Vivi per i vivi
Ino Yamanaka uscì
dalla tenda come un uragano. Avrebbe tanto voluto che ci fosse una porta da
poter sbattere, così l’avrebbe sbattuta tanto forte da far tremare persino il
terreno. E chissà che questo non le avrebbe permesso di sbollire un po’ di
rabbia. E tutto per colpa di quell’idiota di Shikamaru Nara.
Merda! Col cazzo che
lo avrebbe lasciato morire, quel coglione! E se lui voleva morire… bè, che si
attaccasse! Lei non glielo avrebbe permesso!
Eppure proprio questo, Shikamaru Nara, le aveva chiesto solo un paio d’ore
prima, dopo aver visto cadere prima il suo migliore amico, Choji, e poi la sua
ragazza, Temari. E con una ferita che gli squarciava il petto le aveva detto di
finirlo.
“ Coglione! Coglione!
Coglione! COGLIONE!” Imprecò Ino, urlando al vento, gli occhi che bruciavano
pericolosamente.
Cosa credeva, quello
stupido? Pensava di essere il solo a soffrire? Pensava che solo lui avesse
perso delle persone che amava in quella stupida Guerra? Bè, certamente non era
così! Anche lei aveva perso Choji – il suo caro, paffuto e giocherellone
compagno di Team! – e poi anche suo padre, Inoichi. Non lo avrebbe più sentito
chiamarla per casa, urlando per i corridoi; non lo avrebbe più sgridato perché
era entrato, per l’ennesima volta, in camera sua senza bussare; non sarebbe più
diventata rossa nel momento in cui le avesse chiesto chi aveva scelto fra Choji
e Shikamaru.
Ino si portò una mano
alla bocca e lottò per trattenere le lacrime. All’Accademia le avevano
insegnato che un Ninja non piange mai, che sa reprime le proprie emozioni, che
queste sono dannose. Ma Asuma-sensei le aveva insegnato tutto altro,
spiegandole che non bisognava vergognarsi delle proprie lacrime, e che piangere
per sfogarsi non era certo una debolezza. E al pensiero del suo Maestro morto
il groppo in gola si fece più doloroso.
“ Asuma-sensei, Choji,
papà… perché…?” Domandò a tutti e a nessuno, certa che non c’era una sola anima
che si sarebbe degnata di risponderle, presi tutti com’erano nel curare i
feriti, mandare informazioni al campo base e organizzare le nuove difese. E in mezzo a quella folla, Ino si sentì più
sola che mai.
Sakura cambiò
rapidamente e con movimenti abili la fasciatura di Shikamaru. Il ragazzo era
immobile, seduto su un lettino, lo sguardo vacuo. Sembrava davvero morto,
nonostante la ragazza potesse affermare che fosse vivo. Probabilmente, come la
maggior parte di loro, Shikamaru stava morendo dentro.
“ Ho fatto. La ferita
l’ho guarita, ma è meglio che per un paio di ore tu te ne stia calmo.” Disse
improvvisamente Sakura, con fare professionale, allontanando i pensieri dalla
sua mente.
“ Se facessi qualcosa…
potrei morire?” Domandò piano il Nara, la testa bassa. Un pugno lo colpì in
pieno, facendolo rotolare giù dal lettino e gemere di dolore.
“ Se solo provi a fare
qualche stronzata sarò io quella che userà l’Edo Tensei. E poi ti lascerò nelle
mani di Ino!” Sibilò Sakura, fredda come il ghiaccio, fissandolo però con occhi
di fuoco. “ Non provarci, Nara! Hai capito? Non provare a lasciarti morire su
quel campo di battaglia o chissà dove! Sono stata chiara?”
“ E perché non
dovrei?” Domandò allora il moro, la voce leggermente più infervorata di prima.
“ Cosa mi è rimasto, ormai?”
Un secondo pugno, più
forte del primo, lo colpì nuovamente sulla testa. E Sakura si eresse in tutta
la sua piccola statura, guardandolo dall’alto, con gli occhi che mandavano
scintille. Nonostante fosse certamente più grosso di lei, e poteva anche usare
la Tecnica del Controllo dell’Ombra, a Shikamaru non passò nemmeno per
l’anticamera del cervello di opporsi a lei. Era persino più spaventosa di Ino,
in quel momento!
“ Shikamaru Nara!”
Esclamò la Kunoichi, la voce dura come non era mai stata. “ Credi che la tua
vita valga così poco? Cosa mi è rimasto,
ormai?” Lo scimmiottò assottigliando gli occhi. “ Ti è rimasta ancora la
vita. E Ino. E i tuoi genitori. E… e sì, anche noi. Noi ci siamo, Shikamaru.
Noi non siamo ancora morti. E posso assicurati che faremo di tutto per
sopravvivere.
Choji, Temari… credi
che loro volessero morire? Credi che volessero che tu morissi? Credi di essere
l’unico che ha perso qualcuno in questa stramaledetta Guerra? E a Ino non ci
pensi?”
“ Ino non ha…”
“ Ino ha perso suo padre!” Lo interruppe la giovane, pentendosi subito dopo,
certa che la sua amica l’avrebbe fatta fuori una volta che avesse saputo che
aveva spiattellato tutto a Shikamaru.
Il Nara si bloccò. E
non perché aveva appena saputo della morte di Inoichi – con tutti quelli che
morivano non si poteva certo sorprendersi! – ma perché capiva, finalmente, che Ino comprendeva il suo
dolore. E forse aveva capito anche qualcosa di più, molto prima di lui che era
considerato il Genio.
“ Comprendo il gesto
di Ino, Shikamaru. E la appoggio.” Disse di scatto Sakura spezzando i
ragionamenti del moro. “ Ho perso un mio compagno di Team tanto tempo fa, e ora
non so nemmeno dove sia l’altro.
Asuma-sensei credeva
in voi, nel Team 10. Credeva nella vostra squadra, proprio come Kakashi credeva
in me, Naruto e Sasuke. Con noi non è bastato. Ma per voi le cose sono
diverse.”
“ Ma Choji è morto.”
“ Ma tu e Ino no.
Siete ancora vivi. Siete ancora insieme. E potete ancora combattere.”
“ Come avete fatto tu
e Naruto?”
Sakura sorrise,
tristemente, sentendo il nome del compagno impegnato chissà dove a combattere.
Poi fece un profondo respiro.
“ Shikamaru… non so se
lo sai, ma una volta ho cercato di uccidere Sasuke.” Rivelò chiudendo gli
occhi, rivivendo le immagini di quel giorno nella mente.
“ Tu cosa…” Non ci
credeva. Shikamaru non ci credeva. Sakura, la stessa Sakura che aveva sempre
affermato di amare Sasuke Uchiha e che aveva giurato di riportarlo a Konoha,
aveva tento di ucciderlo?!
“ Già…” Sospirò la
Kunoichi. “ Volevo ucciderlo. Credevo di essere ormai forte abbastanza. Non è
bastato. Quando sono arrivata al dunque, semplicemente, non ce l’ho fatta.
Credimi: non è
qualcosa di facile. Forse non è nemmeno qualcosa di possibile. Specialmente
quando il compagno di Team che dovresti uccidere è la persona che ami. E per lo
stesso sentimento Ino non ti ha ucciso, quando tu glielo hai chiesto. Non
poteva.”
Shikamaru rimase
immobile, ancora seduto a terra. Poi, piano, i suoi occhi vacui si riaccesero,
e lui si alzò un po’ barcollante. Era tornato a vivere, finalmente.
Si voltò, dirigendosi
all’uscita della tenda, e Sakura sapeva benissimo dove stava andando.
“ Shikamaru.” Lo
richiamò improvvisamente, voltandosi anche lei per sorridergli dolce. “ Non
morire per i morti. Vivi per i vivi.”
Il Nara sorrise – quel
suo sorriso sottile e inafferrabile che Sakura ben conosceva – e con un gesto
della mano la salutò lasciandola sola.
Sakura si lasciò
scivolare a terra, il viso nascosto tra le gambe. Aveva spronato Shikamaru a
continuare a vivere, ma ora lei stessa doveva fare la stessa cosa. Anche se
sapeva che, da qualche parte, Naruto e Sasuke stavano combattendo al massimo
delle loro possibilità. Sapeva anche che il biondo non avrebbe mai sferrato
l’attacco mortale, uccidendo quello che da sempre considerava il suo migliore
amico; per lo stesso principio che aveva spiegato a Shikamaru non poteva farlo.
E in cuor suo Sakura sperava che quel principio valesse in qualche modo anche
per Sasuke, che ci fosse anche solo un piccola scintilla del passato in lui.
Perché se Sasuke avesse ucciso Naruto, allora lei non glielo avrebbe mai
perdonato. Mai!
Shikamaru trovò Ino in
mezzo a quello che doveva essere stato fino a poche ore prima un campo di
battaglia. Se ne stava immobile, seduta su una roccia che sporgeva, con i
lunghi capelli sciolti che le ricadevano sul viso. Le si sedette accanto senza
dire una parola.
“ Che vuoi?” Disse
atona la bionda, fissando un imprecisato punto davanti a sé. “ Se sei qui per
chiedere scusa o per chiedermi mi ammazzarti sappi che…”
Non poté più parlare,
perché con uno scatto Shikamaru l’aveva tratta a sé, stringendola forte al
petto nonostante questo protestasse per la recente ferita. Il profumo di fiori
della ragazza gli invase le narici, e i suoi capelli si sparsero ovunque su di
loro.
Ino rimase immobile,
il viso schiacciato contro il torace del Nara. Poi, all’improvviso, un singulto
fece tremare il petto del ragazzo, e la bionda sentì qualcosa di bagnato
caderle sulla testa. E capì che Shikamaru stava piangendo, e così facendo stava
accettando quelle morti tanto dolorose. E aveva voluto lei, al suo fianco, per
affrontare quel dolore.
La ragazza si sollevò
di poco e prese il capo di Shikamaru tra le mani, guidandolo sul suo petto e
scivolando a terra con lui, in una posizione scomoda ma voluta, cosicché
potessero sentire il calore del corpo dell’altro sulla pelle.
“ Sai, Sakura mi ha
detto un cosa.” Disse improvvisamente il moro, dopo quelle che parvero ore. Si
staccò leggermente da lei e portò le loro fronti a toccarsi. Poi rimase in
silenzio.
“ Cosa ti ha detto
Sakura?” Lo spronò allo Ino, perché sapeva che ogni tanto Shikamaru era così
pigro da non continuare nemmeno un discorso.
“ Mi ha detto… Vivi per i vivi.”
Ino chiuse gli occhi,
e finalmente le lacrime rigarono il suo viso. Vivi per i vivi… Quella frontespaziosa ci aveva proprio preso
quella volta. Non c’erano parole più giuste di quelle.
La ragazza si strinse
forte a Shikamaru, sentendo il suo respiro sui capelli. Poteva sentirlo. Poteva
sentire Shikamaru. E questo voleva dire che erano ancora vivi, e che quindi
avevano qualcosa per cui valeva la pena di vivere.
Vivi per i vivi!
Allora avrebbero
vissuto l’uno per l’altra. E avrebbe vissuto anche per tutti quelli che
continuavano a vivere, e a combattere.
Avrebbero vissuto,
perché erano vivi.
Finita!! Sì, leggermente OOC,
lo ammetto! Però…
Mi piaceva l’idea della
disperazione della guerra, e di cosa questa porta a fare e/o chiedere!
Mi fate sapere cosa ne
pensate??
ByeBye