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Autore: CaptainKonny    04/08/2012    0 recensioni
[Questa è una fanfiction dedicata ad una serie televisiva terminata nel 2005 "Il tocco di un Angelo".. Tengo a precisare che non sono una fanatica di film religiosi, ma questo telefilm era particolare, sapeva prenderti fino alla fine.. e siccome ho saputo che l'anno scorso è morto il mio personaggio preferito (John Dye che interpretava Andrew l'angelo della morte) ho deciso di dedicargli questa storia, una puntata in più di una delle sue migliori serie, anche se il titolo è preso da una delle loro puntate la storia è differente].. La famiglia Potter è una delle famiglie più felici che esistano: genitori perfetti, figli adorabili, ma come ogni pace che si rispetti qualcosa deve turbare la tranquillità di questa famiglia.. la figlia più grande soffre di uno scompenso cardiaco, ma si guarda bene dal dirlo alla famiglia e al suo ragazzo. Toccherà ai nostri angeli portare un pò di sollievo alla famiglia e aiutarli in questa triste avventura.. . Spero vi possa piacere questo mio piccolo capriccio di storia. Un bacione!! ;) :)
Genere: Fantasy, Romantico, Triste | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: Movieverse | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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“Will”

http://www.google.it/imgres?q=Joseph+Cross&um=1&hl=it&sa=N&biw=1440&bih=745&tbm=isch&tbnid=cEDBwRfLGRm-UM:&imgrefurl=http://www.boyactors.org.uk/actor.php%3Fref%3D218&docid=Ykm_RuD8SRV15M&imgurl=http://www.boyactors.org.uk/actors/218.jpg&w=287&h=349&ei=N-obUPedD67E4gTum4GQCQ&zoom=1&iact=hc&vpx=1005&vpy=398&dur=691&hovh=248&hovw=204&tx=111&ty=71&sig=101234677226784368601&page=2&tbnh=163&tbnw=134&start=24&ndsp=29&ved=1t:429,r:27,s:24,i:261

 

-Uffa basta!- si scocciò, lanciando la penna sul quaderno dopo l’ennesima volta che rifaceva la stessa espressione senza successo. Lasciò che la sedia lo inghiottisse e la testa andasse a poggiare contro lo schienale della sedia, a metà della sua lunghezza.

-Ehi, cosa c’è?- chiese Andrew, non aveva mai visto il bambino così disattento. Non riusciva a concentrarsi su quello che stava facendo, la testa altrove, persa in chissà quali pensieri. Più volte aveva dovuto incitarlo ad andare avanti e a riprovare, ma era pure vero che di solito non ce n’era bisogno. Il comportamento di quel bambino lo mandava in confusione, quel giorno faceva tutto senza una logica precisa, solo per poter tenere le mani impegnate in qualcosa.

-Niente.- rispose mesto il bambino.

-Davvero?- fece, con un tono che la sapeva più lunga di quanto dava ad intendere.

-Non ho più voglia di studiare.- spiegò arrabbiato.

-Va bene. Allora dopo diremo a Ellie che volevi a tutti i costi fare i compiti con lei.- era da quando c’era lui che Will non faceva più i compiti con sua sorella, ma Will sapeva anche che con Andrew poteva chiacchierare di più, dato che anche Ellie aveva i suoi di compiti da fare e con lei non si parlava poi più di tanto. E poi il babysitter aveva preso a viziarlo con una bella cioccolata calda per merenda se lui faceva il bravo; e di certo quel giorno il bravo non lo stava facendo. Andrew lo guardò di sottecchi, prima di incrociare le braccia sul tavolo e dedicarsi completamente a lui.

-Allora, me lo vuoi dire cosa succede?- gli chiese gentilmente.

-Ti ricordi quando ti sei fermato da noi a mangiare?- iniziò il bambino con voce mesta.

-Sì.-

-Che Ellie è stata male.-

-Ha avuto solo un colpo di tosse.- cercò di alleviare la cosa.

-Pensi sia stata colpa mia?- non stava per piangere, ma aveva gli occhi lucidi, da cui traspariva tutto il senso di colpa che si stava autoinfliggendo.

-No, certo che no.- gli disse convinto.

-Dici?- cercò conferma nelle parole del suo nuovo grande amico.

-Certo. Ascolta, ha avuto altri colpi di tosse da allora?-

-No.-

-E allora vedi che sta bene. Se non stesse bene avrebbe visitato un dottore. Tu non c’entri niente piccolo, sono cose che capitano.- si era alzato dalla sedia per accucciarsi in parte a lui.

-Sì ma, sono stato io a insistere perché lei ballasse, se non avessi insistito forse non sarebbe stata male.- la voce incrinata.

-Acolta, certe cose non si posso prevedere. Hai provato a parlarne con Ellie?-

-Sì.-

-E lei che ti ha detto?-

-Di non preoccuparmi. Che stava bene.-

-Visto.- gli sorrise incoraggiante.

Will lo abbracciò forte e lasciò che le grandi mani di Andrew lo consolassero.

-Ho avuto paura Andrew.- riuscì finalmente a dire.

-Lo so piccolo. Lo so.- sussurrò.

Odiava vedere le persone in quello stato, specialmente i bambini. Era una violenza.

 

-Portatemi i documenti dei signori grazie. Miller, mi faccia il piacere di farmi queste fotocopie grazie.- Lily era sempre super indaffarata al lavora, ma si sapeva, più si era bravi più si avevano responsabilità.

-Signora Potter. Questa è Monica, dice di avere un appuntamento con lei.- disse la sua segretaria.

-Ah, sì venga nel mio ufficio.- fece strada alla nuova venuta fino ad una stanza in fondo al corridoio color grigio. Era silenziosa, ma con la sua scrivania in legno di ciliegio ricoperta non solo da fascicoli, ma anche da fotografie familiari era conciliante.

-Quindi lei è Monica giusto?- chiese Lily, stringendole la mano.

-Sì, signora. Molto piacere.- fece l’altra, i lunghi capelli castani che le ricadevano sulle spalle, mentre non la smetteva di sorridere cordiale.

-Mi dica, lei è qui per un posto di lavoro se non sbaglio.-

-Esattamente, ho visto il vostro annuncio sul giornale che state cercando personale.-

-Sì è così, purtroppo da un po’ di tempo abbiamo dovuto lasciare a casa alcune persone perché non erano in grado di stare al ritmo. Sa, in poco tempo la nostra impresa è salita di categoria e di conseguenza anche il lavoro è aumentato e purtroppo, se non si riesce a stare al passo l’unica soluzione è andarsene.-

-Siete molto esigenti.-

-E’ vero. Ma è anche vero che se una persona cerca lavoro è per dare il massimo. Al di fuori si è sempre amici.-

-Sono d’accordo. La persona di cui dovrei prendere il posto mi ha detto che lei l’ha aiutata a trovare un altro lavoro.-

-E’ così, io ci tengo ai miei dipendenti Monica.-

-Ne sono convinta.-

-Molto bene, ha qualche competenza riguardo a organizzazione?-

-Certamente, ho frequentato corsi e scuole di preparazione che frequento tuttora come aggiornamento.-

-Perfetto. Quando può cominciare?-

-Anche subito.-

-E’ assunta.- Monica non si aspettava che il suo colloquio sarebbe stato un simile botta e risposta. Doveva anche ammettere che quella donna era eccezionale. Aveva un carattere e un carisma contagioso, non si poteva non rimanere al suo passo.

-Allora per prima cosa abbiamo un matrimonio da organizzare per il mese prossimo. Monica avrò bisogno del suo aiuto, in questo periodo sembra che tutti vogliano sposarsi, riappacificarsi, fare riunioni di famiglia… e noi dobbiamo essere preparati. Come le dicevo, abbiamo un matrimonio, lei mi deve fare il favore di andare al piano di sotto e iniziare a farsi venire un’idea. Lì troverà tutto quello che le serve per farsi venire un’ispirazione. Ha due ore prima di aggiornarmi sui suoi progressi.- le disse Lily.

-Molto bene.- disse Monica prima di uscire dall’ufficio.

Tutto sommato quel lavoro non era male.

 

“Lily e James Potter”

 

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Ellie arrivò in tempo per il pranzo, perfettamente in orario.

-Ciao Ellie!-

-Ciao!- la salutarono i due uomini.

-Ciao.- rispose lei con un sospiro stanco.

Andrew le lanciò un occhiata mentre appendeva il giubbino sull’attaccapanni all’entrata, controllando che non avesse un altro dei suoi attacchi.

Fu un pranzo particolarmente silenzioso, ma gli unici ad accorgersene furono probabilmente Andrew, ed Ellie che sembrava avere una cera piuttosto nera.

-Andato bene oggi il corso di lingue?- domandò Andrew.

-Sì, grazie. Voi? Tutto bene?- domandò lei, senza troppa convinzione.

-Più o meno, anche se oggi quelle espressioni sono impossibili.- commentò Will.

Ellie fece un mezzo sorriso, tirato. Sembrava che non avesse alcuna voglia di ridere. Finì di mangiare quello che aveva nel piatto per poi lasciarci dentro le posate e metterlo nel lavello pronto per essere lavato. Prese lo zaino che aveva lasciato vicino alla porta della cucina.

-Dove vai? Non mangi il dolce?- le chiese Andrew.

-No, non ho fame.- sotto lo sguardo dei due sparì su di sopra.

-Che dolce hai fatto?- domandò Will.

Andrew fece un sorriso furbo, prima di tirare fuori dal frigo una torta con panna e fragole.

-Andrew io ti adoro!- esclamò il bambino, infilzando la forchetta nella sua fetta di torta.

Era inutile, il babysitter aveva delle mani d’oro per qualunque cosa.

Dopo pranzo entrambi si svaccarono sul divano, telecomando alla mano, guardando alla tv i programmi più stupidi che davano. Erano talmente ridicoli che non facevano nemmeno ridere.

-Secondo te quanto li pagano per fare quelle cose?- domandò scioccato Will.

-Mmhh, bella domanda. Una cosa è certa: non mi metterò mai un cappello del genere.- commentò Andrew, mentre il monitor gli ritornava l’immagine di un tizio con indosso un enorme cappello piumato multicolor. Will si mise a ridere a più non posso.

-Che ti ridi!- disse Andrew, facendo il finto offeso.

-Smettila subito.- gli disse dopo un po’, mentre il bambino non cessava di ridere; anzi, era finito lungo disteso con le lacrime agli occhi.

-Scusa Andy, però saresti troppo buffo.-

-Ah, è così! Adesso ti faccio vedere io!- minacciò. Si avvicinò al bambino e in due secondi lo fece contorcere sotto le sue mani, mentre le dita cercavano i punti che più soffrivano il solletico.

-No, basta!-

-Basta? Te la sei cercata.- oramai le risate erano diventate contagiose.

-Basta.. ti prego.. And… rew… basta!- soltanto dopo svariati minuti il babysitter si fermò, lasciandogli il tempo di riprendere fiato. Guardando Will con quegli occhi dolci che ti scioglievano, mentre gli accarezzava la testa.

-Lo sai Andrew, sono contento!-

-Di cosa?-

-Che tu sia il mio babysitter.- rispose il bambino, chiudendo gli occhi. L’altro sorrise.

-Avanti poltrone! Abbiamo ancora delle espressioni da finire.- il babysitter si alzò in piedi, con l’intento di far finire i compiti al suo protetto.

-Oh, no! Ti prego!-

-Avanti dai! Altrimenti vado a chiamare Ellie.-

-D’accordo.- acconsentì Will con uno sbuffo, andandosi a risedere sulla sedia del salotto.

-Senti, mentre tu vai avanti, vado un attimo a vedere se Ellie sta bene. Mi è sembrata molto silenziosa oggi.-

-Okay.-

Così mentre Will faceva i compiti di matematica, per la prima volta da quando era lì, Andrew salì le scale che portavano in camera di Ellie. Dall’altra parte della porta non arrivava nessun rumore. Bussò un paio di volte, ma non ottenne risposta; così decise di entrare. Ellie se ne stava seduta sul bordo del letto, circondata da fogliettini e fotografie, alcune strappati, altri ancora spiegazzati. Aveva uno sguardo smarrito e addolorato, come se nella sua stanza fosse passato un uragano che le aveva distrutto tutto. Quando lo guardò sentì tutto il suo dolore come se lo provasse egli stesso.

-Ellie, cos’è successo?- le domandò preoccupato.

-Andrew.. io non.. va tutto bene.- balbettò tra i singhiozzi, la voce impastata dal pianto.

-No, non va bene.- le disse Andrew, avvicinandosi quel tanto per prenderla per le spalle. Guardava ovunque, il letto, le pareti, i mobili, ma evitava accuratamente il suo sguardo.

-Io.. io non.. non ho potuto fare altrimenti.-

-Ellie.. Ellie guardami. Guardami.- disse fermo.

La ragazza alzò gli occhi su di lui, erano due pozze d’acqua, il naso e la bocca arrossati, le guance rigate. Era come una foglia secca in autunno che fa di tutto pur di rimanere attaccata al suo ramo. Attraverso quegli occhi Andrew riuscì a vedere il suo cuore spezzato.

-Cosa è successo?- le ripetè.

Ellie voltò il capo, ci provò, ma non poteva nemmeno lei ignorarlo.

-Ellie. Cosa?- le lacrime tornarono prepotenti, come un fiume in piena incontrollato, senza argine. Si passò una mano davanti alla bocca per attutire i singhiozzi. Adesso capiva perché per tutto quel tempo non avevano sentito un rumore.

-L’ho lasciato Andrew. L’ho lasciato.- disse, sembrava però che stesse dicendo che aveva appena ucciso il suo migliore amico. Si guardò attorno e vide che le foto erano tutte di lei e di Zanna, oppure solo con Zanna; e sorridevano. Erano delle foto perfette, perché loro due stavano bene insieme; ma allora perché si erano lasciati?

-E’ stato lui a lasciarti?-

Si girò verso la parete, per poi scivolare sul tappeto, la schiena contro il letto, mentre negava. Lui si accucciò in parte a lei.

-Sei stata tu?- di nuovo quella mano davanti alla bocca a soffocare i singhiozzi.

Le lacrime scavavano nella pelle, bollenti, come fuoco incandescente. Annuì, per poi mettersi le mani nei capelli, come se avesse fatto la più grande cavolata di tutti i secoli.

Andrew sospirò, la prese per le braccia e la tirò verso di sé, senza fatica. Era talmente debole che avrebbe potuto essere una bambola di pezza. Se l’appoggiò vicino, così che lei potesse affondare il viso nella sua spalla e lui circondarle con le braccia la schiena scossa dai tremori. Sentiva che quel tremito passava da lei a lui come un’eco. Era straziante.

-Shh. Shh.. andrà tutto bene. Sistemeremo anche questa. Vedrai.- le sussurrò.

Passarono svariati minuti prima che cessasse di singhiozzare, e poi di piangere. Quando alzò il viso non avrebbe potuto dire che era la stessa ragazza che lo aveva accolto il primo giorno di servizio, sorridente e solare. Il suo volto era talmente sciupato e distrutto, solo gli occhi sembravano ancora vivi. Andrew fece scorrere una mano sulla sua guancia fino al mento, sollevandole il viso per guardarla negli occhi.

-Ce la fai?- le chiese, lo sguardo di lui trasmetteva tutto l’aiuto e la sicurezza di cui aveva bisogno in quel momento.

-Sai, penso di aver bisogno di distrarmi un po’. Magari più tardi vado a fare una passeggiata.- disse più a se stessa che a lui, quasi come scusa, ma che non avrebbe mai fatto. Non da sola almeno.

-Io invece avrei un’idea migliore.- disse lui alzandosi.

Tese le mani in avanti, così che lei potesse afferrarle e l’aiutò ad alzarsi.

-Una bella cena è quello che ti ci vuole. Dicono che mangiare faccia bene allo spirito oltre che allo stomaco.- disse con un sorriso. Anche lei provò a sorridere, ma si vedeva che non ne aveva la minima voglia.

-Senti, se vuoi parlarne, io ci sono; okay?- le disse, con quella voce bassa che la faceva vibrare tutte le volte. Annuì. Lui tornò a sorridere.

-Okay. Adesso vado di sotto, altrimenti Will mi dà per disperso.- le disse, dandole un’ultima  carezza affetuosa sulla spalla e uscendo dalla stanza, richiudendosi la porta alle spalle.

 

-Come procede il lavoro?- Lily era tutta trafelata, aveva appena finito di fare delle fotocopie che la sua segretaria l’aveva chiamata per dirle che nel suo ufficio erano appena state portate altri documenti da firmare. Prima di tornare nel suo ufficio però voleva andare a controllare che i preparativi per il matrimonio procedesso al meglio e che quella nuova si stesse ambientando a dovere.

Giunta al piano di sotto non si meravigliò di trovare tutti al lavoro, che andavano avanti e indietro: chi portando assi o scale, chi un mazzo di fiori, chi dei nastri colorati, chi tagliava, chi appendeva.. ognuno aveva al suo compito. A quanto poteva vedere anche Monica aveva trovato il suo posto. Se ne stava in piedi, in mezzo alla stanza, quasi non riusciva a muoversi tanto le persone andavano a chiederle consiglio. E lei, con calma e pazienza, rispondeva a tutti, controllando la sua cartellina, sorridendo a tutti. Soltanto dopo cinque persone riuscì a raggiungere il suo diretto superiore.

-Oh, Lily! Stavo giusto cercando di venire da te.- disse la giovane.

-Ho notato. Vedo che tengono parecchio alla tua opinione.- notò la direttrice, con un sorrisetto soddisfatto. Le piaceva chi sapeva farsi intendere.

-Oh, diciamo che siamo riusciti a trovare li modo migliore per sviluppare questa festa. Te lo illustro se vuoi.- disse Monica.

-Con grande piacere.-

-Spero rientri nei tuoi gusti. Abbiamo già chi si occupa di filmare tutta la cerimonia. Abbiamo optato per i teli bianchi sulle panche, esattamente come i puff. I fiori saranno anch’essi bianchi, solo più chiari, di tela, in modo che durino di più di quelli veri. Le paratie sopra l’altare saranno rosso scuro, così da dare più solennità alla cerimonia. La limousine nera si farà trovare fuori dalla chiesa al termine delle firme. Andranno diritti al ristorante. Ne abbiamo scelto uno elegante ma anche abbastanza sobrio. Riservato esclusivamente agli sposi e agli invitati. Le tavole saranno parecchiate color rosa salmone, i centrotavola saranno dei fiori colorati. Abbiamo scenlto una band abbastanza tranquilla, niente che faccia addormentare, ma neanche niente di troppo rumoroso, per evitare che non si riesca a parlare. Il giardino fuori sarà adornato con decorazioni bianche e la sera è prevista una cena fuori con karaoke, le musiche ovviamente saranno quelle preferite dagli sposi; in modo così da coinvolgere tutte le persone di tutte le età. Per finire ci saranno il buffet con la torta e un po’ di musica per ballare. Sul tardi, se ci sarà ancora qualcuno, la band ha ordini precisi per suonare pezzi tranquilli e rilassanti.- spiegò voltando opportunamente pagina per illustrare anche visivamente il progetto. Lily era soddisfatta del suo nuovo acquisto.

-Monica.- la ragazza la guardò, aspettandosi un qualche appunto.

-Ottimo lavoro! Mi trovi nel mio ufficio se hai bisogno di me.- le disse, prima di allontanarsi diretta al piano superiore.

Scartoffie su scartoffie, Lily Potter faceva questo per gran parte del suo tempo, quando non doveva presiedere a convegni o cerominie da lei stessa organizzate. Passò un’ora prima che sollevasse il viso da tutte quelle carte e si soffermasse ad osservare le foto che addobbavano la sua scrivania. Lei e James sposati. Ellie appena nata. Ellie e Will piccoli. Una foto di loro quattro insieme vecchia di due anni. Ellie all’asilo. Will in prima elementare. Lei e James prima del matrimonio in montagna. Doveva necessariamente rinnovare quell’album fotografico. Era da tempo che non passava intere giornate con la sua famiglia e si metteva a scattare foto. Si era sempre sentita in sintonia con sua figlia, per il fatto che entrambe avessero la stessa passione per la fotografia, per il voler fermare i ricordi nel tempo. E dopo anni anche lei iniziava a sentirne la mancanza. Forse un’uscita tutti e quattro insieme gli avrebbe fatto bene. Prese in mano la foto dei suoi due bambini, sorridendo amorevolmente. Toccò con la punta delle dita il vetro, tracciando i contorni delle sagome ritratte. Sì, si sarebbe dovuta prendere un periodo di vacanza. Non sentì nemmeno che qualcuno bussava alla porta.

-Signora Potter.- Monica entrò, trovando la donna ancora con la foto in mano.

-Oh, mi dispiace. Se vuole passo più tardi.- si scusò.

-No, Monica. Tranquilla entra. Stavo solo riguardando una vecchia foto. Sai, ogni tanto mi piace riguardare i vecchi momenti.- sorrise Lily.

-E’ la sua famiglia?- domandò Monica, con fare dolce.

-Sì, questi sono i miei figli: Ellie e Will.- rispose Lily, porgendole la foto, così che potesse vedere i suoi tesori.

-Sono bellissimi.- disse Monica.

-Già.-

-Quanti anni hanno?-

-Ellie ne ha venti, mentre Will undici.-

-Sono davvero meravigliosi.-

-Ti ringrazio. Sai, non posso fare a meno di pensare a quanto gli voglia bene e a quanto tempo mi rimane prima che loro se ne vadano.-

-Oh, ma loro non se ne andranno mai veramente. Continueranno a volerti bene, ne sono certa. Scommetto che sei una madre stupenda.- commentò Monica.

-Sei gentile. Ma anche loro un giorno si faranno una famiglia, ed è giusto che vadano per la loro strada.-

-Sono d’accordo. Purtroppo i nostri figli non ci appartengono, sono i figli del Signore. Noi possiamo solo custodirli e proteggerli, per quello che possiamo.- disse, in fare angelico.

-Sono d’accordo con te. Cosa mi volevi dire?-

-Che abbiamo finito di preparare le decorazioni e gli addobbi. Direi che nei prossimi giorni potremmo essere pronti per andare sul posto.-

-Molto bene. Ottimo lavoro.. Oh, e chiamami Lily.. questo Signora Potter mi fa sentire vecchia.-

-Come vuole Lily.-

-Oh mamma! Sono già le sei! Senti Monica, posso approffittare di te? Vorrei tornare a casa prima oggi, così magari potrei preparare io la cena anziché Andrew, sai lui è nuovo babysitter di Will.-

-Ma certamente. Non preoccuparti ci penso io qui.-

-Grazie mille. Buona serata.-

-Anche a te.-

Monica guardo Lily prendere la giacca e uscire dall’ufficio con un sorriso radioso. Con ancora la cartellina in mano si voltò a guardare quelle fotografie. Erano davvero una bella famiglia. Peccato che non sapessero la verità. Ben presto tutta quella felicità si sarebbe trasformata in un sordo dolore.

 

“Monica”

 

http://www.touched.com/episodeguide/seasonfour/41115monicaglow.jpg

 

-Sono a casa!- disse nell’entrare, cercando di estrarre le chiavi dalla porta senza far cadere la borsa. Subito Will corse verso di lei.

-Mamma! Sei tornata a casa prima!- l’abbracciò lui.

-Sì, oggi avevo voglia di tornare a casa da voi il prima possibile.-

-Prepari tu la cena?-

-Sì, ho detto ad Andrew che mi sarei occupata io della cena stasera.-

-Evvai!-

-Spero solo che vostro padre non ritardi come al solito.- sorrise dolce Lily, depositando un bacio affetuoso sulla testa del figlio.

-Ellie dov’è?-

-Sono qui.- Ellie scese le scale saltellando, una borsa nera sulla spalla, segno che stava uscendo; sul viso non c’era più traccia della tristezza di quel pomeriggio.

-Ehi, stai uscendo? Proprio oggi che sono uscita prima?-

-Scusa, spero non ti dispiaccia troppo. E’ che.. non è stata una gran giornata ed Andrew mi aveva promesso che mi avrebbe fatto assaggiare uno dei suoi piatti una sera. Non mi aveva avvertita che saresti uscita prima. Vuoi che disdica?-

-No, va pure. In fin dei conti non glielo avevo detto. Fa la brava e sta attenta.. eh?-

-Certo mamma.- la ragazza scoccò un grosso bacio sulla guancia della madre, circondandole le spalle con un braccio, mentre con l’altro si sistemava meglio la borsa in spalla e, dopo aver salutato il fratello uscì.

 

La strada non era per niente trafficata. Le luci le passavano accanto come lunghe scie luminose. Tenne il finestrino leggermente abbassato, così che la brezza potesse rinfrescarle il viso. Non aveva dimenticato che la persona da cui stava andando a cena era la stessa ad esserle stato accanto quel pomeriggio, e la cosa la metteva leggermente a disagio. Guardava gli alberi che avevano un qualche timido bocciolo che cercava di combattere il freddo di fine inverno. Mancava ancora un mese prima dell’arrivo della primavera.

Andrew abitava vicino al centro, proprio alla periferia, in un appartamentino di quartiere, elegante al punto giusto. Quei quartieri sempre verdi e illuminati da centinaia di lampioni e luci. Parcheggiò vicino all’entrata e pigiò sull’unico campanello dove non c’era scritto il nome e l’iniziale del cognome “A”. Prese l’ascensore per arrivare al terzo piano.

-E’ permesso?- Ellie cacciò la testa dentro l’uscio socchiuso, da cui veniva un odore di carne e verdure cotte. Andrew le andò subito incontro, con il suo sorriso cordiale.

Per l’occasione indossava una semplice camicia rossa e un paio di jeans grigio perla.

-Ellie, ciao! Entra pure.- la invitò caloroso. Richiudendole la porta alle spalle.

-Ciao.-

-Sei in anticipo.- notò lui.

-Sì, mia madre era appena tornata a casa, spero non ti dispiaccia.-

-No, figurati.- rise, mentre tornava al piano cottura.

-Stavo finendo di preparare la cena.-

-Cosa fai di buono?- chiese, allungando il collo e sorridendo. Non voleva fargli capire quanto ci stesse ancora male per quel pomeriggio, in realtà.

-Lo vedrai.- rispose candidamente lui.

-Sempre a fare il misterioso tu, eh?-

-E’ la cosa che mi riesce meglio.-

L’appartamento di Andrew era molto grande, due stanze attaccate con cucina e salotto, con due divani, tavolino e tv con mobili. Poi un’anticamera che probabilmente dava sulla camera da letto, il bagno e lo sgabuzzino. Era talmente spazioso per una persona solo che le venne automatico chiedersi se non si sentisse mai solo. Non c’era nemmeno un animale ad aspettarlo al suo rientro dal lavoro.

-A cosa stai pensando?- le chiese lui.

-Niente.- rispose lei, con fare non curante.

-Non è vero.- rispose candidamente lui.

-Si nota così tanto?- sorrise lei.

-Diciamo che sono piuttosto bravo ad intuire le bugie.- sghignazzò lui, facendole un cenno di avvicinarsi. Ellie lo raggiunse, appoggiandosi con la schiena al piano cottura, vicino a dove lui stava finendo di mescolare dentro ad una pentola.

-Allora?- tornò a chiederle, dopo averle lanciato un’occhiata.

-Mi chiedevo se non ti senti mai solo qui. Hai un appartamento bellissimo, però sei sempre qui da solo. Oppure hai mandato fuori casa il tuo coinquilino per questa sera?- chiese lei ironica. Lui rise.

-No, vivo da solo. Però ti dirò che non sono mai solo.-

-Che vuoi dire?- Andrew la guardò con aria furbetta, come si fa quando se ne sa una in più degli altri.

-A parte il fatto che a me il silenzio piace, mi aiuta a rilassarmi. E dopo una giornata con tuo fratello ti assicuro che un po’ di stanchezza ce l’ho addosso pure io. Però il silenzio mi aiuta anche a fare un’altra cosa.-

-Cosa?- domandò lei, notando che si era fermato.

Andrew la guardò, si allontanò un attimo per mettere il cucchiaio che stava utilizzando nel lavello e tornò vicino a lei, guardandola dritto negli occhi, serissimo.

-A pregare.- Ellie non capì con quale forza avesse sostenuto quello sguardo, solo che quell’ultima parola l’aveva scombussolata. Le aveva ricordado la lettera che aveva scritto qualche giorno prima.

-Beh, allora siamo in due.- commentò, senza espressione.

-E’ una cosa così strana?- le domandò Andrew, le sopracciglia aggrottate.

-No, solo certe volte mi chiedo se ci sia davvero qualcuno che le ascolta le nostre preghiere.- disse, guardandosi i piedi.

-Credimi Ellie, c’è.- Ellie sorrise. Il campanello del forno suonò.

-E’ pronto!- annunciò Andrew con un sorriso enorme che contagiò persino la ragazza.

Si sedettero al tavolo apparecchiato che stava tra il salotto e la cucina, c’era anche una rosa rossa a centrotavola.

-Wow, bella la rosa.- disse Ellie con tono ironico.

-Non ti piace?-

-Oh, a me piace. Ma mia madre ti direbbe sicuramente che non va bene.-

-E’ una persona severa tua madre.-

-Sul lavoro sì, ma quando è a casa anche lei fa quello che ne ha voglia. Ma capirai anche tu che, dopo anni di lavoro nel campo delle decorazioni e manifestazioni, certe cose ti entrano dentro e le fai automaticamente. È capitato ancora che avessimo delle piccole discussioni, ma alla fine ci mettavamo tutte e due a ridere sulla banalità della cosa.-

-E’ una persona fantastica tua madre.-

-Entrambi lo sono.-

-Sono contento che la pensi così. Non tutti i figli apprezzano i loro genitori.-

-Beh, io e Will non siamo “tutti i figli”.- rise lei.

-Hai ragione.- rise anche Andrew.

Per primo mangiarono delle lasagne al forno con pesto di verdure, preparate a mano dal sottoscritto e per secondo delle bistecche impannate con carote al forno e cipolle, più insalata e pomodori. Senza contare formaggi, affettati e frutta che portava in tavola.

-Ma quanta roba hai fatto?- domandò Ellie ridendo, per la quantità di cibo.

-Beh, non sapevo quanto appetito avessi dopo oggi pomeriggio, così ho preferito abbondare.-

-Tu, tu sei matto!- risero entrambi. Finchè il bip del cellulare di Ellie non squillò.

Quando tirò fuori il cellulare dalla borsa il suo viso si fece improvvisamente serio, attraversato da un lampo di indecisione e dolore. Aprì il messaggio, ma poi lo mise via con uno sbuffo.

-Scusa.- disse frettolosa, come se fosse una cosa seccante.

-Tutto bene?- chiese lui, preoccupato.

-Sì, tranquillo. Niente di importante.- purtroppo però quel ‘niente di importante’ si stava rivelando piuttosto insistente. Ogni cinque minuti se non meno arrivava un messaggio. Vibrò persino una volta nel tentare di chiamarla. Ellie non si degno nemmeno di rispondere.

-E’ Zanna vero?- domandò lui serio.

-Non riesco a capire perché insiste tanto.- disse lei seccata, guardando il display che si mise a lampeggiare per l’ennesima volta.

-Perché non ci parlo. Se vuoi vado di là mentre chiami.-

-Ti ringrazio Andrew, ma non ce n’è bisogno.- ennesimo bip.

-Scusa posso andare in bagno?-

-Certo. È la prima porta sulla sinistra.-

Ellie si alzò e sparì oltre l’anticamera. Andrew prese in mano il cellulare, facendo scorrere i messaggi, leggendoli velocemente.

 

‘Ciao, non capisco perché tu non mi risponda.’

 

‘Certo che potresti almeno rispondermi o quanto meno darmi una buona spiegazione.’

 

‘Ti prego Ellie, tu non puoi immaginare quanto io stia male perciò ti prego richiamami.’

 

‘Ellie non ce la faccio più, ti prego. Ti prego dimmi perché.’

 

‘Sto impazzendo, mi sto ancora chiedendo se è la realtà o è stato tutto un sogno. Io mi rispondo che era soltanto un incubo e che tra poco la sveglia suonerà e io ti rivedrò. Ma ogni minuto che passa è sempre peggio e mi convinco sempre di più che non tornerai.’

 

‘Ellie perché mi fai questo? Cosa ho fatto di male.’

 

‘Non mi importa del perché te ne sei andata. IO TI AMO e non mi importa se tu non vuoi più sentirtelo dire. Non posso crederci che dopo tre anni che stiamo insieme tutto possa finire così, da un giorno all’altro.’

 

Le ultime venti chiamate registrate in memoria erano tutte a nome suo ‘Zanna’. Ellie uscì dal bagno ed Andrew non si preoccupò di mettere il cellulare sul tavolo. Lei fece un sorriso tirato, mentre aggirava il divano e si sedeva su di esso, lasciandosi sprofondare nei cuscini grigi. Andrew le si avvicinò.

-Sai, non ci credo che tu non lo ami più.-

-E tu che ne sai?-

-Beh, se è vero che è da tre anni che state insieme, cosa è successo che da un giorno all’altro non lo ami più. Non mi sembri una che cambia ragazzi come cambia le camice.-

-Sai, sei gentile!- fece lei ironica, all’udire quel paragone.

-Hai ragione.-

-Cosa è successo Ellie?- gli chiese preoccupato.

-E’ complicato.-

-Lo capirò.- sussurrò lui. Ellie guardò quegli occhi, luminosi anche nel salotto in penombra.

-Andrew io non amerò mai nessun altro come ho amato Zanna. Ma non posso più stare insieme a lui.-

-E’ successo qualcosa?-

-No, sono semplicemente io che non vado bene.- sorrise lei, di un sorriso triste.

-Ellie tu vai benissimo. Sei una ragazza fantastica, piena di vita e di voglia di ridere. Che c’è di male?-

-Andrew tu non mi conosci. Tu non sai del perché ho lasciato Zanna. Ma credimi se ti dico che non avevo alternativa. Solo, è l’unico modo che ho per non farlo soffrire più.-

-Perché dici questo?- chiese lui, con una nota di tristezza e dolore nella voce.

-Andrew io amo Zanna, ma lui non è la persona giusta per me. E io non voglio prenderlo in giro ulteriormente. Ho sbagliato lo so. Ma adesso voglio rimediare. Non gli mentirò più in questo modo.- Andrew le prese il volto tra le mani.

-Lo sai, sei proprio un gran casino.- Ellie rise, prima che quel suono fosse soffocato da un attacco improvviso di tosse che cessò quasi subito, sostituito da un rumore strano, più gracchiante, più cupo. A bocca aperta, una mano sul cuore, Ellie non riusciva a respirare.

-Ellie? Ellie che ti succede?- lui la prese per le spalle, spaventato, mentre lei si aggrappava a lui con una mano e con l’altra al divano, tossendo furiosamente. Poi cessò. Con calma tornò a respirare.

-Tutto a posto? Cosa è successo?- le chiese.

-Tranquillo, va tutto bene. E’ passato. Mi capita ogni tanto.- disse lei, come se nulla fosse.

-Sicura? Vuoi che chiami i tuoi?-

-Andrew sto bene.- lo rassicurò lei, dolce.

Lui non sembrò convintò.

-Sai hai ragione: sono proprio un gran casino.- i due risero per quella battuta.

-Sì, ma io so come tirarti su il morale.- disse lui, alzandosi e andando a tirare fuori dal frigo una torta con sopra un mantello di marmellata di frutti di bosco.

-Non ci credo, è la mia torta preferita. Ma si può sapere come fai?-

-Cara mia, tu non mi conosci.-

-Mentre tu conosci me molto bene, giusto?-

-Eh già!- stettero lì sul divano, a mangiarsi la torta chiacchierando amichevolmente, raccontandosi aneddoti divertenti. Quando furono le undici Ellie decise che era ora di tornare a casa.

-Andrew volevo ringraziarti per la piacevole serata e per.. oggi pomeriggio. Se non fosse stato per te probabilmente sarei ancora là a piangere.- disse lei.

-Ellie io sono lì per te esattamente quanto lo sono per Will. Non devi far altro che chiedere.- le disse lui, gentilmente, accarezzandole la guancia.

-Grazie.-

-Buonanotte.-

-Notte.-

 

“Ellie”

 

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