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Autore: Trixilla    10/08/2012    1 recensioni
Parigi. La cittá dell’amore. Era strano essere lí senza lui. Da quando era atterrata, appena un giorno prima, non poteva fare a meno di pensarci. Anche ora, mentre osservava rapita i quadri di Monet cullata dalle note dell’ennesima canzone d’amore che non avrebbe decisamente dovuto ascoltare, gli mancava immensamente. Per fortuna, sarebbe arrivato quella sera.
One-shot nata da una voglia matta di Parigi e il mio nuovo OTP preferito :) x
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Niall Horan
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'Nesi;'
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» Midnight in Paris.


 

Nata da una notte annoiata, la voglia di partire e una quantitá non indifferente di amiche tutte in vacanza a Parigi.
Non so bene cosa aspettarmi da questa shot, sará che scrivere per gli altri mi é sempre venuto meglio che scrivere per me stessa soltanto. Spero che vi piaccia dunque J
Nesi is my OTP, Niall Horan non mi appartiene e tutto il seguente é frutto della mia immaginazione rampante. Cheers! X
Outfit: http://www.polyvore.com/cgi/set?id=55797722
Ps: mi é stato detto che la foto é un fotomontaggio, io dalla mia grandissima ignoranza non me n’ero manco accorta LOL ad ogni modo la uso lo stesso perché mi piace il look e lo scompiglio dei capelli, non v'offendete dai!

~ ♥ ~

Because you look around and every street, every boulevard, is its own special art form and when you think that in the cold, violent, meaningless universe that Paris exists, these lights, I mean come on, there’s nothing happening on Jupiter or Neptune, but from way out in space you can see these lights, the cafés, people drinking and singing.
For all we know, Paris is the hottest spot in the universe

Midnight in Paris, Woody Allen ©

Parigi. La cittá dell’amore.

Era strano essere lí senza lui. Da quando era atterrata, appena un giorno prima, non poteva fare a meno di pensarci. Anche ora, mentre osservava rapita i quadri di Monet cullata dalle note dell’ennesima canzone d’amore che non avrebbe decisamente dovuto ascoltare, gli mancava immensamente. Per fortuna, sarebbe arrivato quella sera.

Parigi. Come ogni altra volta in cui c’era stata, la lasciava senza fiato. C’era qualcosa nell’aria di speciale. Cosí diversa da Londra, dove abitavano per la maggior parte dell’anno, e cosí diversa dagli States, dove erano stati per parecchio mentre la band registrava in nuovo album. E anche cosí drasticamente diversa da Milano, dove era nata e cresciuta con tanta voglia di scappare. Magica e misteriosa, un po’ amante e un po’ puttana, con tutte quelle luci che non smettevano mai di accendersi e spegnersi. Frenesia e alta moda, tra clochard e infiniti ponti sulla Senna e quella collina di Montmartre da cui si vedeva tutta la cittá. Patria o rifugio di artisti le cui opere erano ancora sparse tra boulevard e musei.

Non lo vedeva da appena una settimana e quel weekend lontano da tutti non era arrivato abbastanza in fretta. Si erano visti poco, recentemente, veramente troppo poco per i gusti di entrambi. Aveva ormai imparato a sopportare paparazzi, invasione quotidiana della privacy e la quasi costante lontananza. Ci avevano dovuto lavorare, per quella relazione, e trovare compromessi non sempre era stato indolore. Ma ne valeva la pena. Ad ogni sorriso, ogni volta insieme ed ogni bacio rubato in un areoporto troppo affollato prima di partire o al ritorno, in mezzo a famiglie riunite e lavoratori di fretta.

Camminava lenta in riva alla Senna, cullata dalla musica, un sorriso sulle labbra appena colorate di rosso, i lunghi capelli sciolti sulla schiena. Faceva abbastanza freddo, l’aria di Novembre la fece stringere di piú nel cappotto rosso che indossava. Alzando appena lo sguardo, il profilo della Tour Eiffel si stagliava netto contro il cielo plumbeo. Era quella la sua destinazione, ma non c’era fretta e poteva godersi la camminata senza problemi.
Il sorriso sul viso si allargó alla vista dell’anello che portava alla mano sinistra, ogni piccola frazione di luce che lo toccava lo faceva brillare in modo diverso e non poteva che ritornare con la mente a quando Niall gliel’aveva regalato, neanche un mese prima.

Erano a casa, seduti sul divano a guardare repliche di chissá cosa, persi in discorsi sciocchi, beandosi della compagnia reciproca visto che alle porte vi era un’ennesima tournée europea per la presentazione del nuovo singolo. Poi lui, con quei suoi capelli biondi spettinati avvolto in una felpa che aveva visto giorni migliori, si era voltato verso di lei improvvisamente.

-You know I love you, right?- le aveva chiesto, gli occhi azzurri improvvisamente ansiosi.
- of course I do, silly!-
- …and I do make you happy, right?-
- Niall where is this coming from?-

L’aveva visto trafficare con la tasca dei pantaloni della tuta e si era ritrovata sotto gli occhi una scatoletta di Tiffany. Tiffany! Quella famosa scatoletta che tutte sognano, il cuore avava accelerato impazzito mentre il respiro le si era bloccato in gola, insieme a tutte le parole che avrebbe voluto dire. L’aveva sentito prendere fiato, ma davvero non riusciva a staccare lo sguardo da quella scatoletta.

- This isn’t an engagment ring, we’re young and we both know we’re not ready for that kind of commitment yet. This is my promise to you. I promise you to love you, to cherish you every single day of our lives and keep you happy in every way I know. I promise you to try my best to be with you and, when the time will come, I will be waiting for you at the altar, ready to spend the rest of my life with you.-

Niall camminava avanti e indietro, irrequieto, le mani infilate nelle tasche dei pantaloni. Era atterrato al Charles-de-Gaulle in anticipo e si era letteralmente precipitato giú dall’aereo, raccogliendo al volo la propria valigia e infilandosi in un taxi per cui aveva speso decisamente troppo ma che l’aveva portato in cittá nel minor tempo possibile. Era passato velocemente dall’hotel in cui alloggiavano, aveva lasciato la valigia nelle mani di un inserviente che aveva preteso una lauta mancia e si era rimesso in un taxi, per rimanere bloccato nel traffico parigino per quella che era sembrata un’eternitá.

Sopra la sua testa la Tour Eiffel era illuminata e splendeva contro il cielo nero della capitale francese, offuscando con la sua luce quelle poche stelle che provavano a manifestarsi nel cielo. Era tardi, parecchio tardi, e non poteva infilarsi gli occhiali da sole per cercare di celare la propria identitá al mondo, ma confidava nel fatto che l’umore funereo che aveva stampato in faccia fosse abbastanza per tenere lontani curiosi e fan.

Gli piaceva Parigi, per l’amor del cielo, e onestamente era contento di avere un paio di giorni per potersela godere prima di tornare al lavoro. Il problema era che aveva dormito poco e male per gli ultimi tre giorni, sballottato su e giú da aerei e macchine dai vetri oscurati, e voleva solo farsi coccolare dalla propria ragazza e dimenticarsi del mondo.
Controlló per l’ennesima volta l’ora e si rese conto, per la terza volta, di essere in anticipo. Si passó una mano tra gli scompigliati capelli biondi e riprese a fissare verso il Trocádero, convinto per non si sa quale motivo che lei sarebbe arrivata proprio da quella parte. Gli era mancata immensamente e anche se i ragazzi lo prendevano in giro di continuo, non se ne vergognava minimamente. Era entrata nella sua vita e l’aveva sconvolto, mostrandogli quanto bello potesse essere stare con qualcuno e quanto c’era da scoprire insieme. Lei amica, nemesi ed infinita ispirazione, con quei suoi occhi senza fine e il sorriso intrigante di una Monna Lisa del ventunesimo secolo.

E poi, d’improvviso, sentí due mani delicate coprirgli gli occhi.
- Guess who?-
- don’t know, are you a crazy psycho fan?-
- that’s not funny!- la sentí rispondere, entró nella sua visuale, braccia incrociate e broncio sul bel viso. Lui si concesse una risata di cuore, farla innervosire era probabilmente una delle cose che lo divertiva di piú, principalmente perché lei era completamente incapace di tenergli un broncio per piú di 3 minuti nella maggior parte dei casi.

La strinse forte a sé e la bació senza pensarci due volte.
-That’s not fair, you know, it’s pretty much cheating!-
- Are you seriously complaining? I haven’t seen you in a week! You could at least be nice to me-
- poor baby!- lo bació a stampo per poi intrecciare le dita con le sue e cominciare a camminare – I bought some Macaroons and some wine is waiting for us in our room, but let’s walk a bit, I love Paris by night!-
- whatever you want babe, whatever you want-

Sorrise mentre si lasciavano alle spalle la Tour Eiffel. La strinse un po’ piú forte mentre lei giá parlava a mille all’ora di quant’era bella Parigi e quante cose avevano da fare. Avrebbe continuato a dormire poco e male per mille anni quando era lontano da lei solo per quella sensazione di perfezione che provava quando erano di nuovo insieme. Dimenticarsi del mondo, quando era con lei, non era poi cosí impossibile.
 
__________
Non mi piace la fine quanto mi piace l’inizio, ma ci ho pensato mille millenni e non riesco né a scrivere un finale diverso né a continuarla. Quindi questo é quanto, i commenti sono graditissimi, quindi se avete voglia di lasciarmi un’opinione, sará piú che benvenuta!
xo
 
  
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