi. Arrenditi, io non amo, e nulla di ciò che farai potrà mai cambiare
questo.
Mi piacerebbe
chiederti, che cosa vuol dire per te amare? Ti lascerei riflettere prima di
rispondermi, ti direi di prenderti del tempo. Di non liquidarmi con una sciocca
frase da manuale, una insulsa accozzaglia di parole strappalacrime del tipo:
“Amare è donare il proprio cuore ad un’altra persona…”. Mi provocheresti solo un
eccesso di risate. Il cuore…un muscolo che pompa il sangue, ecco che cos’è il
cuore. Non c’è niente di romantico, niente di dolce e smielato, ci fa vivere e
nient’altro. A volte accelera il suo naturale ritmo, in particolari circostanze.
Paura, eccitazione, sgomento, tutte queste sensazioni possono provocare
cambiamenti nel suo lento pulsare. La battaglia, il sapore del sangue, la
sensazione di appagamento che provo costringendo in ginocchio il mio avversario,
sono queste le sensazioni che di tanto in tanto mi ricordano della presenza di
un cuore anche nel mio petto. E’ assurdo associare l’immagine del cuore
all’amore, perché l’amore non è una sensazione, almeno credo, in verità io non
so dire con esattezza che cosa sia. E per quanto tu possa dire o fare, il tuo
cuore rimarrà per sempre tuo, finché non smetterà di battere, fino all’ultimo
istante della tua vita, quando finalmente non ne avrai più bisogno e lo
restituirai alla terra da cui ha avuto origine. Non puoi donarlo ad un’altra
persona, perché a quell’altra persona tu non apparterrai mai completamente. Una
parte del tuo animo, la più intima e la più profonda, non sarà mai condivisibile
materialmente con chi ti sta accanto. E’ incorporea, informe, indefinita,
sfocata, e allo stesso tempo nitida, e ingombrante, talmente ingombrante che a
volte hai la sensazione che ti possa soffocare, e che non ti permetta di vedere
nient’altro, niente di quello che è posto al di fuori di te. A volte capita di
proiettarsi così a fondo nelle profondità intricate e inconsistenti del proprio
animo che si rischia di perdersi per sempre, di perdere il contatto con la
realtà, di ritrovarsi fuori dal mondo, e dentro di sé, isolati da tutto e tutti.
Ma in tali momenti non ci si sente soli, perché finalmente si ha piena
consapevolezza di se stessi, e “te stesso”, ricordalo, è l’unica persona che
sicuramente, qualunque cosa accada, non ti abbandonerà mai. E “me stesso” significa colpa, significa sangue e
morte, e cuori che hanno smesso di battere schiacciati da me. Il cuore, tienilo
bene a mente, non ha niente a che fare con l’amore. E l’amore non ha niente a
che fare con la nobiltà d’animo, devi convincertene! L’amore è egoismo. Vorrei
porti un’altra domanda, perché ami? So già che non sapresti che dire, e allora
sarò io a rispondere. Ami per riflesso. Ami per abitudine, perché fin da quando
sei venuta al mondo sei stata amata. Ma se ciò non fosse successo, se tu non
avessi mai sperimentato su di te gli effetti di questo sentimento, no, allora
stanne pur certa, l’amore sarebbe l’ultimo dei tuoi pensieri. Lungo tutta quella
che è stata la tua vita fino ad adesso, l’amore ti ha dato sicurezza, ti ha
fatto sentire protetta, e ti sei illusa di poter vivere così per sempre. Forse
puoi farlo, non ho la presunzione e nemmeno l’interesse per dirti di no, per
negarti di continuare a vivere dentro la tua tranquilla e calda bolla di sapone.
Ma non con me. L’amore non è per me, non voglio né darlo né riceverlo, non
saprei che farmene. Io non sono come te, non sono come tutti voi, io non ho
paura di rimanere da solo, io sono sempre stato solo, e non voglio cambiare le
cose, sto bene così. Ho bisogno di rimanere così, è vitale per me ricordare ogni
giorno, per ogni istante della mia vita, chi sono veramente. Non posso
permettermi di dimenticarlo. Io non posso vacillare. In me e soltanto in me è
conservata la memoria di un intero popolo, e quel popolo, te lo assicuro, non
amava. E quindi io non amo, e ne vado fiero. Perché così non ho catene, sono
libero, libero di andarmene quando voglio da questo stupido pianeta, da te, da
quel bambino che dici essere mio figlio. Ho notato come lo guardi, sai? Forse
non sembra, ma so osservare, e ti ho osservato attentamente nel tuo rapportarti
a quell’esserino. E in fondo ai tuoi occhi ho scorto qualcosa che non mi era mai
capitato di vedere, prima d’ora. Tu guardi quel bambino come se non avessi mai
visto niente di più bello in vita tua, persino quando è sporco e in lacrime, tu
lo guardi come se fosse la più grande meraviglia mai posta davanti ai tuoi
occhi. E io non riesco proprio a capirne il motivo. Perché io non ho mai
ricevuto uno sguardo del genere, da parte di nessuno. Per quello che posso
ricordare, nemmeno da parte di mia madre. Ed io stesso non credo di essere
capace di elargire a qualcuno quello sguardo, e a dirtela tutta non vedo nemmeno
il motivo per il quale dovrei farlo. Perché quando guardo quel bambino, io non
vedo nient’altro che uno scricciolo ancora troppo debole per essere sottoposto
all’addestramento al quale un membro della sua razza, e del suo rango
soprattutto, è destinato sin dalla nascita. Non provo amore nei suoi confronti
come non ne provo nei tuoi, e questa è l’unica cosa certa che so dell’amore. Non
so che cosa sia, non so a che serva e perché, ma so che non è per me. E che non
lo voglio per me. Voi stupidi terrestri, che vi crogiolate nelle vostre
debolezze, che trascinate giorno dopo giorno le vostre inutili esistenze,
tenetevi pure il vostro amore, il principe dei sayian non sa che farsene. E
adesso è giunto il momento di dirtelo, stupida donna, adesso mi volterò verso di
te, incontrerò i tuoi occhi in lacrime senza battere ciglio, perché le tue
lacrime non hanno alcun effetto su di me, e ti darò la tua risposta. Ti dirò che
io non ti amo, che io non
amo.
…
Un momento, c’è
qualcosa che non torna. I tuoi occhi non sono colmi di lacrime come mi sarei
aspettato, sono…ridenti. Nel tuo sguardo non c’è accusa, non c’è supplica, ma
solo…gioia? E soprattutto, c’è quel
lampo, quello stesso lampo che brilla in te ogni volta che guardi Trunks come se
fosse la cosa più bella del mondo. Ma adesso non stai guardando il bambino, stai
guardando …me…
Tutto questo mi
confonde e mi lascia interdetto, perché non l’avevo previsto. E, a giudicare
dalla risata che ti sfugge adesso, il mio stupore deve essere evidente. E devo
dire che tale stupore aumenta smisuratamente, ora che la tua risata ha provocato
dentro di me qualcosa di strano, qualcosa che non mi so spiegare. Un’improvvisa
ondata di calore ha avvolto il mio petto, e mio malgrado, almeno a me stesso,
posso ammettere che si tratta di una sensazione alquanto piacevole. Trattieni un
attimo le tue risate, e riesci a parlarmi:
“Andiamo, Vegeta, non
crederai davvero che io sia così sciocca da aspettarmi che tu mi dica che mi
ami! “
Avvicini il tuo
viso al mio, mi dai un piccolo bacio sulla guancia e mi sussurri poche parole
all’orecchio:
“Io non ho bisogno di
sentirmelo dire”
Ti stacchi da me,
ti volti e ti allontani. Quando sei ormai in fondo al corridoio, mi guardi
un'altra volta:
“Sbrigati, la cena è
pronta!”
Bene, meglio così,
almeno non ho dovuto risponderti. Non sono stato costretto a farti notare che
no, io non amo. E questo calore che
sento in me non è nulla, solo un’illusione. Questo desiderio di averti di nuovo
vicina come qualche secondo fa, di averti sempre vicina come qualche
secondo fa, non è niente, davvero. Non significa niente. Questa vocina sommessa
dentro di me, che da un po’ di tempo sento sempre più spesso, che mi sussurra
che proprio perché non so cosa sia l’amore non posso dire di non provarlo, si
sbaglia. Io sono il principe dei sayian, e non amo.
FINE
Nota dell'autrice: quella di Bulma e Vegeta non è sicuramente la mia coppia preferita, probabilmente perché su di loro in passato ho letto moltissime fics non proprio IC che mi hanno un tantino disgustata. Eppure non ho saputo resistere all'improvvisa tentazione di scrivere questa fic, perché rifiutare l'ispirazione quando arriva con tanta forza mi sembra davvero un crimine! Spero di essere riuscita a trasmettere la mia visione di Vegeta e, anche se con poche battute, di Bulma, un personaggio che ammiro molto proprio per la sua capacità di stare accanto ad un tipo difficile come il principe...io di certo non ne sarei capace! Grazie per aver letto la fic, ed eventualmente per i commenti che vorrete lasciarmi (ai quali, se sarà il caso, risponderò sul forum, sul mio topic autore). Alla prossima! Sonsimo
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