Where are the moneies?
N.d.A.:
Mi scuso per la lunga assenza.
Purtroppo
non sono riuscita mai a continuare la fan-fiction per mancanza di ispirazione.
Spero che piano piano mi possa tornare.
Ad
ogni modo, purtroppo, non so quando aggiornerò con il diciannovesimo capitolo.
Spero
che possiate aspettare!
Mi
scuso nuovamente con tutti le persone che leggono, che hanno letto e che
leggeranno questa fanfiction.
Ma
non preoccupatevi, non lascerò la fanfiction incompiuta; dovessi impiegare
tutta la vita nello scriverla! :P
Il
discorso era rimasto in sospeso, non gli aveva detto né sì né no; solo del
tempo per poter riflettere.
“Bene,
quindi oltre ad…” prese un foglio in mano “…Carter Williams lo ha
chiamato un numero privato.” Fece una pausa nella quale si portò un bicchiere
d’acqua alla bocca rinfrescandosi la gola “Mh… sai per caso chi siamo
questo Carter?” domandò, infine, al padre.
“Sì,
è il cugino di Johnatan.”
“Potrebbe
essere stato lui? Magari torno da John e gli chiedo in che rapporti è con
lui?”
“Non
è più plausibile che sia stato quel carissimo numero privato?”
“Certo!
Ma non dobbiamo ignorare nessuna ipotesi.” Prese un altro foglio in mano e lo
lesse.
“Ad
ogni modo sono riuscito a rintracciare il numero che ha chiamato! Mac è una
santa!” sorrise alla figlia.
“Dovrei
andare a trovarla, un giorno!” pensò ad alta voce “Qual è e di chi è quel
numero, quindi?” domandò rinfrescandosi nuovamente la gola.
“0224366336,
un certo Heric Allen.”
“Ha
un bel nome!” esclamò sarcastica Veronica “Chi sarebbe costui?” guardò
seria il padre, il caso stava pian piano venendo a galla, avrebbe trovato
quell’assassino, l’avrebbe fatto. Per Brian.
“Lavora
in banca, ha quarantadue anni.” Lesse Keith in un foglio.
“In
banca eh?!” pensò un attimo, Kendall prima di partire era andata in banca a
ritirare i soldi che le aveva dato Trina. Accidenti, perché non ci aveva
pensato prima? Dov’erano finiti quei ventiquattromila dollari? “Devo
andare!” affermò la giovane donna portandosi la borsa in spalla.
“Dove?”
chiese il padre cercando di fermarla.
“A
chiedere dove siano finiti i soldi che Trina ha dato a Kendall!” uscì di casa
senza attendere una qualche risposa del padre, salì in auto accendendo il
motore.
Troppe
volte aveva preso in prestito l’autoveicolo del padre; avrebbe dovuto
comprarne una al più presto.
Parcheggiò
davanti alla stazione di polizia, ormai quel posto lo frequentava troppo spesso.
Entrò
e venne accolta da alcuni agenti che aveva conosciuto ai tempi in cui Keith Mars
era sceriffo.
Bussò
su di una porta nella quale, sulla superficie, vi era scritto “Ufficio dello
Sceriffo Don Lamb”
Una
voce le diede il permesso di entrare “Permesso…” disse Veronica
garbatamente.
Lui
la guardò un attimo imbambolato, dopo essersi mandato svariati accidenti da
solo le domandò cosa volesse.
“Che
fine hanno fatto i ventiquattromila dollari che erano nell’auto di Kendall?”
domandò sicura di sé stessa, sicura di poter ricevere una risposta.
Don
Lamb la guardò seria e si alzò dalla sedia di pelle in cui era seduto, prese
una cosa sopra la sua scrivania e cominciò a rigirarsela tra le mani
guardandola.
“Credi
che io ti possa dire dove sono ora quei soldi? Fai per caso parte di questo
distretto? Non mi sembra.” Alzò lo sguardo incrociando quello di lei “Non
metterti in mezzo, non andare a ficcarti in casi troppo più grandi di te.
Stanne fuori. Fa fare alla polizia il proprio compito.” Fece una pausa
aspettando la reazione della persona che aveva di fronte.
Veronica
lo guardò quasi stupefatta, ormai era come se lavorassero insieme, perché non
voleva rispondere ad una domanda tanto semplice?
“Quella
è la porta. Ciao Veronica!” concluse risedendosi.
La
donna rimase in silenzio, chiuse il pugno e volse lo sguardo al di fuori della
finestra. Rimase ferma, immobile dov’era. Sarebbe rimasta lì, fino a quando
Don Lamb non le avesse detto qualcosa.
Ci
era rimasta male ed era una cosa che non tollerava minimamente. In fondo aveva
ragione, lei era una comune cittadina di Neptune, perché dovrebbe avere il
diritto di conoscere l’andamento delle indagini?
“Senza
di me… non avresti potuto scoprire tutto ciò che hai in mano fino ad ora! Chi
è andato a parlare con Jonhatan? Tu forse?” Voltò lo sguardo verso di lui.
“Ti
ringrazio per l’aiuto da te dato, ma mi dispiace, non posso darti niente in
cambio.”
Veronica
alzò un sopracciglio “Non ho chiesto niente di sconvolgente!” batté
violentemente le mani sulla scrivania dello sceriffo “Ho solo chiesto dove
sono andati a finire quei maledetti soldi!”
Lamb
indietreggiò di un passo. Abbassò lo sguardo. “Veronica, non posso.”
“E’
solo una domanda. Una stupida domanda.”
Don
Lamb sospirò e si arrese all’insistenza di quella ragazza “Sono qui. Non li
ha rubati nessuno.”
Appoggiò
il bicchiere sul tavolino di cristallo davanti a lui e sospirò.
Brian
dormiva nel suo letto, così Logan ne aveva approfittato per farsi una bevuta in
completa solitudine.
Era
tutto il giorno che pensava alla sera prima, a quando Veronica l’aveva
liquidato. Sì l’aveva liquidato, almeno secondo lui, quel “ci penserò”
per lui voleva significare “è ancora troppo presto, non ti amo abbastanza.”
La
sentiva distante, ogni giorno più distante, tutta presa dal caso di Kendall.
“Chi
se ne frega di quella puttana! Non c’è bisogno di scoprire l’assassino di
quella donna spregevole! E’ meglio che sia finita così! In ogni caso doveva
morire!” disse sottovoce preso dalla rabbia.
Si
alzò in piedi ed andò al frigo dove prese la bottiglia di latte portandosela
alle labbra.
“Non
ti hanno mai insegnato a non bere dalla bottiglia? È maleducazione.”
Logan
si voltò e vide quel piccolo bambino che abbracciava il cuscino, che si era
portato dietro dalla camera da letto.
“Ho
vissuto da solo per parecchio tempo, ormai… questa regola me l’ero
dimenticata; ma hai ragione, ora ci sei tu e non posso più farlo.” Rispose
come se non stesse parlando con un bambino, appoggiò la bottiglia sulla
credenza della cucina e si avvicinò a lui.
“Dormito
bene?”
“Abbastanza…
ma… zia Veronica non viene più?” domandò “Vi siete lasciati?”
Logan
sgranò gli occhi a quella domanda “No… ha da lavorare, non tutti sono
fannulloni come me.” Gli fece l’occhiolino.
Il
giorno seguente si sarebbe dovuto incontrare con il padre di Kendall dal notaio.
“Domani
mattina ti va di stare con zia Veronica?”
“Sì…
certo che mi va! Meglio la sua compagnia che la tua!” Brian cominciò a
saltare “Sto con zia Veronica… sto con zia Veronica…”
Logan
sorrise nel vederlo così felice, ma quel suo sorriso nascondeva una vena di
tristezza.
Il
campanello di casa Echolls suonò, il padrone di casa andò ad aprire
“Ciao…” si scostò dalla porta per far entrare quell’esile donna che
portava sempre con sé la sua tracolla.
“Ciao.”
Rispose un po’ fredda, avvicinandosi a lui appoggiando le sue labbra su quelle
del suo compagno, un bacio un po’ freddo, a stampo. Quando la ragazza si
allontanò corse ad abbracciare il piccolo Brian.
Logan
abbassò lo sguardo; forse aveva sbagliato a farle quella proposta, ma lui
credeva in ciò che le aveva detto, sapeva di amarla e voleva passare tutta la
sua vita assieme a lei.
“Veronica…
domani puoi tenere Brian?” domandò il ragazzo avvicinandosi ai due che si
erano accomodati sul divano.
“Non
devo venire con te?”
“Non
è necessario.” Rispose lui sedendosi di fianco a Brian. Si sentiva la
distanza, si erano allontanati. Logan non voleva fare qualcosa di sbagliato e
lei non si sentiva a suo agio in quella posizione, avrebbe dovuto rispondere
alla sua domanda, cosa avrebbe dovuto dirgli? Magari poteva accettare, lei lo
amava e sapeva che anche lui contraccambiava i suoi sentimenti eppure qualcosa
ostacolava la sua risposta. Che cos’era però?
“Vado
al bagno!” esclamò il bambino facendo sussultare la donna immersa nei suoi
pensieri.
I
due ragazzi rimasero soli, il silenzio era estenuante.
“Scoperto
niente?” domandò Logan cercando di rompere quel muro che si era innalzato tra
i due.
“I
soldi non sono stati rubati, magari l’hanno uccisa perché era odiata da
qualcuno…”
“Forse,
era facile odiarla.”
“Logan…”
lo chiamò per poi bloccarsi su ciò che gli avrebbe dovuto dire.
“Dimmi…”
“Io…
sono molto affezionata a Brian, quindi vedi di riuscire ad ottenere il suo
affidamento.” Disse Veronica avvicinandosi un po’ più a lui.
“Con
ciò cosa vorresti dire?” sperava di ricevere già una risposta a quella sua
domanda.
“Non
credere che sia così facile ricevere un mio responso in così breve tempo…”
gli sorrise “…però credo che riusciremmo ad far andare avanti questa
relazione a lungo.” Concluse stringendogli una mano.
“Non
credi di riuscire a stare con me per tutta la vita?” chiese il ragazzo
guardandola negli occhi ed accarezzandole la mano che gli aveva stretto la sua.
“Non
lo so, non si può mai sapere.”
“Lo
sai che sei pessimista?” le sorrise per poi avvicinarsi a lei, le loro bocche
si unirono in un tutt’uno.
“Se
volete rimanere un po’ soli per fare le vostre cose potete chiedere!”
velocemente ed imbarazzati si divisero.
“Non
preoccuparti.” Rispose Logan prendendolo per i fianchi e portandolo tra i due.
“Posso
rimanere qui per sempre? Insieme a voi due?”
Veronica
guardò il ragazzo, cosa gli avrebbe risposto? Gli avrebbe raccontato una bugia?
“Farò
tutto il possibile per tenerti sempre con me, Brian, però fino a domani non
potrò esserne sicuro.”
Fine
diciottesimo capitolo