Anime & Manga > TSUBASA RESERVoir CHRoNiCLE / xxxHOLiC
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Autore: Wren    04/03/2007    7 recensioni
*Attenzione! Questa fanfic NON E' la stessa pubblicata da Harriet, ne condivide solo il titolo!!! XD* La vita di Doumeki è vuota, il mondo davanti ai suoi occhi non riesce ad avere significato. Sempre uguale, senza mai cambiare. Finchè un giorno...
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Shizuka Dômeki
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Anche immersa nel buio la stanza aveva un aspetto bizzarro

Questa fic è nata in occasione di due ricorrenze che cadevano il 3 marzo.

La più universalmente diffusa è il compleanno di Doumeki (Emo Birthday, Shizuka-chaaan!)…

Il secondo è un anniversario.

Un anno fa una povera anima innocente , ispirata non si sa da quale Hitsuzen a lei avverso, mi mandò contattò per una fanfic e da allora è rimasta invischiata nel mio folle, perverso mondo yayoyo.

Grazie mille Harriet di avermi contattata, di non essere scappata per ben 365 giorni e per fangirl-are sempre così produttivamente con me! Buon Emo Anniversario! XD

Anche immersa nel buio la stanza aveva un aspetto bizzarro.

L’ampia porta scorrevole ed il tatami erano in perfetto stile giapponese, e la cosa non era di per sé strana dato che quella era una stanza giapponese. Proprio sulla parete opposta era stata sistemata una lunga e robusta mensola sulla quale facevano bella mostra di sé gli oggetti più disparati.

Diversi trofei sportivi erano intervallati da otto orsi di pezza di splendida fattura, ognuno diverso dall’altro per colore e tessuto, ma ciascuno con un’indecifrabile espressione meditabonda sul muso.

Una bambola di stile occidentale con indosso un ricco abito di pizzo bianco e rosa sedeva accanto ad una cornice piuttosto infantile fatta di cartoncino colorato che ospitava la foto di una bambina in braccio ad un signore anziano (ma figo! Oh se era figo… *_*).

Diversi numeri della rivista Maganyan giacevano sparsi un po’ alla rinfusa, così come disseminate ovunque c’erano frecce, sia integre che spezzata. Una spuntava fuori addirittura da uno dei volumetti a mo’ di segnalibro.

Appesa con un gancio al bordo della mensola, penzolava una divisa maschile ben stirata.

A completare quella buffa parata stava un’impressionante collezione di gashapon di Doraemon.

Oltre a questo, nella stanza stavano qualche libro scolastico abbandonato su un’anonima scrivania, un sacchetto che troneggiava nel bel mezzo della camera dal quale facevano capolino diversi pacchetti e pacchettini colorati e, sistemata accanto al letto, una sveglia che cominciò all’improvviso a suonare ed il suo insistente trillo riempì le mura, svegliando il ragazzo che dormiva nel letto.

Così iniziò la giornata di Doumeki Shizuka.

Shizuka spense la sveglia con una manata e si alzò svogliatamente a sedere, con le coperte che si ammucchiavano disordinatamente sulle sue gambe. Non era un tipo particolarmente pigro, ma svegliarsi alle cinque di mattina non esperienza entusiasmante per nessuno.

Passato però il momento di sconforto iniziale, il ragazzo si mise in piedi senza altri indugi e si diresse in bagno. Immerse letteralmente la faccia nel getto d’acqua fredda del rubinetto per spazzare via i rimasugli di sonno e si tirò su, lasciando le goccioline a solleticargli la pelle. La specchiera del lavandino gli restituì la propria immagine, i suoi occhi ormai completamente svegli, ma fissi in un’espressione completamente asettica, forse un poco annoiata.

Era passato un altro anno eppure la sua faccia era sempre la stessa.

Forse, pensò, perché attorno a lui tutto era sempre immancabilmente insopportabilmente lo stesso, giorno dopo giorno, anno dopo anno.

Tornò nella propria stanza ed indossò il kimono da lavoro che usava per aiutare al tempio ogni giorno. Aveva sempre pensato che somigliasse ad un pigiama, ma lui non faceva troppo caso alla sua apparenza, quindi non se ne era mai lamentato.

“Buongiorno, tesoro!” lo salutò sua madre non appena mise piede in cucina.

Prima che avesse il tempo di rispondergli, la donna gli era già corsa incontro e lo aveva stretto in un affettuosissimo abbraccio spacca-ossa.

“Ha dormito bene il mio bambino?” domandò lei, tirandolo per la casacca del kimono e costringendolo a chinarsi per ricevere il quotidiano bacio sulla fronte. Era da molto tempo che la donna si era vista superare in altezza dal figlio.

“Ho dormito.”

“Favoloso! Vuoi fare colazione? Visto che oggi è un giorno speciale, ti ho preparato una colazione specialissima!”

La donna era già corsa verso i fornelli senza aspettare nessuna risposta, troppo entusiasta all’idea della propria creazione culinaria.

“Prima dovrei spazzare il cortile.”

“Certo, caro, certo! Vai pure! Sarà tutto pronto per quando avrai finito!”

Il cortile era pienamente illuminato nonostante fosse mattina molto presto, grazie soprattutto all’attenzione con cui erano stati disposti gli edifici durante la sua costruzione, in modo che persino i primi raggi di luce arrivassero a colpire il maestoso albero sacro al centro del complesso.

Era un panorama notevole, ma Shizuka ci badò ben poco dato che ci aveva a che fare ogni giorno. Prese a spazzare per bene il selciato, lieto che in quel periodo dell’anno non ci fossero montagne di foglie secche da raccogliere. Il suo stomaco borbottò la sua richiesta di essere riempito e Shizuka ripensò con molto più interessa alla colazione promessagli da sua madre.

Una colazione speciale per un giorno speciale.

Nonostante tutte le feste di cui sua madre lo ricopriva ogni volta, lui proprio non riusciva a capire cosa ci fosse di tanto speciale.

Era un giorno come gli altri, in cui niente cambiava e niente gli pareva davvero importante.

Rientrò quando ebbe terminato e sua madre lo afferrò per un braccio, trascinandolo fino ad una tavola imbandita di ogni bendiddio possibile, immaginabile e commestibile per colazione.

Shizuka a quel punto era abbastanza affamato e si fece avanti senza troppi complimenti. Era tutto buonissimo, ma si era abituato così tanto al fatto che niente gli provocasse una qualsiasi reazione, che le poche volte in cui capitava, non riusciva più ad esternarlo. Perciò continuò a mangiare senza cambiare espressione.

Quando la tavola era ormai stata svuotata ed il suo stomaco placato, Shizuka si alzò da tavola per prepararsi ad andare a scuola.

Si voltò verso sua madre e la fissò qualche istante.

“Non c’è di che, bambino mio! Sono contenta che ti sia piaciuto!” rispose lei prima ancora che Shizuka potesse dire qualcosa.

Con un cenno del capo lasciò la cucina e tornò nella sua stanza.

Fissò per un po’ la divisa prima di cominciare ad indossarla, domandandosi come sempre perché in un mondo già così noioso dovessero inventare divise così banali. Ma in fondo se avesse dovuto indossare una tuta, un frac o un costume da godzilla non avrebbe fatto alcuna differenza, sarebbe stato comunque senza significato per lui.

Mentre allacciava i bottoni ebbe la sensazione di essere osservato, ed alzò gli occhi per rispondere allo sguardo degli orsi con un’espressione altrettanto atona.

Il nonno diceva che quegli animali di pezza gli somigliavano parecchio, per questo ogni anno, proprio in quel giorno, gliene regalava uno.

Se Shizuka avesse dovuto dire a cosa tenesse veramente tra le sue cose, avrebbe sicuramente risposto indicando quegli orsi, perché gli ricordavano il nonno e gli rammentavano un epoca in cui il mondo non era noioso e privo di importanza.

Recuperò la cartella e vi infilò i libri per le lezioni di quel giorno, prendendoli a colpo sicuro dalla pila disordinata, e fece per uscire dalla stanza, quando inciampò sul sacchetto di pacchetti, rovesciandolo e disperdendone il contenuto tutto attorno. Incredibile... San Valentino era passato da più di due settimane ed ancora non era riuscito ad esaurire tutta la cioccolata che gli era stata piantata in mano quel giorno. Proprio come l’anno prima e quello prima ancora. Non poteva certo lamentarsi di tutti quei dolci gratis, ma d’altro canto avrebbe anche potuto farne a meno senza troppi problemi.

Lasciò la stanza com’era, l’avrebbe riordinata quando fosse tornato da scuola. O l’avrebbe fatto sua madre. Oppure sarebbe rimasta così tutto il giorno, in fondo che importava?

*

“Ehi Doumeki-kun! Hai sentito? Congratulazioni!”

Shizuka alzò a malapena lo sguardo sul compagno di classe che si era avvicinato a lui mentre entrava a scuola ed inclinò un po’ la testa con fare dubbioso.

“Le elezioni! Hai vinto! Sei il presidente dell’associazione studentesca!”

“Ah.”

Shizuka non ricordava di essersi mai candidato, ma doveva essere stata una di quelle volte in cui i compagni di classe gli chiedevano insistentemente di fare qualcosa e lui accettava senza nemmeno aver capito a volte di cosa si trattasse.

Devi andare in aula professori per qualche faccenda burocratica, o roba simile... Boh, ci vediamo in classe! Ciao!” ed il ragazzo se ne andò di gran carriera mentre la campanella suonava.

Mentre la maggior parte degli studenti nutre un atavico timore nei riguardi dell’aula professori, Shizuka la considerava niente più che un’altra aula e vi entrò, bussando prima ovviamente, ma senza essere minimamente emozionato.

“Ciao!”

Una ragazza con dei lunghi capelli neri e ricciolini se ne stava proprio accanto alla porta con un abbagliante sorriso.

Mh.” rispose automaticamente lui, senza darvi troppa importanza.

“Sei Doumeki-kun, il nuovo presidente, vero? Piacere di conoscerti, io sono Himawari Kunogi, faccio parte anche io dell’associazione studentesca! Spero che lavoreremo bene insieme!”

Shizuka fissò la ragazza per qualche istante prima di risponderle con un “Ok.”, di cui lei comunque si ritenne soddisfatta.

Intanto uno dei professori intento a sistemare una risma di fogli nella fotocopiatrice ebbe qualche problema col cassettino estraibile e finì per far cadere tutto, lasciandosi scappare tra l’altro un’esclamazione per nulla adatta ad una scuola.

“Oh!” esclamò preoccupatissima la ragazza, correndo in soccorso del professore.

Si chinò assieme a lui e in breve tempo riuscirono a recuperare tutti i fogli perduti.

“Grazie davvero!” disse il professore, infilando finalmente nel modo giusto la carta nel macchinario.

Shizuka sentì il bip del bottone d’avvio, ma lo scricchiolio che se seguì non sembrava affatto il normale rumore di una fotocopiatrice che compie il suo dovere nel modo corretto. All’improvviso l’aula fu invada da fogli macchiati di inchiostro nero che venivano sparati a getto dalla macchina, come se fosse posseduta, gettando nel panico più totale il professore che la stava usando, la ragazza (Kunogi, vero?) che l’aveva aiutato e il resto dei docenti nella stanza.

Shizuka osservava la scena assolutamente inusuale che si trovava davanti, e prima di intervenire per dare a sua volta una mano si sorprese a pensare che tutto quello fosse piuttosto divertente.

*

La fotocopiatrice aveva smesso di fare le bizze non appena lui si era avvicinato ed aveva premuto un tasto. Davvero strano il modo in cui era andata in tilt così all’improvviso... I professori avevano anche commentato che era una macchina nuova di pacca...

Shizuka ripensava con interesse, cosa assai rara per lui, al putiferio in aula professori, quando qualcosa di ben più assurdo gli piombò praticamente addosso.

ViaviaviaviaviaVIA DA MEEEEEEEEEEEE!!!

Un ragazzo comparve dal fondo del corridoio, correndo come un pazzo, agitandosi nel modo più strano che Shizuka avesse mai visto e strillando come se lo stessero uccidendo.

Shizuka era così sorpreso (altra novità per lui quel giorno!) che non si scansò nemmeno quando la furia urlante gli si scaraventò contro, facendo finire entrambi per terra.

“Oh Cielo! Mi dispiace immensamente, non ti avevo visto ecco io... ecco io... cominciò a scusarsi rumorosamente ed in maniera esagitata il ragazzo, tastandosi attorno per cercare gli occhiali che erano volati via durante la collisione.

Non appena li ebbe recuperati e risistemati sul naso, si guardò attorno con aria stupita, dimenticandosi di aver praticamente investito un’altra persona.

Oi... sei pesante, spostati.” gli disse Shizuka fissandolo incuriosito (ma questo solo lui poteva saperlo, perché il suo viso rimase inespressivo).

Il ragazzo parve ricordarsi di lui all’improvviso ed era sul punto di proferire un’altra cascata di scuse quando incrociò il suo sguardo. E fu come se qualcosa fosse successo in quel momento, perché il ragazzo cambiò espressione.

“Cosa??? Ma come ti permetti di darmi ordini??? Tanto per cominciare è stata tutta colpa tua che te ne stavi impalato in mezzo al corridoio come uno stoccafisso e lo sanno anche gli scemi che è pericoloso starsene fermi in mezzo ai corridoi dove la gente passa!”

“Correre in un corridoio è molto più pericoloso e solo un idiota lo farebbe.

Aveva ribattuto ancora prima di chiedersi se valesse la pena di farlo. Aveva semplicemente voluto farlo.

Cosa sentono le mie orecchie??? Mi stai dando dell’idiota? Tuuuuuuu come oooosiiii????

Il ragazzo era scattato in piedi ed aveva cominciato a gesticolare animatamente nel mezzo della scuola, durante le ore di lezione.

“Quanto sei rumoroso, idiota...” constatò Shizuka alzandosi a sua volta.

“Non ti permettere mai più di darmi dell’idiota! Mai più! Ho un nome, io! Mi chiamo Watanuki Kimihiro, ma è inutile anche che te lo dica perché non ho intenzione di avere mai più a che fare con uno scemo come te, chiunque tu sia!!!

E nonostante gli strilli, le urla, i gesti inconsulti e gli improperi, Shizuka pensò che valesse la pena aver incontrato quella persona assurda.

“Mi chiamo Doumeki Shizuka, idiota.”

“GWAAAAAAAAAHHH!!!”

*

“E’ proprio una splendida giornata!” esclamò estasiata Himawari, dando un bocconcino di riso a Tanpopo.

“Non lo è per me! Yuuko-san mi ha detto che avrei dovuto portar fuori tutto il suo ciarpame a prendere aria non appena ci fosse stato un po’ di sole... commentò sconsolato Watanuki piangendo sulle sue crocchette di granchio.

Doumeki non intervenne e si limitò a mangiare un altro pezzo di frittata. Himawari continuava a sorridere ed a giocare con l’uccellino dorato, che saltellava vispo sulla sua spalla, Watanuki non la smetteva un secondo di lamentarsi e lui li osservava di sottecchi mentre mangiava.

Erano due anni che li conosceva, due anni esatti quel giorno. Da allora si era stupito, divertito, arrabbiato, spaventato. Aveva imparato di nuovo che attorno a lui era pieno di cose che avessero importanza.

Erano due anni che la vita e il mondo avevano ricominciato ad avere un senso.

Festeggiò la ricorrenza in silenzio, mangiando una polpettina di polpo (che era deliziosa e lui era felice di mangiare), ringraziando Dei, Spiriti, Hitsuzen o chi di dovere per avergli fatto, due anni fa, il più bel regalo di compleanno della sua vita.

Owari

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La Strada dei Sogni => http://community.livejournal.com/dreamlane

The Fangirl Within => http://fengtianshi.livejournal.com

  
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