Serie TV > Teen Wolf
Ricorda la storia  |      
Autore: SilviAngel    12/08/2012    13 recensioni
Noi tutte sappiamo come Stiles abbia usato l’avvenenza di Miguel per convincere Danny a rintracciare l’sms ricevuto da Allison… ma dopo che il ragazzo-haker ha compiuto il proprio dovere, cosa sarà accaduto in quella piccola e accogliente stanzetta?
Genere: Comico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Siate clementi, è il primo tentativo con questo pairing e avendo scoperto la serie da poco (ho divorato tutto in pochi giorni) ammetto di dover ancora assimilare i personaggi.
Sarei felice di sapere cosa ne pensate e se secondo voi posso cimentarmi con altre one – shot o è meglio che lasci perdere.


“Miguel”
 
Con un pizzico di malizia e una travolgente quantità di furbizia – era uno Stilinski non di certo a caso – capì come ottenere ciò di cui aveva dannatamente bisogno in quel momento e come se la situazione non fosse già palesemente assurda, la soluzione a tutti i suoi problemi, o si farebbe meglio a dire al più impellente dei problemi, gli era stata servita sul proverbiale vassoio d’argento.
Beh, forse era meglio evitare di menzionare l’argento, quantomeno fino a quando si trovava ad ospitare nelle sue quattro mura un licantropo tendente a scatti d’ira, repentini e altamente immotivati, che solitamente avevano come primo destinatario la sua sfolgorante personcina.
 
E così si era ritrovato, pochi attimi prima, ad inventarsi un fantomatico cugino di origini ispaniche e ora stava osservando come Danny non riuscisse a staccare gli occhi di dosso da Derek… pardon Miguel.
Come per mimetizzare la sua attrazione il compagno di scuola, la cui fedina penale era stata una mano santa, cercò di giustificare il modo in cui stava mangiando con gli occhi il licantropo, domandando a Stiles se quelle che coprivano la parte bassa della maglia di Miguel fossero macchie di sangue.
Di nuovo l’acume del più giovane fu la loro salvezza e dopo l’ennesima arrampicata nell’ipotetica vita del suo strambo parente, infarcendola di gravissime epistassi nasali, Stiles era lì a spronare Derek a pescare un qualunque capo di vesitario dal suo guardaroba.
 
“Miguel, puoi cercare tra le mie magliette e mettere a lavare quella che indossi ora”
Derek alzò gli occhi al cielo, ma soprattutto dal libro che stava fingendo di leggere, dato che in realtà teneva sotto controllo tutto ciò che accadeva in quel ristretto spazio:  dal primo battito, all’ultimo respiro dei due umani.
Senza lasciar trasparire molto e in assoluto silenzio, Derek si mosse e compiuti pochi passi si fermò di fronte alla cassettiera, dando le spalle ai due ragazzi presenti, si sfilò con un unico lento e ipnotico movimento la T-shirt sporca, aprendo poi, senza alcun dubbio o tentennamento, il primo cassetto sulla sinistra.
Il cuore di Stiles saltò un battito – e Derek non avrebbe avuto difficoltà a confermarlo – quando la sua parte razionale gli fece notare, con perfida nonchalance, che il lupo sapeva esattamente dove lui tenesse le magliette.
Non aveva chiesto, non aveva tentennato, era andato a colpo sicuro aprendo il cassetto giusto.
Prendendo un profondo respiro e cercando di non farsi distrarre dall’accattivante tatuaggio che faceva mostra di sé tra le scapole del moro e che ondeggiava ad ogni contrazione dei muscoli sottostanti, riportò la sua attenzione a Danny e in quel momento si accorse di avere davvero la chiave di Volta di quella maledetta faccenda proprio lì tra le mani o, per essere del tutto sinceri e corretti, la soluzione si trovava a torso nudo in un angolo della sua camera.
 
Danny non riusciva a distogliere lo sguardo da quella carne fresca e succulenta che si regalava alla sua vista. Tante cose aveva ipotizzato dopo aver ricevuto la chiamata del suo compagno di laboratorio, ma l’ultima era che avrebbe goduto di un tale spettacolo.
Uno scambio di battute sull’evidente differenza di taglia tra i due “cugini” costrinse Derek ad un secondo striptease per la gioia di Danny e forse non solo.
Quando non contento di quanto trovato, Derek uscì dalla stanza ancora senza maglietta, Stiles calò in un colpo solo tutti gli assi che aveva a disposizione, promettendo addirittura che avrebbe tentato di conoscere per quale squadra giocasse Miguel e se del caso di mettere una buona parola per Danny.
Un paio di lusinghe e giuramenti vari dopo, il padrone di casa si trovò tra le mani non un numero di telefono, dal quale si presumeva fosse partito l’sms che aveva attirato Allison, Jackson e Lydia nella scuola, ma un indirizzo IP che identificava come fonte dell’invio un computer dell’ospedale cittadino.
La questione si faceva ogni secondo più articolata e contorta.
 
Lasciando dietro di sé una stanza vuota, Stiles si mise alla ricerca di Derek per aggiornarlo e lo trovò andando a sbattervi contro non appena varcata la porta della cucina. Le mani senza volere si poggiarono sul petto del ragazzo che si trovava a meno di una spanna da lui e guardandolo da sotto in su la sua mente fu folgorata da un solo e ingombrante pensiero: cercare di dare un nome alla sfumatura di colore degli occhi di Derek, erano di un verde dorato che non aveva mai visto.
Forse perché non aveva di certo avuto la possibilità di stare a distanze così esigue da molte persone, anzi se escludeva suo padre e Scott, praticamente nessuna.
Dopo un attimo di necessario assestamento, Stiles indietreggiò come scottato, infatti anche se il contatto con il corpo dell’altro era stato veloce e fugace, aveva comunque avvertito sotto le dita la pelle del licantropo, di gran lunga più calda di quella di qualunque altro essere umano.
“Danny è andato, cioè è tornato a casa…” si affrettò a puntualizzare vedendo l’espressione stranita di Derek “e a-abbiamo una risposta” balbettò prima di ritornare saldo sui suoi piedi e tornare in camera, per recuperare i dati scoperti e comunicarli all’altro.
Chiuso il laptop e caricatosi il piccolo zaino in spalla, Stiles si voltò, pronto per uscire e cercare di venire a capo dell’intera faccenda quando di nuovo quella quantità – di certo non normale – di muscoli occupò l’intera sua visuale.
“De-Derek credo sia meglio trovarti qualcosa da indossare”
“Davvero?” domandò alzando un sopracciglio e regalando un piccolo ghigno che gli fece brillare gli occhi in modo quasi sinistro “Mi sembrava di avere capito, anzi no, avvertito chiaramente che prima la cosa non sembrava dispiacerti molto”
“Cosa? Prima? Noooo… Era per la causa. Era necessario persuadere Danny e fidati l’hai persuaso a puntino”
“Quindi mi hai usato?” continuò il licantropo con le sue subdole domande, accorciando le distanze.
“Il fine… come si dice… giustifica i mezzi” Stiles deglutì vistosamente e in modo indecentemente rumoroso “E poi hai fatto felice Danny. Sai, penso farà sogni dannatamente appaganti per un po’”
Poi Stiles si aprì in quel sorriso tutto fossette e nasino all’insù che Derek all’inizio avvertiva irritarlo profondamente e a pelle senza che vi fosse un apparente motivo, ma che con l’andare dei giorni aveva scoperto avere mille e uno significati. E ora si divertiva a cercare i particolari che rendevano quei sorrisi – un po’ come i propri ululati – l’uno diverso dall’altro e catalogarli tutti, uno per uno.
 
Così come Derek era oramai in grado di riconoscere anche a distanza il ritmo del cuore di ciascuno dei suoi compagni di avventura, così stava diventando un conoscitore di tutto rispetto delle espressioni facciali di Stiles e sapeva quando era ironico o saccente o semplicemente cercava di infondersi coraggio armandosi di frasi taglienti e sorrisi sprezzanti.
Questo suo analizzare l’umano non era dovuto a un interesse particolare, o almeno questa era al versione ufficiale del licantropo, tutto era conseguenza diretta della mania di Scott di correre ogniqualvolta Allison pronunciava anche solo mezza sillaba, lasciandolo sempre con quella che all’inizio pensava fosse l’ultima ruota del carro, ma che aveva scoperto essere la più grande prova di fiducia da parte di Scott stesso.
Se l’altro licantropo era tranquillo nel lasciare il migliore amico tra le sue grinfie, voleva dire che si fidava più di quanto lo stesso Scott credesse.
 
E tornando al faccino di Stiles, in quel preciso istante stava chiaramente cercando di uscire – per quanto possibile – a testa alta da una situazione che lo imbarazzava, ma Derek era deciso a metterlo in difficoltà.
Per  questo, mentre il più giovane si sedeva ai piedi del letto, il moro avanzò e chinandosi arrivò a poggiare le mani sulla coperta, costringendo il primo a portare lentamente, con un movimento fluido e continuo, la schiena all’indietro “Davvero? Mi trovi dannatamente appagante? E non cercare di negare, potrei giurare di aver avvertito accelerare i battiti di due cuori poco fa”
“Non star lì a tergiversare su cose inutili” disse con vocetta stridula mentre il corpo seminudo di Derek tornava a una distanza rispettabile “cerca qualcosa che ti vada bene e poi andiamo” continuò Stiles cercando di farlo allontanare ancora di più, indicandogli la cassettiera ancora aperta.               
Derek, voltandogli le spalle, decise di giocare ancora, in quanto l’Alfa non sapeva di essere ad un passo dall’essere scoperto e quindi per ora il tempo era ancora dalla loro parte.
 
Rovistando nel cassetto, iniziò a tirare fuori e analizzare ogni singolo indumento.
La prima fu una maglietta dall’accostamento di colori assolutamente vomitevole e non si prese neppure la briga di infilarla, gettandola alle sue spalle e abbandonandola sul pavimento.
Poi fu la volta di una banale T-shirt bianca, quando l’ebbe indosso vide che lo abbracciava aderente come una seconda pelle “Che ne dici Stiles potrebbe andare bene?” chiese con voce fintamente interessata.
“Fai tu, ma…” fu la frettolosa risposta che ottenne e guardando in volto il ragazzo seduto, si accorse che i suoi occhi erano spalancati e fissi all’altezza del suo petto.
Seguendo la traiettoria a ritroso, notò come il cotone teso e divenuto quasi trasparente disegnasse alla perfezione i suoi pettorali e mettesse in risalto i suoi capezzoli: era addirittura possibile intravedere la pelle più scura dell’areola e Stiles stava per avere un attacco di iperventilazione.
“Hai ragione, questa non va bene… ma forse… completamente bagnata potrebbe tornare utile e mostrare i suoi lati positivi. Non pensi?” il detto sul lupo, il pelo e il vizio non aveva mai avuto personificazione migliore e Derek continuò.
Si sfilò lentamente la maglietta, inarcando volutamente la schiena, per gettarla distrattamente sul letto in una parabola che andò a sfiorare casualmente, o forse no, il capo del piccolo umano.                                                     
Rimettendo le mani nel cassetto e smuovendo tutto ciò che trovava, ad un tratto si rivolse nuovamente al padrone di casa “Ehi Stiles, che ne dici se interrompo le ricerche e rimango così con il giubbotto di pelle aperto?”
Gli occhi del ragazzo si spalancarono e la bocca li imitò subito dopo “No! Non puoi… A-aspetta…”
“Perché non posso?” si limitò a domandare il maggiore mettendo su un musetto da cucciolo ignaro di tutto.          
“Non sta bene… soprattutto” cacciò fuori senza respirare mentre si avvicinava all’amico per poi aggirarlo e puntare dritto all’armadio a muro “considerato dove stiamo andando”
“A proposito, dove stiamo andando?” chiese seguendo incuriosito i movimenti dell’altro e vedendolo essere quasi risucchiato dal guardaroba.
“In ospedale, dalla mamma di Scott” giunse la voce ovattata di Stiles.
“Davvero? Vuoi già presentarmi alla tua famiglia… non credi sia un po’ presto?” obiettò con tono fintamente stupido il lupo.
Riemergendo, il ragazzo spinse sul petto di Derek un mucchietto nero di stoffa stropicciata “Scemo! I risultati della ricerca di Danny ci portano all’ospedale. Provati questa a me sta larga. Ti aspetto di sotto”
E senza degnarlo di uno sguardo, Stiles afferrò le sue cose e uscì dalla camera.
 
Derek osservò per alcuni secondi quel groviglio che gli era stato sbattuto sul petto e che ora stringeva nelle mani, aprì la T-shirt davanti al viso e scoppiò a ridere.
Senza smettere di ridacchiare tra sé e sé, si infilò la maglia e dovette convenire che gli calzava a pennello, aderente nei punti giusti e morbida sui fianchi. Recuperato il giubbotto e scegliendo di non calarsi dalla finestra, ritenendo poco probabile che Stiles lo stesse aspettando già in auto, scese le scale.
Il ragazzo stava facendo avanti e indietro nell’atrio a capo chino mordicchiandosi le unghie, in attesa e incapace di mascherare l’ansia per quanto avrebbero potuto scoprire e di chi avrebbero potuto incontrare e forse non solo per questi motivi.
Fermandosi sull’ultimo scalino, Derek decise di distrarlo e riprese il gioco iniziato al piano di sopra, aprendo le braccia così da fare in modo che i lembi di pelle nera seguissero il movimento, parlò attirando la sua attenzione “Allora pensi che così possa andare? Credo sia anche la sacrosanta verità, non credi?”
Stiles si immobilizzò nel bel mezzo dell’ennesimo andirivieni e sollevato il volto, rimase senza parole, limitandosi ad annuire davanti a Derek che metteva in mostra, sul suo petto ampio e scolpito, la scritta – fluo e a caratteri cubitali – “I’M SEXY AND I KNOW IT”.
 
Il viaggio in auto fu silenzioso e il fatto aveva dell’incredibile, mai Derek ricordava di aver passato tanto tempo in compagnia di Stiles senza che questo lo intontisse – letteralmente – di chiacchiere inutili. Forse aveva esagerato, mettendolo troppo in imbarazzo, ma si accontentò di godere di quel silenzio e ipotizzare cosa si sarebbero trovati davanti una volta giunti a destinazione.
Stiles d’altro canto stava dipanando interi simposi nella propria mente, anche se la sua bocca era immobile, questo non voleva minimamente indicare che il suo cervello non stese tentando di sovraccaricare il suo cuore con montagne di idee, ipotesi, motivi a giustificazione del comportamento del lupo, così da impedire a quell’organo in grado di portare solo problemi di avere campo libero e fargli rivivere in modo troppo nitido quanto capitato nella sua camera.
Purtroppo si sa, il cuore è una gran puttana e fa quello che vuole, ecco perché nonostante i paroloni e i tentativi di aggrapparsi alla realtà, la sua mente alzò bandiera bianca e guidando nella sera, l’immagine di Derek nudo – purtroppo solo per metà – fece capolino e si piazzò in prima linea, davanti a tutto e tutti.
 
Stiles cercò di convincersi che la sua fosse solo invidia, Derek in fondo era tutto ciò che lui non era, ma che avrebbe tanto voluto essere: bello, tenebroso e sexy.
Sì, Derek “Muscoli e Zanne” Hale era sexy, sarebbe stato da stupidi negarlo e lui di certo non era mai stato stupido.
La sua maglietta non avrebbe potuto trovare un posto migliore sul quale stendersi e quindi doveva concordare con il lupo, quella dannata scritta diceva solo la verità.
Mentre cercava di tenersi occupato con ragionamenti che pur avendo Derek come oggetto, parevano avere un effetto calmante, ecco che la sua testolina ripropose dal nulla la visione del moro con addosso la T-shirt bianca scartata.
Stiles realizzò che stava avendo una fantasia ad occhi aperti su un uomo, quando l’intero corpo di Derek – che continuava ad essere al centro della sua dolce e innocente cameretta – venne colpito da una cascata d’acqua proveniente dall’alto.
Così come aveva predetto, quella maglietta stava dando il meglio di sé proprio in quel frangente.
I capelli neri erano lucidi e lasciavano scappare un’infinità di goccioline che andavano a percorrere il viso di Derek che, visibilmente infastidito, si scrollò agitando il capo a destra e sinistra – come un cucciolo a cui avevano fatto per dispetto un bagno non voluto – e solo poi aprì gli occhi, fissandoli nei suoi.
Carezzando con lo sguardo l’intera figura del lupo, Stiles si vide avvicinarsi tanto da poter ricalcare con un dito, sull’impalpabile tessuto della maglietta, ogni salita e ogni avvallamento dei muscoli vigorosi e definiti di Derek, prima di riportare i propri occhi in quelli fermi e sicuri del mannaro.
Lo Stiles della fantasia voleva muoversi, ma non gli era possibile, infatti quando tentò di allontanare le dita dal petto dell’altro, le ritrovò bloccate e strette in una morsa.
La mano libera di Derek, senza incontrare ostacoli, salì e imprigionò il mento del piccolo, così da potersi avventare sulle sue labbra arricciate e dischiuse a causa della presa.
 
Una fantasia… solo una fantasia… continuava a ripetersi mentre guidava veloce, ma nulla riusciva a far scendere il nero su quelle immagini, la bocca di Derek era esigente: leccava, mordeva la sua e la lingua pretendeva di avervi accesso senza remore e limiti e Stiles lo lasciava fare, completamente nuovo e sconvolto da quelle sensazioni che non conosceva e che forti che colpivano ad ondate sempre più destabilizzanti.
Era bello non pensare, lasciarsi andare e credere che non ci fosse nulla al di fuori di quelle labbra che lo reclamavano con foga.
Nessun problema, nessuna bugia, nessun padre da rendere orgoglioso, solo quelle labbra.
Ancora preso dalla sua fantasia, Stiles non si accorse immediatamente della voce di Derek che lo chiamava a gran voce, finché il suo braccio non venne strattonato con forza.
La realtà tornò prepotente davanti agli occhi del guidatore che – ripreso il controllo del mezzo, evitando così di finire entrambi in un fosso – dopo aver ricominciato a respirare regolarmente pronunciò un laconico “Che c’è?”
“Che c’è? Semplice, abbiamo superato la deviazione per l’ospedale circa un chilometro fa e ti ho chiamato non so quante volte… a cosa diavolo stavi pensando?”
“N-niente” mentì, rispondendo veloce come un fulmine e facendo inversione di marcia.
“Il tuo piccolo cuoricino stava per esplodere, a qualunque cosa stessi pensando, doveva essere tremenda…”
“Sì, sì… hai ragione, tremendamente terrificante” lo interruppe Stiles.
“O…” riprese Derek, avvicinandosi al suo orecchio e soffiandoci dentro un sussurrato “tremendamente eccitante”
Sperando che il suo viso e il suo corpo non lo tradissero e rifiutandosi di rispondere alla provocazione, il castano imboccò il vialetto di accesso che li avrebbe condotti a pochi metri dalla porta dell’ospedale.
Fermata la macchina, Derek ordinò al più giovane di entrare per cercare di capire chi avesse accesso al pc utilizzato, mentre lui sarebbe rimasto fuori a tenere tutto sotto controllo.
Chiusa la portiera, Stiles venne richiamato indietro dalla voce roca, ornata da una inusuale nota ironica, di Derek che poggiato sul volante lo incitò “Ehi Stilinski, fai il tuo dovere e magari potrei provvedere a rendere reale qualunque cosa tu avessi nella tua testolina!” e sollevando un angolo della bocca, tornò a sedersi composto guardando avanti a sé.
Con la salivazione azzerata Stiles si limitò a un piccolo cenno del capo e voltando le spalle alla Jeep si incamminò verso la porta a vetri bisbigliando come un mantra “Sarai mio Alfa, a qualunque costo!”
 

 
              
   
 
Leggi le 13 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Serie TV > Teen Wolf / Vai alla pagina dell'autore: SilviAngel