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Autore: WhiteLady14    01/08/2012    3 recensioni
Eccomi con un'altra OS su Kathryn e Chakotay. Spero vi piaccia, anche perché a me non convince molto.... Che dirvi sulla trama...?
***
E' una giornata come tante nel Quadrante Delta, quando Chakotay fa al suo Capitano una richiesta che lei non gradisce molto, ma, come al solito, da soli quei due testoni non ce la fanno mai a dichiararsi. Forse B'Elanna potrebbe aiutarli; una cosa però è certa: a Kath viene offerta un'altra opportunità. Riuscirà a non farsela scappare?
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: B'Elanna Torres | Coppie: Chakotay/Janeway
Note: Missing Moments, OOC | Avvertimenti: nessuno
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I personaggi non mi appartengono (purtroppo!!!), ma sono dei produttori della serie.
 
Questa storia sarà raccontata in parte dal punto di vista di Kathryn e in parte da quello di un narratore esterno, con un pizzico di B’Elanna in più. Non mi convince molto quello che ho scritto, perciò fatemi sapere!
 
 
Una seconda possibilità
 
“Quando il Destino ti offre una seconda possibilità,
non lasciartela scappare per niente al mondo”
 
USS Voyager – Ufficio del Capitano Janeway
 
Mi appoggiai allo schienale del divano e osservai le stelle scorrere fuori dalle vetrate della Voyager, della mia nave, mentre viaggiava alla massima curvatura per riportarci a casa nel minor tempo possibile. Erano già passati sei anni e mezzo da quando io, Kathryn Janeway, Capitano della nave della Federazione USS Voyager, avevo trascinato il mio equipaggio nel Quadrante Delta all’inseguimento di una nave di ribelli maquis e avevo scelto di distruggere la nostra unica possibilità di tornare a casa per salvare gli Ocampa.
Allora era stato tutto così logico, così facile: il mio equipaggio, per quanto terrorizzato all’idea di rimanere intrappolato in un Quadrante sconosciuto, aveva condiviso le mie scelte e certo non mi aveva mai rinfacciato niente, ma dopo tutto quel tempo iniziavo ad essere sempre più convinta di aver fatto la scelta sbagliata.
Chakotay, il mio Primo Ufficiale e migliore amico, aveva sempre tentato di convincermi che io non avevo colpe per quello che era successo, che forse era Destino che noi ci trovassimo nel Quadrante Delta, ma io non avevo mai creduto nel Destino e non avevo certo intenzione di farlo da quel momento in poi.
Solo che quella mattina, persa in quei pensieri, non immaginavo certo che nel giro di poche ore avrei dovuto ricredermi sulla presenza del Destino e non solo…
 
Il campanello della porta del mio Ufficio Tattico pigolò, annunciandomi che qualcuno voleva vedermi.
-Avanti.
Chakotay entrò nella stanza con la sua consueta sicurezza e si sedette accanto a me; sorrise, di uno di quei sorrisi che erano capaci di scaldare il mio cuore, ma nei suoi occhi scuri rimase un’ombra che non seppi identificare.
-La vedo raggiante, Comandante., quello era un dato di fatto. –Ha bisogno di qualcosa?
-In realtà vorrei chiederti un favore personale, Kathryn.
Ahia! Brutta storia! Se conoscevo abbastanza bene Chakotay – nonché la sua neo-fidanzata Sette di Nove – quello che il mio amico mi stava per chiedere non mi avrebbe fatto piacere. –Dimmi pure. Farò il possibile per aiutarti.
Chakotay rimase in silenzio per qualche istante, poi alzò lo sguardo verso di me. -Stamattina, Sette mi ha chiesto di sposarla e volevo chiederti se, in quanto Capitano, potresti officiare tu la cerimonia.
Mi sentii seriamente mancare. Cosa?! Sette di Nove aveva chiesto a Chakotay di sposarla? Non mi aspettavo che la notizia mi avrebbe fatto tanto male e in fondo avrei dovuto aspettarmela; poi, perché ero tanto dispiaciuta? Insomma, Chakotay era il mio migliore amico, non…
Fui quasi tentata di prendermi a schiaffi da sola. Ma chi volevo prendere in giro? Per me Chakotay era molto più di un amico e sapevo che mi aveva amata per anni, ma io l’avevo sempre respinto, adducendo come scusa i rigidi protocolli della Flotta Stellare, che proibivano a un Ufficiale superiore di avere una relazione con un membro del suo equipaggio. La realtà era che non mi ero mai sentita pronta: avevo la Voyager a cui pensare prima di tutto e non avevo né voglia né tempo di invischiarmi una complicata relazione con Chakotay.
Solo quando tornai con i piedi per terra, mi accorsi che il sopracitato Chakotay aspettava una risposta. –Certo che lo farò, Chakotay., quali che fossero i miei sentimenti, lui aveva scelto Sette e gli augurai di poter essere felice come meritava. –Sono così contenta per voi!
Bugia. Colossale bugia.
Chakotay si alzò e mi guardò con gratitudine. –Grazie, Kathryn. Questo significa molto per me.
Poi se ne andò, non prima di avermi rivolto un altro dei suoi devastanti sorrisi. Eppure l’ombra nei suoi occhi non era ancora scomparsa.
Quando la porta si richiuse sibilando alle sue spalle, mi presi la testa fra le mani e, prima che me ne rendessi conto, sentii le lacrime scorrere silenziose lungo le mie guance; non tentai neanche di fermarle, le lasciai semplicemente scendere e dopo mi sentii meglio, in un certo senso, anche se continuavo ad avere un insopportabile dolore al petto, proprio all’altezza del cuore.
 
Intanto, nel ventre della Voyager, qualcuno di nostra conoscenza ha un’illuminante chiacchierata con un’altra nostra conoscenza.
 
La sala macchine era deserta, fatta eccezione per B’Elanna Torres, che si spostava rapida da una consolle all’altra, monitorando tutte le centinaia di funzioni della nave. Si distrasse dal suo lavoro quando il Comandante Chakotay le si avvicinò e si voltò per studiarlo in viso.
-Che succede, Chakotay?, conosceva molto bene l’uomo e sapeva riconoscere quando in lui c’era qualcosa che non andava.
-Niente, B’Elanna. Cos’è? Non posso nemmeno più venire a fare un giro in Sala Macchine? Ti ricordo che sono un tuo superiore.
B’Elanna si concesse un momento per ricalibrare alcuni sistemi di monitoraggio del nucleo di curvatura, poi tornò a guardarlo. –Forse puoi ingannare Sette, Chakotay, ma non me. Qual è il problema?
-Non c’è nessun problema, B’Elanna.
-Non ti credo. Tu non ami molto la Sala Macchine e vieni quaggiù in due occasioni: o perché ti ci spedisce Janeway, o perché hai bisogno di un consiglio da parte mia. Allora?
-Allora cosa, B’Elanna?, Chakotay fece finta di non sapere a cosa alludesse la Klingon.
-Ma per favore!, sbuffò irritata lei. –Possono essere molte le cose che ti preoccupano:, iniziò a tenere il conto sulla punta delle dita. –l’atteggiamento odioso di Tuvok, una litigata – improbabile e sottolineo improbabile – tra due membri dell’equipaggio, la tua futura moglie, il tuo matrimonio imminente o il Capitano Janeway. Il tutto in ordine di importanza partendo dal fondo.
-Kathryn non c’entra niente., borbottò Chakotay.
B’Elanna fece un mezzo sorriso soddisfatta: non l’aveva smentita su nient’altro e questo significava che, in quel momento, al centro dei suoi pensieri c’era una sola persona, colei che tutto l’equipaggio conosceva e rispettava. –Ci hai ripensato? Non vuoi più sposare Sette?, non era nella mentalità Klingon usare mezzi termini.
-Cosa?! No! Io amo Sette!
La donna capì che c’era sottointeso qualcos’altro. -Ma…?
-Non c’è nessun ma!
-Oh, sì, che c’è un ma!, sbottò B’Elanna. –Non farmi arrabbiare, Chakotay, non ti conviene! Sono particolarmente suscettibile in questi giorni! Dunque, mi sa che dovrò spiegarti, con calma, quello che il tuo cervellino ottuso non riesce a capire: tu stai per sposare Sette e fino a ieri eri contentissimo di questo, poi oggi hai parlato con il Capitano, le hai chiesto di presenziare la cerimonia e ti sei accorto che sei ancora innamorato di lei come lo eri cinque anni fa – e non dirmi di no perché ormai lo sanno anche le paratie della Voyager!.
“Ti sei reso conto che per te Sette sarebbe solo un ripiego e, siccome sei incredibilmente altruista oltre che incredibilmente stupido, ti stai rodendo l’anima perché hai paura di non riuscire a renderla felice. Ti prego!
“Non ho niente contro Sette – beh, diciamo quasi niente – ma sono fermamente convinta che quella Borg non sarà capace di farti felice: Chakotay, quello che tu desideri è una famiglia e una donna che ti possa amare per tutta la vita e, credimi, Sette non ti potrà mai dare tutto questo, semplicemente perché siete troppo diversi. Ho esposto abbastanza chiaramente il quadro della situazione?
Chakotay non rispose e si allontanò con un vago cenno di saluto, ma B’Elanna sapeva di avergli dato molto materiale su cui riflettere e, in cuor suo, sperava che quei due zucconi dei suoi Ufficiali superiori si svegliassero in tempo utile, possibilmente prima che avvenisse quel maledetto matrimonio!
L’ingegnere capo della Voyager lasciò a sua volta la sala macchine, pregustando la scena che la aspettava in mensa: Tom e Neelix sarebbero stati a dir poco entusiasti di sentire il resoconto di quell’illuminante chiacchierata, in cui aveva messo a Chakotay il pallino del dubbio.
B’Elanna fece un mezzo sorriso che aveva un che di maligno: avrebbe parlato anche con il Capitano Janeway e, parola sua, le avrebbe schiarito le idee!

 
 
Intanto, nell’Ufficio Tattico
 
Lanciai sulla scrivania il Padd che stavo esaminando, facendo crollare miseramente la precaria pila accatastata in un angolo. Era inutile: non riuscivo a concentrarmi e questo non andava bene, non andava bene per niente!
Dopo che Chakotay era andato via, avevo chiesto al computer di localizzarlo e avevo scoperto che si trovava in sala macchine, dove, combinazione, c’era solo B’Elanna, l’unica – escludendo la sottoscritta, naturalmente - tanto pazza o efficiente, a seconda dei punti di vista, da lavorare anche quando non era di turno.
Mi augurai solo che quella mezza Klingon non avesse messo in testa strane idee a Chakotay, creandogli dubbi inutili e, in quella situazione, pericolosi, anche se dubitavo che il mio capo ingegnere fosse stata in grado di tenere la bocca chiusa.
Come se l’avessi chiamata, B’Elanna Torres chiese di vedermi e si sedette di fronte a me alla scrivania.
-Ci sono problemi, Tenente?, chiesi con la mente da tutt’altra parte: probabilmente in quel momento stava viaggiando tra i ricordi del periodo trascorso con Chakotay su New Earth. Ecco, sempre Chakotay, maledizione!
-No, Capitano, anche se… Posso parlare liberamente?
-Certo, Tenente., il mio cervello aveva improvvisamente ripreso contatto con la realtà. –La ascolto.
-Poco fa, ho parlato con il Comandante Chakotay e mi è sembrato molto preoccupato. Ha idea di cosa possa essere successo?
Gli occhi di B’Elanna dicevano chiaramente:io so tutto ma voglio sentirlo dire da te.
–No, Tenente, ad essere sincera non lo so. Il Comandante è stato qui per parlarmi del suo matrimonio e sembrava raggiante, prima di venire in sala macchine. Non capisco cosa possa avergli fatto cambiare umore così rapidamente.
B’Elanna appoggiò le mani a cupola sulla scrivania e si sporse in avanti con la schiena per venirmi più vicina. –Non starò a ripeterle quello che ho già detto a Chakotay per due motivi: primo, perché le mancherei di rispetto e, secondo, perché credo che lei lo sappia già., si allontanò improvvisamente e cambiò argomento:
-Sa, Capitano, mia madre, in quanto Klingon, aveva fede solo in se stessa, ma mio padre era umano e credeva molto nel Destino. Un giorno, una decina di anni fa, dopo che non avevo superato l’esame di ammissione all’Accademia, la Flotta Stellare mi inviò un messaggio con la richiesta di ripresentarmi per sostenere ancora l’esame.
“Io ero restia, perché avevo paura di sbagliare ancora, ma lui riuscì a convincermi; ricordo perfettamente le parole che mi disse quel giorno: “Quando il Destino ti offre una seconda possibilità, non lasciartela scappare per niente al mondo”.Aveva ragione.
 
Quasi non mi accorsi di lei, fatto sta che, quando rialzai la testa, B’Elanna era già uscita.
Riflettei a lungo sulle sue parole e su me stessa. Mi resi conto di aver passato gli ultimi anni concentrata solo sulla mia missione, focalizzandomi sul mio ruolo e dimenticandomi anche di osservare il resto dell’equipaggio: eravamo lontani da casa, dalle leggi della Flotta, e i maquis che avevamo a bordo stavano influenzando anche l’equipaggio regolamentare; erano sbocciate molte relazioni, prima fra tutte quella tra Tom e B’Elanna, mentre io avevo rifiutato i miei sentimenti per Chakotay, relegandoli in un angolo del mio cuore, perché avevo paura di affrontarli.
Santo cielo! Ero messa male! Avevo combattuto contro i Borg, la Specie 8472, stavo per riportare a casa la Voyager usando i tunnel spaziali Borg e avevo paura dei miei sentimenti?
In ogni caso, ero sempre più convinta che B’Elanna avesse ragione: forse, proprio quel fantomatico Destino a cui non avevo mai creduto, mi stava offrendo una seconda possibilità che dovevo cogliere al volo.
Mi alzai e chiamai Chakotay, chiedendogli di raggiungermi nel mio alloggio. Era venuto il momento di approfittare un po’ delle occasioni.
 
Le porte si chiusero alle nostre spalle e ci accolse il confortevole ambiente avvolto nella penombra, che se non altro mi aiutava. Avevo in mente le parole esatte da dire a quell’uomo straordinario che mi guardava interrogativamente, ma, quando incontrai i suoi occhi, quelle andarono tutte a farsi benedire, spazzate via, svanite nel nulla.
-Kathryn, mi dovevi parlare?
A quella domanda il mio cervello fu tentato di rispondere con un no secco e servì tutta quella poca forza di volontà che mi era rimasta per impedirmi di congedare Chakotay e con lui anche la mia ultima possibilità.
Invece feci la cosa più stupida, illogica e irrazionale che potessi fare: gli presi il viso tra le mani a lo baciai. Sentii le sue labbra morbide schiudersi appena a contatto con le mie e rimasi rigida, temendo che mi respingesse, ma Chakotay approfondì il bacio e mi strinse a sé.
Quando ci separammo, entrambi con il fiato corto, mi appoggiai con la guancia al suo petto e restai in quella posizione per un tempo interminabile, immersa nei miei pensieri.
Non ci servivano parole, non erano mai servite tra noi, però, senza dirgli nulla, mi promisi che, un giorno, prima o poi, avrei ringraziato B’Elanna.
  
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