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Autore: Blue_Bones    26/08/2012    11 recensioni
Stiles si ritrovava a fare l'ennesimo favore ai lupi e all'amico, Scott. Aveva bevuto troppi caffè, come gli succedeva troppo spesso da un po' di tempo. La sua camera traboccava di cartacce e fogli sparsi. Aveva decisamente bisogno di una pausa. [Sterek]
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie '« If you say one word...'
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Innuendo.




Tutto quello gli sarebbe costato anni di costose terapie, lo sapeva. Ormai viveva nella paura. Si massaggiò le tempie cercando una risposta a tutto quello che stava accadendo. Aveva bevuto troppi caffè, decisamente, ma Derek aveva chiesto a Scott di ideare qualcosa per sopravvivere al branco di Alpha, ben sapendo che Scott avrebbe chiesto aiuto al suo migliore amico. Suo padre non era ancora tornato dal lavoro e lui poteva spargere carte e libri ovunque alla ricerca di quel qualcosa che, evidentemente, mancava al branco. Sbadigliò, esausto. Pregava che Derek arrivasse il prima possibile. Se avesse bevuto un altro caffè nessuno gli avrebbe risparmiato una corsa in ospedale su di un'ambulanza. Disteso sul letto, con le gambe a penzoloni, tentava di leggere parti interessanti e auspicabilmente utili. Non si era nemmeno accorto di aver preso sonno. A ridestarlo fu un rumore di passi sui fogli sparsi a terra. Nell'ultimo periodo si era accorto di  avere il sonno più leggero. Era sempre all'erta, teso alla ricerca di un minimo segno di pericolo. Non aprì subito gli occhi, temendo che fosse il padre. A rassicurarlo, paradossalmente, fu il monito che arrivò alle sue orecchie come un rimprovero esasperato «Stiles, riuscirei a capire che stai fingendo anche senza sentire il tuo cuore balzare fuori dalla cassa toracica». La voce di Derek era sempre qualcosa di particolare, bassa e sicura, riusciva a fargli accapponare la pelle. Una mano del lupo entrò nel suo campo visivo, togliendogli il libro dal naso «Dovresti dormire, ogni tanto Stilinski. Eppure non mi sembrava che la tua vita privata fosse così movimentata». Il ghigno che gli si dipinse nel volto era qualcosa che nemmeno l'ipnosi avrebbe potuto cancellare dalla sua mente, non riusciva nemmeno a riporlo in un angolo remoto della memoria. Tutte le volte che chiudeva gli occhi, sperando di vedere i capelli biondo rame di Lydia, si trovava davanti a quel sorriso ambiguo, agli occhi paradossalmente espressivi e al volto spigoloso. Era anche per quello che la sua dose di caffeina era lievitata in maniera esponenziale. Spesso era arrivato a ricordare sprazzi di eventi passati in cui si erano scambiati battute caustiche o si erano salvati la vita a vicenda, precisando quanto poco si fidassero l'uno dell'altro. Derek lo scrutò «Forse dovremmo allentare la presa su di te. Tutte queste informazioni non ti entreranno nella testa in una sera». Stiles sbuffò «Non proccupartene ora che il danno è fatto, non serve». L'altro parve sorpreso e, innaspettatamente, rispose alla provocazione «Il danno esisteva da prima che Scott venisse morso» disse, posando gli occhi sul libro che stava leggendo prima di addormentarsi «Però hai fatto centro, bravo bambino». Stiles saltò su «Hey, io non sono... non sono un bambino» disse puntandogli un dito contro. Quando si accorse dello sguardo interdetto di Derek sul suo indice lo ritirò, come scottato. Non riusciva a capire perché fra loro finisse sempre così «Non è giusto, non è assolutamente giusto, sai? Insomma tu imbastisci quello sguardo contrariato e io... Sì, proprio quello! E io devo rispondere come un cane che obbedisce a muti ordini... Bé, sai che ti dico?» Derek alzò un sopracciglio «Credo che mi metterò a leggere tutte queste scartoffie» si ritirò, all'ultimo. Proprio non riusciva a contraddirlo e il lupo lo sapeva. Derek ridacchiò e Stiles sputò un «Accidenti!» a denti stretti, cosa che innescò una risata che lo sorprese. Alzò lo sguardo, gli occhi sgranati, il respiro assente e la bocca schiusa. Essere deriso lo infastidiva parecchio, ma non riusciva a staccare lo sguardo dal volto di Derek, illuminato da una fila di denti bianchissimi, meno appuntiti del solito, aperti in una risata insolitamente sincera. Doveva piacergli proprio metterlo a disagio. Di sicuro gli riusciva bene, anche in quel momento. Insomma, spesso i suoi modi di fare lo rendevano ridicolo, ma Stiles era piuttosto autoironico. La cosa che non sopportava era apparire goffo davanti a un lupo mannaro e, nello specifico, davanti a quel licantropo. Derek, però, pareva divertirsi. Adorava metterlo in imbarazzo, farlo arrabbiare, balbettare. Il battito accellerato di Stiles era musica per le sue orecchie. Sentiva la sua rabbia, la frustrazione. Lo sentiva tremare, frenandosi dal dirgli quello che pensava. In quel momento la testa del ragazzo era ripiombata  nel letto, in attesa. Derek, seduto sulla sedia girevole vicino alla scrivania, continuava ad osservarlo con fare indagatore. Aveva ancora le scarpe, i jeans gli si erano assestati sulle ossa del bacino stretto, nascondendo solo in parte la linea dell'addome che proseguiva sotto il tessuto. La pancia era parzialmente scoperta lasciando intuire la muscolatura appena accennata, ma non assente. Le braccia erano abbandonate a croce sul copriletto blu come la notte. Gli occhi nocciola di Stiles erano nascosti dietro le ciglia e Derek poteva solo tentare di intuire a cosa stesse pensando. In fondo, lui mica leggeva nel pensiero. Si alzò, prestando attenzione a non pestare nulla. Chiuse la porta della camera a chiave e riuscì a percepire il sussulto spaventato di Stiles, ma non disse nulla per giustificare quell'azione. Si avvicinò al letto lentamente «Tra quanto torna lo sceriffo?» Domandò a bassa voce, il giovane Stilinski deglutì e il lupo dovette reprimere un sorriso «Un paio d'ore, in teoria». Le labbra di Derek si piegarono all'insù in maniera quasi impercettibile e lo sguardo che gli rivolse fu davvero inquietante «Bene» asserì «Allora abbiamo un paio d'ore per quello che avevo in mente di fare con te». Stiles era sicuro di aver sentito male, se fosse stato in piedi sarebbe caduto sicuramente. Essendo steso le possibilità di accasciarsi al suolo erano davvero inesistenti. Fu la sua voce a tradire una certa agitazione «Ah, davvero?» disse con voce strozzata e più acuta del normale. L'altro annuì «Già» poteva sentire il cuore di Stiles salirgli in gola. Le pupille si erano dilatate, Derek lo aveva notato dopo aver sentito il battito accelere ulteriormente, ormai riusciva a percepire anche lo scorrere del sangue nei vasi sanguigni. Stiles stava sudando e fu allora che Derek riprese a parlare «Sì, credo che ti aiuterò a cercare qualcosa di utile in mezzo a tutto questo macello di informazioni». Lo sguardo attonito del ragazzo gli procurò una leggerissima esaltazione. Si stava divertendo a terrorizzarlo «Non avrai mica pensato che avrei cercato di azzannarti, vero Stiles?» Riprese divertito. L'altro ci mise un secondo a rispondere «No, certo che no!» Stava mentendo. Derek avvertiva ancora il battito che infuriava nel petto del ragazzo che non si era ancora alzato dal letto e che adesso fissava il soffitto in silenzio. Quella sì che era una stranezza anche per Stiles, anzi, soprattutto per lui. Il lupo lo sentì respirare pesantemente, forse per riportare i valori di adrenalina a un livello normale. Si avvicinò per controllare che fosse in grado di alzarsi da solo. Una volta giunto al bordo del letto notò che Stiles aveva innconsapevolmente separato le gambe per non cozzare contro le sue gambe. Derek s'incurvò verso il basso, incuriosito «Riesci a muoverti?» L'altro annuì appena, guardando da un altra parte, senza spostare un muscolo. Il lupo notò il sangue affluire alle guance, la bocca semiaperta, ma quello succedeva spesso. Derek lo osservava spesso umettarsi le labbra con la lingua. Non riusciva a comprendere perché Stiles non lo guardasse. Nemmeno lui si rendeva conto di cosa stesse accadendo e quella mancanza di controllo stava rischiando di fargli saltare i nervi. Sapeva di dover trattare bene Stiles per continuare ad avere Scott dalla sua parte. Nonostante fosse consapevole di ciò, non riusciva mai a frenarsi quando era solo con lui. Sentire le reazioni del corpo di Stiles all'adrenalina sprigionata durante le situazioni di stress e paura, lo riempivano di un senso di profonda soddisfazione. A volte l'istinto gli suggeriva di assaggiare direttamente quel sapore, ma poi lui si ripeteva di non poter osare troppo. Stiles non era fisicamente in grado di sopportare certi livelli di paura. Il cuore del ragazzo stava rallentando lentamente, ma i battiti non si erano ancora regolarizzati. Si abbassò ulteriormente, tentando di capire cosa stesse succedendo a Stiles. In quel momento il ragazzo voltò lo sguardo e sobbalzando gli fece perdere l'equilibrio. Derek gli rovinò addosso e ci mise un secondo di troppo a capire cos'era accaduto. A volte gli succedeva quando era con Stilinski. Fu a quel punto che percepì distintamente il cuore di Stiles accellerare bruscamente, il suo odore farsi più intenso e non solo. A quel punto il ragazzo aprì bocca «Derek, mi sei leggermente addosso» gli fece notare, mentre l'imbarazzo cresceva. Il lupo alzò lo sguardo «Ah, davvero? Deve essermi sfuggito. Ti assicuro che altri dettagli, invece, mi sono perfettamente chiari». Teneva lo sguardo puntato sui suoi occhi, ma non sembrava poi così contrariato. Stiles divenne paonazzo. Imbastì quel sorriso colpevole che sfoggiava troppo spesso, secondo Derek «Allora, vuoi spiegarmi?» Gli stava davvero dando un opportunità per tirarsi fuori da quel pasticcio. Stiles tacque, prese fiato «Non so cosa dovrei spiegarti. Ho un'erezione, mi sembrava che questo ti fosse perfettamente chiaro, o non ne hai mai avuta una? Sai succede quando sei eccitato e comporta un grande afflusso di sangue...» S'interruppe, zittito dallo sguardo di ammonimento che gli stava rivolgendo il licantropo. Si stava mettendo nei guai, ma nascondere l'evidenza sarebbe stato stupido e piuttosto inutile. Derek si avvicinò al suo volto, scrutandolo «Fammi capire, tutto il tempo a sbatterti al muro e tu non ti sei mai davvero spaventato?» L'altro lo fissò «Certo che mi sono spaventato, tra le altre cose. Non mi sono mai preoccupato di finire davvero fatto a pezzi dai tuoi denti, non ti sei mai trasformato per intimidirmi. Ti controllavi piuttosto bene, nonostante l'agressività» L'espressione di Derek non prometteva nulla di buono «Mi controllavo bene? Lo sai cosa vuol dire ascoltarti parlare tutto il tempo e non desiderare altro che tapparti quella bocca? Sai cosa vuole dire allontanarmi sempre prima di fare qualche cavolata? O stare con te in macchina a guardarti parlare al telefono, leccandoti le labbra innocentemente? Sai cosa riesci a far scattare nel mio cervello ogni volta che mi rispondi a tono? Riesci a farmi ridere Stiles, a farmi sorridere quando ti ritiri, spaventato dalle mie reazioni». Il giovane non rispose, in compenso deglutì sonoramente «Nonostante mi ostini a dire e pensare di farlo per tenere buono Scott, non riesco a non riconoscere le tue trovate geniali, a volte un po' banali, ma efficaci e per questo finisco sempre per chiederti aiuto». Stiles non riusciva a capire «Anche io ti chiedo sempre aiuto, quando ne ho bisogno». Derek sospirò «Io non mi fido delle persone, Stilinski.» Stiles sorrise «Perché mi dici tutto questo, Derek?» L'altro lo fulminò con lo sguardo, non disse nulla, ma si abbassò ulteriormente. S'impose di non lasciarsi andare ulteriormente, ma Stiles si strusciò contro di lui e il suo autocontrollo vacillò pesantemente. La mano di Derek accarezzò la pelle calda del ragazzo, sollevandogli ulteriormente la maglietta. La sua bocca cercò il collo del giovane, mentre l'altro era impegnato a cercare di torgliergli la t-shirt. Il petto e l'addome di Stiles non mettevano troppi in evidenza i muscoli, ma il corpo era ben delineato. Quando alzò lo sguardo sugli occhi nocciola del ragazzo vi trovò desiderio e anche una certa determinazione. Stiles si leccò le labbra e gli occhi di Derek lampeggiarono. Non gli diede nemmeno il tempo di reagire e annullò qualsiasi distanza tra loro. Le loro labbra si cercarono, fameliche. Le mani passavano ovunque. Derek rotolò di fianco per invertire le posizioni. Stiles si sedette sulle sue gambe, confuso. L'altro alzò lo sguardo «Stiles...» gli occhi verdi trasudavano bisogno di quel contatto che era stato interrotto e il ragazzo non aspettò un secondo di più. Tentò ti abbassargli la cerniera dei pantaloni scuri, non senza qualche problema. Derek non riuscì a trattenere una mezza risata. Si mise a sedere, accarezzando la schiena di Stiles, lasciando baci umidi e chiazze violacee sulla pelle, assaporando la reazione del ragazzo che aveva iniziato a muoversi sopra di lui, procurandogli scariche di piacere intrappolato nei jeans. Gemettero, frustrati. Per Derek, spogliarlo fu più semplice e veloce. Anche le sue pulsazioni si erano velocizzate. Riusciva a cogliere i dettagli, ma la visione d'insieme gli fu negata finché non fece violenza su se stesso per allontanarsi quel tanto che bastava. Non sarebbe stato dolce, ma Stiles lo sapeva.

Il mattino dopo la luce filtrò dalle tende. Stiles si mosse tra le coperte. Qualcuno bussò alla porta. Era suo padre che lo avvertiva che stava andando al lavoro e che quindi era ora di alzarsi anche per lui. Il ragazzo avrebbe voluto sprofondare nel letto dopo l'ennesimo sogno su Derek. Si schiacciò il cuscino sulla faccia «Non sapevo bastasse così poco per farti decidere di mettere fine alla tua vita, Stiles». Il ragazzo sobbalzò, scattando a sedere, gli occhi nocciola erano sgranati e la bocca era sempiaperta. Derek pensò che alcune cose non cambiano mai, per fortuna «Ora, se hai finito di fare la radiografia a ciò che hai già visto, vestiti che ti do uno strappo a scuola. E' tardi.» Stiles rotolò giù dalle coperte, cadendo a terra. Poi scappò in bagno di corsa, sperando, inutilmente, che Derek non si fosse accorto della sua eccitazione «Non abbiamo tempo per i tuoi ormoni, Stilinski. Se fai presto nel pomeriggio passarò ad aiutarti con il macello di fogli che c'è in questa camera». Pochi secondi dopo Stiles era pronto, lo zaino in spalla e un espressione febbrile. Derek lo guardò esasperato. Il suo volto non era cambiato, i suoi modi non si erano addolciti e i suoi occhi ancora lo minacciavano e lo spogliavano simultaneamente. I suoi lineamenti erano ancora spigolosi e la sua espressione dura. Anche Stiles non presentava segni di cambiamento, gli occhi luminosi avevano ancora quella tristezza irrisolta, si agitava ancora per nulla e metteva ancora fuori la lingua per inumidirsi le labbra. Derek non riuscì a resistere oltre, lo schiacciò alla parete e lo baciò con foga. Si staccò altrettanto velocemente, imprecando sotto voce «E' tardi, fuori, veloce». Scandì e Stiles non se lo fece ripetere due volte, schizzò fuori dalla stanza rischiando di inciampare un paio di volte.

Quando Scott lo vide scendere dalla macchina di Derek lo guardò stupito. Stiles gli rifilò un sorriso dei suoi. Derek lanciò un occhiata a entrambi e poi, senza dire una parola, rimise in moto e se ne andò. Scott osservò la macchina sparire dalla loro vista, poi si girò verso Stiles «Che ti ha fatto?» L'altro rise «Sei davvero sicuro di volerlo sapere, Scott?»

* * *

Altro delirio notturno, questa cosa mi sta sfuggendo di mano. In ogni caso, spero vi piaccia! Tanti auguri a Dylan O'Brien che oggi compie gli anni xD Prossimamente (vale a dire nelle prossime ore/entro dopo domani) arriverà un altra Sterek. Intanto vi invito a leggere le altre due Sterek che ho postato: Animal I Have Become e Untitled. Sempre che non le abbiate già lette! A presto, R&R! P.S. Se volete seguirmi su Facebook « Tyger! Tyger! Burning Bright
   
 
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