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Autore: firework_ss    18/08/2012    2 recensioni
Mi sentivo vuota. Una lacrima fredda, silenziosa, mi rigò la guancia. Non ebbe il tempo ti arrivare sulle labbra che subito la cancellai, ma già altre l’avevano raggiunta. Cominciai a piangere silenziosamente, asciugando di tanto in tanto qualche lacrima di troppo. Avevo fatto male a tenermi tutto dentro al momento dei saluti: ora non c’era nessuno ad asciugare le mie lacrime. Con tutta calma un ragazzo si avvicinò a me. Non mi notò, ma io notai lui. Abbronzato, forse troppo per questi tempi, era biondiccio e aveva gli occhi verdi. I capelli erano arruffati, ma c’ era l’ ombra di un ciuffo. Sembrava alto, e muscoloso. Era carino. Asciugai tutte le lacrime in un nano secondo e cercai di fare un sorriso che non apparisse forzato. Aprii la mia borsa e da lì cacciai un pacco di creekers. Lo aprii e cominciai a sgranocchiare quei salatini. Erano deliziosi.
Ciao! Questa è la mia prima Fan-fiction per cui non mi sento molto brava a scrivere. Non mi mangiate, eh! A presto, ciao! :)
Genere: Fluff, Generale, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altri, Un po' tutti
Note: Cross-over, OOC | Avvertimenti: nessuno
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« Mi mancherai. » diceva Lara. Lara, la mia piccola Lara. Poco più bassa di me, Lara a stento voleva crederci. Dovevo andare via; i miei si erano separati. Già da un’ po’ e sinceramente non l’avevo presa tanto male. Vivevo con mio padre, nella mia amata cittadina, ma mia madre aveva chiesto l’affidamento, perché, diceva: non mi fido più dell’uomo che ho sposato ed ora io avevo i problemi.
« Anche tu. Lara, non mi dimenticare. » le risposi. Con quelle poche valigie che avevo mi sentivo ingombrante. « Ti prego. » continuai. Lei mi sorrise, mi abbracciò e fece spazio agli altri. Tutti passarono davanti a me, con un paio di occhi lacrimanti e qualche parolina dolce. Matteo, Federica, Chiara, Cristina, Luca. Tutti. Mi mancheranno tanto. E poi, per ultimo e più importante, arrivò mio padre, con gli ultimi bagagli in mano e il mio biglietto per l’aereo da prendere.
« Papà, mi mancherai. Tanto. Davvero. Tornerò a trovarti. Ho solo diciassette anni ora, ma quando ne avrò diciotto verrò da te, lo prometto. Ti voglio bene. » detto questo lo abbracciai, con le lacrime agli occhi. Lui non disse nulla, solo mi guardò e mi sorrise: era un sorriso amaro. Mi aiutò a trasportare gli ultimi bagagli nel taxi che doveva portarmi all’aeroporto. Entrata in macchina, aprii nuovamente lo sportello per urlare un ultimo « Ciao. » pieno di tristezza a tutti i miei amici e alla mia famiglia.
« Mi mancherete. » sussurrai, terrorizzata dal domani.

Passai circa due, tre ore nel taxi. Quando scesi, ormai ero intrattabile. Mi aiutarono a trasportare la mia roba nell’ aereo e a malincuore salii, guardando dal finestrino la pista, e tutta quella gente che salutava i propri familiari o amici, chi piangendo, chi arrabbiato, chi semplicemente felice e sorridente. Guardai davanti a me e per un attimo non percepii nulla. Mi sentivo vuota. Una lacrima fredda, silenziosa, mi rigò la guancia. Non ebbe il tempo ti arrivare sulle labbra che subito la cancellai, ma già altre l’avevano raggiunta. Cominciai a piangere silenziosamente, asciugando di tanto in tanto qualche lacrima di troppo. Avevo fatto male a tenermi tutto dentro al momento dei saluti: ora non c’era nessuno ad asciugare le mie lacrime. Con tutta calma un ragazzo si avvicinò a me. Non mi notò, ma io notai lui. Abbronzato, forse troppo per questi tempi, era biondiccio e aveva gli occhi verdi. I capelli erano arruffati, ma c’ era l’ ombra di un ciuffo. Sembrava alto, e muscoloso. Era carino. Asciugai tutte le lacrime in un nano secondo e cercai di fare un sorriso che non apparisse forzato. Aprii la mia borsa e da lì cacciai un pacco di creekers.  Lo aprii e cominciai a sgranocchiare quei salatini. Erano deliziosi.
Il ragazzo si voltò verso di me e io gli sorrisi. Mi chiedevo se avessi ancora gli occhi gonfi per le lacrime di poco fa; lui mi guardava in stranito ma poi mi sorrise e tornò a farsi gli affari suoi. Era tutto tranquillissimo. Non osavo parlargli per paura del tono della mia voce: sarei scoppiata a piangere? Avevo paura di si.
La voce del pilota che parlava dall’altoparlante presente nell’aereo rimbombava nella mia testa. Cercai di dargli quell’attenzione che bastasse a farmi capire che diavolo stesse dicendo, ma tutto era così confuso! Avevo un fortissimo male alla testa. La voce disse che stavamo per partire: bene! Un’ultima occhiata alla pista, mi misi le cuffiette all’orecchio e partì la musica. Il ragazzo mandò un ultima breve occhiata verso di me, mi sorrise e io sorrisi a lui. Dopo che le note stavano per diventare più movimentate abbassai il volume.

Credo che, dopo qualche secondo, sprofondai nel sonno più profondo e lasciai che qualche lacrima mi rigasse le guance, senza badare agli sguardi incuriositi del ragazzo accanto.


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Nota: Questo è un piccolo prologo. Non si capisce molto, ma già dal prossimo capitolo la storia comincierà a svilupparsi. Vi saluto, un bacio! 

firework_ss

  
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