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Autore: CinziaPV    10/08/2012    4 recensioni
Il giorno della fondazione è passato. Damon è distrutto, non dagli eventi, da Elena, che amava Stefan, ed era destinata a non essere sua.
Su questo scenario, inizia un gioco crudele: ferire lei per salvare se stesso.
katrine è tornata, e stringe un patto con Klaus...
Dalla storia:
_ Ricordi il viaggio ad Atlanta? Quel giorno ho capito di desiderarti. _ La teneva stretta, impedendogli di fuggire. _ Te lo ripeto: scegli me. _ Si era avvicinato al suo viso.
Elena instintivamente aveva alzato lo sguardo, quasi fosse una cosa naturale per lei, guardarlo, con il viso a pochi centimetri dal proprio. Sapeva che l'avrebbe baciata, lì, sotto il pergolato, senza testimoni, senza remore, e col terrore scoprì di volerlo quel bacio.
Genere: Romantico, Sentimentale, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Katherine Pierce, Klaus, Stefan Salvatore, Un po' tutti | Coppie: Damon/Elena
Note: Lime, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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5



_ E lì con te?_
Damon, si portò un braccio sul viso. Lo squillo del telefono l'aveva fatto svegliare. Aveva impiegato meno di qualche secondo a capire chi fosse all'altra  estremità del telefono.
_ Katherine . _ Si girò a guardare la sveglia. Erano appena le sette.. _ Cos'è le tue malefatte non ti fanno dormire? _
_ Ti ho fatto una domanda ... _ Rispose piccata. 
_ Che vuoi?_
_ Farti aprire gli occhi. Lei non ti vuole. _
Damon si girò appena per guardare verso l'altro lato del letto, occupato dalla persona per lui più cara in quel momento. La sera prima, dopo lo sfogo, l'aveva riaccompagnata nella propria stanza, e fra una chiacchiera e l'altra si erano addormentati.
Le parole di Katherine non ebbero l'effetto desiderato su di lui.
_ Vuole Stefan. Sceglierà sempre lui. _ Rivelò perfida.
_ Non capisco questo tuo interessamento alla mia vita privata. _
_ Un tempo eravamo ... come dire ... intimi. _ lo provocò. _ Accetta il consiglio di una buona amica e allontanati da lei fin che sei in tempo. Se poi vuoi fare di testa tua: accomodati! _
_ Grazie del consiglio. A cosa devo tutta questa gentilezza? _ Chiese glaciale.
_ Voglio solo indorarti la pillola. _ Parlava lentamente, come se volesse metterlo di fronte ad una realtà scomoda con delicatezza.
_ Addio Katherine. _
_ Aspetta! _ Lo fermò prima che potesse riattaccare. _ Ho preparato qualcosa: una sorpresa. Verrà a farti visita a breve. _
_ Non ti seguo ... _
_ Lo capirai. _ Fu lei a riagganciare.
Damon rimase assorto nei propri pensieri per diversi minuti, fin quando non capì che lei era sveglia. Soffocò una risata. Gli piaceva da morire imbarazzarla.
Avvertì il battito del suo cuore accelerato, la mano che lenta, risaliva sul costato di lui. Loro. Insieme. Un connubio di anime, intrise di sentimenti inespressi.

Strinse di più il braccio attorno alla sua vita.  Non le avrebbe permesso di muoversi. Le gambe aggrovigliate, la sensazione inebriante di avere tutto fra le mani. E quel tutto, si riduceva ad un nome, letale e distruttivo: Elena Gilbert.
La sentì muoversi irrequieta.
Sogghignò appena contro il suo orecchio.
_ So che sei sveglia ... _ La scrutò attento, sapendo già che qualcosa non andava. _ Non mi dire che non sei felice di svegliarti fra le mie braccia? _  
Elena alzò appena il viso per fronteggiarlo, ma non aprì gli occhi.
La sua voce di primo mattino era roca. La barba ispida le pizzicava la pelle, ma non si lamentò. Sono particolari che prima disconosceva.  
Questo non era uguale a quell'altro risveglio, avuto qualche giorno prima fra le sue braccia. Non c'erano le fiamme del camino a far loro da testimoni.
_ Riordinavo le idee. _ Si difese, ostinandosi a tenere gli occhi chiusi.
La verità era, che non si sentiva pronta per affrontarlo. La sera prima le aveva chiesto un bacio,  e quella richiesta pregiudicava l'intero rapporto.
Adesso non era più lui a costringerla, a farle fare cose contro la propria volontà.
Era lei a reclamarlo.
Quando aprì gli occhi, trovarselo a pochi centimetri dal suo viso, la intimorì. Aveva ragione lui, poteva avere qualsiasi donna.
Guardarlo, faceva male al cuore. Era il classico bello e dannato Damon, capelli scuri in disordine, gli occhi tormentati, la mascella squadrata. 
Non erano una coppia, lei fino a un mese addietro stava con Stefan, e adesso si ritrovava a baciarlo a qualsiasi ora del giorno e della notte.
_ Pensavo di andare a fare colazione fuori. _ La baciò a fior di labbra.
Si stava comportando alla stregua di un fidanzato.
Elena arrossì. _ Va bene ... _ Titubò. _ Ma dobbiamo parlare. _ Pelle contro pelle, cuore contro cuore.
_ Non prima di aver ricevuto il bacio del buon giorno. _
Non aveva bisogno di chiederlo, la sua razionalità, cozzava col desiderio di averlo. Lasciò che lui, avvicinasse la bocca alla propria, la assaporasse, si inebriasse di lei. Lo lasciò fare anche quando le scostò un lembo della maglia e toccò la pelle nuda del fianco.
Realizzò di essere ancora vestita, e quello era un buon segno. Non che non ricordasse gli avvenimenti della sera prima, preferiva eclissarli in un angolo nascosto del suo cuore.
Aprì la bocca per accoglierlo, e nuovamente come la sera prima, e come ogni qualvolta la baciava, si sentì... sua. Una sola cosa, benchè ancora non lo fossero.
La sua mano salì ad accarezzargli la nuca, scese sul viso, lo avvicinò maggiormente a se, mentre sentiva ogni forma di razionalità vacillare.
In quel frangente non esisteva nient'altro all'infuori di Damon.
Damon che le lasciava baci bollenti sulla bocca, scendeva a baciarle il collo, l'incavo fra i seni.
Damon che le sussurrava parole sommesse, mentre continuava ad accarezzarla.
_ Ti desidero. _
Damon. Damon. Damon.
Le mani di lui, che con lentezza estrema salivano dal fianco per accarezzarle il seno.
Lei che si aggrappava a lui.
Persa in lui.
Il letto scricchiolava appena sotto i loro movimenti, testimone muto di un talamo non consumato.
_ Mi farai morire. _ Damon lo pensava sul serio, mentre glielo sussurrava fra un bacio e l'altro.
Elena inghiottì il magone. Come poteva dimenticarsi di lui e non far soffrire l'altro? Prigioniera delle sue stesse scelte. 
_ Non dovevamo parlare ... _ Sussurrò.
_ Lo so. _  Lo sentì annaspare. _ La bocca la stiamo usando. _ Si compiaque di vederla arrossire. Non soddisfatto, premendo una mano alla base della schiena se la trascinò addosso. _ E' ora di alzarsi: sono un uomo di parola. _
Chi sa come sarebbe stato stare con lui, abbandonarsi a quel sentimento acerbo, che forse si sarebbe trasformato in amore ...
_ Dammi tempo. Non sono pronta per scegliere. _
Ancor prima di vedere la sua espressione, lo sentì irrigidirsi. 
Le parole di Katherine si fecero largo prepotentemente in lui.
"Vuole Stefan. Sceglierà sempre lui."
Il tarlo era stato insinuato.
_ Anch'io potrei non aspettarti in eterno. _ Disse freddo. _ Forse potrei fare io una scelta diversa. _
La seguì con lo sguardo, mentre si ritirava dall'altra parte del letto.
_ Lo so... _
Il dialogo fu interrotto dal suono del campanello.
Elena si alzò traballante, sistemandosi alla meglio per andare ad aprire. Odiava i suoi repentini cambiamenti d'umore, e odiava se stessa per la sua insicurezza.
La persona dietro la porta era abbastanza testarda.
Elena aprì riluttante. Avrebbe preferito di gran lunga, parlare con Damon. Era stato il suono insistente del campanello a convincerla.
Si ritrovò davanti una donna fra i venti e i venticinque anni, decisamente bella.
_ Desidera?_  Di fronte alla donna la sua misè poco ordinata la fece sentire  fuoriposto.
Si portò una ciocca di capelli dietro l'orecchio.
_ Scusi l'intrusione ... _ Sbirciò dietro le sue spalle alla ricerca di qualcosa. _ Non so, forse mi sono sbagliata. Cercavo Damon Salvatore. Vive quì? _
_ Si ... _
_ Non sei la fidanzata vero? _
_ No ... _ Rispose restia. Non sapeva quale ruolo adibirsi.
_ Bene. E' in casa? _
_ Certo. Lo vado a chiamare. _ Fece per allontanarsi, quando una terza voce la bloccò. Damon.
_ Non serve sono quì. _ Si irrigidì appena alla vista della donna.
_ Andy Carson ... ricordi? _ Disse sorridente. _ L' altra sera non abbiamo avuto tempo, ma ho trovato questo indirizzo fra le mie cose, ed eccomi. _ Si indicò con un gesto della mano.
Damon sorrise sgembo. _ Certo che mi ricordo. _ Sorvolò sulla questione ammaliamento. _ Vuoi entrare? _
_ Certo se non è troppo disturbo. _
Elena si fece da parte per farla passare.
_ Ti avrei chiamato in questi giorni. _ Indugiò di proposito sulla sua scollatura. _ Accomodati. _ Le indicò il divano. _ Lei è Elena, la fidanzata di mio fratello. _ Precisò tagliente.
Elena tremò. 
Non poteva pretendere niente da lui. Il loro era un sentimento ingarbugliato, privo di logica. Si baciavano, si accarezzavano, non si parlavano per giorni, per poi tornare a farlo come se niente fosse.
Damon la faceva sentire bene. Punto. La faceva sentire ... sua.
_ L'altra sera sono stata bene ... poi sei fuggito ... _





***
 




Dolore. Il suo corpo non provava altro.
I vestiti del giorno precedente, giacevano a terra, ridotti in brandelli, il corpo ancora squassato da tremiti. Con la schiena adagiata al freddo pavimento di marmo, guardava le catene strette attorno ai suoi polsi.
Quello non era il potere, solo una maledizione.
Roteò gli occhi in senso circolare, adesso le immagini non apparivano più sfuocate, e riusciva a percepire distintamente i suoni dall'esterno.
Non sentiva più caldo, e questo era un bene, perchè se il freddo poteva essere maltollerato, il caldo, arrivati ad un certo punto della trasformazione era insopportabile. Era come se ogni cosa in lui bruciasse, mentre le ossa si spostavano, e si rompevano per far spazio alla sua essenza di licantropo.
La prima volta che era successo, si era sentito invincibile, essendo lui, un vampiro molto particolare, soltanto dopo varie trasformazioni, aveva capito, che quella non era la sua forza, ma la sua debolezza.
Aveva bisogno di nutrimento, e quale preda sarebbe stata più indicata della sua dopplenger. Quando aveva preso  il suo sangue, lo aveva sentito il potere scorrere in lui, per davvero.
Si alzò a fatica.
Il sole non penetrava in quell'antro, ma sapeva con certezza che doveva essere giorno, altrimenti, non sarebbe ritornato umano.
Si soffermò ad osservare la sua immagine nello specchio. Gli anni non lo cambiavano, e non c'era alcuna tela a tenere prigionieri i suoi giorni. Suo padre aveva creato quello scempio.
Percosse con lo sguardo il suo corpo scultoreo, i bicipiti bene in vista, le spalle squadrate.
_ Ti hanno mai parlato del tuo narcisismo?_ Un asciugamano lo colpì in pieno viso. _ Ti ho portato il pranzo. _ Una giovane donna, avanzò nella stanza.
L'uomo non si scompose, continuando a darle le spalle, prese l'asciugamano e se lo strinse attorno alla vita.
_ Nessuno ti ha insegnato a bussare Rebecca?_ Attraverso lo specchio, osservò quella che era a tutti gli effetti sua sorella.
Il sangue non mentiva. Erano entrambi di bell'aspetto. Avevano lo stesso colore degli occhi e dei capelli.
_ Ti sei abituata in fretta a quest'epoca. _ Ironizzò, dando un occhiata all'abbigliamento, poco consono ad una fredda giornata invernale.

_ Si. In fin dei conti non è male. _ Si avvicinò anch'essa allo specchio, lisciandosi i capelli. _ Comuque ho un appuntamento. _ Lo informò, rimirandosi un ultima volta.
_ Puoi venire. _
Prima di uscire, fece entrare nella stanza, una ragazza.
Niklaus le si avvicinò felino.
_ Puoi andare Rebecca. Mi congraturo per la scelta. _ Fece vagare i suoi occhi sul corpo, poco vestito della donna. _ Qual è il tuo nome?_
_ Anne. _ Rispose sicura.
_ Bene Anne. Non devi aver paura. Adesso io mi nutrirò del tuo sangue. La trasformazione in licantropo mi ha deabilitato. Quanti anni hai Anne?_
_ Venti. _
_ Molto bene Anne. MI piacciono i tuoi capelli. _ Gliele scostò gentilmente su una spalla. Erano lunghi e ricci, del suo colore preferito, il rosso. Ne aspirò l'odore.
Poi molto lentamente si avvicinò al suo viso.
_ Guardami Anne. _
La ragazza lo fece.
_ Adesso prenderò il tuo sangue, solo la quantità necessaria, il tempo di riprendermi e poi faremo l'amore. Hai capito? _ Si informò.
La vide asserire.
_ Bene. _ Senza altri indugi la liberò dei pochi vestiti che aveva e affondò con i canini sul suo collo.
La sentì irrigidirsi, ma il piacere che sentiva era troppo, per curarsi di quella lieve reticenza.
Avvicinò il proprio corpo al suo, pregustando il momento in cui l'avrebbe posseduta.
Nessun rapporto frettoloso, pensò. Voleva sentirla.
Il sangue ormai era in circolo. Si staccò, leccandosi le ultime gocce di quel liquido che gli imbrattava la bocca.
_ Non aver paura. _ Le sussurrò, guardandola dritta negli occhi. _ Non ti ucciderò. _ Amava il suo potere, poteva avere tutto il mondo ai suoi piedi. Per questo si toglieva qualsiasi sfizio, senza ripensamento alcuno.
_ Non ne ho. _
_ Bene. _ Le accarezzò il seno, mentre si immergeva sempre più in lei, ne prendeva possesso, la reclamava come sua.
Quello non era amore, e ad essere sincero, non sapeva cosa fosse, eppure gli sembrò di percepirlo, solo per brevissimo tempo, quando preso dalla lussuria iniziò a muoversi in lei.
No, non era amore. Quello i mostri non potevano provarlo, nè tantomeno lui, che aveva barattato la sua anima col sangue. 
Alcuni minuti dopo, con ancora il corpo della donna addosso, si disse che poteva accontentarsi anche di quello, qualunque cosa fosse.
La scanzò bruscamente e con passo deciso, si diresse verso la porta. Poi ripensandocci tornò indietro.
_ Non ho più bisogno di te. Sei libera. _
La ragazza strabuzzò gli occhi, guardandosi attorno circospetta. 
_ Rivestiti e sparisci. _ Attraversò nuovamente la stanza e senza altri indugi se la richiuse alle sue spalle.




***



La sua umanità. L'aveva persa. Caroline si guardò a lungo nel grande specchio ovale, prima di decidere, che si, era quello che rifletteva.
Avvolta in un elegante vestito azzurro cielo, ascoltava distrattamente i consigli della commessa.
Il suo viso, il suo corpo. Non sarebbe cambiato niente, neanche a distanza di decenni.
_ L'azzurro le dona. _ La commessa continuava la sua opera di persuasione. _ E poi non credo ci sia qualcosa che non le stia, così giovane e bella. _ Le sollevò i capelli in una crocchia.
"Non avrebbe mai compiuto diciott'anni."Non realmente.
Mentalmente, continuava a fare la lista delle cose che le sarebbero venute a mancare.
"Non sarebbe mai diventata madre." Si toccò il ventre piatto.
La commessa sgranò gli occhi, mal interpretando il gesto.
_ Certo se vuole una taglia più grande ... _
"Niente più corse a perdifiato nel parco.
L'odore di vernice fresca non la disturbava più.
Non avrebbe potuto raccontare il suo segreto a sua madre."

Fece una giravolta su se stessa.
_ Lo prendo. _ Comunicò incolore. La voce piatta.
Non sentiva più il suo cuore. La sua cassa toracica, sembrava vuota.
" Sembri diversa". Le aveva detto sua madre, appena la mattina prima.
Aveva tremato. _" Diversa come? "
"... Donna."

Le emozioni triplicate.
Il desiderio del sangue supremo.
Aveva imparato a  combatterlo, dilaniata dal terrore di far del male  a qualcuno.
Quando uscì dal camerino, un uomo la stava guardando.
Non uno qualsiasi.
Si muoveva sicuro di se. La guardava come nessuno aveva mai fatto prima, con possessione. Se mai Caroline avesse desiderato un uomo, era così che lo voleva.
Si sentiva bellissima sotto il suo sguardo e totalmente alla deriva, persa nei suoi occhi cerulei.
Sembrava un Dio, crudele e vendicatore.
Un brivido le attraversò la schiena e improvvisamente, fu come se avesse dimenticato di respirare.
Immobile, col cuore a mille, percepì il pericolo.
Instintivamente si toccò il petto. No, il cuore non batteva, era lei a tremare.
Quell'uomo la intimoriva.
_ Niklaus. _ Si presentò, tendendo la mano.
I capelli erano biondi, gli occhi, sembravano penetrarla.
Caroline, aspettò qualche secondo, prima di allungare a sua volta la mano.
Nel momento stesso in cui gliela strinse, seppe che quello era un uomo abituato ad avere tutto quello che chiedeva. Qualunque cosa.
_ Caroline Forbes. _ Biascicò.
Le mani erano rimaste intrecciate.
Abbassò gli occhi, solo per un istante. La sua nuova natura mostrava una facciata di lei, fino a quel momento inesistente.
Si sentiva determinata e audace, capace di ottenere qualsiasi cosa.
Vide L'uomo sogghignare.
Era come se riuscisse a leggerle dentro .
 
_ Allora lo prende?_ La voce della commessa la fece retrocedere all'improvviso_ Si era completamente dimenticata del motivo per il quale si trovava in quel posto..

_ Certo. _ Fece per avviarsi verso la cassa, ma ancora una volta l'uomo, la bloccò per un polso.

_ Lascia fare a me. _ Disse, guardandola negli occhi.  Poi con lentezza estenuante, portò la sua mano alla bocca.

Quando si separarono, si rivolse alla commessa suadente. _ La signorina non paga. Questo è un omaggio della casa. _
La commessa asserì, nello stesso istante in cui Caroline sgranò gli occhi.

Tornò a guardarla. _ Puoi avere qualunque cosa. Non dimenticarlo. _ Con la mano andò a sfiorarle il viso.

_ Non a tale prezzo. _ Obiettò, senza riuscire ad allontanarsi di un solo centimetro.

Non la stava ammaliando ne era sicura, eppure non riusciva a discostarsi.

_ Questa sera alle nove ceneremo insieme. _ Le comunicò.
 
Non era un comando.

_ E cosa ti fa pensare che accetti?_ Rispose contrariata.

_ Non ne sono sicuro, ma mi piace rischiare. _ Si avvicinò ancora di più al suo corpo. _ E a te Caroline ... piace il pericolo?_ Inclinò la testa verso il suo viso.

Per un attimo temette che l'avrebbe baciata, invece deviò verso il suo orecchio.

_ Verrà il mio autista a prenderti. _ Soffiò. _ E prima che tu mi dica che forse non verrai, ci tengo a precisare, che mi piace pensare il contrario ... Caroline. _

 



Note autrice:

Con l'espressione" non c è nessuna tela a trattenere i suoi giorni", mi riferisco al romanzo di Dorian Gray.
Per quanto riguarda il rapporto fra Elena e Damon, si sta evolvendo,  ma non siamo ancora arrivati ad una scelta. Elena non è ancora consapevole di amarlo, e devono accadere ancora molte cose.
Per quanto riguarda Caroline e Klaus, non è detto che il loro incontro, si trasformi in qualcosa di più.
L'unica cosa certa è che Klaus, non ha bisogno di nessun sacrificio per liberare il gene di licantropo. Credo l'abbiate capito tutti.
Questo più che altro è un capitolo di stallo, indispensabile, comunque per il proseguimento della storia.
Spero il capitolo sia piaciuto e mi raccomando di farmi sapere se devo alzare il rating.
Ringrazio anticipatamente quanti recensiranno o mi segiuranno soltanto.
Mi scuso anticipatamente per eventuali errori, (l'ho riletta soltanto una volta.) Avevo fretta di postare dato che, la prossima settimana sono piena di impegni e non sono sicura di farcela.
Baci e alla prossima.
Tess 36.

  
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