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Autore: The Loveless Jester    14/08/2012    1 recensioni
Sospirò avvilito , frustrato nei confronti di se stesso, desiderava scrivere quella lettera a John da molto tempo addietro , Sherlock era perfettamente consapevole che il suo modo di essere gli impediva di dimostrare il suo affetto e , perché no , i suoi sentimenti. Perché John gli aveva ampiamente dimostrato che anche uno come lui aveva sentimenti.
Genere: Generale, Romantico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: John Watson , Sherlock Holmes
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'We are meant to be Together'
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•  It’s Hard to say “ I Love You”•




- There's nothing I can say to you ,
Nothing I could ever do to make you see
What you mean to me –

 

 
Seduto alla sua scrivania in legno di mogano, Sherlock Holmes stava accartocciando l'ennesimo pezzo di carta scarabocchiato dall'inchiostro.
Fallire in qualcosa per lui era inconcepibile , anche se si trattava di una lettera che a suo avviso avrebbe dovuto essere banale e facile da scrivere o almeno così sembrava per la gente comune, non accettava di non esserci riuscito.
Si era alzato di buon mattino per scrivere il contenuto di quella lettera ed aveva finito col riempire la stanza di pallini di carta sporchi di inchiostro sparsi qua e là sul pavimento.
Tuttavia a questo ennesimo tentativo l'infallibile detective gettò via ogni parvenza di pazienza reclinandosi all'indietro contro lo schienale della poltrona.
Sospirò avvilito , frustrato nei confronti di se stesso, desiderava scrivere quella lettera a John da molto tempo addietro , Sherlock era perfettamente consapevole che il suo modo di essere gli impediva di dimostrare il suo affetto e , perché no , i suoi sentimenti. Perché John gli aveva ampiamente dimostrato che anche uno come lui aveva sentimenti.
John gli era stato sempre accanto capendo fin dal principio cosa c'era dietro la maschera del consulting detective , per questo gli era stato sempre accanto fedele fino alla fine , fino alla tragica fine John aveva creduto in lui anche quando tutto quanto gridava "impostore" .
Ma lui ,Sherlock Holmes ,cosa gli aveva dato in cambio?
Se ci pensava l' unica cosa che gli veniva in mente era la parola dolore.
Eppure John , quel giorno davanti la tomba, gli aveva espresso chiaramente la propria gratitudine per avergli migliorato la vita , ma a Sherlock sembrava il contrario, da quando il dottore era entrato nella sua vita Sherlock era diventato dipendente da lui e John era diventato per lui qualcosa di insostituibile. Ma come dirlo a John?
 
 
 
Più si sforzava e più non trovava le parole.
Come dire a John che anche il semplice prestargli un telefonino era diventato essenziale?
Come dire a John quattro semplici parole?
“Ho bisogno di te.”
 
 
Semplicemente non poteva, non che non volesse, ma non ci riusciva, la sua mente era completamente schiava della sua razionalità, schiava della logica e dei rompicapi, Più si avvicinava alle emozioni più la sua mente si ribellava come un popolo in tumultuosa rivolta contro un sovrano fin troppo avaro .
Tuttavia la razionalità non aveva fatto i conti con John Hamish Watson., il dottore, il militare, il coinquilino, l’amico… il primo vero amico.. e poi , cos’era diventato John? Tutto e niente, tutto e niente.
Perché con John , Sherlock poteva essere tutto  ma senza John cosa rimaneva ? Un guscio vuoto , una macchina calcolatrice messa al servizio della polizia, un oggetto.  Sherlock senza John non era niente, era niente per tutti quegli anni della sua vita e solo una volta incontrato il dottore aveva cominciato a percepire la sua  natura umana.
Eppure Sherlock una volta era stato umano, da bambino spesso , sognava, desiderava , sperava, e poi cos’era successo? Dov’era andato a finire quel bambino che voleva fare il pirata?
Andato, sparito, come se non fosse mai esistito ed era rimasto solo un grande cervello , una grande intelligenza schiavista e stacanovista del lavoro.
 
Si passa una mano sul volto , è stanco improvvisamente sente un macigno opprimergli  la bocca dello stomaco, si volta di scatto quasi spontaneo nella direzione del letto e lo vede.
John ha ancora gli occhi chiusi nel sonno  ed è completamente avvolto nelle lenzuola del suo letto, del loro letto.
Sherlock lascia che i suoi occhi color ghiaccio scivolino caldi sul corpo curvilineo del suo coinquilino, lenti accarezzano ogni centimetro coperto e scoperto di quel corpo a cui era stato accanto sino a poche ore fa.
Vaghi ricordi della notte precedente attraversarono la mente di Sherlock in un susseguirsi di immagini stava rivivendo quei preziosi attimi passati a rotolarsi tra le lenzuola con John, attimi che pensava che non avrebbe mai vissuto in vita sua. Suonava  molto strano Sherlock Holmes che faceva l’amore con una persona e si abbandonava alla passione, decisamente questa sarebbe stata un affermazione della quale molti avrebbero riso, riflettè Sherlock.
Quatto e silenzioso come un felino si era alzato dalla scrivania e si era diretto vero il loro letto  salendoci sopra con un innaturale eleganza e delicatezza nei gesti , si posizionò al fianco di John continuando ad osservarlo nello stesso modo di prima, poteva percepire dalla frequenza del suo respiro che era in procinto di svegliarsi.
Pochi minuti dopo le palpebre di John cominciarono a tremare in procinto di spalancarsi  per rivelare due occhi color cioccolato, mentre il resto del corpo del dottore si stirava per cacciare via l’intorpidimento del sonno . E poi John spalancò le palpebre e Sherlock si perse.
- Yahhhwn ! Sherlock ?-
Il farfuglio di John arrivò lontano alle orecchie di Sherlock ancora totalmente perso.
-Sherlock… Sherlock!-
-Oh si, Buongiorno John.-
- Buon- ehy, perché mi stavi fissando?!-
-Io non ti stavo fissando.-
-Ah no?-
-Assolutamente-  rispose piccato spostando lo sguardo in qualunque posto che non fosse John.
-Tu non me la racconti giusta Sherlock!- fece John stranamente troppo attivo per essersi appena svegliato.
- Andiamo John , la Signora Hudson deve aver già preparato la colazione.- fece per alzarsi dal letto palesemente irritato ma fu prontamente fermato da John
--Sherlock?-
 -MH?-
-Buongiorno.- e John congiunse le sue labbra con quelle a forma di cuore del consulting detective.
Sherlock rimase interdetto tuttavia  prolungo con evidente trasporto quella specie di bacio a tradimento, poi si alzò dal letto trascinandosi dietro un John stranamente remissivo
La signora Hudson aveva lasciato la colazione sul tavolo insieme a un biglietto che diceva che sarebbe mancata per tutto il giorno.
-Dunque, la signora Hudson non ci sarà per tutto il giorno. Lestrade non si è ancora fatto sentire, e d io ho il giorno libero, direi che possiamo uscire!- Disse John  mentre addentava allegramente una briosche inzuppata nel latte.
Improvvisamente il viso di Sherlock si illuminò quasi avesse avuto un illuminazione importantissima
-Shopping.- disse soltanto mentre John lo guardava con un sopracciglio inarcato. –Shopping?-
- Certo John Shopping!-
- O-Okay.- John non era affatto convinto ma preferì lasciar perdere e assecondare per l’ennesima  volta le voglie di Sherlock.
Sherlock gli sorrise di rimando, felice che il piano che aveva partorito mentre studiava John che dormiva potesse finalmente avere inizio. In un modo o  nell’altro sarebbe riuscito a far capire a John quanto contava e per  iniziare, cosa c’era di meglio di viziarlo con un po’ di sano shopping?
John e Sherlock Giunsero di buon ora ad Oxford Street dove Sherlock trascinò  John in qualunque negozio fosse di suo gusto, John d’altra parte lasciava fare  il compagno , in parte perché voleva vedere dove sarebbe andato a parare quello strano comportamento , dall’altra parte tutte quelle attenzioni gli facevano sinceramente piacere..
Alla fine della giornata John si ritrovò con un guardaroba estivo abbondantemente ampliato con varie camicie a maniche corte, vari pantaloni di tela e lino e persino un completo elegante che Sherlock lo aveva costretto a comprare  “ potrebbero esserci delle occasioni in cui è richiesto un vestito elegante” aveva detto Sherlock a mò di scusa. Ah giusto, il tutto era stato pagato da Sherlock Holmes.
Infine avevano deciso di concludere la mattinata pranzando da Angelo che era decisamente felice di vederli di nuovo insieme al loro tavolo abituale.
-Ecco qua, per Sherlock una bella insalatona e per John un bel piatto di pasta col pomodoro fresco, buon appetito ragazzi!-
-Grazie Angelo.- risposero all’unisono gettandosi poi sui rispettivi piatti evidentemente affamati.
Il pranzo andò moderatamente bene se non fosse stato per Sherlock che interrompeva John ogni due minuti per chiedergli se volesse qualcos’altro o se la pasta fosse di suo gradimento, ma il colpo di grazia  arrivò quando Sherlock si alzo e pagò il conto di entrambi senza battere ciglio, a questo ennesimo gesto John catalogò la giornata decisamente come ”giornata superstrana da segnare sul calendario.”
-Sherlock.. non vorrei passare per ingrato ma.. posso sapere che diavolo ti è preso oggi?-
 Sherlock arrestò la sua camminata voltandosi alquanto basito e interdetto verso John.
-Non ti è piaciuto?-
-Certo che mi è piaciuto! Ma non capisco tutte queste attenzioni ne miei confronti, insomma Sherlock tu non sei esattamente il tipo romantico che fa i regali al suo fidanzato … Non è che per caso mi hai drogato o fatto qualcosa di simile come quella volta a Baskerville?!-
Mentre John poneva queste ed altre assurde domande Sherlock sentiva qualcosa dentro di lui incrinarsi, forse s non fosse stato Sherlock Holmes avrebbe addirittura detto che era ferito dalle parole di John.
-No No John, ma che diavolo dici?-
-Dico che è impossibile che tu dia attenzioni affettive  a chi ti circonda…su queste cose non ispiri fiducia per nien- - John si portò repentinamente una mano davanti alla bocca,  consapevole di aver detto una cosa terribile o quasi.
-Sherlock io davvero non volevo…- ma non fece in tempo a finire la frase che il telefono di Sherlock cominciò a squillare e l’altro fu costretto a rispondere mormorando prima un basso “ è Lestrade”.
- Lestrade ?... si…si… okay arrivo.- e chiuse la chiamata con un mezzo sorriso amaro sul volto.- Devo andare John , ci vediamo a casa stasera e non aspettarmi alzato … ah e compra il latte!!!-  era poi scappato via lasciando li John a rodersi nei sensi di colpa.
 
Il caso che gli aveva propinato Lestrade era un caso decisamente facile uno scarsissimo 7 che avrebbe risolto entro poche ore, però era pur sempre poco tempo  mentre lui desiderava non rivedere John per un bel po’ , possibilmente fino al mattino seguente.
Le parole di John l’avevano spiazzato mandando all’aria ogni genere di piano che il suo brillante cervello aveva  creato precedentemente  e così lui si era ritrovato senza parole e diciamocelo, deluso.
Sherlock era consapevole che quella volta a  Baskerville aveva esagerato ma non pensava che John  se la sarebbe portata dietro per tutto quel tempo, erano passati 3 anni ormai e pensava  che ormai fosse acqua passata .
Eppure c’era qualcosa che andava oltre alla semplice mancanza di fiducia, John pensava che era strano che lui gli avesse dato delle attenzioni forse perché pensava che lui non l’amasse, per questo gli doveva essere sembrato tutto un piano  architettato per condurre qualche esperimento , John non sapeva di essere amato per questo tutte le azioni di affetto che riceveva le classificava come doppiogiochiste.
-Lestrade! Ho risolto il caso, è stata la cameriera, Miss Hemmett che aveva come amante il figlio del signor Crawford che a sua volta era ammaliato dalla bellezza della signorina Hemmett per questo l’aveva minacciata di rovinare la vita al figlio se lei non si fosse concessa a lui così la nostra cameriera ha deciso bene di uccidere il signor Crawford. A parer mio se l’è meritato.-
-Sherlock!!!!- Lestrade era palesemente indignato dall’ultima affermazione del consulting detective e gli lanciò uno sguardo di sbieco che esprimeva tutto ciò che non aveva detto a parole, sguardo che fu elegantemente ricambiato con palese menefreghismo da parte di Sherlock.
-Ora se volete scusarmi ho delle questioni assai urgenti da svolgere.- e detto ciò levò i tacchi  sotto lo sguardo perplesso di tutti.
 
 Nel tragitto dal commissariato a Baker Street  il cervello di Sherlock non aveva fatto altro che ripetersi quelle semplici 4 parole che avrebbe tanto voluto dire a John una volta per tutte, eppure ora che si trovava di fronte la porta di casa tutta quella sicurezza avuta fino a poco prima era svanita nel nulla  lasciandolo di nuovo incapace pure di concepirle quelle 4 parole. Sospirò entrando in casa ugualmente, ormai si era rassegnato ai suoi limiti fastidiosi.
-Sherlock!- urlò un John tutto trafelato che gli veniva incontro
-John che succede?-
- Sono le 2 di notte idiota! Volevi farmi prendere un infarto??-
-oh andiamo John non fare la mogliettina apprensiva !.- Sherlock non si trattenne affatto dallo scoppiare in una sonora risata.
- Non scherzare idiota ! ero preoccupato, non mi hai scritto e.. e. dio Sherlock mi dispiace per oggi!.- e gli si era buttato a peso morto addosso avvolgendolo in un abbraccio soffocante.
-John, John  mi ammazzi così…-  l’altro si era subito ricomposto sistemandosi la vestaglia appena stropicciata.
-oh si scusa ehehe..-
-John va tutto bene .-
 -Davvero?-
-davvero.-
-E il caso?-
-tutto bene .-
-Io mi fido di te, anche se passate esperienze mi porterebbero a fare il contrario.-
-lo so , John.-
-Okay.- John sorrise al suo Detective preferito  invitandolo poi a seguirlo per spostarsi in camera da letto , dandogli le spalle mentre saliva i gradini.
-Ti amo.-
 
Sinceramente non sapeva come gli era uscito in quel momento inopportuno, non sapeva perché l’aveva detto però di certo era felice di esserci finalmente riuscito.
D’altra parte John era rimasto immobile con il piede ancora a mezz’aria sopra il primo gradino, il cuore che gli batteva furiosamente e un sorriso da perfetto idiota che gli si andava allargando man mano sulle sottili labbra.
-Non chiedermi di ripeterlo, perché puoi scordartelo.- fece Sherlock abbastanza piccato, avvicinandosi lentamente alle spalle di John sovrastandolo con tuta la sua statura lo avvolgeva fra le sue braccia facendoli poggiare la testa sul suo petto.
-sai che hai rischiato il mio infarto?.-
-Avrei trovato il modo di salvarti John, come sempre.- Preso dalla situazione e dal calore che pian piano andava creandosi tra di loro , Sherlock posò un bacio sulla nuca di John.
-immagino la fatica.-
-SI beh… ma ne è valsa la pena, senti come ti batte il cuore..-
-Forse perché ti amo anch’io  consulting detective dei miei stivali.- John si era voltato e aveva invertito i ruoli stringendo Sherlock a se e lasciandogli un casto bacio sulle labbra  approfondendo man mano quel contatto  e tenendolo incatenato a se mentre giocava con i suoi ricci scuri.
-Andiamo su…- John si era lasciato scappare un risolino mentre trascinava su Sherlock per le scale fino alla loro camera da letto.
 
Mentre si stringeva al corpo di John  e si univa a lui , Sherlock non poteva che ritenersi soddisfatto di se stesso, Era riuscito a pronunciare quelle semplici ed essenziali 4 paroline e aveva letto nello sguardo di John la felicità che tanto desiderava regalargli, perché ogni sorriso di John era oro prezioso, oro che rendeva ricco Sherlock di una ricchezza che solo lui poteva possedere .
Semplicemente bastava solo che John fosse felice e stesse bene , era cosi che Sherlock aveva imparato a sopravvivere, egli viveva di ogni sorriso di John Watson.

 
 

 
-But now I see, honestly You're the one thing I got right,
The only one I let inside,
Now I can breathe 'cause you're here with me-

 






as usual dedicated to my koala.

  
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