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Autore: BloodyRoad    18/08/2012    5 recensioni
"Era stanco di sopportare ancora, e ancora. Era stanco di osservare le sue mani e vedere che erano vuote, gli spazi tra le sue dita non colmati, i palmi gelidi perché non scaldati da quelli di qualcun altro.
E lo scatto con cui si gettò tra le braccia di Axel fu un chiaro segno di quella disperazione che lo attanagliava, e anche se di norma lui non poteva provare sentimenti, riuscì a provare sufficiente empatia per sentire anche il suo stomaco contorcersi in una morsa e il respiro mozzarsi."
Genere: Erotico, Malinconico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai, Yaoi | Personaggi: Axel, Sora
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Kingdom Hearts, Kingdom Hearts II
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                             In the night we trust

 

 

“Ma i ragazzi che si amano
Non ci sono per nessuno
Ed è la loro ombra soltanto
Che trema nella notte”

Jacques Prévert, “Gli Innamorati”.

 

 

 

 

Si era nascosta dietro la coltre del crepuscolo, come una timida fanciulla. Ma ora, imponente signora della notte, si era svegliata per far addormentare il mondo, e per fare da riflettore alle gesta di quelle due ombre.

Si erano incontrati, come ogni plenilunio, ladri di momenti che non appartenevano a nessuno, sguardi scambiati dietro un vicolo oscuro, piccolo rifugio da quel mondo fin troppo popolato.

Entrambi vestiti col colore di quelle tenebre spaventose e rassicuranti, si erano cercati con silenzioso affanno, ed una volta ritrovati, quasi non sapevano che farsene della reciproca presenza.

La distanza tra loro c’era, un muro etereo quasi tangibile. Eppure lo vedevano, quel filo rosso che li intrappolava contro ogni reciproca volontà. Non importava di chi fosse la colpa, ma non vi era via di fuga. Nessuna via di fuga. E nonostante la titubanza, sapevano come sarebbe andata a finire.

 

Take me now, babe, here as I am.

 

E poi, invece, il più piccolo tra i due, quel corpicino fragile e tremante, iniziò ad avvicinarsi all’altro, imponente nella sua figura slanciata e magra, quei capelli rossi come le fiamme, la libido,  il sangue.

Lui, il più spaventato, il più indifeso, aprì la bocca come a voler dire qualcosa, ma da quelle labbra sottili non uscì che un gemito sommesso. La paura che lo bloccava venne strappata via, violentemente, qualcosa di inutile e non necessario, l’ennesimo ostacolo tra lui e la soluzione finale alla sua solitudine. Perché Sora non ne poteva più. Era stanco di sopportare ancora, e ancora. Era stanco di osservare le sue mani e vedere che erano vuote, gli spazi tra le sue dita non colmati, i palmi gelidi perché non scaldati da quelli di qualcun altro.

E lo scatto con cui si gettò tra le braccia di Axel fu un chiaro segno di quella disperazione che lo attanagliava, e anche se di norma lui non poteva provare sentimenti, riuscì a provare sufficiente empatia per sentire anche il suo stomaco contorcersi in una morsa e il respiro mozzarsi.

 

Hold me close, try to understand.

 

E le sue braccia, due dure onde nere, sottili, iniziarono a far annegare Sora nel calore del suo corpo, a fargli sentire per una volta quella sicurezza che nemmeno la sua stupida chiave magica poteva donargli.

Perché il potere non può abbracciarti nei giorni di pioggia.

Non può accarezzare con dolcezza la tua pelle.

Non può dedicarti il sorriso, sussurrare al tuo orecchio, raccogliere una tua lacrima.

Il potere non può dirti “Ti amo”.

E allora quel rituale cominciò, quel sacrificio di cui erano vittime entrambi, quella danza corrotta e volutamente falsa. Quella notte, nella piena consapevolezza, entrambi sarebbero stati qualcosa di diverso l’uno per l’altro, si sarebbero trasformati in ciò che l’altro voleva, avrebbero risposto a nomi differenti.

Tutto, qualsiasi cosa, anche la più meschina delle messinscene poteva servire per aiutare entrambi a scappare da quella miserabile condizione.

 

Desire is hunger, is the fire I breathe.

 

Sora iniziò a percepirlo, il respiro di Axel. Gli era diventato così familiare che gli provocava quasi il panico non sentirlo, anche nei momenti di calma assoluta, accovacciato nel suo letto.

E Axel percepì ogni singolo movimento del corpo di Sora, ogni brivido che le sue labbra riuscivano a procurargli. Un sottile gemito fiorì dalle sue labbra morbide, udibile abbastanza da risvegliare quella fame del felino che era, un cacciatore ormai senza preda, un predatore fallito.

E le mani di Axel iniziarono ad avere una fame tremenda, che solo la pelle di Sora poteva saziare.

Fu proprio per questo che le dita sottili si azzardarono a trafficare con quella volgare stoffa che aveva la pretesa di coprire quel corpicino ancora immaturo, che profumava ancora di innocenza, quell’innocenza che non importava quanto provasse, Axel non riusciva ad agguantare. Perché non gli apparteneva.

 

Love is a banquet on which we feed.

 

Ma Sora glielo lasciava fare, come sempre. Era il prezzo da pagare per poter chiudere gli occhi e fingere che quelle carezze fossero di qualcun altro. Non doveva far altro che pretendere di avere quella personalità che non sentiva sua, nonostante il mondo intero glielo ripetesse in continuazione. Siete la stessa cosa.

E quella reciproca fame non veniva affatto saziata, ma cresceva in maniera incontrollata, finchè i loro corpi non iniziarono ad urlare per la frustrazione, le loro pelli che cercavano ad ogni modo un contatto prolungato, per alimentare quella fiamma, e trasformarla in un incendio.

Avrebbero compiuto quella missione, lo dovevano a loro stessi.

L’uno la puttana dell’altro, si distesero sulla terra cruda e fredda.

 

Come on now, try and understand the way I feel when I’m in your hand.

 

E il corpo di Sora iniziò a trasformarsi, non era più uno strumento per la salvezza dei mondi.

Era tornato quello che era, una scultura di carne, sangue e desiderio, trasmutata dalle abili mani di Axel, che a sua volta smetteva di vestire i panni del semplice coltello affilato per uno scopo ben più nobile.

Nessuno dei due avrebbe sofferto, quella notte.

Sancirono quella loro personalissima, blasfema benedizione con l’ennesimo bacio, rubandosi reciprocamente particelle di anime distanti.

 

Take my hand, come undercover.

 

La voce di Sora intonò un delizioso canto che aveva il suono del nome di Axel.

Note discordanti scandite da gemiti e respiri troppo corti, mentre le dita sottili delle fiamme danzanti si accingevano a bruciarlo del tutto, completamente.

Ma lui non l’avrebbe ferito, al contrario. L’avrebbe protetto.

Perché Axel sapeva cosa voleva dire servire gli altri e perdere ciò che si ha di più caro.

 

They can’t hurt you now, can’t hurt you now, can’t hurt you now…

 

Nonostante gli occhi di Sora iniziassero ad urlare qualcosa di rabbioso verso Axel, qualcosa del tipo Perché non sei lui?, Axel iniziò a sentirsi appagato da quelle adorabili reazioni. Altri tremolii, altre carezze incerte, altri respiri abortiti e sospiri affamati.

E Sora pianse, pianse perché non poteva essere ferito, certo. Ma a proteggerlo non c’era chi voleva ci fosse.

Ma quella finzione non stava affatto perdendo di significato, pensò, mentre lo sguardo ceruleo si posava sulla pelle candida di Axel, perdendosi volutamente sui lineamenti spigolosi, decisi, eccitanti.

Ma non erano i suoi.

Per quella notte, un’altra notte, si sarebbe accontentato.

Perché l’eccitazione saliva, e gli affollava la mente con così tante sensazioni discordanti che Sora non aveva il tempo per curarsi del vuoto che lo annichiliva.

 

Because the night belongs to lovers, because the night belongs to lust.

 

Un terrore sconosciuto si impossessò del giovane tra le braccia abili di Axel. Stava accadendo di nuovo.

Il velenoso sapore di Axel aveva ucciso il suo autocontrollo.

Come spiegare allora quei movimenti ora non più incerti, quella decisa voglia di sentire ancora di più…sentire…non sapeva cosa…era senza dubbio qualcosa che Axel sapeva offrirgli, ma che non voleva da lui.

Axel non era bello, in quel momento. Con la luce della luna a creare soffusi giochi di luci e ombre su quell’aspetto stravagante, Axel era perfetto.

Era desiderio puro, era la momentanea risposta alle sue temporanee richieste.

Era un angelo della lussuria che lo avrebbe condotto nel più dolce dei peccati, era il demonio che l’avrebbe salvato da dannazione certa.

Era Axel, e non lo era.

E per un secondo si rammaricò che non fosse suo.

 

Love is an angel disguised as lust

 

…ma ancora, non era lui quello che nei suoi sogni appariva, col sadico intento di tormentarlo più di quanto non facesse già il resto del mondo.

Non era quello il cui nome rispondeva ai suoi silenzi malinconici.

E Axel, Axel cosa aveva da dire a riguardo?

Nulla, perché la sua mente era già annebbiata da fantasie traditrici sul corpo di Sora.

E ora, ora non era più Sora.

Quel dorato bagliore che il Keyblade Wielder emanava, quell’aura che riusciva ad incantare chiunque avesse avuto la fortuna di incontrarlo, lo accecò.

Axel riusciva a sentire qualcosa, mentre violava i suoi desideri più intimi, mentre faceva sobbalzare quel gemente angelo dagli occhi azzurri sfiorando quei punti che  gli ricordavano che anche lui era un essere umano.

 

…until the morning comes…

 

Sora non sapeva se sarebbe riuscito a sopportarlo. Si sentiva sporco a concedersi a qualcuno che non faceva parte dei battiti del suo cuore, a qualcuno che non affollava la sua giovane mente mentre si sfiorava in silenzio nella solitudine del suo letto.

E proprio questo suo sentirsi corrotto lo faceva stare bene. Poteva ancora sentire, anche se lui non era lì.

E forse sarebbe impazzito per tutta la notte, avrebbe ritrovato la solita sanità, sarebbe ritornato innocente solo quando il sole lo avrebbe guardato quasi con disprezzo, ricordandogli chi era e quale fosse la sua missione.

Ma ora la luna glielo concedeva. Impazzisci, Sora. Gemi tra le sue braccia. Urla il suo nome, chiedigli di farti venire.

Non si fece pregare ancora.

 

Come on now try and understand, the way I feel under your command

 

Axel lo sovrastava, verissimo, ma era Sora a condurre il gioco.

Era il suo respiro che accelerava o decelerava a segnalargli i punti in cui doveva toccarlo, erano le sue sottili preghiere ad indurlo ad avvolgergli il sesso nella calda trappola che era la sua bocca.

Era il suo odore ad intossicarlo come eroina.

Se Sora voleva di più, Axel avrebbe dato di più.

Perché era sotto l’incantesimo di quel blu ora non più innocente, quel blu che gli ricordava così tanto lui.

E Sora lo aveva clementemente perdonato quando, dopo averlo condotto verso il suicidio della ragione, Axel gli aveva sussurrato Ti voglio, Roxas.

In fin dei conti, che diritto aveva lui di biasimarlo?

Anche lui, quando chiudeva gli occhi, vedeva i peculiari capelli di Axel trasformarsi in una pioggia argentea, vedeva i suoi occhi color smeraldo diventare due stelle azzurre.

Lui aveva visto Riku su di sé, mentre l’orgasmo lo aggrediva.

E così, ancora languido glielo concesse. Prendimi. Te lo sei meritato.

Axel non era tipo da resistere a quei richiami.

 

With doubt the vicious circle turn and burns…

 

Faceva dannatamente male, ma era bellissimo. Non smettere ti prego.

Piacere, dolore, gioia, sofferenza. Era disposto a provare tutto, purchè non pensasse a lui.

Era diventato la sua affamata troietta, ma Axel era schiavo dei suoi bisogni.

Chi stava dominando chi?

Nel riflesso delle loro menti, Riku e Roxas si stavano stringendo, accarezzando, distruggendo fino all’apice.

Su quella strada, semplicemente, Axel e Sora stavano scopando.

Almeno, così sarebbe sembrato al primo estraneo che sarebbe passato di lì e li avrebbe visti.

Ma in realtà, loro due stavano creando, artisti di un mondo fantastico fatto di sesso e sofferenza.

 

I believe it's time, too real to feel, so touch me now, touch me now, touch me now…

 

Sora continuava a sussurrare il suo nome, scuotendolo come un terremoto,  l’eccitazione stava diventando insopportabile per il povero Axel, che percepiva quei suoni sulla sua pelle come frustate. Ma non voleva che smettesse. Sora lo stava guidando, gli stava indicando la giusta via verso quel piacere negatogli da troppo tempo.

Avrebbe vissuto per sempre sotto l’incantesimo di quella voce.

Non voleva arrivare, ma allo stesso tempo, ne aveva bisogno.

E Sora ancora una volta era la chiave.

Verso il delirio dei sensi, verso la fuga.

Sora in quel momento fingeva di appartenergli, e lui fingeva di possederlo.

Ti prendo in prestito, solo per un po’.

E poi ti getterò via, perché tu non sei lui…

E se ad entrambi stava bene, cosa importava davvero?

Ancora, di più.

Non smettere.

Riku, stringimi…

Roxas, guardami…

Non mancava nulla, finalmente.

Riuscirono entrambi a vedere la loro isola smarrita, ad afferrare l’illusione che credevano perduta…

Mentre veniva, Sora stava baciando Riku, e Axel stava provando l’appagamento di un orgasmo donatogli da Roxas.

Tutto era perfetto, finalmente. Nessuno dei due era più solo.

Quella meravigliosa quanto inconcludente recita li aveva finalmente resi completi.

-A…Axel…- sussurrò Sora, con gli occhi languidi, lucidi, ladri di un’attenzione che non avevano nemmeno il diritto di richiedere.

Axel lo fissò, altrettanto scosso da quel vortice che lo aveva intrappolato. Per la prima volta, da quando avevano cominciato, riuscì a vedere Sora.

-Dimmi…- sussurrò, la voce virile trasformata in una zuccherosa brezza.

Sora prese un lungo respiro, prima di parlare, prima di infilare un’altra chiave nella serratura e sganciare l’ennesimo lucchetto della catena che li teneva uniti.

-Ancora, Axel…-

Gli occhi smeraldini lo fissarono ancora una volta, le labbra dischiuse, il battito ancora irregolare.

Osservò il cielo, diede un rapido sguardo alla signora Luna. Alla dea di quelle loro notti. Le chiese quasi il permesso, possiamo?

Nessuna risposta. Lì, lontana. Fredda spettatrice.

Amabile complice.

Ti godi lo spettacolo, eh?

Axel si chinò su di lui, per cibarsi ancora di quel veleno, per accontentare i capricci di quel bambino voglioso tra le sue braccia.

-Stringimi ancora, Axel…non smettere…

…finchè l’incendio del nostro dolore non ci consumerà del tutto.

 

                                                                                            

                                                                                              Because tonight there are two lovers

                                                                                                if we believe in the night we trust.

 

 

 

 

 

Note dell’autrice:

“Because the night” di Patti Smith ha ispirato questa One-shot, e i versi di questa meravigliosa canzone hanno adornato quest’insignificante accozzaglia di parole. Quella canzone è desiderio puro, di una sensualità sconcertante. Vi chiedo di ascoltarla, se non la conoscete…

E’ la prima volta che scrivo qualcosa di vagamente maturo. Perdonatemi se non è buono, e…

Metto il rating rosso giusto per sicurezza, che dite?

Mi importerebbe sapere cosa ne pensate, ma per me è già tanto se avete aperto questa storia…

Grazie mille, significa molto per me.

                                                                                                                                    Bloody Road.

   
 
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