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Autore: Aniel_    19/08/2012    3 recensioni
«Ti hanno mai detto che quando non guardi in faccia la persona con cui parli è chiaro che stai mentendo?» sputò fuori con rabbia, «se c'è qualcosa che non va puoi parlarmene. Se sono io il problema, guardami in faccia e dimmi cosa c'è che non va! Quel muro non ti darà delle risposte, Castiel! E poi non provare nemmeno a sparire per rifugiarti sul lato oscuro della luna perché giuro su Dio che mi incazzo.»
Per un momento Dean ebbe come l'impressione che Castiel lo avrebbe spedito a calci fuori dalla porta, ma l'angelo si limitò a posare il proprio sguardo su di lui, in una lunga carezza, che lo fece annaspare.
«Sei arrabbiato» mormorò.
Genere: Generale, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Castiel, Dean Winchester
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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Autore: Aniel_
Fandom: Supernatural
Titolo: Ricordi di alcol e trench stropicciati
Personaggi: Dean, Castiel, Sam
Pairing: Dean/Castiel
Raiting: verde
Genere: sentimentale, introspettivo
Avvertimenti: slash, one shot
Note: questa one shot ha partecipato al contest Sono ciò che scrivo, ma non basta 
[http://nakarui.livejournal.com/21557.html?view=32821#t32821] sulla canzone Dillo alla luna - Vasco Rossi
Disclaimer: Supernatural non mi appartiene, per questo invidio il Dio Kripke, unico detentore di cotanta meraviglia. Mi piacerebbe possedere Dean e Cas - in tutti i sensi possibili- ma purtroppo anche loro non mi appartengono.




 

RICORDI DI ALCOL E TRENCH STROPICCIATI

Dean si appoggiò sullo stipite della porta ancora aperta mentre Sam, con un'espressione confusa e stanca, puntellava i palmi sulla ringhiera arrugginita delle scale fuori dal motel.
Dean stirò appena le labbra e le umettò con la lingua prima di lanciare uno sguardo dentro la stanza, dove un angelo se ne stava seduto sul letto, con le spalle curvate e lo sguardo chino, che sapeva di tristezza e di sconfitta.
«Torno tra qualche ora...» lo richiamò alla realtà il fratello e il cacciatore si sentì in colpa di fronte a quel viso stanco che aveva solo bisogno di riposare.
Ma aveva una faccenda da sbrigare, doveva risolvere la situazione e non era poi così sicuro che Sam avrebbe dovuto assistere a quello che sarebbe accaduto da quel punto in poi.
«Fai attenzione» gli intimò, per poi vederlo scivolare lentamente in direzione dell'Impala.
Inspirò ancora una volta l'aria fresca della sera e rientrò in camera, chiudendo la porta alle proprie spalle con un sommesso scricchiolio.
Castiel era ancora immobile, con una mano che stringeva nervosamente l'altra, chi occhi chiusi e il trench fradicio e stropicciato. Il cacciatore gli avrebbe consigliato di sfilarselo, ma le parole gli rimasero bloccate in gola. Respirò nuovamente, cercando un appiglio nella scrivania sulla quale si ergeva il laptop di Sam.
«Come...» si schiarì la voce, «come ti senti?»
La figura dell'angelo ondeggiò appena. Il suo viso si alzò, in maniera quasi impercettibile, e Dean appurò che sembrava molto più vecchio di quanto lo avesse mai visto.
«Ubriaco e...» si interruppe l'angelo «...e umiliato.»
Il cacciatore si portò stancamente una mano sul viso e poi sulla nuca. «Sono cose che possono capitare» replicò, ma Castiel scosse il capo.
«Non a me. Intrappolato da un paio di demoni di quarta categoria. Inerme, impotente e incapace di reagire. Se non fosse stato per te e per Sam...» l'angelo deglutì, ingoiando parole che lo avrebbero fatto sentire più umiliato di quanto non fosse già.
Dean afferrò una sedia e la trascinò di fronte all'altro, accomodandosi, puntellando i gomiti sulle proprie ginocchia. Era stanco e il suo unico desiderio era quello di abbandonarsi al letto purtroppo occupato dal suo angelo sulla spalla.
«Cas perché eri ubriaco?» gli chiese, senza giri di parole.
L'angelo sospirò e agganciò i propri occhi blu, carichi di stanchezza, al muro ricoperto da una pessima carta da parati della stanza.
«Non lo so.»
«Non lo sai?»
«No.»
Dean aprì nuovamente le labbra ma non uscì alcuno suono. Erano settimane che Castiel non faceva che comportarsi in modo strano, che lo osservava come se fosse la cosa più preziosa e pericolosa del mondo, che lo avvicinava per poi allontanarsi e sparire per giorni interi. E Dean non aveva più capito granché di quello strano comportamento.
«È per causa mia? Ho fatto qualcosa che ti ha offeso o...» iniziò ma non riuscì a terminare il proprio pensiero perché era certo di non aver combinato nulla di male. Aveva persino ridotto le battute ironiche nei suoi confronti, non lo aveva più chiamato moccioso, lo aveva trattato da fottutissimo angelo come desiderava e adesso Castiel si era trasformato in un Bukowski con la crisi di identità.
Castiel stirò le labbra, non degnandolo di uno sguardo. «Non è a causa tua, Dean.» rispose secco.
«Ti hanno mai detto che quando non guardi in faccia la persona con cui parli è chiaro che stai mentendo?» sputò fuori con rabbia, «se c'è qualcosa che non va puoi parlarmene. Se sono io il problema, guardami in faccia e dimmi cosa c'è che non va! Quel muro non ti darà delle risposte, Castiel! E poi non provare nemmeno a sparire per rifugiarti sul lato oscuro della luna perché giuro su Dio che mi incazzo.»
Per un momento Dean ebbe come l'impressione che Castiel lo avrebbe spedito a calci fuori dalla porta, ma l'angelo si limitò a posare il proprio sguardo su di lui, in una lunga carezza, che lo fece annaspare.
«Sei arrabbiato» mormorò.
Dean sbatté le palpebre, confuso. «Io non...sono solo stanco Castiel. Che diavolo ti sta succedendo? Se qualcosa non va puoi parlarmene, lo sai. Non sono il genio delle confessioni ma...»
Ma puoi raccontarmi ogni cosa.
«Se te lo dico non potrò mai più venire da te, o da Sam.» rispose, come un bambino spaventato abbandonato dai genitori.
«Non dire stronzate. La nostra porta sarà sempre aperta per te.»
Castiel sorrise di amarezza. «Non se tu decidi di chiudermela in faccia.»
Dean aggrottò la fronte. Dov'era andato a finire il soldato? Il Castiel che lo aveva salvato dalla Perdizione? L'angelo che aveva minacciato di rispedirlo all'inferno a calci in culo? Tutto quello che aveva di fronte al momento non era altri che un bambino avvolto da un trench stropicciato.
«Nessuna verità potrà sconvolgermi più della vita che faccio, quindi...senti, sei ancora sotto un treno e lo capisco, i dopo sbronza sono davvero terribili ma qualsiasi cosa ti turbi ne verremo a capo. Siamo come...Harry, Ron ed Hermione. Staremo insieme, fino alla fine, io tu e Sam.»
Un secondo dopo si vergognò per il paragone come un ladro. Tutta colpa di quel nerd di Sam e di quando attacca a raccontarmi delle sue letture.
Chiaramente Castiel non colse il riferimento. Fortunatamente.
«Fino alla fine» ripeté l'angelo, annuendo.
«Fino a quando i tuoi fratelli non ci faranno a pezzi, sì.»
«O fino a quando non farò qualcosa di sbagliato.»
«Cosa mai potresti fare di sb-»
Dean si zittì nell'esatto momento in cui Castiel si era lasciato cadere sul pavimento, in ginocchio, scivolando tra le sue gambe e afferrando con entrambi i palmi il suo viso. Sentì la fronte dell'altro poggiarsi alla propria e i nasi sfiorarsi, il respiro caldo a solleticargli le labbra.
Non lo aveva baciato.
Non lo stava baciando.
Castiel aspettava. Aspettava il momento in cui Dean lo avrebbe spinto via e chiuso la porta della loro amicizia. Aspettava una risposta che lo avrebbe ferito perché probabilmente, nelle ultime settimane, non aveva fatto altro che immaginare quel momento.
Dean d'altro canto sentì la salivazione azzerarsi e i neuroni capitolare uno alla volta. Nella sua testa un piccolo Sam con un paio di occhiali e una cicatrice sulla fronte lo sbeffeggiava chiamandolo Hermione.
«Sei proprio un moccioso» sussurrò, affondando una mano nei capelli di Castiel, scoprendoli soffici e leggeri come piume, e colmando la distanza che li separava.
Castiel sapeva di whisky e pancake e Dean lo catalogò come il sapore più buono del mondo.

FINE

   
 
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