Anime & Manga > Kuroshitsuji/Black Butler
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Autore: redseapearl    23/08/2012    11 recensioni
“Io ho scelto di interpretare il ruolo del Becchino perché era un personaggio divertente, frizzante. Quando entrava in scena lui le risate erano assicurate per il pubblico. La gente lo amava nonostante non avesse mai mostrato il suo volto. C’erano già fin troppi uomini affascinanti in quella serie che attiravano le attenzioni femminili.” Rivolse a Vincent un sorriso malizioso, intendendo chiaramente che anche lui era incluso in quel gruppo di ‘uomini affascinanti’. L’amico gli sorrise di rimando, ma senza prendere parola. “Adesso mi stanno chiedendo di cambiare questo personaggio e di degradarlo al livello di un belloccio solo per soddisfare le fantasie delle fan: no, non ho intenzione di umiliare il Becchino in questo modo!”
[Ambientata durante l'OAV 'Kuroshitsuji: the making of']
[Undertaker x Vincent Phantomhive --> Ho messo sorpresa nell'elenco dei personaggi perché Vincent non è presente]
Genere: Commedia, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai, Crack Pairing | Personaggi: Undertaker, Vincent Phantomhive
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'Gossip, fan e adorabili equivoci'
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I mille volti di un becchino

 

 

Undertaker non poteva credere di stare per ricevere una visita di Vincent Phantomhive fino al momento in cui non lo vide comparire sulla soglia della porta d’ingresso del proprio loft. L’uomo si presentò in tutta la sua eleganza con un sorriso appena accennato sul viso come un accessorio indispensabile per apparire perfetto.

“Ma che sorpresa, caro Vincent!” esclamò Undertaker ostentando un’espressione gioconda e appena maligna.

“Ti trovo davvero bene, nonostante siano mesi che non ci vediamo” disse Vincent entrando nell’appartamento e richiudendosi la porta alle spalle con un gesto fluido e armonico, come se fosse una manovra facente parte della sua quotidianità.

“A cosa devo l’onore della tua visita? Tè?” offrì il padrone di casa e, prima ancora che il suo ospite potesse rispondere, si avviò in cucina per preparare due tazze fumanti della bevanda.

Vincent si accomodò su di una delle sedie del soggiorno. Accavallò le gambe e poggiò le mani in grembo in attesa del ritorno dell’altro uomo. Questi non tardò a ricomparire al suo cospetto con il tè.

“Avrei tanto voluto venire per poter chiacchierare con te del più e del meno, ma sono qui per tutt’altro motivo in verità.” L’uomo parlava con un linguaggio forbito e decisamente antiquato per il ventunesimo secolo. Deformazione professionale, l’avrebbe definita qualcuno. Essendo un insegnante di recitazione, specializzato più precisamente su opere teatrali shakespeariane, il suo mestiere aveva profondamente contagiato il suo modo di parlare rendendolo antico, quasi aulico, cosa che aveva da subito divertito molto Undertaker.

All’inizio questi aveva pensato che Vincent fosse talmente calato nella parte del Conte Phantomhive da parlare così anche fuori dal set solo per immedesimarsi meglio nella parte, ma in seguito, conoscendolo privatamente, aveva scoperto che il collega era genuinamente arcaico di suo.

Era stato un incontro casuale, in verità.

 

Per quel giorno il lavoro di Vincent era terminato.

Il giovane regista aveva dato lo stop. “Bene, dato che abbiamo ancora un paio di ore a disposizione”, diceva questi, “direi che possiamo continuare le riprese nella biblioteca degli shinigami. È arrivato Undertaker?”

“Si parlava di me?” rispose l’interpellato.

Il regista saltò dalla sedia come un gatto a cui venga pestata la coda. “Un-undertaker… non potresti evitare di sbucarmi all’improvviso alle spalle?”

L’attore, già vestito con i suoi abiti di scena, rispose con una scrollata di spalle. “Si chiama immedesimazione: se non apparissi di soppiatto che Becchino sarei?”

Vincent aveva assistito alla scena da lontano e non riuscì a trattenere una risatina divertita. “Si verificano spesso questi allegri siparietti?” chiese rivolto a Ciel.

“Purtroppo sì. Quando c’è Undertaker il livello di professionalità cala drasticamente.”

“Non essere così serioso, nipotino” gli disse Vincent, scompigliandogli amorevolmente i capelli con la mano destra. “Instaurare un certo grado di simpatia con i propri colleghi è indispensabile per lavorare sereni.”

“Sono assolutamente d’accordo.” Fu Undertaker a parlare, ancora una volta sbucato all’improvviso da chissà dove e intrufolatosi nella discussione senza permesso. “Sbaglio o poco fa avete chiamato Ciel ‘nipotino’?”

“Non sono affari che ti…” berciò Ciel, ma Vincent lo interruppe. “No, non si sbaglia. Ciel è proprio mio nipote. È figlio di mio fratello, per essere precisi.”

“Oh, ma che cosa curiosa. Avendo entrambi lo stesso cognome ero convinto che foste davvero padre e figlio, per non parlare della somiglianza.” In quel momento più che mai, a Ciel Undertaker sembrò del tutto simile ad una vecchia zitella pettegola il cui unico passatempo è curiosare nelle vite private degli altri.

Tossicchiò per attirare l’attenzione su di sé. ‘E’ una convinzione di molti, in effetti’ stava dicendo Vincent. “Zio, non avevi detto che andavi piuttosto di fretta?”

“Non riesco a ricordare di averlo detto.”

“Sì, invece, l’hai detto. Tu adesso hai molta fretta!”

Vincent notò un certo imbarazzo in Ciel: evidentemente quella conversazione sulla loro parentela doveva metterlo a disagio. Finse di ricordare un impegno improvviso e si portò teatralmente la mano alla testa. “Temo che Ciel abbia ragione. Devo proprio andare ora. È stato un vero piacere conoscerla Undertaker” e sulla scia di queste parole, si diresse verso il proprio camerino.

“Un tipo davvero singolare tuo zio.” Il tono fin troppo lusinghiero del suo collega non piacque molto a Ciel. Ignorò le sue parole e silenzioso si allontanò dall’altro per evitare qualche domanda imbarazzante.

Di certo, non avrebbe mai immaginato che, una volta che tutti gli attori si fossero ritirati nei propri camerini, Undertaker avrebbe trovato nel proprio un biglietto scritto dallo zio in cui lo invitava a bere qualcosa insieme.

 

Finite le riprese della nota serie, i due avevano mantenuto i contatti solo per qualche tempo, ma il lavoro di insegnante di Vincent aveva assorbito molto del suo tempo. In seguito al successo di ‘Kuroshitsuji’, la discreta fama che il personaggio del padre di Ciel aveva ottenuto, benché fosse un personaggio molto secondario, unita alla notizia che lo stesso Ciel era stato suo allievo, aveva impennato il numero di iscrizioni alla sua scuola del triplo e questo si traduceva in molti più alunni da seguire, costringendo Vincent a raddoppiare di fatto le ore di lavoro giornaliero.

Certo, avrebbe potuto chiudere definitivamente le iscrizioni una volta raggiunto un certo limite di alunni, ma lui non voleva tarpare le ali ai sogni di quelle giovani menti così entusiaste, anche se sapeva che molti di loro avevano deciso di intraprendere la strada della recitazione solo per capriccio e che presto l’avrebbero abbandonata per seguire un altro sogno, abbandonando poi anche quello.

Ma chi era lui per giudicare? Nessuno! Avrebbe continuato ad insegnare a chiunque avesse voluto imparare.

“Non dirmi che si tratta di lavoro.” Il sorriso di Undertaker si spense per far posto ad un’espressione delusa, così insolita da vedere sul suo viso.

“Precisamente” ammise Vincent, in parte amareggiato di essersi presentato a lui solo per discutere di affari e non per farsi una chiacchierata. Girò il cucchiaino nel suo tè fumante, prendendo la tazza per avvicinarla alle labbra e berne un sorso. “Immagino che tu conosca gli ultimi sviluppi del manga. Il personaggio del Becchino è stato completamente rivoluzionato, anche se sarebbe più corretto dire rivalutato. La reazione del pubblico non ha tardato a farsi sentire. Alla produzione della serie tv sono arrivate numerose lettere in cui si incitava a girare un remake di Kuroshitsuji che fosse più inerente alla trama del manga e solo perché i fan desiderano vedere il Becchino in azione dal vivo.” Si fermò per bere altri due sorsi, lasciando che la bevanda gli inumidisse le labbra. “Chiaramente questo progetto non è ancora fattibile, non fino a quando il manga non si concluderà. Ma la voce dei fan è molto forte e, si sa, essa porta non solo idee, ma anche tanto denaro. Così il produttore ha deciso di accontentarli almeno in parte.” Fece una pausa d’effetto per dare maggiore enfasi a quanto avrebbe appena rivelato.

Non c’erano dubbi, era davvero un ottimo attore: sapeva come calamitare l’attenzione del pubblico, persino quella di Undertaker, un uomo attratto da diverse cose contrastanti contemporaneamente e la cui concentrazione era più sfuggente di una biscia. Vincent era una delle poche persone che riusciva a mantenere vivo il suo interesse, attirando il suo sguardo di giada attraverso la cortina della frangia d’ardesia.

“Vuole girare un nuovo OAV. Un prequel di Kuroshitsuji, in cui il Conte Vincent Phantomhive, cane da guardia della Regina, risolverà un caso a Londra in compagnia del Becchino!”

“Ma non mi dire” commentò Undertaker, minimizzando con queste poche parole tutto il pathos del momento. Si concentrò sul suo tè, ormai bevuto per due terzi. Aprì la biscottiera accanto a sé e ne estrasse un biscotto a forma di osso. Nella realtà quelli sarebbero stati un alimento per cani, ma Undertaker li aveva appositamente commissionati alla pasticceria che si era occupata della loro produzione durante le riprese di Kuroshitsuji: si era in un certo senso affezionato a quel vezzo e voleva conservarlo. “Fammi indovinare. Quella carogna del produttore ti ha mandato qui per convincermi ad accettare questo nuovo lavoro, ben sapendo che se me lo avesse chiesto lui avrei rifiutato.”

“Il tuo acume è sorprendente. Ma a dire il vero non capisco perché dovresti rifiutare.”

Il viso di Undertaker si rabbuiò d’un tratto. Molti aspetti del suo vero carattere coincidevano con quelli del personaggio del Becchino, ma c’erano anche delle differenze sostanziali. In fondo, Undertaker era un essere umano e come tale non poteva permettersi il lusso di prendere alla leggera la vita, il lavoro o qualsiasi altra questione davanti alle quali il Becchino si sarebbe fatto una sonora risata. Lui era un essere eterno, Undertaker no.

L’uomo si sollevò la folta frangia, rivelando così il suo sguardo affilato, quasi felino. Si ravviò i capelli, lasciando che qualche ciocca argentea gli rigasse la fronte.

Vincent provava sempre un brivido quando aveva l’onore di vedere i suoi occhi smeraldini e l’interezza del suo volto dai tratti nobili, affascinante come poche persone al mondo. Egli come insegnante di teatro era un intenditore in tale campo e Undertaker era il prototipo dell’attore magnetico a cui bastava un semplice sguardo per trasmettere e suscitare mille emozioni in coloro che lo guardavano. Aveva il fascino dell’attore d’altri tempi, quelli dei film in bianco e nero il cui volto è rimasto indelebile nelle menti di migliaia di persone in tutto il mondo.

Per Vincent poter lavorare al fianco di un attore suo pari era un grande privilegio. Eppure non comprendeva perché un uomo così bello e con un grande potenziale si accontentasse di ricoprire ruoli marginali, bizzarri e che offuscavano la sua bellezza. Avrebbe potuto avere il mondo ai suoi piedi se solo lo avesse voluto, eppure, nonostante avesse intrapreso la carriera dell’attore, non sembrava essere la fama ad interessarlo.

“Io ho scelto di interpretare il ruolo del Becchino perché era un personaggio divertente, frizzante. Quando entrava in scena lui le risate erano assicurate per il pubblico. La gente lo amava nonostante non avesse mai mostrato il suo volto. C’erano già fin troppi uomini affascinanti in quella serie che attiravano le attenzioni femminili.” Rivolse a Vincent un sorriso malizioso, intendendo chiaramente che anche lui era incluso in quel gruppo  di ‘uomini affascinanti’. L’amico gli sorrise di rimando, ma senza prendere parola. “Adesso mi stanno chiedendo di cambiare questo personaggio e di degradarlo al livello di un belloccio solo per soddisfare le fantasie delle fan: no, non ho intenzione di umiliare il Becchino in questo modo!”

“Credo che tu stia drammatizzando la situazione. Il personaggio non verrà stravolto, semplicemente acquisirà delle sfaccettature nuove.”

“Queste nuove sfaccettature che tu dici non faranno altro che offuscare le vecchie, quelle che il pubblico conosce e che ha sempre apprezzato. Lo so che ormai nel manga il Becchino è diventato una specie di sex symbol, ma io preferisco preservare la sua immagine comica almeno nella trasposizione televisiva. Io ho sempre sognato di fare l’attore comico, ma sono sempre stato scartato perché, a quanto pare, la mia faccia non era adatta a ricoprire simili ruoli. Il Becchino era perfetto per me. Che ci posso fare, io non sono un figo: è che mi disegnano così!” Scrollò le spalle in segno di rassegnazione pur ostentando un sorriso divertito.

Vincent sospirò. Non poteva costringere l’amico ad accettare di recitare un ruolo che non sentiva suo e obbligarlo quindi ad abbandonare ogni suo principio per abbassarsi al livello di quegli attori di poco valore che andavano avanti solo grazie al loro fascino, suscitando urla isteriche e una eccessiva salivazione nelle donne al loro passaggio.

Posò la tazza piena di tè ancora a metà. Disincrociò le gambe e si issò in piedi osservando il collega con un’espressione di muta rassegnazione. “Bene, non insisto oltre. Il produttore non la prenderà bene, ma penserò io a spiegargli ogni cosa. Mi ha fatto molto piacere rivederti e grazie per il tè.” Si incamminò verso la porta con lo sguardo di Undertaker conficcato nella schiena come un dardo. Aveva la netta sensazione che l’altro avesse voluto dirgli qualcos’altro, ma ciò non avvenne. Aprì la porta e la richiuse alle sue spalle con il silenzio dell’amico in sottofondo. L’ultimo suono che udì fu quello di un biscotto che veniva spezzato in due tra i denti di Undertaker.

 

 

Gli alunni dai quindici ai diciannove anni erano seduti in cerchio sul pavimento di parquet mentre ammiravano rapiti il loro maestro. L’argomento della lezione era la gestualità del teatro e Vincent muoveva le mani disegnando arabeschi nell’aria per accompagnare le proprie parole e dar loro corpo.

“Essere o non essere: questo è il problema; s'egli sia più nobile soffrire nell'animo le frombole e i dardi dell'oltraggiosa Fortuna, o prender armi contro un mare di guai, e contrastandoli por fine ad essi.” Il celeberrimo monologo dell’Amleto era sempre stato il suo cavallo di battaglia. Era stato proprio lui a proporre di usare la famosa opera shakespeariana come tema cardine del primo OAV di Kuroshitsuji. “ Morire, dormire... nient'altro; e con un sonno dire che noi poniam fine alla doglia del cuore, e alle mille offese naturali, che son retaggio della carne; è un epilogo da desiderarsi devotamente, morire e dormire! Dormire, forse sognare, sì, lì…”

La melodiosità della sua voce fu spezzata dal suono di tacchi che avanzavano verso di loro come una serie di note stonate nel bel mezzo di una sinfonia al pianoforte.

L’uomo girò la testa nella direzione da cui provenivano i passi e così fecero tutti gli studenti, ventitré in tutto.

“Sono spiacente, ragazzi, ma per oggi la lezione è terminata” esordì il nuovo arrivato coronando la frase con una risatina sarcastica.

Un coro di esclamazioni stupite si levò nella grande stanza e tutti iniziarono a bisbigliare tra loro. ‘È Undertaker!’ dicevano alcuni, ‘Sì, è proprio lui!’ esclamavano altri in un brusio crescente.

Vincent batté le mani una sola volta per attirare l’attenzione di tutti. “Ragazzi, vi prego, un po’ di educazione. La lezione finisce qui per oggi, altri impegni richiedono la mia presenza. Cercheremo di recuperare il tempo perduto oggi durante la prossima settimana.”

Undertaker sfoggiò un ampio sorriso. Era spettacolare vedere tutti quei giovanissimi ragazzi, in un’età solitamente poco incline all’ubbidienza, mentre andavano via senza controbattere nulla: la proprietà di linguaggio di Vincent e la sua capacità di modulare la voce nel modo più ammaliante possibile avrebbero permesso a quell’uomo di ingannare persino il diavolo in persona.

Erano passati tre giorni dal loro precedente incontro e Vincent sembrava seriamente stupito della visita di Undertaker, presentatosi a lui con uno dei suoi soliti completi a dir poco improponibili, un genere di vestiario che poteva stare bene solo indosso ad un uomo eccentrico come lui: giacca e pantalone viola con righe nere, camicia di una tonalità di viola più scura e cravatta lilla. “Non è stato molto educato da parte tua venire qui ben sapendo che stavo tenendo una lezione e per di più ordinando ai miei alunni di andare via.”

“Non potevo aspettare” si giustificò Undertaker con una scrollata di spalle.

“Cosa ti preme così tanto?”

“Ho riflettuto sul contratto di lavoro che mi hai proposto. Sai, devo dire che mi hai davvero deluso.” Undertaker si avvicinò all’amico a passi lenti ma ampi, fino a portare la distanza a circa un metro.

Vincent teneva puntati i suoi occhi nocciola in quelli verde giada dell’altro, le braccia incrociate sul petto, le gambe leggermente divaricate e la schiena dritta e fiera. Non era offeso dalle parole del collega, solo molto curioso. “In particolare cosa ho fatto di così deludente?”

Un sorriso sornione fece capolino sulle labbra di Undertaker. “In ‘Kuroshitsuji’ il Becchino e il primo Conte Phantomhive non hanno purtroppo una singola scena in cui compaiono insieme, benché la storia lasci intendere che i due si conoscevano. Tuttavia, noi ci siamo comunque incontrati sul set e abbiamo avuto modo di allacciare una certa amicizia al di fuori di esso. Quando sei venuto a propormi di girare un OAV insieme, nel tuo sguardo ho visto chiaramente una scintilla di gioia. Il progetto ti entusiasmava e non perché avresti avuto un ruolo da protagonista, assolutamente, tu sei un maestro, tu vivi di luce riflessa dal successo dei tuoi allievi. Semplicemente, ti piaceva l’idea di poter finalmente recitare al mio fianco e imprimere su una pellicola cinematografica l’amicizia che ha legato il Becchino al Conte, esattamente come quella che lega noi due.”

Undertaker fece una pausa e Vincent prese la parola. “Ancora non capisco dove ti abbia deluso in tutto questo.”

“Non hai insistito” fu la lapidaria risposta del collega.

“Sei un adulto assolutamente capace di intendere e di volere. Io ho rispettato la tua scelta e non mi sarei mai potuto permettere di forzarti a fare qualcosa che non volevi.”

“Magari lo volevo eccome!” Il sorriso di Undertaker si aprì fino a mostrare una chiostra di denti bianchi e lucidi come una fila di perle.

Gli occhi di Vincent, da prima seri e imperscrutabili, mostrarono stupore e un accenno di timore persino. D’istinto portò indietro la testa come se volesse allontanarsi, ma riprese subito il controllo del proprio corpo rimanendo fermo dov’era. “E tutto il tuo discorso sul personaggio del Becchino e sul non volerlo umiliare?”

“Siamo attori!” esclamò giulivo Undertaker allargando le braccia e facendo una mezza piroetta su se stesso. Percorse la stanza quadrata pavimentata in parquet ad ampie falcate. “Possiamo far credere al nostro prossimo tutto quello che vogliamo. Mi sorprende come tu, maestro, non sia riuscito a notare la finzione dietro la mia recita. Oh, che delusione sei stato!” conclude Undertaker imprimendo alla voce un tono volutamente melodrammatico, come se avesse subito un terribile tradimento.

Vincent accennò un sorriso divertito dinanzi quella pantomima. “Questo vuol dire che accetterai il contratto?”

“No.” Con un solo passo, Undertaker gli fu nuovamente vicino, molto più vicino di prima. “Come detto mi hai deluso.”

“E cosa posso fare per farti cambiare idea?”

Undertaker gli afferrò il mento con l’indice e il pollice, badando a non ferire il bel volto nobile di Vincent con le unghie lunghe, un altro vezzo appartenuto al personaggio del Becchino che aveva conservato fuori dal set. “Se davvero ci tieni a recitare fianco a fianco con me…” le labbra si arcuarono in un sorriso mefistofelico, “… dimostramelo.”

Vincent deglutì rumorosamente a quella provocazione. Il tono di voce di Undertaker era diventato spaventosamente sensuale e le sue labbra carnose distavano solo pochi millimetri dalle sue.

 

 

Quella sera stessa, Vincent portò il contratto per il nuovo OAV di Kuroshitsuji al produttore con apposta la firma di Undertaker, simile ad uno scarabocchio.

Poggiò i fogli sulla scrivania dell’uomo con un’espressione tronfia e pienamente soddisfatta: il produttore avrebbe supposto che fosse per la buona riuscita del suo compito, non potendo immaginare che dietro quel sorriso compiaciuto si nascondeva ben altro.

“Bene, bene, bene: ottimo lavoro! Sapevo che Undertaker non ti avrebbe detto di no. Quell’uomo è troppo strano per me, non so mai cosa gli passi per la testa. Ho fatto proprio bene ad affidarmi completamente a te. Ma dimmi, come hai fatto a convincerlo così presto? Pensa che mi ha chiamato tre giorni fa dicendomi che eri appena stato da lui e che accettava il contratto. Incredibile! Stentavo quasi a credere che ci fossi riuscito!”

Vincent sbarrò gli occhi per lo sgomento. “Un momento: hai detto che tre giorni fa ti ha chiamato per confermarti tutto?”

“Sì, è quello che ho detto ed è quello che mi ha detto lui. Lo dici come se non lo sapessi.”

Vincent si morse la morbida carne della guancia interna per non rischiare di rivelare quanto accaduto. Quell’Undertaker lo aveva ingannato sin dal primo momento! Aveva deciso di accettare il contratto non appena Vincent gliene aveva parlato, mettendo in piedi una sceneggiata davvero lodevole.

Si sarebbe persino congratulato con lui per la sua maestria. Non c’è che dire: lo aveva praticamente fottuto, in tutti i sensi!

“Capisco” si limitò a dire Vincent, mostrando una pacatezza nella voce e una seraficità nei gesti che ben mascheravano l’irritazione che provava dentro. Aveva ammaestrato il proprio corpo e le proprie corde vocali affinché non si lasciassero mai guidare dalla rabbia o dalla frustrazione. “Sono certo che sarà molto divertente questo OAV!”

Undertaker si era preso gioco di lui, ma anche Vincent sapeva essere un ottimo commediante: non gliela avrebbe fatta passare liscia e di tempo per vendicarsi ne avrebbe avuto.

Come aveva detto Undertaker ‘Siamo attori!’ ed erano abituati ad indossare una maschera che celasse la loro vera faccia.

 

 

 

 

Note dell’autrice

Finalmente mi sono decisa ad apportare le dovute modifiche a questa shot che era già un po’ di mesi che macerava nel mio pc. Alla fine dovevo solo inserire qualcosina ma proprio non trovavo la voglia di farlo.

È un ennesima fic su una coppia a dir poco bislacca in questo fandom (e la seconda con protagonista Phantomhive padre), ma mi piace sperimentare nuove cose e i due insieme non mi dispiacevano. Non so se ritenermi del tutto soddisfatta. La scena lemon non l’ho inserita perché non ce la vedevo molto, a dirla tutta.

Anche questa storia è tratta dall’OAV ‘The Making of’ quindi non ho inserito l’avvertimento AU di proposito.

Spero vi sia piaciuta e ricordo che ogni commento, anche solo di un rigo, mi fa sempre tanto piacere :3

 

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