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Autore: Marti_Hippie    26/08/2012    2 recensioni
Se state per leggere questa one shot state per sapere come ho conosciuto i Guns e come è nata la mia passione per il Rock. Ho cercato di farla venire su interessante, ho fatto del mio meglio. Mi farebbe piacere sapere cosa ne pensate(magari me lo dite con una recensione). Se leggerete vi ringrazio -Marti
Genere: Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: Crack Pairing | Personaggi: Quasi tutti
Note: Cross-over | Avvertimenti: Incompiuta
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Ora mi ritrovo qui, a scrivere questa one shot come sfogo, come sfogo perchè non riesco più a tenere dentro me questo dolore che provo da molti, forse anche troppi ,mesi.
Questa one shot parlerà della vita, della morte e della forza per riprendersi e continuare a vivere. Non prendetemi per pazza se dico queste cose sono riferite a un "semplice" animale, chi ama la vita e gli animali potrà capire quello che io ho provato.
 
Era inverno, era un sabato, ero uscita con i miei e ritornai a casa con il pensiero che dovevo cambiare la ghiaia alle mie due uniche ragioni di vita: ai miei due porcellini d'india Rufus e Ginger. Rufus era un maschietto e aveva due anni, mentre Ginger era una femmina e aveva un anno. La prima gabbia che pulii fu quella di Ginger e subito dopo arrivò il turno della gabbia Rufus. Una volta finito di pulire presi in braccio il mio piccolo e lo trovai debole, senza forze, con gli occhi socchiusi. Informai subito mio padre che mi portò immediatamente dal veterinario. Tenevo Rufus in braccio avvolto in una coperta e quando arrivai dal veterinario rimasi seduta su una sedia blu in attesa che arrivasse il mio turno. L'attesa era snervante, avevo paura, sentivo una strana sensazione allo stomaco, come quelle sensazioni che senti quando hai l'angoscia. Rimasi seduta lì per circa un'ora e quando finalmente vidi la porta aprirsi, entrai e posai Rufus sul gelido tavolo d'acciaio. Lui non si muoveva, respirava lentamente, restava rannicchiato con gli occhi socchiusi. Parlai a lungo con il veterinario e alla fine della chicchierata mi informò che avrebbe fatto una puntura di Valium a Rufus. Non capii bene il perchè, non ci capivo niente, pensavo solo a farmi delle gran paranoie, ma il veterinario mi rassicurò dicendo che sarebbe andato tutto bene e che sarei dovuta ritornare lunedì. Uscii dall'ambulatorio e tornai a casa. 
Una volta a casa raggiunsi la mia camera dove c'erano le due gabbie e sistemai Rufus dentro la sua casetta avvolto nella coperta. Affianco a lui sistemai del fieno e appena fuori dalla casina misi la ciotola con dentro della verdura fresca. Lo lasciai lì e gli diedi un ultima carezza sorridendogli e dicendogli che sarebbe andato tutto bene e gli dissi che gli volevo bene, mi alzai a presi il cellulare in mano. Chiamai la mia migliore amica.
-Ehi ciao Jess! Ti va di uscire sta sera? Poi vieni a dormire da me
-Si certo, ti passo a prendere alle 20
La chiamata terminò e andai a farmi una doccia, poi mangiai e mi preparai. Finalmente Jess arrivò e la raggiunsi, dopo di che andammo al bar dove ci incontrammo con dei nostri amici. La serata passò abbastanza velocemente e andò avanti fino alle 2.30, poi tornammo a casa. Mi sentivo strana, mi sentivo come se fosse successo qualcosa, ma non ci feci troppo caso. Quando arrivammo a casa salimmo in camera mia facendo molto piano, mi tolsi le scarpe e mi precipitai verso la gabbia di Rufus per vedere se stava bene, avevo intenzione di prenderlo in braccio e coccolarlo un po'. Lo chiamai, ma non sentii nessun movimento, quindi aprii la gabbia e alzai la casetta dove dentro c'era lui. Lo ritrovai steso su un fianco, tinco, con gli occhi aperti. Guardai allarmata Jess che ricambiò il mio sguardo.
 
*FLASHBACK*
-Buon compleanno!!
Era il mio compleanno e non mi aspettavo delle gran sorprese, ma quando aprii la porta trovai mia sorella, mia madre e mio fratello davanti a me che mi cantavano tanti auguri a te. Davanti a loro c'era una gigantesca gabbia azzurra con dentro una ciotola, un beverino, una casetta anch'essa azzurra a una scatola marrone. Mia sorella prese la gabbia e la portò dentro casa. Ero ansiosa di sapere che cosa ci fosse dentro quella scatola, così aprii la gabbia e presi la scatola, la aprii e vi ritrovai dento una sottospecie di criceto gigante rannicchiato in un angolino, magro, tromolante e un po' spelacchiato ma con alcuni ciuffetti di pelo bianco e marrone lunghi. Rimasi a bocca aperta e abbracciai tutti, poi lo presi in braccio.
-Mo ciao rufolino...!- dissi rivolgendomi alla piccola creatura
-Stavo pensando che potresti chiamarlo... Rufus!- mi disse mia sorella mentre lo accarezzava.
Io annuii e lo strinsi delicatamente a me. Da quel giorno dinventammo inseparabili. Non avevo mai avuto un animale domestico tutto MIO. Si, avevo avuto in passato un pappagallino, ma ero piccola, non ricordavo molto di lui. 
*FINE FLASHBACK*

Mi passarono per la testa tutti i ricordi, tutte le giornate passate insieme, tutte quelle volte quando lo prendevo e lo sistemavo dentro la mia felpa e lui si accoccolava cullato dal mio calore e dal mio respiro regolare. 
Con mano tremolante lo toccai, era freddo. I miei occhi iniziarono ad annebbiarsi e pochi istanti dopo mi ritrovai rannicchiata atterra con le lacrime che mi rigavano il viso. Iniziai a piangere senza sosta finchè non arrivò mia madre in camera chiedendosi cosa fosse successo. Disse un semplice "Ohh", detto con un tono triste. Fingeva. Con tono arrogante continuò dicendo di smettere di piangere perchè era tardi. Non ce la feci a resistere. Mi alzai di scatto urlandole di andarsene via e di lasciarmi stare. Non fiatò, si girò e se ne ritornò incamera sua. 
Sentivo le mie gambe che non reggevano più il mio peso. Mi accasciai a terra. Guardai un'ultima volta Rufus, accarezzai le sue piccole orecchie e lo coprii con la coperta rimettendo la casetta in legno dentro la gabbia.
Senza forze mi alzai e mi diressi verso il letto, presi il cellulare e informai subito mia sorella. Parlammo a lungo e mi promise che nel pomeriggio mi avrebbe raggiunta a casa e mi avrebbe accompagnata a...seppellirlo. Che bruttissima parola. 
Jess nel frattempo si era addormentata e io non riuscivo a prendere sonno. No, troppi pensieri per la testa per poter dormire. Accesi il computer e andai su Facebook. Un mio amico mi scrisse e come sfogo gli raccontai dell'accaduto. Non sapeva cosa dirmi, non era mai stato troppo bravo nel consolare le persone.
-Io di dico solo una cosa: quando sono giù ascolto i Guns n' Roses, più precisamente ascolto November Rain. Mi fa emozionare quella canzone. Ascoltala e soprattutto ascolta la chitarra, quella ti farà venire i brividi. Ora devo andare, ci sentiamo domani
Non era un gran consiglio. Ma alla fine la musica mi piace, quindi decisi di provare ad ascoltare quella canzone. Non appena partì il video, la canzone, mi paralizzai. Le note del pianoforte e poco dopo...la batteria, poi...i violini e in fine...quella voce. Quella voce così profonda, quella voce che proncunciava parole bellissime. Quando pensavo che le emozioni erano ormai finite, eccola, la chitarra. Quello stridio, quel dolce stridio. L'assolo, la scena di quel chitarrista con quella foltissima capigliatura che suonava con passione la sua chitarra in mezzo al deserto. Le lacrime che versai in quel momento furono tante, troppe. L'assolo finì e il vocalist continò a cantare, ma poco dopo rieccola! La chitarra che pronunciava note d'oro. Continuai ad assaporare ogni singolo istante di quella canzone, poi la canzone finì, ma le emozioni continuarono a pervadere la mia mente e per un attimo non ricordai nulla. Dov'ero, chi ero, cosa stessi facendo. Dovevo saperne di più e per tutta la notte rimasi incollata con gli occhi al computer ascoltando le loro canzoni, leggendo tutto su di loro e chiedendomi perchè, pur sapendo dell'esistenza di quel gruppo ,non mi era mai passato per la testa di aprire Youtube e ascoltarli. Continuai ad ascoltare canzoni come November Rain, Knockin Heavens Door, Estranged e tante altre finchè non mi addormentai in un profondo sonno cullata da musica, dolore e lacrime. 
Il mio riveglio fu lento. Mi ritrovai da sola nel letto, Jess si era già svegliata ed era nel piano di sotto a parlare con mia madre. Per il resto della mattinata non parlai, rivolsi qualche parola a Jess, niente di più. Il pomeriggio arrivò presto e mia sorella arrivò a casa con il suo moroso. Mi salutò con un forte abbraccio, io rimasi impassibile, con un nodo alla gola. Andai di sopra, aprii la gabbia e presi Rufus in braccio, rimasi a guardarlo per cinque minuti, poi lo sistemai dentro una scatola verde e ci avviammo io, Jess, mia sorella e il suo moroso verso un fiume. Sulla sponda del fiume c'era un ammasso di paglia, mia sorella lo spostò e scavò una buca un po' profonda. Prese la scatola e la aprì, guardò Rufus con aria malinconica.
-Ciao Rufus
Disse queste due semplici parole, poi lo sistemò dentro la buca, buttò la terra dentro e risistemò l'ammasso di paglia sopra. Mi abbracciò.
-Ora non soffre più- mi disse.
Io annuii, ma inizia a piangere. Volevo distrarmi, quindi proposi a Jess di andare da alcuni nostri amici. Quando arrivammo da loro mi buttai tra le braccia di uno dei miei più grandi amici e scoppiai un profondo pianto che trattenevo da ormai 10 minuti. 
A fine giornata tornai a casa più che distrutta e mi chiusi in camera mia ascoltando i Guns sdraiata nel mio enorme letto. Dopo qualche settimana mi ripresi e continuavo a pensare a tante cose  
Io ora mi ritrovo qui a concludere questa one shot, e ora io mi ritrovo qui ad ascoltare i Guns n' roses, e ora io mi ritrovo qui a dirvi che amo il rock e lo amerò finchè camperò su questo mondo malato.
 
 
Scusate se vi ho annoiati con questa one shot, ma sentivo il bisogno di sfogarmi scrivendo il giorno più brutto della mia vita (fin'ora) e il giorno più bello della mia vita. In quel giorno una parte di me è morta e un'atra parte è nata. La mia passione per il rock è nata l'anno scorso e ora sono qui a dirvi che il rock mi ha fatto tornare la voglia di rialzarmi. Il rock fa provare emozioni come rabbia, gioia, allegria e tristezza ed è il genere musicale più bello che possa esistere. -Marti 
  
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