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Autore: the Fighting Temptations    05/03/2007    10 recensioni
[personaggi: the Darkness] Qual’era la sottile linea bianca oltre la quale non eri più tu a comandare? Quand’era che lei sconvolgeva i ruoli per farti suo schiavo? E quanto ci era vicino, lui, a quel confine?
Genere: Romantico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altri
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Salve a tutti

Salve a tutti! Sono the Fighting Temptations, e questa è la prima fanfiction che pubblico su Efp. Solitamente leggo le storie su Harry Potter, ma sono una grande fan dei the Darkness, e alla luce degli ultimi avvenimenti riguardanti il cantante Justin Hawkins ho voluto scrivere questa storia come una piccola riflessione sulla droga che impazza nel mondo dello spettacolo. Inutile dire che ho un debole per Dan Hawkins, suo fratello, che è anche il chitarrista di questa band e protagonista della seguente storia, e che piacerebbe tanto a me essere la ragazza nel suo letto ( ;P)  ...Ma per coerenza con me stessa la ragazza presente nella storia  non sono io, non ha nome, non fa innamorare di sé a prima vista il personaggio famoso ed è descritta minimamente, perché personalmente non sopporto quando leggo delle fanfiction su attori o cantanti che perdono la testa per delle ragazze che altro non sono che le autrici!!! Perché nessuno lo dice ma lo sappiamo tutti! Molto peggio delle Mary Sue! Fatemi sapere che ne pensate (della storia, eh! Ché non voglio trasformare la fanfiction in un dibattito...e poi dicevo scherzosamente, riguardo alle Mary Sue...) ...Buona Lettura!

Ah...per chi non sapesse chi è Dan Hawkins ecco un paio di foto, così potete focalizzarlo meglio mentre leggete:

 

La casa era immersa nel silenzio della notte. Dan entrò, posò delicatamente la custodia della sua Les Paul a terra, lasciandola in piedi lì, vicino alla porta che chiuse senza fare rumore, per non svegliarla, e su cui si appoggiò con la schiena, esausto.

Sospirando volse gli occhi, contornati da leggere occhiaie, all’oscurità della stanza, smorzata solo dalla luce dei lampioni giù sulla strada, che debole cercava di superare la barriera imposta dalle tende tirate. Lentamente iniziarono a delinearsi gli oggetti che lo circondavano: il grande divano bianco, lo schermo piatto appeso al muro, le gigantografie in bianco e nero alle pareti. Un arredamento di un lusso discreto, ma tutto sommato sobrio.

 

Le prove erano state uno schifo: Ed era di pessimo umore, quella sera, e aveva suonato da cani, senza energia. Toby era con loro da poco, e dovevano ancora trovare un’intesa; lui stesso era stato alquanto irritabile e aveva suonato male, sbagliando un sacco di note, e Richie…Beh, Richie era bravo, ma sicuramente non all’altezza di Justin. Da quando suo fratello li aveva lasciati si era creata una tensione a dir poco snervante all’interno del gruppo. Ma una cosa era stata subito chiara a tutti: sostituire un front man come lui non sarebbe stato affatto facile, e tutti e 4 avrebbero dovuto farsi il culo se volevano rimanere al livello d successo che avevano raggiunto.

 

Dan sospirò. Stanco si risollevò e prese il corridoio davanti a lui, camminando alla cieca tastando il muro sulla sinistra, finché questo non gli mancò sotto la mano per lasciargli la porta della camera da letto. Ci scivolò dentro. Qui le tende erano più sottili, e la poca luce penetrava meglio, illuminando il letto a due piazze, dove una figura femminile riposava avvolta dalle lenzuola candide.

Si sfilò la camicia e la T-shirt nera con la scritta bianca dei Thin Lizzy, una delle innumerevoli della sua collezione, abbandonandole sullo schienale di una delle due poltroncine beige poste obliquamente rispetto  alla grande finestra, su un folto tappeto bianco, in un angolo della stanza. Quindi, a torso nudo, si diresse verso la cabina armadio: lì, su uno scaffale a destra, c’era una comune scatola da scarpe, priva di quel sottile strato di polvere che ricopriva gli altri contenitori impilati accanto. La prese e la portò sul tavolino di vetro davanti alle poltrone, e si sedette su quella dove giacevano i suoi indumenti. Allora spostò il suo sguardo sulla ragazza che dormiva nel suo letto.

Era distesa su un fianco, rivolta verso di lui, i capelli castani un po’ spettinati sparsi intorno, i lineamenti rilassati, il respiro pesante: era profondamente addormentata. Un piccolo sorriso intenerito si fece largo sulla bocca di Dan. Ma sparì subito quando tornò alla scatola: ne alzò il coperchio di cartone ruvido, lasciandolo sul piano: e frugando tra una miriade di piccole cianfrusaglie, estrasse un oggetto, ben nascosto sul fondo: una comune bustina di plastica con la chiusura a pressione.

Proprio in quell’istante, quando l’ebbe gettata sul vetro spesso, la ragazza si mosse, voltandosi nel sonno dalla parte opposta, come se subconsciamente non volesse assistere alla scena. Dan se ne accorse…

Ma non aveva certe intenzioni. Aveva riflettuto tanto, negli ultimi giorni, e si era chiuso in sé stesso.

 

Suo fratello aveva toccato il fondo, per quella polverina bianca che ora sorrideva a lui angelicamente per essere liberata da quell’involucro trasparente del quale era prigioniera.

Certo, era stata utile quando doveva tenere le energie al 200% per suonare ore di fila durante i concerti nei tour estenuanti. Ma qual’era la sottile linea bianca oltre la quale non eri più tu a comandare? Quand’era che lei sconvolgeva i ruoli per farti suo schiavo? E quanto ci era vicino, lui, a quel confine?

Gli venne agli occhi l’immagine di Justin, ridotto a uno straccio dopo l’ultimo concerto, e lo rivide ricoverato in quella fottutissima clinica di riabilitazione.Si maledisse per non aver fatto di più per aiutarlo…

 

La rabbia gli salì dentro dalle viscere: guardò con odio quella stupida bustina e la scagliò via violentemente. Questa colpì il muro con un rumorino sordo, e ricadde a terra. Si prese il viso tra le mani, reggendosi coi gomiti sulle ginocchia. Respirò a fondo, riavviandosi i capelli lunghi e ricci, prima di rialzarsi e spogliarsi dei vestiti che aveva ancora addosso. Slacciò la cintura lasciando scivolare a terra i jeans mentre si era tolto scarpe e calzini, lasciando tutto sul pavimento. Con indosso solo i boxer si avvicinò al giaciglio, scostando le lenzuola per scivolare accanto al corpo della sua ragazza, che gli dava le spalle. Dolcemente le mise una mano sul ventre, coperto dal tessuto piacevole al tatto della sua camicia da notte, e la attirò a sé, intrecciando i piedi coi suoi per trovare un po’ di calore.

“Dan…” mormorò la ragazza, accortasi del suo ritorno

“mh…”

“Scusa se non ti ho aspettato sveglia…”

“Non fa niente, piccola….” Bisbigliò strofinando delicatamente la punta del naso sulla pelle liscia della sua spalla, per poi lasciarci un lieve bacio. Pensò a quanto fosse fortunato ad avere qualcuno a cui aggrapparsi nelle difficoltà…qualcuno che suo fratello non aveva avuto.

“Ti amo” le sussurrò all’orecchio, quasi impercettibilmente, prima di chiudere gli occhi.

  
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