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Autore: CathLan    19/08/2012    7 recensioni
Ecco la mia prima One shot sul telefilm Teen Wolf.
E' ambientata dopo le prime due serie, appena prima della battaglia con gli Alpha. Mi sono immaginata che potesse andare così tra Stiles e Derek :3
Ebbene sì, è una OS slash sulla coppia Sterek! OTP ragazzi!
-All'improvviso lasciò stare il mio torace scosso da fremiti e brividi e fece scivolare i palmi sotto le mie ginocchia, alzandomi di peso. Gli cinsi il bacino con le gambe e in un nano secondo non eravamo più in bagno, attaccati alla parete, ma nella mia camera, sul letto. Lui sopra di me, coi vestiti squarciati ed io nudo, senza nemmeno più le mutande. E che caldo che c'era, perfino dentro la testa. Stavo soffocando.
«Devi dirmi ora se non vuoi più continuare, perché poi dopo non riuscirò più a controllarmi»-
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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One more night


So I cross my heart and I hope to die
That I’ll only stay with you one more night
And I know I said it a milion times
But I’ll only stay with you one more night



Ecco la mia prima One shot sul telefilm Teen Wolf.
Spero vivamente di non deludere nessuno. Non è niente di speciale, ma ci tengo particolarmente.
E' ambientata dopo le prime due serie, appena prima della battaglia con gli Alpha. Mi sono immaginata che potesse andare così tra Stiles e Derek :3
Ebbene sì, è una OS slash sulla coppia Sterek! OTP ragazzi!
La dedico a
_itsluci che non mi abbandona mai. Ti voglio bene sfiguz ç^ç


{Bannerino ideato da xlovelylondon_ }

 

                                     



Tutto era cambiato.
Qualche mese prima ero soltanto il sedicenne sfigato panchinaro della squadra di lacrosse della scuola, quello che per anni era andato dietro alla ragazza più carina e popolare dell'istituto senza essere mai stato minimamente calcolato e qualche tempo dopo ero il migliore amico di un licantropo, ero riuscito a segnare in una partita aggiudicando la vittoria alla mia squadra e avevo qualche chance in più con Lydia. Niente di meglio in cui sperare.
Certo, tutto quello che avevo guadagnato aveva avuto un prezzo, ovvero una lunga ed estenuante lotta contro il male, nonché contro Jackson il Kanima e la famiglia Argent, ma ne era valsa la pena.
Insomma, ora ero molto meno nerd e sfortunato! O almeno meno sfortunato lo ero fino all'imminente nuova battaglia contro gli Alpha. Ma fino ad allora potevo prendermi una pausa e concentrarmi sul mio posto da titolare, nonché sul come rubare la mia amata da Jackson, il suo storico ragazzo.
Eppure c'era qualcosa che mi imponeva una certa ritrosia nel provarci con Lydia e non era sicuramente quel bell'imbusto del suo compagno. No, erano semmai un viso luminoso, degli occhi grigi brillanti ed un sorriso affascinante.
Alzai la testa verso il soffitto del bagno e sentii lo stomaco aggrovigliato. Stavo di nuovo pensando a Derek, dannazione era impossibile! Non potevo provare certe sensazioni verso un maschio, per di più quel razza di un Alpha casinista.
Sbuffai e mi stropicciai gli occhi, avevo sonno. Quella era la prima notte in piena libertà e io la sprecavo a sbadigliare a casa. Forse in fondo la mia vita era sempre la stessa, solo più aggrovigliata e deludente.

Mi legai stancamente un asciugamano in vita e uscii dal box della doccia con ancora le gocce fredde a scivolarmi lungo la schiena ed il petto asciutto. Mi asciugai alla meno peggio e lasciai scivolare a terra la salvietta per infilarmi i boxer neri, quando nel riflesso appannato dello specchio sul lavabo intravidi una figura scura. Il mio corpo si mosse da solo, ruotando con un movimento veloce e repentino, tutte quelle lotte mi avevano acuito i riflessi, anche se non come avevano fatto con Scott. 
«Cosa ci fai qui?»
Non l'avevo sentito, come sempre. Io non avevo il super-udito o il super-olfatto, il nuovo arrivato avrebbe potuto farmi venire tranquillamente un infarto.
«Venivo a controllare» rispose con il suo solito tono acido, mostrando i denti bianchi e affilati.
«E perché?»
Derek alzò le sopracciglia in un gesto piuttosto esaustivo. «Che ne dici di coprirti?»
Abbassai lo sguardo e mi resi conto di essere completamente nudo. Mi chinai, afferrai in fretta e furia le mutande e le infilai, rischiando di ribaltarmi nel rimanere in equilibrio su una gamba.
«Dovresti fare palestra, sei magrissimo» mi suggerì, stringendosi nelle spalle larghe.
«Mi dispiace se non sono un lupo tutto zanne e muscoli!» ribattei ironicamente, agitando le mani in aria. «Ora rispondi alla mia domanda.»
«Gli Alpha sono arrivati, tu sei l'unico incapace di difenderti.»
Mi stava dando del pappamolle? «Ho un buon gancio destro.»
«Come quello che mi hai dato il giorno che stavo morendo?» un ghigno piegò le labbra sottili di Derek. «Con quello ti saprai difendere alla grande!» aggiunse ironicamente.
«Mi sto allenando a migliorarlo.»
Il licantropo sospirò e tolse lentamente le mani dalle tasche dei jeans scoloriti. «Con chi?»
«Con Scott.»
«Fammi vedere, dai» mi sfidò allargando le braccia toniche.
In fondo sarebbe stato fermo, giusto? Io mi sarei avvicinato, gli avrei dato un pugno e lui se ne sarebbe stato buono buono a farsi malmenare, no? «Tu però non mi colpire.»
Il più grande alzò un sopracciglio e sorrise. «Va bene.»
Qualcosa mi disse di non fidarmi, perché mi sarei ritrovato con un braccio rotto, ma alla fin fine non potevo tirarmi indietro. Così presi un profondo respiro e avanzai verso Derek cercando di tenere la guardia alta. Nel momento in cui il mio braccio schizzò indietro per poi scoppiare in avanti come un razzo la mano del lupo mi avvolse il polso fermandomi a mezz'aria. Non strinse, non si sforzò neppure. «Okay, forse devo allenarmi ancora per qualche tempo» provai a giustificarmi, divincolandomi.
In risposta Derek accentuò la presa e mi spinse verso il muro, sbattendomici contro. «Tu non parteciperai alla battaglia, sei troppo debole» lo disse con un tono duro, che non ammetteva repliche.
«Questo lo decido io!» sbottai, alzando una gamba per colpirlo. Il lupo fu più veloce e con la mano libera mi strinse una coscia, portandosela su un fianco. Gli esseri umani nascono con due braccia, così provai ad usare l'altro pugno, ma con una velocità sorprendente mi ritrovai entrambi i polsi fermi tra le sue dita calde. Ora avevo una gamba ed entrambe le braccia imprigionate. Bella mossa Stiles!
«No, questo lo decido io», ringhiò l'Alpha trafiggendomi con le iridi scarlatte. «Tu te ne starai a casa a fare la maglia o chessò che altro.»
«Ma per piacere!» brontolai spingendomi un po' di qua e un po' di là come un salmone. «E lasciami!»
Derek strinse ancora di più la presa e non contento incollò il suo petto al mio, impedendomi completamente di muovermi. «Non scherzo Stiles, sei un ragazzino e saresti solo d'intralcio.»
«Scott, Isaac e Jackson hanno la mia stessa età.»
«Loro sono lupi, hanno il doppio della tua forza e della tua velocità.»
Sentii il fuoco accendersi nella gola e nel petto. Odiavo essere inutile, non servire a niente. «E allora mordimi.»
«Non sono scemo, so benissimo che l'ultima cosa che vorresti è trasformarti» mormorò il lupo inclinando il capo per poter raggiungere direttamente il mio padiglione auricolare.
«Mordimi!» feci più deciso, in modo da convincerlo davvero.
Derek scrollò il capo e il profumo del suo dopobarba mi si infilò dritto nelle narici facendomi annaspare. «Non lo farò mai.»
«Perché io no?»
«Potresti anche morire o uccidere.»
«Non mi importa.»
Il lupo tornò col volto a qualche centimetro dal mio e sospirò. Il suo fiato caldo si fece largo nella mia gola, confondendosi col mio. «Bugiardo.»
«Trasformami Derek e potrò aiutarvi come si deve!»
«No» mi lasciò andare i polsi e la gamba e si allontanò di qualche passo, fissandomi astioso. «Scott non me lo perdonerebbe mai.»
Quindi il problema era Scott! Era sempre lui. Derek aveva soltanto paura di deludere il lupacchiotto dolce e buono che rifiutava il branco.
Qualcosa nel petto si smosse, era forse gelosia? No, era semplicemente.. delusione.
Lasciai perdere e mi afflosciai sul muro, abbandonandomici contro. «E quello che voglio io non vale niente?»
Derek sbuffò. «Sei soltanto disperato, se ora ti mordessi fra qualche settimana te ne pentiresti.»
Oh, per piacere! Cosa ne sapeva lui di quello che volevo o non volevo io? Era stata una scelta pensata a lungo, tipo dieci minuti. «Io voglio difendere mio padre e Lydia.»
«Non è un capriccio Stiles!» mi urlò contro seccamente.
«Lo è stato per Erica» risposi stringendo i pugni.
«E' diverso.»
«Ho capito, ora puoi anche andartene», non avevo proprio più voglia di star lì a discutere. L'Alpha non mi avrebbe trasformato ed io avrei continuato ad essere inutile nella mia banale e stupida vita.
Feci per voltarmi e vestirmi, quando nuovamente venni spinto con forza contro al muro, questa volta però con il petto contro la superficie bianca.
«Dove?» mi chiese con tono basso e roco, infilando le unghie nella porzione di pelle appena sotto la nuca.
Per un istante non riuscii più a controllare il flusso del sangue, cominciò ad affluirmi forte nelle vene facendomi venire caldo, un caldo assurdo. C'era solo il respiro bollente di Derek sulla mia guancia e i rivoli di sudore a scorrermi giù per la schiena nuda. Mentre tutti cercavano un modo per prendersi la vita altrui, per salvare la propria, io gli stavo chiedendo di trasformarmi. Non riuscii a fare altro che contare i miei battiti cardiaci. Centoventi, centotrenta, centosessanta. In quanto? Poco, troppo poco.
Mi sarebbe scoppiato il cuore probabilmente, ma anche in quel modo niente sarebbe cambiato. Lui aveva deciso di farmi diventare più forte, più potente. Un umano mezzo lupo.
Abbassai le palpebre e allargai le narici, confuso. Mi stava ascoltando, ma avevo già cambiato idea, proprio come era successo con Peter. 
«Stiles!»
Gli occhi tornarono a vedere nitidamente ogni movimento, l'olfatto a sentire ogni odore, da quello stucchevole del sangue a quello acre del sudore. No, mi bastava sentire le cose in quel modo ovattato, non volevo cambiare.
Mi girai verso la voce roca e mascolina, ritrovandomi dinanzi gli occhi completamente rossi del licantropo. Aveva il volto serio, pronto. «Lascia stare» mormorai, ingoiando la saliva copiosa.
«Bene» annunciò, senza però lasciarmi andare. Le iridi tornarono chiare, grige come il cielo in tempesta. «Sono felice della tua scelta.»
Finalmente mi lasciò andare del tutto, spostandosi di qualche metro. Nel frattempo io mi voltai, mi sfiorai il collo e mi resi conto che stavo sanguinando. «Mi hai ferito!»
«Ti stavo trasformando, è diverso.»
Le ginocchia mi si piegarono e mi aggrappai al muro per non rovinare a terra come budino. «Ma non serve un morso?»
Rimase con le braccia abbandonate lungo i fianchi e la guardia scoperta. «Non per forza» rispose, più gentilmente.
«Hai fatto così con Jackson?» mi uscii come un insulto, ma lui rimase impassibile.
«Sì» sospirò e si tirò i capelli all'indietro con un gesto lento e sensuale.
Era assurdo il modo in cui il suo corpo mi faceva sentire, eppure non riuscivo a fare a meno che guardarlo e sperare che mi toccasse di nuovo, anche solo per ammazzarmi. «Quindi ora che fai?»
«Ti minaccio», ghignò. «Se ti metti in mezzo ti stacco la testa a morsi, capito?»
Sinceramente quella minaccia più che paura mi stava facendo venire in mente altre cose, ma annuii comunque cercando di risultare serio. «Okay.»
«Non mi sembri tanto convinto.»
«Ma se servisse una mano? Sono sempre stato più o meno utile, ti ho pure salvato la vita!» continuare non era una mossa intelligente, ma veramente non volevo rimanere in disparte mentre tutte le persone a me care rischiavano la vita.
«Ti stacco il collo, non ti immischiare» e non era uno scherzo, perché tirò fuori le zanne e le unghie per davvero.
«Non voglio vederti morire» il sangue mi si raggelò nelle vene. In realtà la frase avrebbe dovuto uscirmi al plurale.
Pure lui ne fu sorpreso perché sgranò gli occhi chiari, aggrottando le sopracciglia folte. «Cosa?» domandò confuso.
«Ho detto: non voglio vedervi morire» cercai di rimediare, in qualche modo.
«No», scrollò il capo e fece un passo avanti. Io provai a farne uno indietro, ma le scapole colpirono la parete. «Non puoi prendermi in giro, ci sento bene, fino a prova contraria.»
«Oh! Che importa cosa ho detto?» ora ero decisamente agitato. «Non hai altro da fare? Tipo andare ad allenare il tuo branco?»
«No» si avvicinò ancora, questa volta però fino ad arrivare a sfiorare il mio petto con il suo. «Tu non vuoi che io muoia?»
Una stretta mi costrinse lo stomaco. «Sì, insomma, non è che ti odio proprio fino a volerti vedere morto» non ero mai stato capace di arrampicarmi sugli specchi.
Derek, andando contro ad ogni logica, invece di incazzarsi, ringhiare o azzannarmi distese le labbra in uno di quei suoi sorrisi luminosi come il sole, facendomi annaspare in cerca d'aria. «Sei proprio un umano» decretò, posandomi una mano sulla spalla.
«Ah sì?» risposi retorico, con la gola secca.
«Già.»
Ed eravamo lì, di nuovo l'uno di fronte all'altro come in uno dei miei sogni erotici ricorrenti e non stava accadendo un bel niente. «Derek?»
«Sì?»
Baciami. In uno degli ultimi sogni dicevo proprio così, poi il lupo annuiva e si tuffava sulle mie labbra divorandole. E poi finivamo a letto, ansanti e nudi. «Mi stai facendo male alla spalla.»
L'Alpha frullò le ciglia sorpreso e riportò il braccio contro il fianco. «Devo andare» disse, voltandosi per imboccare la porta del bagno.
Nelle mie notti, nella mia mente mai lo avrei lasciato andare perdendomi un'opportunità simile e così alla fine decisi di far finta di star vivendo un sogno. Mi allungai, gli cinsi un polso con le dita e sussurrai talmente tanto a bassa voce che se Derek fosse stato un semplice umano non mi avrebbe mai sentito.
Ma lui non era né un semplice umano, né un semplice licantropo. Lui era l'Alpha, il capo. E mi sentì, perché quando ruotò con tutto il corpo i suoi occhi erano già cerchiati da un manto rosso fuoco. «Ripetilo» soffiò, cercando di calmare la parte animale.
«Baciami.»
E le iridi tornarono grige appena prima che il suo corpo capitolasse sul mio, talmente prepotentemente da farmi cozzare contro il muro. Le sue labbra andarono in cerca delle mie, le trovarono già aperte e senza aspettare oltre ci fece passare in mezzo la lingua. In poco tempo tutto divenne Derek, le sue dita sul mio petto magro, la sua bocca sulla mia, il suo respiro caldo nella gola, il suo profumo ovunque, i suoi occhi fissi nei miei. Derek e solo Derek.
All'improvviso lasciò stare il mio torace scosso da fremiti e brividi e fece scivolare i palmi sotto le mie ginocchia, alzandomi di peso. Gli cinsi il bacino con le gambe e in un nano secondo non eravamo più in bagno, attaccati alla parete, ma nella mia camera, sul letto. Lui sopra di me, coi vestiti squarciati ed io nudo, senza nemmeno più le mutande. E che caldo che c'era, perfino dentro la testa. Stavo soffocando.
«Devi dirmi ora se non vuoi più continuare, perché poi dopo non riuscirò più a controllarmi» ansò senza fiato, strusciandosi contro di me in un movimento lascivo. La sua protuberanza scivolò sulla mia facendomi mugolare di piacere.
«Non fermarti.»
Per la prima volta in tutto quel tempo, nel quale la mia vita era cambiata divorandomi, l'Alpha mi diede ascolto e riprese a baciarmi, ovunque. Mordicchiando anche a volte, lasciandomi segni rossi e vistosi sul collo e le spalle. Mi sentii inaspettatamente importante e molto poco sfigato.
«Potrei farti male» più che un sospirò arrivò come un ringhio sommesso, un verso molto poco umano. «Non ce la faccio molto a trattenermi.»
Lasciai scivolare i palmi aperti su tutta la lunghezza della sua possente schiena e me lo portai ancora più addosso, se possibile. Lui grugnì ma si lasciò andare, appoggiandosi a me senza però pesarsi. «Nemmeno io ce la faccio più» la mia evidente erezione stava esplodendo. Allargai le gambe per farlo posizionare meglio e feci sgusciare la testa nell'incavo della sua spalla. «Se mi fai male ti mordo» nel dirlo strusciai le labbra sul suo collo e poi saggiai la pelle, dolcemente. Era impossibile perfino fargli un succhiotto, sarebbe scomparso all'istante e il sangue sarebbe tornato a scorrere veloce via, senza lasciare alcun segno. Ma un morso, quello ci avrebbe messo di più a guarire.
«Sei pronto?» chiese, infrangendo le iridi chiare nelle mie.
Annuii e allora lui si portò due dita alle labbra, inumidendole per bene. «Ti farò male» ritornò a dire, sempre meno sicuro di voler continuare.
Preso da un impeto strano gli afferrai il volto con entrambe le mani e poggiai la fronte sudata sulla sua. «Voglio farlo, davvero.»
Prima ancora di poter rendermene conto, prima ancora che le nostre labbra si unissero di nuovo le sue dita scivolarono nella mia apertura facendomi inarcare la schiena. Era un dolore particolarmente piacevole, nulla a che vedere con quello che sarebbe arrivato dopo.
Passò qualche istante e aggiunse un altro dito e poi si mosse, in circolare e sempre più a fondo, fino a farmi fremere d'attesa. Lo volevo davvero, come neanche nei miei sogni più accesi.
«Derek permettimi di aiutarti» bisbigliai al suo orecchio, ficcandogli le unghie nella carne quando con un affondo misurato mi penetrò quasi del tutto. Nemmeno mi ero reso conto avesse sostituito le dita col suo membro, fu una sorpresa amara.
«No» un basso verso gli rimbombò nel petto, fermandomi per un istante il cuore. Spinse ancora, più forte, ma lentamente e arrivò ad un punto che mi fece girare vorticosamente la testa.
«Perché?»
Con un veloce movimento di bacino si fece indietro e poi di nuovo avanti. Agguantò le lenzuola e le stritolò, lacerandole con gli artigli. «Non posso permettermi di perderti.»
Mi arresi, spinsi il volto verso il suo e lo baciai, affogando ogni mia delusione, sconfitta o paura nelle sue labbra carnose.
La mia vita era completamente cambiata, ma non mi sarei mai e poi mai potuto lamentare. Perché era proprio grazie a tutti quei casini che avevo incontrato quello stupido lupo bellissimo e testardo.
«Non mi perderai.»

  
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