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Autore: ElleLawliet    28/08/2012    4 recensioni
Per una serie di eventi, Ichigo Kurosaki si ritrova a dover fare da maggiordomo nella lussuosa residenza dei Kuchiki, nobile famiglia giapponese. Assieme a lui? Grimmjow Jaggerjack ed Ulquiorra Schiffer.
Una serie infinita di malintesi e imbarazzi, situazioni inaspettate e rivelazioni.
Spero vi piaccia!
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Kuchiki Rukia, Kurosaki Ichigo, Renji Abarai, Schiffer Ulquiorra, Un po' tutti
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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POV ICHIGO
 
- Guardami! -.
Ichigo si voltò piuttosto scocciato verso Grimmojow che, naturalmente, era entrato nella stanza dell’arancione senza bussare, senza far caso al fatto che il povero Ichigo era ancora senza camicia. Si indicava con fare costernato lo smoking nero che costituiva la loro uniforme. La giacca scura copriva una camicia bianca, mentre il collo era cinto da una cravatta rossa. Portavano pantaloni neri muniti di cinte lucide e le scarpe erano le classiche scarpe di vernice da uomo e i calzini erano bianchi.
In effetti, l’amico era abbastanza ridicolo in quel completo.
Ichigo ridacchiò, chiudendosi la camicia. – Sembri un pinguino blu – costatò alla fine. Grimmojow non apprezzò la battuta e lo dimostrò tirandogli un pugno alla spalla. Ichigo gemette ma non smise di ridere, cosa che fece imbestialire ancora di più l’altro, che gli assestò un calcio sugli stinchi. Ichigo evitò il colpo ed era sul punto di rispondere con un montante, quando Ulquiorra entrò in stanza, schiarendosi la voce.
L’arancione squadrò il moro con occhi stupefatti. Il completo era fin troppo grosso per lui e le maniche della giacca erano arrotolate per buona parte, così come i pantaloni.
La camicia era infilata maldestramente nei pantaloni e la giacca arrivava fino a metà coscia. Le scarpe, anche quelle troppo grandi, lasciavano intravedere una parte di tallone ogni volta che il ragazzo faceva un passo, lasciando intendere che non portava i calzini.
Grimmojow tacque per un secondo. – Sembri proprio uno zombie – disse, dopo un attimo di silenzio. Ichigo trattenne le risate, ma Ulquiorra non sembrava particolarmente offeso. Anzi, fece spallucce.
- E tu sembri un pinguino blu – rispose Ulquiorra, indicando Grimmojow. A quel punto Ichigo scoppiò a ridere, vedendo una vena pulsare sulla fronte lucida di Grimmojow. L’azzurro saltò letteralmente addosso a Ulquiorra, che si spostò con molta calma, mentre Grimmojow si schiantava con molta poca grazia contro il passamano davanti alla porta.
- Vogliamo andare? – chiese Ulquiorra senza scomporsi, mentre l’azzurro alle sue spalle si massaggiava dolorante il naso imprecando contro l’altro.
Ichigo si mise velocemente le scarpe e insieme i tre scesero al piano di sotto. Scendendo, sentirono il suono dell’acqua che scorreva in bagno.
- Deve essere la sorella del signor Kuchiki… Rukia, se non mi sbaglio – disse Ichigo, indicando con un gesto la porta chiusa.
- Speriamo sia figa – commentò Grimmojow.
- Tu non avevi una fidanzata? – gli chiese Ulquiorra, dimostrando un minimo di attenzione per la prima volta in quella settimana.
- Figurati! Se Tatsuki sapesse quante corna le metto mi avrebbe già mollato da un pezzo! -.
- Hey! Ricorda che Tatsuki è mia amica, non dire certe cose con tanta leggerezza! – intervenne Ichigo. Odia sentire Grimmojow parlare in quel modo. Più di una volta aveva preso in considerazione l’idea di dire tutto a Tatsuki, ma tutte le volte che la vedeva con Grimmojow lei era così… felice, che proprio non ce la faceva a fare il guasta feste. Aveva deciso di lasciar passare il tempo, perché prima o poi sperava che tutto si sarebbe risolto anche senza il suo intervento.
- Che palle che sei! – esclamò Grimmojow. – Va bé, vorrà dire che te la lascio a te. Ti va bene così? Tanto io ho tante di quelle donne dietro! -.
Ichgio sbuffò e non rispose.
Arrivati al piano terra entrarono un attimo nel panico.
- Da che parte era? – chiese Ichigo, dubbioso.
Grimmojow alzò le spalle, poi si avviò a destra, senza pensarci.
Raggiunsero, però, il bagno.
- Proviamo la prossima camera – propose Ulquiorra, guidando il gruppo. E, invece, raggiunsero un salotto. Passarono in un'altra stanza, ma arrivarono in un altro salotto. A quel punto Grimmojow ringhiò. – Stupide case dei ricchi!! – gridò e fece per tirare un pugno a un quadro.
Ichigo sapeva che sarebbe successo, ma non si aspettava così presto. Come in un film, vide il pugno partire a rallentatore e si lanciò per evitare il disastro madornale. Il pugno di Grimmojow lo colpì all’altezza dei reni, lasciandolo disorientato per qualche secondo, steso a terra senza fiato.
- Ichigo, che fai? – gli chiese Grimmojow, mentre Ulquiorra, sedutosi vicino a lui, lo osservava, dimostrando un minimo di interesse per lui.
L’arancione mandò mentalmente a quel paese tutti e due e si rialzò a fatica.
Appoggiandosi al muro riuscì a tornare all’ingresso. Notò che Grimmojow si era leggermente calmato e tirò un sospiro di sollievo, anche se non riusciva ancora a camminare completamente eretto per il dolore al ventre.
- Ora andiamo a sinistra – decise l’arancione. Raggiunsero il salone, ma ora Ichigo aveva un’idea di dove fossero. E, infatti, superando il salone, raggiunsero la cucina.
Ichigo aveva quasi voglia di piangere, tant’era felice.
Entrando, osservarono ancora una volta la stanza, già visitata con il padrone di casa.
La cucina era molto moderna. C’erano due fornelli a microonde, un formo in acciaio e un frigorifero dello stesso materiale.
Al centro, c’era un tavolo in porcellana bianca e sette fornelli a parete di fronte la porta. Attaccate sopra i fornelli c’erano delle mensole in legno scuro con sopra mestoli, fruste e altri utensili simili, mentre su un'altra c’era una quantità incredibile di pentole di tutte le forme e dimensioni.
Vicino ai fornelli c’erano due spaziosi lavandini.
- E ora che si fa? – chiese Grimmojow, che aveva preso posto su uno dei quattro sgabelli vicino al tavolo da lavoro.
Ichigo ci pensò su: il signor Kuchiki aveva imposto delle regole per i pasti. Cercò di ricordarle: primo, secondo e frutta o antipasto, primo e dolce.
Mentre lui pensava, Grimmojow si era alzato e aveva iniziato ad osservare gli utensili da cucina, mentre Ulquiorra se ne stava seduto mogio mogio vicino al tavolo da lavoro.
- Direi che oggi potremmo fare primo, secondo e frutta, che dite? – chiese l’arancione, cercando la solidarietà degli amici. Grimmojow fece spallucce, troppo interessato ad osservare un batticarne in acciaio per prestare attenzione ad Ichigo, mentre Ulquiorra non parve nemmeno sentirlo, anche lui troppo occupato ad analizzare il tavolo in marmo.
Ichigo riuscì a reprimere l’istinto di tirare ad entrambi un pugno e si avvicinò furente al frigo. All’interno c’era di tutto: frutta di tutti i tipi, verdura di tutte le dimensione, carni di tutte le specie, pesci di tutti i colori. Ichigo deglutì, trovandosi di fronte a tutto quella roba. Rifletté su cosa cucinare: un piatto semplice ma apprezzabile.
- Che ne dici degli Onigiri? – chiese ad un tratto Ulquiorra, avvicinatosi a lui. Ichigo rimase stupito per la sua partecipazione e annuì. – Magari li facciamo al salmone – propose l’arancione, tirando fuori il pasce.
- Ci penso io – disse Ulquiorra, stupendo ancora di più Ichigo. Senza aspettare una risposta, Ulquiorra gli prese il pesce dalle mani e iniziò a cercare il riso.
- E per secondo che ne dite del Takoyaki? – chiese Grimmojow, che osservava ancora il batticarne.
Ok, Ichigo si sarebbe aspettato di tutto tranne che l’aiuto di Grimmojow.
- Vuoi pensarci tu? – gli chiese, dubbioso.
Grimmojow scosse il capo. – Tu pensa a fare il Takoyaki, io mi occupo del Tsukune - .
- Tsukune? – Ichigo alzò un sopracciglio: lo Tsukune era un piatto a base di pollo e altri ingredienti come l’uovo e la cipolla.
Grimmojow annuì e Ichigo non se la sentì di dissentire proprio ora che aveva trovato qual cosa con cui intrattenere l’amico. Con un alzata di spalle recuperò il pollo per lo Tsukune e del polipo per fare i Takoyaki, insieme agli altri ingredienti.
- Io prendo le pentole – propose Grimmojow e si avvicinò allo scaffale. Ichigo ormai non sapeva più cosa dire, troppo stupito per la partecipazione dell’amico.
Purtroppo per lui la calma durò poco.
Tanto per cominciare, Grimmojow fece cadere tutte le pentole dallo scaffale e ne tirò una contro Ulquiorra che aveva commentato freddamente la sua performance.
Iniziarono a cucinare, ma Ulquiorra bruciò il salmone che stava cuocendo. Grimmojow, intanto, aveva iniziato a battere il pollo per renderlo più morbido, ma il suo recondito istinto omicida aveva preso il sopravvento e quando Ichigo lo aveva fermato era troppo tardi: del pollo non restava che una poltiglia informe. Aveva mandato Grimmojow ad occuparsi dei Takoyaki ma un attimo dopo, Ulquiorra aveva bruciato di nuovo il salmone, ma questa volta anche la sua uniforme aveva preso fuoco.
Ichigo, preso dal panico, aveva riempito una pentola d’acqua e l’aveva svuotata sull’amico, lasciandolo fradicio e mezzo abbrustolito, mentre Grimmojow, piegato in due dalle risate, aveva sbattuto la pentola colma di riso che stava bollendo e aveva versato il riso per terra, imprecando perché si era bruciato la mano.
A quel punto si era levato un fumo sospetto dai Takoyaki e Ichigo non aveva potuto far altro che osservare le palline di polpo abbrustolire.
Alla fine, Ichigo aveva spedito Ulquiorra a cambiarsi  e Grimmojow a tagliare la frutta, dandogli però un coltello di plastica, mentre lui si occupava di tutto il resto.
Passò un’ora buona ad impastare, friggere, tagliare ed assaggiare ma, esattamente all’una e dieci, il pranzo era pronto per essere servito.
Ulquiorra, intanto, aveva apparecchiato la tavola e scelto il vino, che si trovava in una grande cassa in cucina.
Ichigo osservò stupefatto il lavoro dell’amico, notando la cura con cui aveva sistemato la tavola.
Sollevato e leggermente stanco, mandò Grimmojow a chiamare il signor Kuchiki, mentre lui andava dalla signorina.
Salirono insieme al piano superiore e raggiunsero le rispettive camere.
Ichigo si sistemò la cravatta e tolse un po’ di farina dalla giacca. Prese un bel respiro e bussò alla porta.
Una voce gli disse di entrare. Ichigo aprì titubante la porta ed entrò.
Davanti a lui c’era un’enorme finestra che dava sul giardino. Per un attimo rimase accecato dalla luce del sole e solo dopo qualche attimo mise a fuoco la stanza.
La camera era molto semplice: c’era un letto a baldacchino, un armadio di legno chiaro, un tavolo appoggiato al muro di fronte al letto. Per terra c’era un tappeto bianco e la stanza vantava un enorme lampadario di cristallo.
Seduta davanti alla finestra, c’era una ragazza.
Ichigo fece un passo avanti e si inchinò. – Signorina Kuchiki, il pranzo è pronto – disse, con voce ferma. La ragazzetta si alzò. Ichigo notò che non era molto alta, nonostante il padrone di casa gli avesse detto per telefono che aveva la loro età. Nonostante ciò, la ragazza vantava un corpo magro e snello. Lei si girò verso di lui, e Ichigo la osservò in volto.
Rukia Kuchiki gli si avvicinò. Aveva i capelli neri tagliati fino alle spalle, mentre un ciuffo ribelle le attraversava il volto magro.
Gli occhi erano azzurri e Ichigo rimase per un attimo senza fiato, osservandoli. Le curve non erano molto accentuate e il seno, coperto da una maglietta chiara, non era prosperoso. Le gambe erano invece coperte da una gonna azzurra che le arrivava al ginocchio.
Ichigo pensò che non era esattamente una “figa”, come l’avrebbe chiamata Grimmojow. La signorina Kuchiki si presentava di più come una bambina, se non fosse stato per quegli occhi chiari e profondi, che scrutavano tutto con una freddezza innaturale.
- Tu sei il nuovo domestico? – gli chiese Rukia.
- Sono Kurosaki Ichigo, madame – si presentò Ichigo, inchinandosi di nuovo. Si sentiva fuori luogo e leggermente ridicolo. E, infatti, sentì Rukia ridere.
Alzò lo sguardo su di lei e arrossì. – Cosa c’è di divertente? – le chiese, senza riuscire a trattenere un tono offeso.
La mora sorrise. – Abbiamo la stessa età, non c’è bisogno che mi chiami “madame” – gli disse, divertita.
- Non posso chiamarvi per nome – le ricordò lui. Era incuriosito da quella ragazza.
- Allora andrà bene “signorina Kuchiki” – accordò Rukia.
Ichigo fece un mezzo inchino. – Come volete, signorina – disse, lanciandole uno sguardo d’intesa.
Rukia annuì, come a volersi complimentare con lui. – Ora scendiamo – propose Ichigo. Le aprì la porta e attese che fosse uscita prima di seguirla fuori.
Arrivarono in salone, dove avevano apparecchiato il tavolo, e lì trovarono il signor Kuchiki già seduto a capotavola.
Rukia si avvicinò alla sedia di fronte al fratello e Ichigo, da bravo maggiordomo, l’aiutò a sedersi.
- Iniziamo? – chiese lei. Ichigo notò che aveva cambiato tono di voce, e anche gli occhi erano improvvisamente più freddi, anche se poteva notare una luce brillare, come una luce calda che illumina un cielo scuro e freddo.
L’arancione fece un altro inchino e si diresse in cucina.
Il pranzo fu servito senza intoppi. Grimmojow non fu mandato a servire i piatti, ma rimase in cucina. Ichigo temeva che avrebbe combinato qualche guaio se avesse servito al tavolo e così aveva lasciato che Ulquiorra lo aiutasse.
Fratello e sorella non si scambiarono una parola per tutta la durata del pasto, che fu incredibilmente silenzioso, soprattutto se paragonato ai pasti in casa Kurosaki, dove non c’era un attimo di silenzio.
Alla fine del pranzo il signor Kuchiki si ritirò nel suo studio e Rukia andò in giardino.
I tra maggiordomi si occuparono di lavare i piatti.
- Oh – disse il signor Kuchiki prima di salire. – Oggi, essendo il vostro primo giorno, potrete passare la giornata come volete. Ma domani dovrete lavare le finestre di tutti i piani, pulire i lampadari di tutte le stanze, lucidare il passamano e i pomelli e spuntare l’erba del giardino. Inoltre vorrei che uno di voi domani mattina andasse in paese per comprare ciò che avete utilizzato oggi per pranzo e ciò che utilizzerete per cena. Chiaro? -.
Ichigo annuì e fece un inchino, imitato dagli altri due. Sentì Grimmojow imprecare vicino a lui ma non poté dargli torto: pulire così tante cose in un solo giorno significava lavorare tutta la giornata e poi dovevano anche preparare i pasti. L’unica cosa positiva era la possibilità di andare in paese.
Passarono il resto della giornata nelle loro camere, per disfare le valige. Ichigo riuscì a suonare per un paio d’ore, poi si affacciò alla finestra. La sua camera dava sul giardino e notò che la signorina Kuchiki era ancora fuori, seduta su un’altalena.
Rimase ad osservarla per un po’, poi Rukia entrò in casa.
La cena doveva essere servita alle otto e mezza aveva detto loro il signor Kuchiki, così alle sette avevano iniziato a cucinare, anche se per meglio dire Ichigo iniziò a cucinare, perché Grimmojow era rimasto in camera per il dolore alla mano scottata e Ulquiorra stava apparecchiando la tavola.
I due andarono a chiamare i padroni di casa, ma Rukia riservò ad Ichigo un’accoglienza molto più fredda rispetto a quella mattina.
La cena si svolse come il pranzo e non venne proferita parola durante tutto il pasto.
Alla fine della cena Ichigo e Ulquiorra lavarono i piatti, spensero le luci e andarono nelle loro camere.
Ichigo rimase molto tempo a pensare alla strana atmosfera della casa: il silenzio pesante tra i due Kuchiki, lo strano comportamento di Rukia.
Non riusciva a capire perché ci fosse tutta quella tensione tra loro e decise che, dopo tutto, non erano fatti suoi.
Così si cambiò, si infilò nel letto, lesse un manga e alle undici e mezza spense la luce, cercando di non pensare a ciò che avrebbe dovuto fare il giorno successivo.

ANGOLINO 
Vi chiedo immensamente scusa per tutto il tempo che ci ho messo a publicare!! Ho avuto il mio da fare durante la settimana scorsa e non ho trovato il tempo per scrivere. 
Comunque, anche questo capitolo è andato! Spero vi piaccia e aspetto vostri consigli o critiche! 
Ciao ciao

  
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