Storie originali > Drammatico
Ricorda la storia  |      
Autore: Nielle    28/08/2012    2 recensioni
Ambientato ai tempi della Seconda guerra mondiale. La protagonista è una giovane donna che vede l'amato partire, abbandonandola alla vuota speranza di un suo rientro in patria.
Genere: Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
E' mattina. Un raggio di sole filtra dalla finestra, mi accarezza il viso, punzecchiandomi.
Lentamente schiudo le palpebre, e la luce solare si riflette sulle mie iridi verde acqua.
Infastidita sollevo una mano a nascondermi; una mano, ecco la mia unica protezione.
Volgo lo sguardo attorno a me, e la mia mente realizza, viene colpita dalla realtà, con una sonora frustata.
Mi abbandono a un singhiozzo; è arrivato il fatidico giorno.
Scendo dal letto, la vestaglia scivola oltre le ginocchia, sfiora quasi il pavimento.
Con passo affrettato esco dalla camera, raggiungo la cucina, alla ricerca di un segno che mi dica che lui è ancora qui, con me. 
Passo al salotto, e lo vedo. La divisa militare gli dona, ma non posso dare attenzione a quei particolari.
Mi rivolge uno sguardo triste, tra le mani stringe il berretto. 
Mi avvicino a lui, cingendogli il busto con le mie esili braccia. Poggio il capo sul suo petto, inspiro il suo profumo. Così inebriante.
Lui mi bacia i capelli, e sento una lacrima bagnarmi la guancia.
Mi sussurra di non piangere, di essere forte. Scuoto la testa, non può chiedermi tanto.
Sollevo il viso, e i miei occhi incontrano i suoi; ammiro quelle iridi nocciola, così dolci e espressive.
Sfioro le sue labbra con le mie, prima di abbandonarmi a un bacio intenso, forse l'ultimo.
A quel pensiero dai miei labbri sfugge un gemito, e le ginocchia iniziano a tremare. Mi butto a terra e nascondo il viso. Batto i pugni, mi lamento. Urlo, mi dimeno, piango. Perchè so che non è giusto. Ma in questa vita poco importa di ciò che è giusto o sbagliato.
Lui mi raccoglie da terra, mi solleva, mi costringe a sedermi nel divano.
Si pone davanti a me, e poggia la fronte contro la mia.
Socchiudo gli occhi, e con un linguaggio muto gli rivelo le mie paure, il mio amore per lui. I miei timori.
Lui fa lo stesso; quel silenzio parlato è solo nostro, solo noi ne cogliamo le parole. 
Ma presto viene interrotto; un rumore di gomme che tranciano l'asfalto rovina il nostro momento, e lui si solleva.
Si sistema il berretto, e qualche ciuffo ribelle gli adorna il viso.
Mi alzo, e presa dal panico stringo la mia mano attorno al suo polso. 
No, non andare. Resta con me. 
Lui sembra intuire la mia proposta, e scuote il capo con aria rassegnata.
Mi bacia la fronte, per poi liberarsi il polso. 
Si allontana, raggiungendo la porta con passo pesante.
No, no, no!
Lo seguo, lui affretta il passo, esce di casa e si chiude la porta alle spalle. 
Non m'importa, dalla fretta impiego più tempo del normale, ma apro la porta e mi accingo a seguirlo.
Lui non si volta a guardarmi. Percorre il viale che lo porta via da me.
Fermati, torna da me!
Cado a terra; sento i palmi e le ginocchia sbucciarsi, e il bruciore della terra sulle mie ferite.
Non mi importa, mi alzo, e con passo ciondolante continuo a seguirlo. Ma non sono abbastanza veloce.
Ti prego, ti prego. 
Lui si ferma davanti al furgone, e si volta per un attimo a guardarmi.
Torna indietro. Ti scongiuro, non entrare in quel furgone!
Lui mi rivolge un ultimo sguardo triste, prima di entrare sul veicolo, e prendere posto.
NO!
Cado un'altra volta, e ora al sangue altre gocce bagnano la mia pelle; le lacrime.
Le ignoro, mi rialzo, incurante del dolore; quello che provavo nel vederlo andare via era più forte, molto più forte.
Sento il motore che viene messo in moto, e lentamente il furgone parte.
Non ti lascerò andare via, no..
Raggiungo l'asfalto, e seguo il veicolo che si allontana.
Questo va sempre più veloce; sempre più distante.
Fermati, ridammelo, è mio.
Ormai è irraggiungibile, non lo vedo più.
Mi butto a terra, letteralmente spezzata in due. 
L'ho perso. E' andato via, e non tornerà.
Nascondo il viso con le mani; e ora piango davvero, un pianto devastante, rumoroso.
Non m'importa delle persone che sono uscite dalle loro abitazioni e mi guardano urlare come una dannata. 
Non m'importa. Voglio solo lui.
Mi porto le mani ai capelli, e guardo il cielo; gli occhi sbarrati, i denti digrignati.
- Sei contento, ora? Ora che mi hai portato via la sola cosa di cui mi importasse?-
Mi stendo a terra, e mi rannicchio in me stessa. Le ginocchia bruciano, non ci faccio caso. Voglio solo sparire. Non soffrire, tutto qua. Non essere mai nata.
Ma no, il burattinaio non può privarsi del piacere di tormentare la mia anima. Tutti vengono colpiti.
E' la guerra.
  
Leggi le 2 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Drammatico / Vai alla pagina dell'autore: Nielle