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Autore: Deb    21/02/2007    3 recensioni
Sono trascorsi cinque anni nei quali non si sono mai visti, si tenevano in contatto solo tramite telefono ed e-mail, ma finalmente il college è finito e lei potrà tornare per stare per sempre con lui.
Ma anche questa volta Veronica dovrà fare affidamento a tutte le sue doti da detective per risolvere un caso d'omicidio...
Storia sospesa.
Genere: Romantico, Suspence | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Keith Mars, Logan Echolls, Sceriffo Don Lamb, Veronica Mars, Wallace Fennel
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Where are the moneies?

 

N.d.A.: Mi scuso per la lunga assenza.

Purtroppo non sono riuscita mai a continuare la fan-fiction per mancanza di ispirazione. Spero che piano piano mi possa tornare.

Ad ogni modo, purtroppo, non so quando aggiornerò con il diciannovesimo capitolo.

Spero che possiate aspettare!

Mi scuso nuovamente con tutti le persone che leggono, che hanno letto e che leggeranno questa fanfiction.

Ma non preoccupatevi, non lascerò la fanfiction incompiuta; dovessi impiegare tutta la vita nello scriverla! :P

 

Il discorso era rimasto in sospeso, non gli aveva detto né sì né no; solo del tempo per poter riflettere.

“Bene, quindi oltre ad…” prese un foglio in mano “…Carter Williams lo ha chiamato un numero privato.” Fece una pausa nella quale si portò un bicchiere d’acqua alla bocca rinfrescandosi la gola “Mh… sai per caso chi siamo questo Carter?” domandò, infine, al padre.

“Sì, è il cugino di Johnatan.”

“Potrebbe essere stato lui? Magari torno da John e gli chiedo in che rapporti è con lui?”

“Non è più plausibile che sia stato quel carissimo numero privato?”

“Certo! Ma non dobbiamo ignorare nessuna ipotesi.” Prese un altro foglio in mano e lo lesse.

“Ad ogni modo sono riuscito a rintracciare il numero che ha chiamato! Mac è una santa!” sorrise alla figlia.

“Dovrei andare a trovarla, un giorno!” pensò ad alta voce “Qual è e di chi è quel numero, quindi?” domandò rinfrescandosi nuovamente la gola.

“0224366336, un certo Heric Allen.”

“Ha un bel nome!” esclamò sarcastica Veronica “Chi sarebbe costui?” guardò seria il padre, il caso stava pian piano venendo a galla, avrebbe trovato quell’assassino, l’avrebbe fatto. Per Brian.

“Lavora in banca, ha quarantadue anni.” Lesse Keith in un foglio.

“In banca eh?!” pensò un attimo, Kendall prima di partire era andata in banca a ritirare i soldi che le aveva dato Trina. Accidenti, perché non ci aveva pensato prima? Dov’erano finiti quei ventiquattromila dollari? “Devo andare!” affermò la giovane donna portandosi la borsa in spalla.

“Dove?” chiese il padre cercando di fermarla.

“A chiedere dove siano finiti i soldi che Trina ha dato a Kendall!” uscì di casa senza attendere una qualche risposa del padre, salì in auto accendendo il motore.

Troppe volte aveva preso in prestito l’autoveicolo del padre; avrebbe dovuto comprarne una al più presto.

 

Parcheggiò davanti alla stazione di polizia, ormai quel posto lo frequentava troppo spesso.

Entrò e venne accolta da alcuni agenti che aveva conosciuto ai tempi in cui Keith Mars era sceriffo.

Bussò su di una porta nella quale, sulla superficie, vi era scritto “Ufficio dello Sceriffo Don Lamb”

Una voce le diede il permesso di entrare “Permesso…” disse Veronica garbatamente.

Lui la guardò un attimo imbambolato, dopo essersi mandato svariati accidenti da solo le domandò cosa volesse.

“Che fine hanno fatto i ventiquattromila dollari che erano nell’auto di Kendall?” domandò sicura di sé stessa, sicura di poter ricevere una risposta.

Don Lamb la guardò seria e si alzò dalla sedia di pelle in cui era seduto, prese una cosa sopra la sua scrivania e cominciò a rigirarsela tra le mani guardandola.

“Credi che io ti possa dire dove sono ora quei soldi? Fai per caso parte di questo distretto? Non mi sembra.” Alzò lo sguardo incrociando quello di lei “Non metterti in mezzo, non andare a ficcarti in casi troppo più grandi di te. Stanne fuori. Fa fare alla polizia il proprio compito.” Fece una pausa aspettando la reazione della persona che aveva di fronte.

Veronica lo guardò quasi stupefatta, ormai era come se lavorassero insieme, perché non voleva rispondere ad una domanda tanto semplice?

“Quella è la porta. Ciao Veronica!” concluse risedendosi.

La donna rimase in silenzio, chiuse il pugno e volse lo sguardo al di fuori della finestra. Rimase ferma, immobile dov’era. Sarebbe rimasta lì, fino a quando Don Lamb non le avesse detto qualcosa.

Ci era rimasta male ed era una cosa che non tollerava minimamente. In fondo aveva ragione, lei era una comune cittadina di Neptune, perché dovrebbe avere il diritto di conoscere l’andamento delle indagini?

“Senza di me… non avresti potuto scoprire tutto ciò che hai in mano fino ad ora! Chi è andato a parlare con Jonhatan? Tu forse?” Voltò lo sguardo verso di lui.

“Ti ringrazio per l’aiuto da te dato, ma mi dispiace, non posso darti niente in cambio.”

Veronica alzò un sopracciglio “Non ho chiesto niente di sconvolgente!” batté violentemente le mani sulla scrivania dello sceriffo “Ho solo chiesto dove sono andati a finire quei maledetti soldi!”

Lamb indietreggiò di un passo. Abbassò lo sguardo. “Veronica, non posso.”

“E’ solo una domanda. Una stupida domanda.”

Don Lamb sospirò e si arrese all’insistenza di quella ragazza “Sono qui. Non li ha rubati nessuno.”

 

Appoggiò il bicchiere sul tavolino di cristallo davanti a lui e sospirò.

Brian dormiva nel suo letto, così Logan ne aveva approfittato per farsi una bevuta in completa solitudine.

Era tutto il giorno che pensava alla sera prima, a quando Veronica l’aveva liquidato. Sì l’aveva liquidato, almeno secondo lui, quel “ci penserò” per lui voleva significare “è ancora troppo presto, non ti amo abbastanza.”

La sentiva distante, ogni giorno più distante, tutta presa dal caso di Kendall.

“Chi se ne frega di quella puttana! Non c’è bisogno di scoprire l’assassino di quella donna spregevole! E’ meglio che sia finita così! In ogni caso doveva morire!” disse sottovoce preso dalla rabbia.

Si alzò in piedi ed andò al frigo dove prese la bottiglia di latte portandosela alle labbra.

“Non ti hanno mai insegnato a non bere dalla bottiglia? È maleducazione.”

Logan si voltò e vide quel piccolo bambino che abbracciava il cuscino, che si era portato dietro dalla camera da letto.

“Ho vissuto da solo per parecchio tempo, ormai… questa regola me l’ero dimenticata; ma hai ragione, ora ci sei tu e non posso più farlo.” Rispose come se non stesse parlando con un bambino, appoggiò la bottiglia sulla credenza della cucina e si avvicinò a lui.

“Dormito bene?”

“Abbastanza… ma… zia Veronica non viene più?” domandò “Vi siete lasciati?”

Logan sgranò gli occhi a quella domanda “No… ha da lavorare, non tutti sono fannulloni come me.” Gli fece l’occhiolino.

Il giorno seguente si sarebbe dovuto incontrare con il padre di Kendall dal notaio.

“Domani mattina ti va di stare con zia Veronica?”

“Sì… certo che mi va! Meglio la sua compagnia che la tua!” Brian cominciò a saltare “Sto con zia Veronica… sto con zia Veronica…”

Logan sorrise nel vederlo così felice, ma quel suo sorriso nascondeva una vena di tristezza.

Il campanello di casa Echolls suonò, il padrone di casa andò ad aprire “Ciao…” si scostò dalla porta per far entrare quell’esile donna che portava sempre con sé la sua tracolla.

“Ciao.” Rispose un po’ fredda, avvicinandosi a lui appoggiando le sue labbra su quelle del suo compagno, un bacio un po’ freddo, a stampo. Quando la ragazza si allontanò corse ad abbracciare il piccolo Brian.

Logan abbassò lo sguardo; forse aveva sbagliato a farle quella proposta, ma lui credeva in ciò che le aveva detto, sapeva di amarla e voleva passare tutta la sua vita assieme a lei.

“Veronica… domani puoi tenere Brian?” domandò il ragazzo avvicinandosi ai due che si erano accomodati sul divano.

“Non devo venire con te?”

“Non è necessario.” Rispose lui sedendosi di fianco a Brian. Si sentiva la distanza, si erano allontanati. Logan non voleva fare qualcosa di sbagliato e lei non si sentiva a suo agio in quella posizione, avrebbe dovuto rispondere alla sua domanda, cosa avrebbe dovuto dirgli? Magari poteva accettare, lei lo amava e sapeva che anche lui contraccambiava i suoi sentimenti eppure qualcosa ostacolava la sua risposta. Che cos’era però?

“Vado al bagno!” esclamò il bambino facendo sussultare la donna immersa nei suoi pensieri.

I due ragazzi rimasero soli, il silenzio era estenuante.

“Scoperto niente?” domandò Logan cercando di rompere quel muro che si era innalzato tra i due.

“I soldi non sono stati rubati, magari l’hanno uccisa perché era odiata da qualcuno…”

“Forse, era facile odiarla.”

“Logan…” lo chiamò per poi bloccarsi su ciò che gli avrebbe dovuto dire.

“Dimmi…”

“Io… sono molto affezionata a Brian, quindi vedi di riuscire ad ottenere il suo affidamento.” Disse Veronica avvicinandosi un po’ più a lui.

“Con ciò cosa vorresti dire?” sperava di ricevere già una risposta a quella sua domanda.

“Non credere che sia così facile ricevere un mio responso in così breve tempo…” gli sorrise “…però credo che riusciremmo ad far andare avanti questa relazione a lungo.” Concluse stringendogli una mano.

“Non credi di riuscire a stare con me per tutta la vita?” chiese il ragazzo guardandola negli occhi ed accarezzandole la mano che gli aveva stretto la sua.

“Non lo so, non si può mai sapere.”

“Lo sai che sei pessimista?” le sorrise per poi avvicinarsi a lei, le loro bocche si unirono in un tutt’uno.

“Se volete rimanere un po’ soli per fare le vostre cose potete chiedere!” velocemente ed imbarazzati si divisero.

“Non preoccuparti.” Rispose Logan prendendolo per i fianchi e portandolo tra i due.

“Posso rimanere qui per sempre? Insieme a voi due?”

Veronica guardò il ragazzo, cosa gli avrebbe risposto? Gli avrebbe raccontato una bugia?

“Farò tutto il possibile per tenerti sempre con me, Brian, però fino a domani non potrò esserne sicuro.”

 

Fine diciottesimo capitolo

 

 

 

 

 

   
 
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