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Autore: Izumi V    12/08/2012    7 recensioni
Un ragazzo, ormai uomo, seduto su una logora panchina, attende l'arrivo di un amico. Guarda con nostalgia i bambini che giocano al parco, rivedendo il se stesso di un tempo. Ha una richiesta importante da porgere, e non ha più molto tempo...
Genere: Malinconico, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Detective Boys, Shinichi Kudo/Conan Edogawa
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Di affetti e riconciliazioni



Osservava con malinconica tranquillità i bambini che giocavano nel parco giochi lì vicino. Seduto comodamente sulla panchina dalla verniciatura verde scuro, un po’ scrostata, tornava senza difficoltà, con la memoria, ai bei tempi in cui era lui a giocare in quel parco. Che fatica, l’età adulta. E dire che non gli sembrava tanto complicata, quand’era bambino. Ora, invece, quante incombenze…!
Ma, dopotutto, non ci avrebbe rinunciato per nulla al mondo. La maturità porta tante responsabilità, a volte nemmeno troppo piacevoli, ma anche moltissime gioie. L’amore, ci poteva giurare, era una di queste.
Si passò distratto una mano sul mento, solleticandosi con l’accenno di barba che da giorni si lasciava sul viso. Gli dava un’aria da intellettuale, gli aveva detto lei, e a lui l’idea piaceva. Gli era sempre piaciuta la figura dell’intellettuale.
Ma per quel giorno anche quel minimo accenno avrebbe dovuto sparire. Quel giorno, tutto doveva essere perfetto.
A volte si domandava cosa aveva fatto di così buono nella vita per essersi meritato una tale fortuna: sposare la ragazza, ormai donna, che amava da quando si erano conosciuti, da bambini. E dire che aveva temuto ben più di una volta che altri gliela portassero via…
A quel pensiero, il suo sguardo s’incupì, tradendo l’angoscia che quello stesso gli provocava, ricordandogli l’incombenza che l’aveva portato a quel nostalgico punto di ritrovo.
Ad un tratto, la sua attenzione fu attirata dalla figura in avvicinamento.
-In ritardo, eh? Strano…- pensò con bonaria ironia il ragazzo, anzi l’uomo, seduto sulla panchina. Lasciò cadere la sigaretta ancora a metà, che teneva da fin troppo tempo tra le dita, senza nemmeno portarla alla bocca. La calpestò con un gesto secco della punta della scarpa elegante.
Si alzò in piedi. Un’abitudine educata che non l’aveva mai abbandonato: si alzava sempre all’arrivo di qualcuno più grande di lui.
-Ciao, Shinichi!- esclamò, salutando il nuovo arrivato.
-Ehilà!- rispose semplicemente quello, con la solita aria cordiale e da eterno ragazzo. Effettivamente, non dimostrava per nulla i suoi trent’anni.

 
*** 


-Ma…ma questa è la casa di Shinichi Kudo! Il grande detective liceale scomparso improvvisamente!- trillò la bimba, rossa sulle guance per l’emozione.
-Ayumi…sei sicura?!- chiese con entusiasmo Mitzuiko, stringendo i pugni al petto e corrugando la fronte.
-Sìììì! Ora che mi ci fai pensare, Conan ce lo aveva detto l’anno scorso!- urlò Genta, nello stesso stato estasiato dei due amici.
-Secondo voi, perché ci ha chiesto di vederci qui davanti? Non è strano?- obiettò Ayumi, sperando che Mitzuiko, nel quale da sempre nutriva grande fiducia, gli sapesse dare una risposta. Tutto ciò che riguardava Conan la coinvolgeva, che fosse essa triste o allegra. In quel momento, si sentiva solo molto curiosa. Eppure, aveva un certo presentimento nel cuore che la turbava…
Dal canto suo, solo il cielo sa quanto Mitzuiko desiderasse riuscire a darle una risposta soddisfacente, che però non veniva. E per questo si malediceva mentalmente.
-Magari vuole farcelo conoscere!- scherzò Genta, che cercava in ogni modo di sollevare il morale della piccola amica.
Ma Ayumi a mala pena lo ascoltava, anzi fissava con intensità la facciata della imponente abitazione, stringendo convulsamente la sbarre sottili del cancello. Osservava quella casa come se essa potesse svelarle ogni mistero.
-Ehilà, ragazzi!-
I tre bambini si voltarono, restando senza fiato. Non Conan era arrivato, ma lui.
Shinichi Kudo.
-Tu…tu sei…- mormorarono all’unisono Genta e Mitzuiko.
-Shinichi Kudo!- esclamò con ardore Ayumi, senza credere ai propri occhi.
Il ragazzo davanti a loro non sembrava arrogante come appariva sui giornali, anzi mostrava un sorriso quasi intimidito.
Come se gli occhi di quei bambini costituissero per lui giudici più severi di quelli di qualunque tribunale.
-Tu hai visto Conan?- domandarono, con innocenza.
Perfetto, non aveva nemmeno bisogno di introdurre da solo l’argomento.
-Ecco, bambini. Ho un messaggio…di Conan…per voi…-
Quanto era difficile. Se solo avesse potuto mentire loro. Ma Ran era stata irremovibile. A volte aveva decisamente bisogno di lei per trovare la forza di certe dichiarazioni.
Osservò un momento i loro volti curiosi, avidi quasi di sapere. Non notò, in un primo momento, lo sguardo di Ayumi. Le donne (e le bambine) hanno sempre un certo sesto senso…
-Conan vi saluta. Il suo è un addio. Dice che gli mancherete, che i momenti che ha passato con voi sono stati per lui importanti, che mai, per un solo secondo, si è pentito di avervi conosciuto, che…-
-Perché ci dici queste cose? Dov’è Conan?- chiese Ayumi. Ma la sua, più che un’infantile domanda, appariva come un disperato bisogno di chiarimenti. Shinichi trovò la forza di guardarla negli occhi: e in quegli già un po’ lucidi e arrossati, lesse tutta la consapevolezza di un’adulta che ancora non era, di un amore perduto, della rabbia di essere stata ingannata, della delusione di un sogno che s’infrange.
Shinichi Kudo fece fatica a fronteggiarla. Abbassò il viso, nascondendosi dietro la frangetta ribelle.
Inutile scudo da un dolore ricevuto e arrecato.
Quando risollevò il mento, il suo volto era serio quanto quello dei bambini che aveva di fronte. Basta temporeggiare, basta mentire. Quel tempo era finito.
-Io sono Conan-
Come spiegare. Dove trovare le parole giuste. Shinichi era tanto bravo in questo, quando si trattava di smascherare un delinquente.
Ma ben più coraggio ci voleva per dire la verità a dei vecchi amici, e in quello no, non era molto bravo.
Ayumi non piangeva. Ma nella sua espressione attonita e nel suo silenzio distrutto la si poteva sentire urlare.
Mitzuiko abbracciò l’amica, provando dentro di sé un’ira che prima avrebbe detto sconosciuta. Perché lei si era innamorata di lui? Perché ora doveva soffrire tanto? Sollevò gli occhi verso quelli dell’adulto che gli stava davanti: non lo stava giudicando, o almeno ci provava con tutte le sue forze, più per Ayumi che per altro, ma non poteva ignorare la rabbia che aveva dentro. E Shinichi fu disarmato da tanta severità di sguardo, così priva di odio ma così dolorosa.
Genta. Genta gli avrebbe volentieri mollato un pugno sul naso. Ma si trattenne anche lui, per l’affetto che lo legava all’amica che ora si aggrappava piangente alle spalle di un altro bambino che, per l’ennesima volta, non era lui stesso.
-Mi dispiace. Mi dispiace davvero. Ma come ho mentito a Ran, ho dovuto mentire a voi. Per proteggervi, per salvarvi dalle sofferenze che invece non hanno risparmiato me. E lo rifarei, se si trattasse di salvarvi la vita, lo rifarei e accetterei, come merito, la vostra rabbia e i vostri giudizi. Non chiedo perdono, ma voglio provare a chiedervi di capire e di sopportare. Mi dispiace. Mi dispiace.-
E cominciò a piovere. Sottili gocce che picchiettavano quasi con dolcezza sull’asfalto rovente. Non era il cielo. Erano le lacrime di un adulto che capisce cosa vuol dire non essere più bambino. E accettare quelle responsabilità che a lungo aveva evitato, caricato com’era da tante altre preoccupazioni. E desiderare un perdono che non si sentiva di meritare, e un abbraccio che non osava domandare.
La bambina sentì il proprio cuore battere più lentamente, come tranquillizzato da una ninna nanna materna. Non credeva che due braccia così amiche potessero darle tanta serenità. Forse in questa nuova e improvvisa consapevolezza– di un amore che può sbocciare da un’amicizia duratura e sempre considerata ovvia – o forse nel capire che un adulto non è un bambino, e una scelta, benché difficile da accettare perché non condivisa, forse è stata fatta per il proprio bene (un concetto così complicato per un bimbo!), o forse per le due cose insieme, Ayumi smise di piangere e si scostò con delicatezza dalle braccia di Mitzuiko.
Smise di piangere e trovò la forza per perdonare.
-Oh Conan, io ti perdono!- disse, abbracciandolo a mala pena con le sue braccine sottili e troppo corte per le spalle larghe dell’altro.
E se lei ci era riuscita, cosa impediva a loro di fare lo stesso? Genta e Mitzuiko si guardarono negli occhi per un secondo, come a cercare conferma l’uno nell’altro, e poi esclamarono: -Conan, noi ti perdoniamo!- e si aggiunsero a quell’abbraccio dolce e coraggioso, adulto si potrebbe dire.
Shinichi non potè che piangere ancora, di una gioia mai sperata ma desiderata. Ringraziò di cuore, con tutto il cuore, quella banda di matti.
-Grazie, Detective Boys-

***


-Mai una volta che tu sia puntuale, eh?- non si risparmiò di rimproverarlo. Si risedettero entrambi sulla panchina, godendosi la frescura della sera che calava.
Shinichi ridacchiò passandosi una mano sulla nuca, a mo’ di scusa. Poi lo guardò.
-Allora, Mitzuiko, di cosa dovevi parlarmi?-
Il ragazzo, più giovane di lui di parecchi anni, sbarrò gli occhi. Non pensava di entrare subito nell’argomento, non era pronto. Ma Shinichi non sembrava intenzionato a perdere tempo.
Straordinario come negli anni fossero rimasti amici e continuassero a tenersi in contatto. Non si vedevano spesso, ma entrambi apprezzavano molto i loro sporadici incontri. Mitzuiko usufruiva con un certo divertimento dell’esperienza dell’altro, che sapeva consigliarlo nei momenti più difficili. Allo stesso modo Kudo riscopriva il piacere di immergersi nei problemi dell’adolescenza e dell’età adulta, poi. Non avrebbe mai creduto, inoltre, che Mitzuiko potesse trovare in lui un valido amico.
Lui come Genta e Ayumi.
Il loro perdono era stato sincero. Forse il secondo perdono più sincero della sua vita.
-Beh, come sai, tra tre settimane io e Ayumi ci sposeremo e…-
-Frena, frena! Tre settimane?! Credevo tra qualche anno!- strillò Kudo, al colmo dello stupore. In realtà, si tratteneva a fatica dal non ridere. Questa poi…!
-Eh già, abbiamo accelerato un po’ i tempi! A dirla tutta, abbiamo un ottimo esempio a cui ci siamo ispirati…- e dopo questa allusione che lo fece arrossire, ammiccò in direzione dell’altro. Stavolta fu Shinichi a sentirsi in imbarazzo: certo, lui doveva proprio stare zitto…
-Comunque- riprese Mitzuiko tossicchiando –io e Ayumi, dopo averci pensato a lungo, volevamo chiederti una cosa…-
E si fermò, esitante. Shinichi lo fissò curioso, annuendo per incitarlo a continuare.
-…se volevi farmi da testimone!- disse, tutto d’un fiato.
Shinichi lo guardò con tanto d’occhi, sbalordito.
-…-
-…-
-…IO?!- riuscì finalmente a chiedere, senza capire.
-Beh, sì-
-Ma…ma…Genta?! È il tuo migliore amico!-
Mitzuiko, che già sapeva che sarebbero incappati in quel discorso, distolse lo sguardo, mettendo il broncio. Proprio non gli andava di parlarne.
-Io e Genta…abbiamo litigato-
-COOOSA?!- si ritrovò a urlare di nuovo Kudo, in mezzo alla strada. Alcuni passanti, e perfino dei bambini sullo scivolo, si voltarono a fissarlo. Di rimando, lui ridacchiò  imbarazzato, per chiedere scusa. Ma tornò subito alla discussione.
-E cosa è successo?-
-Ecco…a lui non è andata giù la storia del matrimonio…-
-Non dirmi che sperava di sposarla lui, Ayumi- chiese l’altro, perplesso.
-No! Questo no, sapeva di non avere speranze, ma…era convinto che io, per spirito di amicizia, avrei rinunciato. Sì insomma, Ayumi avrebbe dovuto sposare qualcuno di estraneo al gruppo-
-Ma è una follia! Che senso avrebbe impedirvi di stare insieme. È un ragionamento da bambini, che andava giusto bene ai tempi dei Detective Boys, ma ora no, non vale più!- protestò Shinichi, basito.
-Eh, è quello che gli ho detto-
-E lui?-
-Mi ha tirato un pugno-
-Ah…-
Stettero in silenzio per un po’, riflettendo entrambi sulla situazione. Poi Shinichi ruppe il silenzio con una domanda che riteneva ovvia, ma che si rilevò non essere tale.
-Hai provato a farlo parlare con Ayumi?-
-Ovviamente no!-
Kudo per poco non finì per terra gambe all’aria.
-E perché no, scusa?-
-Boh, non mi è venuto in mente!- si scusò Mitzuiko, chiedendosi in realtà perché non lo avesse fatto prima. L’altro si tirò una manata sulla fronte, sconcertato.
-Muoviti. Questa situazione ha una risoluzione più facile di quel che credi…-

 
*** 


La marcia nuziale si librava leggera nell’aria, riempiendo l’atmosfera già colma di gioia che si respirava nella chiesa gremita.
Lo sposo attendeva, raggiante, sull’altare, voltandosi ogni tanto in preda all’ansia. In uno dei tanti movimenti, incrociò lo sguardo di Shinichi Kudo, tra le prime file. Shinichi se ne accorse per caso: Mitzuiko gli sorrideva, grato. Genta, al suo fianco, faceva un’ottima figura come testimone.
Shinichi gli fece un occhiolino di rimando, sorridendo sincero. Poi si voltò a osservare la donna accanto a lui. Ran era splendida, avrebbe potuto essere lei la sposa. Quando questa si rese conto che gli occhi adoranti del marito erano rivolti a lei, e non più al futuro sposo, si ridestò come da un sogno e lo guardò felice, scoccandogli un bacio a fior di labbra. Era così orgogliosa del suo uomo…
Poi, d’un tratto, la sposa fece la sua entrata trionfale, al braccio del padre che sembrava sul punto di scoppiare a piangere. Anzi, Ayumi lo consolava e rassicurava a bassa voce, senza tradire la commozione e la gioia che le riempivano l’anima.
Sempre a pensare agli altri, prima che a se stessa. Mitzuiko l’amava da impazzire.
E Genta aveva accettato finalmente la cosa. Parlare con lei gli aveva tolto ogni dubbio: se Ayumi era davvero felice con il suo amico, lui l’avrebbe accettato.
Si era addirittura messo a dieta in attesa di quel giorno. E quando Mitzuiko gli aveva chiesto di essere il suo testimone si era commosso…ma mai che lo venisse a sapere qualcuno!
La cerimonia procedette senza intoppi fino al fatidico “Sì” che gli sposi pronunciarono con voce tremante e ardente.
Lui, che si ripeteva mentalmente quella scena fin dai tempi delle elementari, nel silenzio della sua stanzetta, davanti allo specchio dell’armadio. Rubava una cravatta dall’armadio paterno, indossava la camicia bianca delle grandi occasioni e dava inizio alla recita, le sue personalissime prove.
E Lei. Lei, Ayumi, che amava il suo uomo più di ogni altro, sebbene a fatica avesse abbandonato l’amore antico. Anzi, forse non lo aveva mai lasciato davvero, né mai lo avrebbe fatto. Si era semplicemente resa conto che Shinichi non era Conan, e Conan non era più. Non aveva nemmeno dovuto accettare che il suo primo grande amore fosse andato a un’altra donna, a un altro cuore. Il suo grande amore era solo… volato via. Come un palloncino leggero, si era alzato nel cielo, sparendo tra le nuvole.
Una lacrima di commozione rigò le sue gote rosee. In cuor suo, sapeva che non avrebbe mai smesso di essere innamorata di Conan Edogawa. Com’era il detto… “Il primo amore non si scorda mai”…?
Eppure ora amava Mitzuiko, e di questa era sicura.
Il loro amore fu suggellato da un bacio leggero, dolce, bellissimo.
L’unica cosa che mancava, in quel momento, era il lancio del bouquet. Pieni di riso fin sopra ai capelli, Ayumi a mala pena vedeva dove andava. Si voltò verso la chiesa e lanciò all’indietro lo splendido mazzo di fiori che aveva personalmente scelto. Verso la folla degli invitati acclamanti, usciti in tutta fretta dall’edificio sacro.
Il bouquet finì esattamente tra le mani di chi più desiderava. La sua testimone, la sua amica fidata, la trentenne e finalmente libera Shiho Miyano.
Quest’ultima afferrò con mani salde il bouquet, quasi stupita del fatto che fosse arrivato proprio a lei. Ma, dopo un primo momento di smarrimento, sorrise. Di un sorriso lieve e appena accennato, come era solita fare, ma allo stesso tempo carico di una dolcezza e una gioia davvero rari in lei. Con il prezioso oggetto tra le dita affusolate, si voltò in direzione dell’uomo al suo fianco. Capelli lunghi, a nascondergli quasi metà del volto, e biondissimi; alto, dal fisico asciutto, ora privo dell’aria inquietante che in passato emanava.
Chi era?
Mi spiace, miei cari, ma questa è un’altra storia…






Non mi sembra vero di essere tornata a scrivere! Mi sembra passata un’eternità dall’ultima volta…
Ma la maturità, come dire, mi ha tenuta parecchio impegnata n___n
Non so come sia nata questa fic, è successo e basta, durante un viaggio in treno. Spero vi sia piaciuta!
Mi mancavate, mie care…mi raccomando, fatevi sentire! <3
Baci baci

izu
  
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