“Just wait a little longer and in time I could be the right one”
Say just enough to make me not go
You choose your words
Careful voice, in the end I'm not the first choice
You say you want someone just like me
So then why am I your plan B?
Toris aveva promesso a Natalia quando si era
dichiarato, che sarebbe riuscito a farla innamorare di lui. Farle dimenticare
l’amore ossessivo che provava per Ivan e tutto il dolore che la ragazza portava
dentro ogni volta che la rifiutava. Le avrebbe fatto cambiare idea
e i suoi sentimenti così sinceri verso la bielorussa sarebbero finalmente stati
ricambiati.
Toris l’aveva promesso. E quale giorno migliore del compleanno di Natalia poteva
scegliere per fare colpo?
La mattina del venticinque Agosto, Toris si presentò davanti alla casa di
Natalia. Esitò un attimo prima di decidersi a bussare con eleganza al portone
di legno. Il cuore gli batteva a mille, non vedeva l’ora di vederla. Chissà,
forse sarebbe stato il primo a farle gli auguri.
Aspettò fuori qualche minuto senza sentire nessun segno di vita, finché un
rantolio si fece sentire dall’interno della casa. Il baltico drizzò le orecchie
per sentire meglio:
«Chi è?»
La voce della ragazza era fredda, un po’ sulle difensive. Quella freccetta ghiacciata
intimorì Toris per un attimo, forse non voleva essere disturbata…
«Ehm, s-sono Lituania!» disse raddrizzando la schiena cercando così di prendere
più autorevolezza di se stesso.
«Vattene»
I suoi dubbi erano diventati certezze.
Toris sospirò. “Siamo alle solite…” pensò, ma non per questo si arrese. Ci
teneva troppo a lei.
«Ti prego aprimi» la implorò «devo darti una cosa importante!» agitò un po’ la
cosa che teneva nascosta dietro la schiena.
I minuti che seguirono furono completamente immersi nel silenzio, finché Toris
non sentì qualche passo muoversi
all’interno della casa e dopo poco la porta si aprì mostrando la figura di
Natalia davanti al baltico. La stanza dietro di lei era completamente al buio e
tutta quella oscurità la incorniciava, facendo apparire la sua pelle chiara più
pallida di quello era. Non sembrava in buona forma, Toris si chiese se stava
bene, forse c’era qualcosa che non andava…
«Che vuoi?» ringhiò Natalia.
Toris sfoggiò un gran sorriso mentre poneva davanti alla
ragazza un morbido orsacchiotto di peluche. Quello era il suo momento, era
sicuro che l’avrebbe tirata su di morale.
«Buon compleanno!»
Le labbra di Natalia si schiusero leggermente e il suo volto abbandonò la sua
rigidità per assumere, anche se solo per un attimo, un’espressione leggermente
sorpresa. Sembrava quasi si fosse dimenticata del suo compleanno.
Toris si aspettava una qualche reazione da lei, la quale non disse nulla e si ricompose
subito. Continuava a fissare quel peluche un po’ incredula e al quanto scocciata.
«Un orso?» chiese alzando un sopracciglio.
«Sì, beh è solo un piccolo pensierino…»
Il ragazzo non fece in tempo a dire altro che la bielorussa estrasse uno dei suoi
coltellini, che viaggiò veloce come un lampo andandosi ad conficcare
precisamente nel nerissimo occhio sinistro dell’orsetto – quanto avrebbe voluto
che quella fosse la faccia di Toris…
Tirò forte dal manico del coltellino facendo scivolare via l’orsetto dalle mani
del castano e con un deciso gesto della mano lo lanciò dietro di sé in quella
stanza buia.
Il baltico aveva gli occhi spalancati, questa reazione proprio non se
l’aspettava. Ma forse l’immagine di lei che gli si buttava fra le braccia per
la felicità si sarebbe realizzata solo nei suoi sogni. Inutile dire che ci era
rimasto malissimo. Avrebbe voluto dirle qualcosa, abbracciarla, proporle di
fare qualcosa insieme per quel giorno speciale… Ma tutte quelle fantasie
sparirono insieme a Natalia dietro alla porta di legno che si richiudeva
bruscamente.
«Vattene».
Il venticinque Agosto, il suo “compleanno” non era proprio un giorno felice per
Natalia. Quella data segnava la separazione da suo fratello Ivan, che motivo
aveva di festeggiare?
La mente della bielorussa viaggiò verso il fratellone.
Ivan era sempre al centro dei suoi pensieri, i suoi rifiuti erano la causa
della sua sofferenza. Sempre lui. La
sua ormai era diventata un’ossessione. Doveva andare da lui, doveva vederlo.
Chissà, magari in quella giornata così speciale
avrebbe accettato di sposarla.
Un ghigno comparve sul volto di Natalia mentre attraversava la stanza buia
saltellando dirigendosi verso l’uscio di casa. Girò il pomello della porta,
dovette socchiudere un po’ gli occhi per via della luce del sole che splendeva
alto nel cielo. Fece per uscire ma inciampò su qualcosa, non ci mise molto a
realizzare che quel qualcosa era
Toris che se ne stava seduto sul gradino davanti alla porta di casa. Da quanto
tempo era lì? Natalia gli aveva detto di andarsene almeno due ora prima!
«Ah, Bielorussia! Finalmente sei uscita!» disse il ragazzo radioso voltandosi
verso di lei, era sicuro che prima avessero avuto solo un brutto malinteso e in
quel momento lei lo avrebbe perdonato e avrebbero passato la giornata insieme. Povero
illuso.
«Non ho tempo da perdere con te, devo andare dal fratellone Russia» annunciò la
ragazza oltrepassandolo.
«No, aspetta!» cercò di fermarla invano. Forse il suo desiderio di passare la
giornata con lei era troppo egoistico, in fondo era il suo compleanno, doveva fare quello che voleva con chi voleva. Senza
dire più nulla la guardò allontanarsi.
Ma la curiosità e la preoccupazione furono più forti di
lui che finì col seguirla, tenendo le giuste distanze.
Natalia arrivò a casa di Ivan. Si avvicinò all’ingresso e iniziò a bussare
forte contro la porta.
«Fratellone! Fratellone!» lo chiamò. Sapeva che era in casa, riusciva a
percepire la sua presenza oltre quei muri.
«Fratellone, per favore, apri questa porta che ci separa!» iniziò a graffiare
con le unghie sul legno, emettendo uno scricchiolio piuttosto fastidioso. In
quel momento provava tantissimo odio verso quell’ostacolo che la divideva da
Ivan.
Nessuna risposta dall’interno. Poteva essere ben nascosto, ma Natalia sapeva
che lui era lì.
«Fratellone, sposiamoci!» la sua voce prese un tono quasi assatanato e i suoi
occhi si iniettavano di sangue mentre affondava gli artigli sempre più in
profondità «Sposiamoci! Sposiamoci!»
Le unghie le si iniziarono a spezzare tutte e il legno scheggiato della porta
si tingeva di rosso. Ma Natalia non faceva caso al dolore pungente che veniva
dalla punta delle sue dita, l’unica sua preoccupazione e che così ci avrebbe
messo un’eternità per penetrare in casa sua. Così afferrò con una mano
insanguinata il suo coltellino e stava per conficcarlo nella porta, intenta a
farsi strada con quello, quando si sentì afferrare per le spalle e tirare
indietro.
«Fermati! Ti farai del male se continui così!»
Si trattava di Toris. Di nuovo.
Natalia si voltò verso di lui caricando il braccio con l’intenzione di colpirlo
con il suo coltellino, ma il lituano fu più veloce e con mano ferma afferrò il
coltello per la lama fermandolo.
Il sangue del ragazzo scorreva lungo l’acciaio lucente, le sue dita strinsero
più forte. Ansimando leggermente la guardò negli occhi, quegli occhi che
parevan di ghiaccio, lei mantenne lo sguardo, mentre le sue braccia, più esili
di quanto sembravano, tremavano leggermente facendo ballare la lama dentro la
carne della mano di Toris.
«Non metterti in mezzo anche tu» sibilò.
«Ma non vedi come ti stai riducendo?» urlò il baltico «La devi smettere! Se non
vuoi farlo per me, fallo per te stessa!»
Le sue parole penetrarono come coltelli nella mente della ragazza. Ma allora
era veramente preoccupato per lei. Non lo faceva solo perché non voleva che lei
stesse con Ivan…
Natalia lasciò la presa del coltellino e subito dopo fece lo stesso anche l’altro,
l’oggetto volò a terra emettendo un suono metallico.
La bielorussa abbassò lo sguardo chinando un pochino il capo. Ora quel dolore
che aveva soppresso per tutto quel tempo ritornò in lei vivido e pungente come
un pugno dritto allo stomaco, i suoi occhi si riempirono di lacrime e il suo
copro cominciò a tremare incontrollatamente. Senza che se ne accorgesse, si
ritrovò avvolta da un abbraccio. Le braccia di Toris erano accoglienti e il suo
petto caldo, riusciva persino a sentire il suo cuore che batteva a mille.
Natalia non sapeva se sentirsi inorridita o confortata, i suoi sentimenti in
quel momento erano incasinati e confusi, scompigliati dalla tempesta che c’era
nel suo cuore.
Non ricambiò del tutto quell’abbraccio, si limitò ad aggrapparsi a lui. E
urlare.
Toris era proprio uno stupido. Aveva pure insistito per riaccompagnarla a casa.
Chissà, forse si aspettava che Natalia l’avrebbe invitato ad entrare, ma – come
sempre – gli sbatté la porta in faccia senza neanche ringraziarlo, lasciandolo
fuori insieme alla sua delusione.
«Stupido» bisbigliò mentre cercava in un angolo della sala quell’orsetto di
peluche. Quando lo trovò abbondonato a testa in giù affiancò a un comò di
legno, lo prese in braccio e andò ad accendere la luce per guardarlo meglio:
era fatto con una stoffa marrone che le ricordava il castano dei capelli del
lituano, dall’occhio sinistro usciva un po’ di candida imbottitura, ma
nonostante la ferita sorrideva contento. Sembrava proprio Toris.
«Stupido» ripeté mentre il suo corpo ricominciava a tremare. Strinse forte
l’orsetto al petto e pianse.
Il giorno seguente Toris si ritrovò una visita del tutto inaspettata, ma non
meno gradita.
«Bielorussia, che bello rivederti!» esclamò cinguettante «A cosa devo la tua
visita?»
Già la mente del ragazzo volava nell’immaginare la dolce compagnia che Natalia
avrebbe potuto offrirgli, ma fu riportato sulla terra dalla voce della sua
amata: «Tagliamo corto» disse con voce atona. Toris aveva perso il conto di
quante delusioni aveva ricevuto nell’arco di ventiquattr’ore.
«Sono venuta qua per ringraziarti per ieri» disse sbrigativa senza guardarlo in
faccia.
«Oh, Bielorussia…» gli occhi del baltico si illuminarono.
«Bene. Questo è tutto» lo interruppe prima di voltarsi «Addio»
«A-aspetta!»
La bielorussa si girò verso il suo interlocutore un po’ scocciata, ormai era
quasi fuori dalla porta.
«Adesso ti piaccio almeno un pochino?»
Natalia non rispose. Tornò a voltarsi e senza dire niente uscì dalla porta
chiudendosela alle spalle.
Ma per Toris quel silenzio valeva più di qualsiasi altra parola. Le sue labbra
si incurvarono in un sorriso. Dentro di lui sapeva che, anche se non l’avrebbe
mai ammesso, la sua risposta era un “sì”.
Ci stava riuscendo. In fondo, l’aveva promesso, no?
«Aspetta ancora un po’, Bielorussia, e quando arriverà il momento ti accorgerai
che sono io quello giusto per te».
NdA
Ciao a tutti gente! Volevo scrivere qualcosa per il compleanno di uno dei miei personaggi preferiti: Bielorussia.
Questa One-Shot era nata come capitolo della mia raccolta Draw a Circle, there's the Earth~, ma essendo già l'idea e la bozza troppo lunga, ho deciso di articolarla e postarla a parte come una One-Shot.
La coppia trattata non è di certo fra le mie preferite... Per me
Lituania è solo di Polonia, però io, amando Litu con
tutto il mio cuore, rispetto i suoi sentimenti verso Natalia. Poi
ultimamente mi iniziava a piacere questa coppia - prima li shippavo
solo in gender bender perchè Male!Belarus si merita tutto
l'amore di questo mondo ♥ - poi mentre cazzeggiando su internet trovavo
delle immagini carinissime sulla LietBela e ho iniziato a
convertirmi... E questo è male!! Non posso cambiare il mio stato
di LietPol e AmeBela - e infatti non succederà - di solito sono
una multishipping, ma con certi personaggi ho una mentalità
molto rigida. Lo so, sono complessata.
OK, dopo tutto questo sproloquio faccio una piccola nota. All'inizio
del secondo paragrafo, in cui ci c'è principalmente
l'introspezione di Bielorussia, quandro dice "la separazione da suo
fratello Ivan" si riferisce all'indipendenza della Bielorussia
dall'URSS, infatti il 25 Agosto è il giorno in questa viene
riconosciuta. Sul profilo del personaggio c'è scritto che il suo
compleanno/anniversario di fondazione è questo giorno, quindi
immagino che Himaruya si sia appoggiato a questo fatto.
Faccio un'ultimo credits: il testo scritto prima della fiction e la
frase sotto il titolo sono entrambi pezzi della canzone 'B Team' dei
Marianas Trench (per chi non l'avesse mai sentita la consiglio
vivamente insieme a tutte le canzoni di questo magnifico gruppo ♥) dalla
quale ho tratto un po' d'ispirazione per la fiction. Anche l'ultima
frase è una traduzione un po' alla buona - perchè non
è letterale - di un pezzo della canzone.
Con questo ho finito. Spero vi sia piaciuta la mia storia.
Buona giornata a tutti,
Fay