Fanfic su artisti musicali > Linkin Park
Segui la storia  |       
Autore: j a r t    03/08/2012    3 recensioni
Chester ha 16 anni ed è al liceo. Si sente giustamente incompreso e solo, i suoi compagni di classe non fanno altro che prenderlo in giro. Arriva però una nuova professoressa che vuole aiutare Chester a superare il suo momento difficile e gli fa capire che la vita ha in serbo per lui un destino diverso da quello che immagina.
Genere: Drammatico, Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Chester Bennington
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
   >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
CHAP 1

 
Lontano da tutti, mi sentivo di nuovo solo. Tremendamente solo. Nessuno disposto a capirmi, ad ascoltarmi sul serio, a prendermi in considerazione anche solo per un minuto. Avevo solo 16 anni eppure mi sembrava di aver vissuto già tutto, tutto il peggio che qualcuno potesse vivere, dalla separazione dei miei agli abusi. Eppure avevo tenuto il silenzio per anni, soffrendo per anni, stando solo come un cane e anche dopo aver passato tutto il peggio, mi sentivo più solo. Perché cazzo nessuno mi capiva?
Diedi un pugno al muretto e mi morsi le labbra per la rabbia: quasi il piercing mi sanguinava, per tutta la foga che ci misi. Qui a scuola mi vedevano come un parassita sociale: stavo a guardare la vita scorrermi davanti agli occhi come un film di cui io ero meno di una comparsa; credevano che il mio passato fosse stato come il loro e che io avessi scelto di essere quello che ero con completa lucidità. Si sbagliavano in entrambi i casi. Sentii qualcuno che si avvicinava e mi voltai di scatto.
"Ti fai ancora di quella roba?" mi domandò Bret, il mio acerrimo nemico, con le braccia incrociate.
"Non rompere le palle e vattene" affermai secco, accendendomi invece una sigaretta.
"Mi tratti male, perché?" fece lui sorridendo.
Trattarlo male? Io? Aveva speso tre anni a prendermi in giro, a chiedermi palesemente di picchiarlo tramite degli insulti ed ero io a trattarlo male? No.
"Ti ho detto di non rompere le palle, non capisci?"
"Mi fai pietà"
Pietà?
"Perché?" chiesi.
"Perché sei solo un figlio di puttana che si crede chissà chi e si fa di marijuana dalla mattina alla sera" sorrise, poi vide che mi stavo incavolando e scappò via ridendo assieme ai suoi tre amici bastardi che avevano assistito alla scena divertiti. Erano loro i figli di puttana, non io.
"La prossima volta ti ammazzo, coglione!" gli urlai dietro.
La campanella suonò giusto per non farmi dire altri insulti: cazzo, era finita la mia ora preferita - educazione fisica - e ora mi toccava entrare in classe con tutti quegli idioti. Ma come al solito me ne sarei stato in un angolo a dormire in pace (o quasi).
 
Mi sedetti al mio posto e incrociai le braccia sul banco, poi ci poggiai la testa su. Stavo per addormentarmi, quando una donna mi svegliò:
"Sei qui per dormire?" chiese stizzita, ma senza urlare.
Alzai appena appena la testa, avevo ancora la vista lievemente sfocata. Quando vidi finalmente bene, non capii chi era quella donna che avevo di fronte. Ah, già, forse la nuova professoressa.
"Uhm..." pensai un attimo "sì" dissi riappoggiando la testa sulle braccia e chiudendo gli occhi.
La sua mano strinse appena la mia spalla sinistra e trasalii.
"Chester Charles Bennington, giusto? Devi essere tu, l'unico ‘presente’ che mi mancava era il tuo, dato che dormivi" disse l'ultima parola con stizza.
"Sì, sono io, e allora?" chiesi scontroso.
"Allora adesso ti alzi e vai a sederti al primo banco, di fronte a me" ordinò.
"Che palle" sussurrai, ma lei fece finta di non sentire. Mi alzai dall'ultimo banco e mi diressi verso il primo. Mi sentivo maledettamente vulnerabile lì davanti.
"E il tuo materiale?"
"Il mio cosa?"
Risatine alle mie spalle.
"Il quaderno, libro, astuccio...?" si rivolse come se fossi pazzo.
"Non ce li ho" sbuffai sedendomi.
"Neanche una penna?" domandò ancora più stupita.
"No" dissi semplicemente.
"Perché non ha soldi per comprarseli" si sentì Bret dal fondo. Lo odiavo.
"Fatti i cazzi tuoi, Bret!" risposi fulminandolo con lo sguardo.
"Hey, per favore!" urlò la professoressa a entrambi "Niente linguaggio scurrile" disse poi rivolgendosi a me.
Linguaggio scurrile? Ma come parlava quella?
"In ogni caso, mi ripresento: sono la professoressa Alyssa Kerry e insegnerò matematica e biologia alla vostra classe fino alla fine dell'anno, come sostituta alla vostra insegnate che si è ammalata" cambiò tono radicalmente, assumendone uno più calmo del precedente.
"Adesso farò un piccolo test d'ingresso per vedere il livello di ciascuno di voi" riprese "ci sono domande sia di matematica che di biologia"
Si alzò e consegnò dei fogli a ciascuno, cominciando da me. Diedi una rapida occhiata al foglio, rinunciai subito.
Terminò il giro di consegne, poi prese una penna dal suo astuccio e me la porse, tornando a sedersi alla cattedra, di fronte a me.
"Questa ti servirà" sorrise, mentre prendevo la penna.
"Ha ragione" risposi.
Voltai il foglio e scrissi nome, cognome, classe e data - che forse era sbagliata, non ero sicuro che fosse il 13 marzo - poi consegnai il foglio in bianco alla prof stupita e poco dopo le riconsegnai la penna.
"Consegni senza neanche leggere le domande?" chiese.
"Sì" affermai incrociando di nuovo le braccia e tornando a dormire. Mi spintonò e mi riscossi.
"Non ti ho messo di fronte a me per farti dormire" disse poi.
"Dai, cerca di fare qualcosa" sussurrò porgendo il foglio, ma non lo presi.
"Non so niente di quello che c'è scritto" risposi poggiando il mento sui pugni e abbassando lo sguardo. Lei ritirò il foglio in silenzio, sospirando appena.
  
Leggi le 3 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
   >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Fanfic su artisti musicali > Linkin Park / Vai alla pagina dell'autore: j a r t